Irredentismo e interventismo 

Dalmati e Istriani, Le due spie, l'Ucronia

e le università "italiane"

opo le vicende dei volontari ciclisti (vedi scheda) seguiamo anche quelle del 12° Reggimento fino alla vigilia delle tragiche giornate del Mrzli del maggio 1915. Il 12° è un reparto decisamente speciale e anomalo; è composto in parte da volontari ordinari che il Colonnello De Rossi chiama "gente arruolata .. ché nulla di buono è stata capace di fare nella vita civile, un branco di..... " ed altri epiteti che non riportiamo per decenza. Bersagliere con i soldati della Alleanza (Austria e Germania). Cartolina circolante nel 1914 in Ungheria Nonostante non fossero, per il loro passato, stinchi di santo, per il periodo che rimasero arruolati si dimostrarono buoni soldati e anche dopo lo scoppio delle ostilità non si ritiravano nei momenti di pericolo. Nel 1913 il Colonnello riprese l'abitudine di far suonare nelle strade di Milano la Fanfara, consuetudine soppressa dal 1898, dopo i tragici fatti. Si disse che il De Rossi all'epoca provvedesse che agli arrestati della rivolta di Milano fosse concesso aria ed acqua, cosi come ai parenti di informarsi. A questo ufficiale definito nel 1892 sovversivo, per aver organizzato in caserma una piccola biblioteca ed alcuni svaghi, si contrapponeva il sottoposto, Michele Pericle Negrotto comandante di battaglione, fervente nazionalista e grande appassionato di bicicletta. Fosse un caso o lucida premeditazione di qualche ufficio dello Stato Maggiore i loro destini si incrociarono qui al 12°. Il De Rossi aveva visitato in bicicletta l'area da Tolmino a Caporetto toccando con mano l'avversione degli sloveni al viandante italiano. Dalle parti di Plava ricevette anche sassate. Michele Pericle Negrotto, quello che organizzerà nel 1911 il rientro della salma di Alessandro La Marmora, aveva chiesto una licenza straordinaria di 3 mesi e con personali raccomandazioni di irredenti andò a visitare nel 1908 le regioni occupate ancora dall'Austria. Viaggiò da Rovereto (TN) a Trieste quando la guerra, quella vera, era ancora lontana, ma è ovvio pensare che dietro il suo diporto e quello di De Rossi ci fosse anche un incarico di intelligence  (spionaggio). Nell'approssimarsi dei lampi del conflitto, in contrapposizione a quanto era stato sempre fatto nel corpo, fu costituita una unità superiore al reggimento e alla Brigata (ma non copriva tutto l'organico), antistorica per le modalità di impiego dei bersaglieri, operante negli ambiti dei corpi d'armata come normale fanteria. esercitazioni sulle alpiIl più elementare buon senso suggeriva di porvi alla testa un uomo, per riparare in parte alla frittata, che fosse conoscitore dei pregi e dei difetti dei bersaglieri e che soprattutto possedesse lo stesso spirito. Di uomini adatti ce n'erano, ma la routine imponeva di destinarvi un generale a disposizione. E così divenne comandante un Generale ex ufficiale d'artiglieria che aveva lavorato da capotecnico nel collaudo materiali alla scuola di applicazione. Fisicamente era limitato e in sovrappiù si rivelò pedante e tremebondo con la fobia che i bersaglieri potessero procurargli guai. Un tal personaggio messo di fronte alle idee di Negrotto non poteva che saltare sulla sedia per le affermazioni che questi andava distribuendo. Se il navigato Colonnello De Rossi rideva alla sua (di Negrotto) affermazione che "avrebbe attraversato il confine (in tempo di pace) coi suoi irredenti dalmati-istriani e volontari senza arte nè parte", il Generale invece ne faceva una malattia. Per le grandi manovre portò i reggimenti della divisione (6°-12°, 9°-11°) lontano dalle alpi Giulie a scanso di equivoci.

Per sfuggire alla chiamata alle armi nell’Esercito Austriaco ci si procurava passaporti falsi, oppure ci si nascondeva a bordo di navi italiane o di altri natanti che svolgevano servizio con l’altra sponda dell’Adriatico. Ed ancora si fuggiva con l’aiuto di guide sicure, pratiche dei passaggi lungo i confini con l’Italia. Non era infrequente l’uso di piccole imbarcazioni per raggiungere via mare l'Italia. Nel periodo in cui l’Italia rimase neutrale, vennero ipotizzate azioni provocatorie da parte di irredenti, per creare più di un “casus belli”. In attesa che l’Italia entri in guerra, un consistente gruppo di esuli giuliani, fiumani e dalmati si aggrega al gruppo degli irredenti che continuano ad attraversare il confine con l’Austria, dando vita ai Battaglioni Volontari di Mestre, Padova, Bologna, Roma, Milano, confluendo alla fine nel Battaglione dei volontari bersaglieri di “Pericle Negrotto”.  http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri68.htm il nazionalismo di Negrotto

Non sarebbe comunque andata così se l'Italia delle vittorie (degli altri)di Custoza e Lissa del 1866 !!!!! e dagli incerti sviluppi africani non si fosse fatta trascinare nel conflitto. La smania tedesca di sostituire l'Inghilterra nel dominio del mondo e quella Austriaca di espandersi a Sud, faceva di noi all'interno della Triplice il classico vaso di coccio. D'altra parte, la nostra inesperienza e giovinezza politica ci faceva palestra dei dileggi di quelli dell'Intesa. Oltre 5 milioni di persone avevano ormai lasciato l'Italia per le americhe o per i paesi Europei disponibili per non farvi più ritorno.  Noi cercavamo all'estero terra , quando gli altri cercavano porti, spezie, materie prime, e rotte commerciali.

 

Il Colonnello De Rossi a sinistra

e Pericle Negrotto a destra

La parola irredento identifica come da "Vocabolario della Lingua Italiana"- " Non liberato, terre, paesi, popolazioni che rimangono sotto la dominazione straniera. Irredentismo: Partito che si propone di liberare le terre....." Il partito dell'irredentismo non esisteva, anzi da quando era stata stipulata la triplice non se ne doveva parlare proprio, e come diceva Salvemini (sinistra) "l'irredentismo è un falso problema". 

 

La soluzione di tutto, a dire della sinistra, era una rivoluzione dove tutti i proletari del mondo si sarebbero trovati uniti. Ma i socialisti austriaci nel 1908 non avevano aperto bocca quando la Bosnia era stata inglobata nell'impero. Noi chiedemmo Università italiane  (a Trieste o in Trentino) e scuole superiori per le nostre comunità ma la risposta furono le cariche di polizia*. In compenso noi riconoscevamo tutte le nazionalità jugoslave e balcaniche, di lingue e religioni diverse, che stavano cancellando quella italiana e che presto ci avrebbero anche sparato addosso. E tutto ruotava e ritornava sempre al concetto di Marinetti futurista " la guerra la sola igiene del mondo".  All'interno della stessa Austria si sviluppava il movimento dei veri Austriaci, naturalmente nazionalista. Se le rivendicazioni italiane si fermavano a territori abitati da Italiani, la Francia voleva restituite l'Alsazia e la Lorena perse nel 1870 e abitate da tedeschi, la Russia il controllo di tutti i paesi a religione ortodossa dei Balcani, l'Inghilterra quello dei mari...ecc...ecc. La china verso il conflitto sembrava veramente inarrestabile.

*A Trieste per il cosmopolitismo della città, commerciale  e capolinea di molti slavi dell'entroterra che stemperavano l'italianità, gli Austriaci sarebbero anche stati favorevoli ma dopo i fatti di Innsbruck del 1903 non se ne fece più nulla. Se gli italiani volevano studiare dovevano andare a Vienna e seguire i corsi in tedesco. A questo proposito diamo alcune informazioni desunte in rete su quei fatti a partire dal sito ufficiale dell'Università di Innsbruck, unica località in cui si poteva garantire alcune facoltà per gli italiani del Trentino (non Sudtirolesi come dicevano loro).

Dal sito ufficiale Università di Innsbruck… Ai “tirolesi” di lingua italiana, che studiarono presso l'Università di Innsbruck è sempre stato riconosciuto il diritto di fare uso della propria lingua madre anche ed in particolare in sede d'esame. La conoscenza della lingua italiana era inoltre prerogativa dei professori che volessero essere insediati ad Innsbruck. Con il semestre invernale 1864/65 furono introdotte, su iniziativa della dieta tirolese (decreto del 28.3.1863), seguita dall'ordinanza imperiale del 19.2.1864, delle lezioni parallele in diritto tedesco, diritto canonico e diritto romano (1· e 2· anno) in lingua italiana. Nel 1869 fu la volta anche delle materie del 3· e del 4· anno ed in specie diritto penale, privato, processuale civile, commerciale, cambiario ed in economia politica. Nonostante fosse stato pensato a delle specifiche cattedre per l'insegnamento di dette materie, le lezioni furono in gran parte affidate ad operatori del diritto (cosiddetti "supplenti") ed in particolare a giudici ed avvocati. Le tensioni a livello nazionale, che disturbarono fin dall'inizio lo studio di giurisprudenza in lingua italiana, portarono nel 1904 alla sospensione delle lezioni parallele. Nel tentativo di salvare l'iniziativa fu costituita una separata facoltà italiana che fu dislocata nel rione di Wilten. La stessa però in verità non fu mai attivata. A causa infatti delle dimostrazioni nazionalistiche, poste in essere dagli studenti, la facoltà dovette essere chiusa l'anno successivo. In totale, tra il 1864 ed il 1904, si iscrissero alla facoltà di giurisprudenza 678 studenti di lingua italiana 566 dei quali trentini.

Tra il 3 e il 4 novembre 1904 avvenne infatti ad Innsbruck l'episodio culminante delle lotte universitarie per l'Università iniziate già dal maggio 1903. Quel giorno si deve inaugurare la nuova Facoltà giuridica italiana, concessa dal governo austriaco dopo anni di tentennamenti quale primo nucleo di una vera e propria università di lingua italiana nel progetto degli “italiani” da ridislocare a Trento o a Trieste. Circa 200 studenti italiani si riuniscono in effetti nella palazzina di Wilten la mattina del 3 per l'inaugurazione della facoltà provvisoria, ma il clima è "surriscaldato". Si giunge così in un crescendo di tensione allo scontro fisico fra gli studenti italiani, trentini e triestini, e la folla dei cittadini di Innsbruck fino all’intervento dell'esercito (con un morto) e l’imprigionamento di tutti gli studenti, 138, fra cui Cesare Battisti, Alcide Degasperi, Mario Magnago che restarono nelle carceri di Innsbruck (rigorosamente senza processo) per una trentina di giorni. Secondo gli storici, quello sarebbe stato l’unico momento in cui i due statisti trentini ebbero un tratto di vita in comune. L'aspirazione di Trieste a divenire sede universitaria negli anni antecedenti alla prima guerra mondiale fu al centro di acute tensioni fra la componente italiana della città e le autorità austriache, che rifiutarono poi ripetutamente di darvi seguito. Dopo l'annessione di Trieste all'Italia, la Scuola Superiore di Economia venne parificata, nel 1919, agli altri istituti superiori di commercio esistenti per divenire quindi Università, solo nel1924.

Dai documenti diplomatici riportiamo alcuni passi del console a Innsbruck relativo ai primi consistenti disordini del novembre 1903 e culminati un anno dopo con l'arresto di Battisti e Degasperi

...IL CONSOLE BAROLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, TITTONI R RISERVATO 2086/186. Innsbruck, 21 novembre 1903 (perv. il 24) Durante il tempo che sono rimasto in congedo la questione della università libera in Innsbruck ha peggiorato di assai, causa in parte, se si vuole, l'intolleranza degli studenti tedeschi e del partito che li sostiene; ma ancora più dei promotori (Italiani) di essa i quali sia per ragioni personali, sia per ragioni di partito non vogliono arrendersi e riconoscerne l'inopportunità. L'influenza dei professori italiani sugli studenti (quasi esclusivamente socialisti) è pur troppo assolutamente nulla; tanto più che manca ora anche il professore Pacchioni il quale, decano dei professori italiani, solo avrebbe potuto forse esercitare una certa azione benefica, inducendoli se non altro a ritardare la cosa almeno fino a momento più opportuno ed adatto, epperò nulla rimane ora a sperare da essi benché recisamente contrari. Promotori sono il dottor Cesare Battisti, capo del partito socialista trentino e direttore del giornale il Popolo di Trento; ed il professore Scipio Sighele, il quale, dimentico già dello sfratto, da lui solo a stento evitato per l'intervento di S.E. l'ambasciatore d'Austria-Ungheria in Roma, dopo il discorso tenuto a Nago, si occupa ora nuovamente di agitazioni politiche: scopo sicuro del primo è di fare un'affermazione di partito non solamente ma di tenere agitata la provincia per esercitare tanto più facilmente la propaganda fra gli studenti, per quanto concerne l'interno; e per quanto concerne l'Italia di ottenere, in caso di disordini, una nuova serie di dimostrazioni ami-austriache, le quali possano creare, od aumentare se esistenti, mali-umori fra l'Italia e l'Austria e preparare così la fine della Triplice Alleanza tanto invisa ai socialisti e sopra tutto ai socialisti trentini. Notizie esatte circa l'apertura dei corsi dell'università libera non mi venne fatto di raccogliere, perché gli studenti operano segretamente e nemmeno i professori sanno quanto è deciso in proposito; si dice però che sarà inaugurata fra breve: il locale non si conosce; ma pare sarà dato alla cosa il carattere di riunione privata, fatta con inviti personali. Anche in questo caso però sono sempre prevedibili disordini; ché, saputa la cosa, se non un assalto del locale come alcuni affermano, si avrà da parte dei tedeschi almeno almeno una violenta dimostrazione contraria, che certo finirà con disordini gravi e colluttazioni fra gli studenti. Non credo che il comitato pensi di invitarmi; ma se ciò avvenisse io accetterei solamente di intervenire alla inaugurazione quando ciò facessero anche le autorità politiche locali (luogotenenza od almeno capitanato distrettuale) e ciò per non aggravare colla mia presenza la situazione, nel caso di probabili ed anzi certi disordini. Credo che anche i professori italiani si asterranno dall'intervenire. ....

Il 23 novembre del 1903, con un discorso di ANGELO DE GUBERNATIS sul Petrarca, doveva essere inaugurata a Innsbruck l'università libera italiana, ma la cerimonia fu impedita dalla polizia locale. Gli studenti italiani in Austria, offrirono allora, con il permesso delle autorità, un banchetto al De Gubernatis; ma, uscendo dal luogo dove avevano banchettato, furono selvaggiamente aggrediti e malmenati dagli studenti austriaci. I fatti di Innsbruck rimbalzarono a Roma e nella seduta del 15 dicembre alla Camera, durante la discussione sul bilancio degli Esteri, fornirono occasione a molti deputati di scagliarsi contro l'Austria. L'onorevole CARLO DEL BALZO, dopo aver sostenuto che gli Italiani dell'Impero Austro-ungarico avevano diritto ad una propria università, chiese a TITTONI (min. Esteri) "se l'Italia era alleata oppure messa sotto il protettorato dell'Austria".

 

   


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