CANTATORE - Il primo Bersagliere d'Africa

 

imbarco truppeCantatore, classe 1847, se n'era andato in Africa dopo l'apertura del canale di Suez. In cerca di avventure, era approdato in quelle lande desolate che percorse in lungo e in largo, senza però trovarvi la fortuna che si favoleggiava sui giornali. Le uniche ricchezze erano quelle incontaminate del paesaggio assolato e arido, ai confini con un deserto, quello della Dancalia, fra i peggiori del Mondo. Qui nel suo peregrinare, vi aveva trovato moglie e figli. Il sole era calato dietro l'altopiano e una piccola brezza si era alzata a rinfrescare l'aria torrida del giorno. Erano quelli gli unici momenti di pace in cui si sedeva e ricordava le verdi colline piemontesi. Quello che gli mancava maggiormente era il vino. Solo ogni tanto arrivava al porto, ma non era più quello buono della partenza. Se ne stava seduto sull'angareb, davanti alla stamberga che aveva trasformato in cantina a Otumlo, a soppesare il credito della giornata. L'orto, i legumi,  venivano bene, anche fuori stagione, ma l'acqua andava centellinata. Era sempre poca e doveva bastare anche per le bestie. Nella sua cantina si servivano pasti frugali a base di pesce e montone, ai pochi clienti di passaggio.  Fumava distrattamente ricordando di quando al 1° bersaglieri era sul Po nella III guerra d'Indipendenza del 1866. La dura vita di caserma, le uscite d'istruzione, quelle a fare il filo alle ragazze lungo le balconate della piazza. La fanfara, si quella la ricordava bene. Non l'aveva più sentita da quando, lasciata Genova, si era spinto così lontano. Al largo il traffico andava aumentando, ma chissà quando sarebbe stato possibile raccoglierne il frutto. C'era gente in giro, si qualificavano esploratori, poi sparivano nell'entroterra e li rivedevi, se li rivedevi, dopo mesi.  Il buio era calato sul villaggio e sui suoi pensieri. Si alzò per rientrare...

Il cappellano militare del Corpo di spedizione, ex sergente dei bersaglieri e volontario garibaldino, il sacerdote Luigi D’Isengard, con ingenua ed onesta semplicità così ce la racconta: " Al tramonto del sole era scesa in un lampo (come solo in Africa succede perché laggiù non vi sono crepuscoli) l’oscurità della notte. La voce di un caporale si mise a cantare: Addio, mia bella addio! L’Armata se ne va.. Gli altri tacevano. Quand’ecco in lontananza una voce inaspettata, la voce della Patria in mezzo al deserto: E se non partissi anch’io sarebbe una viltà. Il battaglione si ferma incantato, e un uomo si avanza. Era un altro ex bersagliere piemontese, un certo Cantatore, che dopo la campagna del 1866 passato in Abissinia vi si era ammogliato e, dopo molte peripezie, aveva aperta una piccola osteria nelle vicinanze di Otumlo mettendosi a coltivare ortaggi e legumi "

... gli venivano incontro i suoi compagni cantando in un nugolo di polvere con le piume al vento. Pensò di sognare e chiuse gli occhi un attimo, per riaprirli subito dopo.  Ma quelli erano sempre lì, bersaglieri veri in carne ed ossa. Gli ordini del passo in italiano gli arrivavano chiari alle orecchie. Il pover'uomo cadde seduto privato delle forze. Ma fu un attimo. Con un salto era in piedi in mezzo a loro a cantare. Era come tornare a casa, ora poteva mostrare a tutti che le sue storie ripetute all'infinito,  al lume di una candela, a clienti distratti, non erano un sogno. I bersaglieri non s'erano persi" 

Cantatore insomma, il forte di Otumlo lo aveva già occupato per conto suo. E sarà proprio l’ex bersagliere di Custoza a dare al Saletta e al suo Stato Maggiore le prime indicazioni sul terreno, i primi suggerimenti sul modo di vivere in Africa e a correggere le non lievi inesattezze che avevano le carte topografiche regalate dal colonnello dell’esercito egiziano Izzet Bey a Saletta. Che dovesse fare, dopo aver occupato Massaua e dintorni, il Saletta non soltanto non lo sapeva lui, ma neanche chi lo aveva spedito in Africa. Mancini infatti, d’accordo con il Ministro della Guerra, gli aveva dato un ordine rimasto celebre nella storia militare per la sua bestiale incongruenza. Aveva ordinato a Saletta di « sbarcare a Massaua » e « potendo, fare una piccola puntata a Kartum !!!! ». Due Passi. Avrebbe dovuto percorrere milletrecento chilometri di deserto e savana africana e guadare un fiume della portata del Nilo senza possibilità logistiche, senza carte topografiche e, soprattutto, senza alcun mezzo di trasporto per portare le munizioni, i viveri e l’acqua.

Fu con questa struttura di comando e controllo piuttosto embrionale che il Col. Saletta riuscì a superare le non lievi difficoltà iniziali dopo lo sbarco a Massaua. Difficoltà tutte riconducibili alla branca logistica e tutte dovute alla mancanza di tempo per lo studio preliminare e approfondito dei vari problemi o ed alla mancata predisposizione delle misure necessarie. Tutti i poteri e le responsabilità nel campo logistico-amministrativo furono accentrate nelle mani del comandante. Questi si avvaleva di ufficiali dei vari Servizi quali organi direttivi facenti parte integrante dello Stato Maggiore. Mancavano quasi completamente i quadrupedi (solo 6 cammelli acquistati) ed il personale addetto ai Servizi era estremamente ridotto. In ogni caso gli organi logistici di cui si avvalse il Col. Saletta furono:

* comando locale, con i seguenti organi direttivi: un capitano del genio, un capitano del commissariato, un ufficiale contabile , un caporal maggiore armaiolo;

* Stato Maggiore del Battaglione Bersaglieri, con aiutante maggiore in 2^, un capitano contabile, un furiere maggiore, un sergente zappatore, un graduato aiutante di sanità, un sottufficiale armaiolo ed un allievo armaiolo;

* 4 compagnie bersaglieri, ciascuna con un furiere ed un caporale furiere, 1 caporale zappatore con 7 zappatori, 4 portaferiti;

* una compagnia di artiglieria da fortezza;

* un plotone del genio (1 ufficiale e 29 sottufficiali e truppa, tra i quali un sergente telegrafista con 9 telegrafisti);

- un drappello di sanità (cappellano militare, farmacista civile e 10 uomini di truppa) e  un drappello di sussistenza.

 

Abba - padre.  Ad, Az - stirpe, tribù. Addi - paese.  Adisc - nuovo.  Af - Gola. Ain - sorgente. 

Amba - monte isolato a pareti verticali e sommità piatta. Bab - porta.  Bet - Casa.  Beit - stirpe, tribù.

Barka - bassura. Calcai - pianoro. Cagnasmac - comandaste dell'ala destra. Cor, Chor - rio, torrente.

Damba - rifugio per gli armenti. Debra - monte con convento. Degiac - Grande capo immediatamente inferiore al Ras. Eccigbiè, Ecceghiò - Capo religioso e politico della chiesa abissiua.  Bla - pozzo Enda - monte con chiesa. Felassi - monaco. Fitaurari - comandante di una avanguardia. Gaber, gabru - contadino.  Grassmac - comandante dell’ala sinistra. Gulti - terra, feudo.  Mai - Acqua, sorgente. Mascal - Croce.  Mobo - comandante di retroguardia  Nefas - vento. Negus - Re.  Negus -Neghest - Re dei Re. Ras — Principe, Capo supremo.  Rora - altipiano. Scium - Capo di città o villaggio.  Sellassiè - Trinità  Tsade - bianco.  Uadi - Vallata.  Ugri - ulivo.

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