Eritrea:
la prima colonia
Il caso Putti, il primo emigrato, il Mahdi, Etiopia: l'ultimo dei
Grandi Imperi, Tancredi Saletta
l 17 agosto 1869, dopo dieci anni di lavori,
si inaugura il canale di Suez che mette in comunicazione il
Mediterraneo con il Mar Rosso e l'Oceano Indiano sulle rotte dell'Oriente senza circumnavigare l'Africa.
Negli stessi mesi il Prof. Giuseppe Sapeto, Padre Lazzarista,
esploratore e inconsapevole pedina di una futura
espansione, compra
la baia di Assab in Dancalia per 6.000 talleri austriaci dai locali capi
mussulmani. Se un posto pericoloso e cattivo al mondo, sopra tutti gli
altri, può esserci questa
è la Dancalia e il suo deserto.
Rientrato in
Italia Sapeto cede i diritti alla società di navigazione Rubattino che
ne fa uno scalo d'appoggio. Per dieci
anni il piccolo presidio dell'attracco convive con le tribù
dell'interno senza eccessivi problemi
(siamo padroni del suolo fisico
non del paese politico/geografico). Da qui partono le esplorazioni per
l'Etiopia o Abissinia, terra sconosciuta ai più, dove i mercanti vanno alla ricerca di nuovi prodotti
e spezie da scambiare.
Le carovane che si addentrano in territori sconosciuti si
scontrano sempre più spesso con bande incontrollate di predoni.
Nel 1882, a seguito dell'ennesimo incidente, il Governo Italiano decide di
assumere oltre che la proprietà, la protezione della baia con un plotone di
carabinieri.
Nel 1884 tre esploratori (vedi a fianco) vengono aggrediti dalla tribù degli Aussa a 200 km da Assab. La notizia della strage, per il modo e i tempi
in cui è stata attuata, provoca grande scalpore in parlamento
(In questo periodo solo uomini molto coraggiosi
affrontavano il viaggio verso l’interno dell’Abissinia e dell'Africa in
genere per esplorare territori mai visti, tra questi Vittorio Bottego, Luigi Robecchi
Bricchetti, Carlo Piaggia, Giuseppe Maria Giulietti, Orazio Antinori,
Antonio Cecchi, Vittorio Miani , Romolo Gessi, Giovanni Chiarini,
Pellegrino Matteucci. Giacomo Bove e tanti altri che pagano con la vita le
loro esplorazioni). Il
3 gennaio 1885 il governo decide di inviare un piccolo corpo per
individuare i responsabili della
strage. Sotto la guida del maggiore Emilio Putti partono da Napoli il 17 gennaio, 800 bersaglieri tratti
dal 1°,4°,7° e 8° reggimento. Il capo spedizione è il colonnello Saletta*
a cui fanno capo funzionari civili e altro personale dei servizi e
dell'artiglieria oltre ai carabinieri già presenti. Dopo una lunga navigazione funestata da diversi incidenti (fra l’altro la corazzata di scorta Principe Amedeo s’incagliò a Porto Said) il Saletta ebbe l’ordine di sbarcare non più ad Assab, ma a Massaua.
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L'eccidio di Gustavo
Bianchi (Argenta), Cesare Diana (Galliate) e Gherardo Monti da una
stampa di E. Matania |
Saletta, da considerarsi ormai
Governatore, non possedeva nessuna carta topografica della zona, ma aveva avuto notizia che “.. risultava che gli egiziani avessero eretto a Massaua dei forti armati di cannoni Krupp», pertanto
«sbarcando colà tenesse le artiglierie pronte e alla mano “.
“ Conoscendo io (è Saletta che parla) ora soltanto la decisione definitiva presa dal nostro Governo di occupare Massaua, mi importava di avere le mie artiglierie alla mano. Pregai per ciò il comandante Delibero del
trasporto Gottardo di trar profitto dalla nostra sosta a Suakim per estrarle dalla stiva. Il comandante vi mise la massima buona volontà e fu presto
iniziato il lavoro; ma dopo poco tempo egli venne costernato da me per dirmi che facevamo un lavoro inutile, poiché per estrarre le
600 e più tonnellate di carico che pesavano (imbarcate dopo) sulle artiglierie sarebbero occorsi più di dieci giorni coi mezzi che si aveva a disposizione “.
In compenso lo Stato Maggiore con minuziosa precisione aveva inviato al Saletta questa determinazione ministeriale:
«Si dispone che gli ufficiali abbiano a sbarcare con l’uniforme di marcia: elmo completo, cravatta di tessuto bianco, giubba e pantaloni in tela color bianca, sciabola e sciarpa. È fatta facoltà agli ufficiali di sostituire al cotone la tela o la flanella bianca. La giubba sarà ad un sol petto da abbottonarsi nel mezzo, col colletto diritto, senza mostreggiature e con piccoli taschini sul davanti col bottoncino centrale all’altezza del terzo bottone. In tutte le altre parti la foggia della giubba sarà identica a quella prescritta per le varie armi dell’uniforme di panno conservandone le stellette, i bottoni e i distintivi di grado.
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IL CASO
EMILIO PUTTI
Dai materiali
della mostra curata da: Maria Grazia Bollini e Anna Manfron.Biblioteca
archiginnasio Bologna ERITREA 1885-1898. Fotografi, generali e
geografi sulle sponde del Mar Rosso. Gli inizi della politica
coloniale italiana
copyright: I testi e le immagini sono riproducibili per uso
personale e a scopo didattico e di ricerca, a condizione che
venga citata la fonte. Non è consentito alcun uso a scopo
commerciale o di lucro.
Foto di Mauro Ledru nato a Piazza
Armerina nel 1851 uno dei pochi fotografi professionisti che
operarono nell’arco di un quindicennio nella Colonia italiana:
lavorò sia in proprio sia per conto dei messinesi fratelli
Nicotra. La presenza di Ledru è attestata anche sui luoghi della
battaglia di Adua quando, al seguito di Dabormida, fu costretto
ad abbandonare sul campo il proprio apparecchio fotografico nel
corso della rovinosa ritirata delle truppe italiane con tutte le
immagini. |
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Il tenente colonnello
Emilio Putti, nato nel 1841, proveniva a un’illustre famiglia di
pittori e scultori bolognesi che aveva visto alcuni suoi membri
partecipare ai moti contro gli Austriaci e poi alle campagne
militari per l’Indipendenza. Fu garibaldino insieme al fratello
Marcello e in seguito ufficiale dell’esercito italiano. Giunto
in qualità di Comandante del presidio a Massaua, il 2 luglio
1885 fu colpito da febbri tifoidee e ricoverato sulla nave
ospedale “Garibaldi”; alcuni giorni dopo, l’11 luglio, fu
trovato cadavere in mare. Le dure condizioni di vita dei
militari italiani nel territorio africano da poco occupato e la
scarsità di mezzi e risorse in cui si trovavano ad operare
furono oggetto di accese polemiche nel dibattito politico e
sulla stampa dell’epoca. Nel caso del colonnello Putti, «amato
dai soldati come un padre», fin da subito fu avanzata l’ipotesi
che, al contrario di quanto affermavano i rapporti ufficiali del
Ministero della Guerra, non si fosse trattato di un incidente
accaduto «in un momento di delirio prodotto dal male», bensì di
un suicidio. Tale atto sarebbe
stato determinato dal «malcontento del Putti» per «il modo col
quale procedevano le cose nel Mar Rosso» e «dalla stanchezza per
la guerra a lui mossa dal colonnello Saletta». Il ritrovamento
di una corda che dal bordo della nave scendeva giù fino
nell’acqua, dal lato in cui era stato trovato il cadavere,
sembrò confermare questa versione dei fatti. Secondo alcuni «era
con quella corda che il Putti si era calato lentamente in mare,
onde evitare il rumore del tonfo». |
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Il
primo emigrato
Fortuna volle che non ci fu bisogno di sparare quel 25 febbraio 1885, alle ore 15,
(Herr Krupp non c'era e nessuno fece caso alla divisa) quando i bersaglieri, sbarcati a Massaua, occuparono l’immediato territorio circostante,
alzandovi la bandiera tricolore. I
bersaglieri hanno raggiunto, secondo le istruzioni del Col.
Saletta, i forti di Otumlo e Moncullo, due
località sulla strada di Dogali, dell'entroterra di Massaua . Di tutto pensano, fuorché di
trovarvi un altro bersagliere,
Cantatore
classe 1847, in Africa dal '69. Nel
Sudan, nella valle del Nilo trova frattanto epilogo il primo atto della rivolta dei Dervisci guidati da
Ahmad
Ibn Abd Allah, detto
il Mahdi, integralista, in guerra contro gli europei per la politica d'espansione e contro gli inglesi per il protettorato
Anglo-Egiziano sul Sudan (Equatoria).
Dopo la
caduta di Khartum e la morte di Gordon Pascià (al secolo Charles George
Gordon detto anche il cinese), avvenuta il 25 gennaio
1885, gli inglesi sollecitano il Governo Italiano a prendere posizione
sull'eventuale costituzione di un corpo di spedizione unico per la riconquista della
capitale del Sudan. Come unico provvedimento garantiamo l'occupazione della parte settentrionale dell'Eritrea ai confini col
Sudan con l'invio di un contingente di bersaglieri.
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Il Mahdi - Le guerre degli altri
Muhammad
Ahmad ibn 'Abd Allah, the man known to history as al Mahdi
was born in the Sudan in 1844. Al Mahdi is an Arabic term meaning The
Divinely Guided One. As a boy and young man al Mahdi was devoted to
religious study. His devotion deviated from the orthodox toward a mystic
Sufism. He aspired to strong self discipline and an ascetic life. As a
young man he joined a religious order called the Sammanujah. He was
given the status of shaykh.In 1880-81 al Mahdi became convinced that the
rulers of Egypt and the Sudan were all corrupt puppets of the infidel
Europeans and that the ruling class in general had abandoned true Islam.
He felt his mission was to destroy those defiling forces and
agents.Quickly he gained followers and took control of territory. The
government in Egypt sent troops to subdue the uprising. Two such
expeditionary forces were wiped out. The government then sent a force of
eight thousand troops commanded by a British general. This too was wiped
out, to a man. In 1884 al Mahdi forces besieged Khartoum. The defense
was under the command of Charles Gordon, who recently had commanded
British forces in the Chinese Empire.In January of 1885 the forces of al
Mahdi overwhelmed the defenses. When Gordon's headquarters was stormed
he took up a sword to valiently fight to the end. Apparently against the
express wishes of al Mahdi Gordon was killed. Six months after the
capture of Khartoum, Muhammad Ahmad died of typhus. On 2 September 1898,
the battle of Omdurman opened with a frontal assault by the Mahdiyya's
52,000-man army. Over the next five hours, some 11,000 Mahdiyya forces
would be killed, while the Anglo-Egyptian forces sustained only 48 dead
and about 400 wounded. The Mahdiyya ended at this point and the British
once again took control of the Sudan.
Muhammad Ahmad's tomb was
destroyed and his bones thrown into the Nile.
Kitchener retained his
skull. Allegedely the skull was buried at Wadi Halfa. La tomba del Mahdi
venne distrutta e le sue ceneri (immagine a destra) gettate nel Nilo ad
eccezione della testa che se la tenne Kitchener....
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I Francesi, forse
all'oscuro dei patti con gli Italiani, denunciano l'inviolabilità delle
terre ottomane secondo un vecchio trattato del
1856 che loro i Francesi hanno già rotto anni prima in Tunisia (lo
schiaffo di Tunisi). E'
l'ennesima presa per i fondelli de la "Republique" !!!. L'intervento inglese
ci ha già facilitato il passaggio per il controllo politico sui sultani
locali prima tappa per la creazione di una colonia. A
Massaua, porto del Nord, fino a Dicembre l'amministrazione resterà comunque formalmente Egiziana. Per i Ras, regnanti regionali etiopici, soggetti al Negus Johannes IV, il blocco dello sbocco
al mare viene preso a motivo di scaramucce e rivendicazioni.
Aggregati al corpo di Saletta erano previsti anche 2 squadroni di
cavalleria (14 ufficiali con 27
cavalli, 239 uomini di truppa con 204 cavalli da sella e 4 da tiro, e 22
muli da trasporto), ma
solo a sbarco avvenuto fu costituito in Italia (febbraio 1885) il primo
nucleo con un reparto tratto dal Rgt. Cavalleggeri di Caserta (17°), uno
Squadrone che venne aggregato al corpo di spedizione del colonnello
Saletta in giugno. Il 26 gennaio 1887 questo Squadrone fu impegnato nel
combattimento di Saati e 3 giorni dopo, il 29, a Dogali. Sempre nello
stesso anno si costituì il secondo Squadrone con elementi provenienti da
ben 7 Reggimenti (Foggia, Alessandria, Lodi, Lucca, Guide, Roma e
Padova) e assunse la denominazione di 1° Squadrone “Africa”. |
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Tancredi Saletta*era
nato a Torino |
l'ultimo dei Grandi Imperi
Quello contro cui ora ci confrontavamo era l'ultimo dei grandi imperi
d'Africa. Il contingente italiano è stato intanto ulteriormente rinforzato
con forze coloniali assoldate in loco o in Arabia (i soliti yemeniti). Il ras Alula,
partendo dall'Asmara, attacca il 25 gennaio 1887 prima il Forte di Saati che gli
resiste poi, con 10.000 guerrieri, una colonna italiana (500 uomini) mossasi da Moncullo in
soccorso. Gli uomini del T. Col. De Cristoforis a Dogali (26/1) vengono quasi tutti uccisi.
Per riscattare i pochi prigionieri bisogna consegnare 1.000 fucili. Il Negus si dissocia dall'impresa ed Alula (anche per le gravi perdite subite) non si fa più vedere nei
dintorni. Anche se armati prevalentemente di lance gli abissini
attaccano con forze 10/20 volte superiori e solo l'intervento di
un vero corpo di spedizione di 13.000 uomini del Gen. Di San Marzano permette agli italiani di
riprendersi i forti dell'interno e rendere sicure le comunicazioni e i
porti. Sono intanto partiti i lavori per la
costruzione della ferrovia Massaua-Saati. |
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il 27 giugno 1840 (3). Comandante della spedizione a Massaua nel 1885 (l’Italia possedeva solo lo sbarco
di Assab comandante dal 1882 Giulio Pestalozzi)
ne divenne anche Governatore fino a dicembre. Come generale di brigata
vi ritornò nel 1887 con la spedizione San Marzano allo scopo di
vendicare il massacro di Dogali. Ricoprì di nuovo il ruolo di
Governatore fino a Ottobre sostituito da Alessandro Asinari di San
Marzano. Nel 1896 divenne Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, in
seguito senatore del Regno. Morirà a Roma il 21 gennaio 1909. (Alessandro Bianchini, Tancredi
Saletta a Massaua (memoria, relazione, documenti), Roma, 1987)
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Commandants of Massawa
1885 Alessandro Caimi
5 Feb 1885 - 13 Nov 1885 Saletta Tancredi (b.
1843 - d. 1909)
13 Nov 1885 - 23 Apr 1887 Carlo Gené (b. 1836 - d. 1890)
23 Apr 1887 - 9 Nov 1887 Saletta Tancredi
9 Nov 1887 - 2 May 1888 A. Asinari di S.Marzano (b.
1830 - d. 1906)
3 May 1888-24 Dec 1889 Antonio Baldissera (b.
1838 - d. 1917)
24 Dec 1889 - 4 Jun 1890 Baldassare Orero (b. 1832 - d. 1914)
Governors
4 Jun 1890 - 28 Feb 1892 Antonio Gandolfi
(b. 1835 - d. 1902)
28 Feb 1892 - 3 Mar 1896 Oreste Baratieri (b. 1841 - d. 1901)
4 Mar 1896 - 21 Mar 1897 Antonio Baldissera
21 Mar 1897-16 Dec 1897 Giuseppe E.Viganò (b. 1842 - d.
1933)
16 Dec 1897 - 25 Mar 1907 Ferdinando Martini (commissioner) (b. 1841 -
d. 1928)
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Il 17 marzo 1888 una pattuglia
di eritrei (ascari coloniali) si scontra con uomini del ras Alula. Bersaglieri, alpini e
soldati coloniali del Gen. Baldissera intervengono per coprire una
eventuale allargamento degli scontri. Ai soldati italiani si è aggiunto
dal 1888 un corpo di truppe indigene detti Ascari che successivamente
(1892) confluiscono nel Regio Esercito. L'Etiopia esisteva come paese,
ma non come nazione. la struttura feudale l'aveva divisa in regni e regnucoli, con Negus (Re dei re) ad ogni
canto e piè sospinto. Qui vigeva la
solita regola imperialista di prendersi quanta più terra possibile. Ai
problemi interni, di etnia e di religione, poi si aggiungevano quelli esterni a cui si cercava di
fare fronte comune. Nel marzo 1889 Il negus Johannes
muore in combattimento contro i dervisci. Contrasti da sempre in essere fra i
Ras, accresciuti per la successione al trono e per una grave carestia inducono gli italiani ad aiutare il
pretendente al trono Menelik contro Ras Mangascià
del Tigrai figlio illegittimo di Johannes IV. La collaborazione porta in cambio
un trattato di alleanza e di collaborazione in politica
estera ( Uccialli 2/5/1889 ).
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Dopo lo sbarco del
febbraio 1885 a Massaua, in Eritrea, uno dei primi problemi affrontati
dal Governo italiano fu quello dei trasporti. Nel luglio del 1887 l'ing.
Emilio Olivieri fu incaricato dal Ministero della Guerra di progettare
una ferrovia a scartamento 750 mm (poi trasformato a 950 nel 1900) tra
il porto di Massaua e Saati. La costruzione della linea, lunga 27 km,
ebbe inizio nel mese di ottobre e, dopo soli 5 mesi, il 1º aprile 1888
poteva già essere aperta al traffico (il 15 marzo era avvenuta invece
l'apertura all'esercizio militare).
http://www.ferroviaeritrea.it/contenuti.htm |
Da parte nostra ci riserviamo la
possibilità di occupare il forte di Cheren e la
città di Asmara a 2.400 m. di altitudine, che viene ben presto collegata con strade
alla costa.
Le orde mahadiste
imperversano
ormai da otto anni con violenze e razzie, e si spingono anche sul ciglio
dell'altopiano. E' qui ad Agordat nel territorio dei Beni-Amer che nel
giugno del 1890 avviene il primo scontro con 2 compagnie di nostri
ascari sotto il comando del Cap. G. Fara distaccato dal 8°
bersaglieri. Nonostante la vittoria, la partita coi dervisci non è
ancora chiusa. Le truppe della colonia ora erano ridotte a 6561 uomini
dei quali 2115 italiani. Nel giugno del ‘92 il capitano Hidalgo, con 320
indigeni regolari e delle bande, sconfisse a Serobeiti un migliaio di
seguaci del Mahdi venuti da Kassala. In quella città verso la fine del
‘93, si concentrò però un forte numero di mahdisti con l’intenzione di
impadronirsi del forte d' Agordat ed avanzare su Keren e Massaua. Il
colonnello Arimondi, che comandava le truppe e governava la colonia in
assenza del Baratieri venuto temporaneamente in Italia, concentrò in
Agordat circa 2500 uomini, fra i quali 44 ufficiali e 33 fra
sott'ufficiali e soldati italiani, con due batterie da montagna. Il 21
dicembre, i mahdisti forti di 10.000 guerrieri
degli emiri Ahmed Ali di Gedaref e Gaidum di Kassala assalirono il forte
di Agordat, parevano ormai riusciti e sopraffare i nostri indigeni al
comando di Arimondi con la forza del numero, ma questi dopo due ore di
ostinato combattimento, misero in fuga gli assalitori, li inseguirono,
presero loro una mitragliatrice, 60 bandiere e centinaia di fucili.
I
Mahdisti o Dervisci lasciarono moltissimi morti sul terreno, compreso
Ahmed Ali loro comandante. Il 27
gennaio 1890 anche Adua viene occupata precauzionalmente . Lotte interne, tradimenti e
cambiamenti di fronte sono ormai all'ordine del giorno in Etiopia,
paese
sepolto nel medioevo ed avviato ad una inesorabile decadenza. Sedati i
dissidi e i contrasti interni, il Negus Menelik può stracciare il trattato di Uccialli, contestando diversi
passi del testo italiano, ritenuti non conformi al suo in lingua amarica.
http://www.africansocieties.org/n4/ita/pieterse.htm
Le mosse successive in colonia:
Dislocamento di navi (16) e della Corvetta Garibaldi che imbarcava
fanteria da sbarco di marina.
Più tardi la nave venne trasformata in nave Ospedale. Con nuove forze
arrivate in marzo Saletta occupa Arafailet (a small village on the Gulf
Adulis, 65km. East of Massawa). Il mese dopo Harkigo 12 km a sud-est e
in Giugno le isole Dahlak
Per
saperne di più sul colonialismo
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da biblioteca archiginnasio di
Bologna - Antonio Gandolfi nasce il 20/2/1835
a Carpi, da Giovanni Battista e da
Elisabetta Ferrari Corbolani. Compie gli studi
ginnasiali a Carpi e il liceo a Correggio sotto il Ducato Estense.
Frequenta la scuola Ufficiali del Ducato per la sua innata inclinazione
per le scienze matematiche ottenendo nel 1858 la laurea in Ingegneria
presso l'Università di Modena. Su consiglio del concittadino Manfredo
Fanti si sposta in Piemonte ad Ivrea dove frequenta la scuola militare
di Ivrea. Con l'unificazione delle provincie Emiliane al Regno aderì al
governo provvisorio qui proclamato da Luigi Carlo Farini con la nomina a
sottotenente del Genio nelle truppe dell'Emilia. Entra quindi
nell'esercito del Regno di Sardegna, poi nazionale, partecipando alle
campagne risorgimentali del 1860-61, del 1866 e 1870 e percorrendo
rapidamente i gradi della carriera militare (2° Battaglione del 71°
Fanteria poi da Colonnello 3° Reggimento Fanteria, Brigata Piemonte).
Nel 1888 divenne Maggior Generale. Nel Corpo di Stato Maggiore fu per
tre anni Maggiore e T. Colonnello Sotto Capo di S.M. del Principe di
Piemonte e per un anno del Duca di Aosta, nel periodo in cui questi
erano titolari del VII C.d.A. |
Gandolfi fu eletto deputato della
Sinistra nel 1874, a Carpi, a seguito della rinuncia del Col. Araldi.
Negli anni Settanta si distinse attraverso la redazione e la
pubblicazione di interventi sull'ordinamento della difesa dello Stato. Staccatosi
dall'area governativa dopo il 1883, si schierò contro il trasformismo di Depretis e con l'area della "Pentarchia", entrando dal 1887 nell'area
crispina. Nel giugno del 1890 Francesco Crispi, presidente del
Consiglio, lo nominò Governatore dell'Eritrea, al posto del generale
Baldassarre Orero. Gandolfi era giunto nella Colonia, fondata da pochi
mesi e dai confini ancora incerti, con il mandato affidatogli da Crispi
di portare avanti una politica leale nei confronti di Menelik, sdegnato
per l'interpretazione italiana del controverso articolo 17 del Trattato
di Uccialli (1889). Tuttavia, anche il tentativo compiuto dal
diplomatico italiano Pietro Antonelli per arrivare ad un compromesso si
tradusse in un fallimento. Durante il governatorato Gandolfi non ottenne
buoni risultati né dal punto di vista politico-diplomatico né in campo
amministrativo, in quest'ultimo caso anche a motivo dei difficili
rapporti con colleghi e sottoposti, in particolare con il commissario
per la colonizzazione barone Leopoldo Franchetti, per questioni di
competenza, e con il vice-governatore e comandante delle truppe, Oreste
Baratieri. Gandolfi mantenne l'incarico fino al 28 febbraio 1892, quando
su sua richiesta venne esonerato. Nel dicembre 1892 assunse il comando
della Brigata Friuli, per poi passare, sette mesi dopo, al comando della
Divisione militare di Bari e, a breve distanza di tempo, ad assumere il
grado di Tenente Generale. Nel 1895 fu a capo della divisione militare
di Genova, poi di quella di Bologna; successivamente (1898) ottenne il
comando del XII C.d.A a Palermo e infine del VI a Bologna. Senatore dal
1901 morirà a Bologna l'anno successivo, il 20 marzo 1902 |
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