ZARA
E I BERSAGLIERI
IRREDENTISMO ITALIANO IN DALMAZIA
Zara, già città romana, ricca d'importanti vestigia archeologiche come la meridionale Spalato, passò dall'impero romano d'occidente a quello d'oriente, nonostante le continue invasioni barbariche avvicinassero sempre di più gli slavi (Jugoslavi o slavi del sud) alla costa Adriatica. Con la nascita della repubblica di Venezia (dal 800 circa al 1797: La Repubblica di Venezia cesserà di vivere quando Napoleone Bonaparte invaderà l'Italia), sorta sotto il protettorato dell'impero d'oriente, anche Zara, rimasta in balia dell'ultimo invasore Longobardo, entra nella sfera d'influenza dei Dogi. Nei porti di Dalmazia si parla veneziano (Il dialetto veneto in tutto l'Adriatico e il Mediterraneo orientale, era quello che oggi è l'inglese nel mondo dei computer e di internet), si costruisce in stile Veneziano, e la moneta principale è quella della Serenissima. Convivono nella stessa terra i Dalmati originari, i Veneziani, gli Ebrei, i mori di Maometto, gli Slavoni o schiavoni dell'interno, gli Uscocchi, i Croati. Il Leone di Venezia campeggia ancora in centinaia di piazze, palazzi e sui moli dove si commerciava di tutto. Finita l'era napoleonica, il nuovo padrone di Venezia è l'Austria. L'Austria delle molte genti, in Dalmazia prende le distanze dagli Italiani che vivono dall'Istria a Ragusa (Dubrovnik), favorendo sempre di più gli Slavi dell'interno. Bisogna ricordare che il popolo serbo, ortodosso di religione, operò per secoli come guardiano dell'occidente contro i mussulmani, costituendo ai confini Austroungarici una cintura di kraine difensive, fuori anche dalle loro sedi etniche. Craine: come si diceva a Venezia quando si organizzava paese per paese la milizia di difesa territoriale. Craine che proprio per essere fuori dalla loro zona etnica e di religione diversa costituiranno l'odierno problema balcanico sfociato in guerra e odio etnico. Il primo cuneo contro l'italianità delle terre venne dai cattolici Croati, fedeli servitori di Vienna, con capitale Zagabria. La cattolica Vienna, paladina e garante del Papa, ebbe dalla sua il clero di campagna non avvezzo alla viziosa città e ai porti commerciali, considerati già allora luogo di sperperi e peccato. Quei soldati che intervenivano con la repressione nel secolo XIX, in occasione di qualsiasi manifestazione nei ducati o regnucoli della nostra penisola, altro non erano che Croati così come lo erano quelli sul Carso, che si alternavano agli ungheresi Honved in trincea contro di noi. La politica Austriaca, che si concluderà nel 1918 con una sconfitta, produrrà un'esplosione etnica di cui ancora adesso l'Europa paga le conseguenze. Con il fenomeno dell'inurbamento e il suffragio universale la percentuale italiana nei comuni più grandi, specie costieri, si assottiglia sempre più fino a che il potere passa in mani slave. "Sino al 20 luglio 1866 (battaglia di Lissa) ogni slavo che fosse riuscito ad arricchirsi ed istruirsi diventava italiano, dopo anche gli italiani cominciarono a croatizzarsi" diceva Bettiza. Nel 1882, di 80 comuni, l'unico rimasto a maggioranza italiana era Zara. Per contrapporsi a tale crollo nel 1871 si sviluppò all'interno della comunità italiana il circolo della " Società cittadina del tiro al bersaglio" con scopi anche culturali e ricreativi. Nel 1880 cambiò nome in "Società dei Bersaglieri". Con la presenza di molte donne e con una propria sezione musicale costituita da fanfara, il circolo migrò in tutte le altre città della Dalmazia (Borgo Erizzo, Spalato, Salona). I membri oltre a vestire la divisa Blu notte, in aperta sfida al governo imperiale, portavano il cappello piumato. La cosa non passò inosservata finendo anche in scontri di piazza con la polizia. Uno degli ultimi provvedimenti, prima della messa fuorilegge delle società, fu di portare le piume sulla spalla sinistra come si vede nella foto sopra. Con lo scoppio della Grande guerra le "Società" vennero militarizzate, ma furono molti gli italiani che si sottrassero alla chiamata di leva, ed altri che passarono dalla divisa austriaca a quell'italiana. Per tutti, in caso di cattura, ci sarà la forca come per Francesco Rismondo da Spalato, Bersagliere impiccato a Gorizia il 10 Agosto 1915. Nel mese di marzo del 1916 le società furono definitivamente sciolte. Il 28 ottobre 1918, quando gli Austriaci lasciano il litorale, le divise da bersagliere ricompaiono dai nascondigli, dai bauli dov'erano rimaste per dieci anni. Con la fine della guerra vengono definitivamente perse le speranze di recuperare gli altri centri di cultura italiana a sud di Zara. Degli 80.00 che abitavano queste zone molti dovettero optare per l'etnia slava cambiando anche il cognome. Molti emigrarono. Come successe a Spalato la "Dalmatienne", società francese del tempo di Napoleone Bonaparte, annunciò che tutti gli operai stranieri sarebbero stati licenziati. Gli stranieri erano gli Italiani. Tutto era cominciato nel 1809 con la pace di Schonbrunn. Eugenio Beauharnais (Parigi 1781- Monaco di Baviera 1824) figlio di Giuseppina prima moglie di Napoleone, seguì Napoleone nelle campagne d'Italia e ne divenne viceré (1805-1814) dopo le sconfitte austriache iniziate in Val Canale (Tarvisio). Qui si impegna in una serie di combattimenti, che vedono la presa dei forti di Malborghetto e del Predil, e lo scontro di Rutte (Greuth): superati questi ostacoli occupa Villach, poi Klagenfurt, proseguendo per la Stiria arriva a Leoben il 25 maggio e nei giorni 1-4 giugno si ricongiunge a Neustad alla Grande Arméé. Napoleone intanto, che ha respinto l’esercito austriaco in Boemia, occupa Vienna, il cuore dell'Impero. Il 6 luglio grazie ai rinforzi ricevuti dall’Italia, riesce ad avere la vittoria decisiva a Wagram. L’imperatore Francesco I d’Austria deve subire la pace di Schonbrunn (il castello alla periferia della città), il 14 luglio, con cui si impegna a versare una forte indennità di guerra e ad accettare nuove mutilazioni territoriali a vantaggio dell'alleato Baviera (Nord Tirolo), della Francia (Province illiriche, dalmate) e dell’Italia (Alto Adige / Sud Tirolo).Gli italiani che avevano optato per la cittadinanza jugoslava (avevano cambiato il cognome, slavizzato, come poi gli controimporrà il fascismo per non essere secondo a nessuno) e mandavano i figli a scuole di lingua italiana, vennero incriminati per evasione scolastica. Era iniziata nei balcani la prima grande purga etnica col consenso Francese.