GIUSEPPE MAZZINI: MASSONE ?

“ Più della servitù temo la libertà recata in dono ... “.

PREMESSA

Non è intenzione del sito ripercorrere qui tutte le fasi risorgimentali o per meglio dire prerisorgimentali che hanno portato all'idea di nazione nella penisola italiana (tema che sarà trattato a parte) ma dare solo brevi definizioni e spiegazioni di fatti non approfonditi  per l’arco di tempo trattato,  per ridotto “interesse” del sito (al tempo che fu steso) e per inquadrare meglio i protagonisti del "mio" Risorgimento. La massoneria è uno di questi argomenti, anche se in più parti dei capitoli se ne parla per l’influenza che ebbe su alcuni (molti) personaggi e per fatti storici anche recenti. Se in altra sede sarà spiegata l’etimologia della parola Risorgimento è opportuno qui dare accenni di alcune società segrete (Massoneria, Carboneria, Giovine Italia), nate in circostanze molto diverse e che concorsero all’idea unitaria o almeno a far guerra ai nemici di questa. Di tanti si puntualizza quindi qui alcune cose riferite a Giuseppe Mazzini (che occorre pur sapere) non filtrate da interposte opinioni di contemporanei, o nemici, o detrattori.

 

Che Garibaldi fosse massone è stato già detto, ma
Mazzini era massone? 1° quesito

Qui le opinioni sono discordanti anche perché la massoneria risponde a “chiese diverse”. I massoni non hanno un "papa" e solitamente le logge vengono "riconosciute" per nazione (questo già da alcuni secoli in base a un concetto propugnato dalla Gran Loggia d’Inghilterra nel 1717. La Massoneria moderna nasce appunto qui il 24 giugno del 1717. Furono create 4 logge che formarono la Grande Loggia d'Inghilterra. Seguirono le terre (colonie) americane dove nacquero le logge di Philadelphia (1730) e di Boston (1733). In Italia la Massoneria fu portata dagli inglesi, intorno al 1730. La prima che si ricordi fu creata a Firenze. A Milano, nel 1805, il conte A. G. De Tilly, creò il primo Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato d'Italia). La parola "riconosciute" implica il fatto che gli inglesi avrebbero la pretesa di rilasciare una patente di “idoneità” o "bontà" ad operare. L’individualismo e il nazionalismo, non solo italiano, spesso hanno fatto il resto ripartendo la patente “buona” in tanti patentini fasulli. Succede in Francia, Svizzera (logge doppiate poi non riconosciute) e in misura molto maggiore in Italia dove a partire dal 1805, anno di nascita del Grande Oriente, si è assistito alla nascita di oltre 100 logge ognuna padrona a casa sua e, come si dice, depositaria del "verbo vero". La divisione in staterelli naturalmente faceva delle logge locali tante logge nazionali (nel proprio ambito). Per gli avversari del Papa queste son cose ultranote e già sperimentate risalenti alla riforma protestante e alle tante sette o chiese formatesi con tale riforma nel mondo cattolico cristiano . Nel momento che cade il "certificatore" per chiunque è facile qualificarsi massone ed aprire bottega. Le smentite non spostavano di una virgola la "fede", ed è quello che succede e succedeva in Italia dove tutti tiravano Mazzini alla loro loggia, come l’acqua al proprio mulino. Mazzini (figlio di massone Bonapartista) di certo condivideva gli scopi e i valori della massoneria e ad essa guardò sempre con grande simpatia, specialmente a quella di Palermo che

 

http://it.wikipedia.org/wiki/Massoneria 

aveva indirizzi repubblicani(attenzione la massoneria anche in politica può avere indirizzi molto discordanti e si dibatte fra massoni che vogliono modificare la politica e chi non. Anche per questo come società segreta può essere definita cospirativa da molti governi: lo era col fascismo ma lo fu anche con la Repubblica). A fronte di chi classifica Mazzini come Gran Maestro c’è chi prende le sue lettere e come tali (fuori da bizantinismi) ne da una sua corretta interpretazione. In una lettera al massone Federigo o Federico Campanella (dal 1868 Gran maestro dell'Obbedienza Scozzese dipendente dal Supremo Consiglio di Palermo ritratto sotto) datata 12.6.1867 così Mazzini scriveva "... La Massoneria accettando da anni e anni ogni uomo, senza dichiarazioni d'opinioni politiche, s'è fatta assolutamente inutile a ogni scopo nazionale. Per farne qualche cosa bisognerebbe prima una misura d'eliminazione ed una di revisione delle file, poi una formula nazionale o politica per l'iniziazione..."!!! e gli restituì anche le carte che questi gli aveva fatto recapitare per aderire per posta !!. Chi vuol intendere intenda. Sarebbe poi stato veramente ridicolo che i "padri della patria" non avessero avuto anche idee proprie originali ma in franchising dalla massoneria. Garibaldi benché massone, ha sempre fatto di testa sua (ma coi soldi della massoneria scozzese). Un grande sa come sfruttare l’altrui credulità a proprio vantaggio (vedremo poi che Garibaldi i soldi li ebbe non per fermarsi a Napoli ma per liberare anche Roma dalla presenza papale (potere se non lo scranno* entrambe cose che non fece). I massoni naturalmente si qualificano come portatori del "verbo vero" e vanno ripetendo che se proprio Dio doveva stare da una parte non stava da quella della degenerazione curiale romana lontana da un cristianesimo nato povero. Pio IX rispondeva a stretto giro di posta con encicliche smascherando la propaganda liberale e a cosa corrispondevano nei fatti le belle e suadenti parole massoniche (dove di poveri e morti in croce ce n'eran pochini). lettere di Mazzini alla massoneria http://www.grandeoriente.it/html/Studi-12.html  

Non mi addentro sulle ritualità e spiritualità segrete della massoneria e cito brevemente da Wikipedia:

L'istituzione con il maggiore numero di aderenti è il Grande Oriente d'Italia (cosiddetto "di Palazzo Giustiniani", dalla sua sede storica romana), che accetta solo uomini. Poi abbiamo la Gran Loggia d'Italia (detta anche di Piazza del Gesù, dalla sua sede storica, o di Palazzo Vitelleschi dalla sua sede attuale), che è un'obbedienza mista, in quanto accetta donne e uomini. Segue la solo maschile Gran Loggia Regolare d'Italia, riconosciuta dalla Gran Loggia d'Inghilterra. La Federazione italiana dell'Ordine Massonico Misto, "Le Droit Humain" (nata in Francia), è la costola italiana della più antica delle Obbedienze miste mentre la Gran Loggia Federale d'Italia costituisce una federazione tra Logge (diverse), formula innovativa sul panorama nazionale ma già diffusamente applicata all’estero. Da menzionare tra le obbedienze miste anche il Supremo Consiglio d'Italia e San Marino, e tra quelle solo femminili la Gran Loggia Massonica Femminile d'Italia. Vi sono poi decine e decine di altre obbedienze numericamente minori, spesso derivanti da scissioni...

Per evitare che il suo gregge rimanesse abbagliato dalla “menzogna”, a cominciare dal 1849, dall'esilio, il Papa prese carta e penna per raccontare ai cattolici cosa succedeva durante il supposto "risorgimento" della nazione.- I massoni, ricorda il Papa, proclamano ai quattro venti di agire nell'interesse della Chiesa e della sua libertà. Si professano cristiani e pretendono dì rifarsi alla più pura volontà di Cristo. Le cose non stanno così: "noi desidereremmo prestar loro fede, se i dolorosissimi fatti, che sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti, non provassero il contrario". È in corso una vera e propria guerra, ammonisce ancora il Papa: "da una parte ci sono alcuni che difendono i principi di quella che chiamano moderna civiltà, dall'altra ci sono altri che sostengono i diritti della giustizia e della nostra santissima religione". L'obiettivo che i massoni perseguono è "non solo la sottrazione a questa Santa Sede ed al Romano Pontefice del suo legittimo potere temporale", ma anche "se mai fosse possibile, la completa eliminazione del potere di salvezza della religione cattolica".  

*Nella spedizione dei Mille il ruolo della massoneria inglese di rito scozzese fu determinante con un finanziamento di tre milioni di franchi ed il monitoraggio costante dell’impresa. Lo sostiene la Massoneria di rito scozzese dell’Obbedienza di Piazza del Gesù. Il contributo gli fu erogato con l’impegno di non fermarsi a Napoli, ma di arrivare a Roma per eliminare il Papa. Anche gli Stati Uniti, che non avevano rapporti diplomatici con il Vaticano, diedero il loro sostegno e assenso. Senza quei fucili, Garibaldi avrebbe fatto la fine di Pisacane e dei fratelli Bandiera”. Più tardi solo i cattolici statunitensi faranno qualcosa per il Papa con buoni fucili a ripetizione Remington (1870) dopo gli  Chassepots francesi di Mentana (1867)

L'appropriazione "indebita" del grande pensatore Mazzini continuò anche post mortem con la costruzione di una tomba massonica a Genova nel cimitero monumentale di Staglieno dove sarà sepolto (opera di un architetto Gaetano Vittorio Grasso, non Massone, che riproduce il Tempio). Se l’Italia era cattolica sicuramente il risorgimento (sia di parte massonica, carbonara, liberale o monarchica) è stato fatto contro la maggioranza degli italiani. Il fatto che il 70% degli italiani fosse analfabeta non depone però a favore ne dell’una, ne dell’altra parte. La massoneria in Italia fu introdotta da Napoleone Bonaparte per mano di Filippo Giuseppe Maria Ludovico Buonarroti (Pisa, 11 novembre 1761 – Parigi, 16 settembre 1837 ) lontano erede dello scultore e pittore rinascimentale ma lui rivoluzionario naturalizzato francese. « Si strappino i confini delle proprietà, si riconducano tutti i beni in un unico patrimonio comune, e la patria - unica signora, madre dolcissima per tutti - somministri in misura eguale ai diletti e liberi suoi figli il vitto, l'educazione e il lavoro » (F. Buonarroti, Cospirazione per l'uguaglianza, 1828). A Buonarroti come si vede interessava più la lotta sociale che la liberazione nazionale e considerava tutti stinchi di santo. Fu in polemica con lui che Mazzini fondò la "Giovine Italia" e cancellò la carboneria nata come filiazione Piduista (P2 come dice qualcuno) della massoneria. Di fatto che abbia fatto parte come membro onorario od occasionale può anche essere vero ma a scoprire le carte il gioco si rivolta sempre.  

Federico Campanella

Quando nel 1863 a Garibaldi offrirono il comando supremo dell'esercito unionista nord-americano (che navigava in cattive acque nella guerra contro i confederati del Sud), si disse che il nizzardo dovette rifiutare perché dagli Usa il fronte Irlandese cattolico degli immigrati non lo gradiva (di massoni anticlericali ne avevano già tantissimi in casa). In questo nessuno nega lo zampino di Roma. Alcune lettere, scambiate fra Lincoln e il Papa, sull'inutilità di questa guerra portarono alla defezione di 1/5 degli Irlandesi dai propositi unionisti. Se fosse arrivato Garibaldi c'è chi assicura che se ne sarebbe andato metà del partito irlandese. Garibaldi riconobbe poi a Lincoln nell'agosto del '63 la sua buona volontà a favore dei negri. "Posterity will call you the great emancipator, a more enviable title than any crown could be, and greater than any merely mundane treasure." Lincoln issued the Emancipation Proclamation, which freed slaves in the states of the Confederacy, in September 1862. It went into effect Jan. 1, 1863, il che farebbe cadere in parte le presunte motivazioni del rifiuto attribuite anche alla non volontà o incertezza di Lincoln di procedere con l'abolizione della schiavitù.

Nonostante questo alla sua morte (di Mazzini), in perfetto stile massonico, sulla sua bara venne posta la sciarpa da Maestro e i più grandi poeti (massoni) come Carducci e Pascoli gli dedicarono versi. Tralasciando le altre nazioni europee torniamo alla massoneria infiltrata dai francesi a Napoli sotto la direzione di Giuseppe Bonaparte (30 marzo 1806 subito dopo la sua incoronazione) poi di Murat col proposito neanche troppo nascosto di combattere prima i Borboni, poi la Russia, nemici naturali di Napoleone. Eravamo tornati al Buonarroti maestro di Marx dove di indipendenza nazionale poco si parlava e questo fece nascere la carboneria in antitesi all'Imperialismo massonico francese e alla successiva restaurazione Borbonica che ritornava per rispolverare l'assolutismo (prendendosela coi massoni persecuzione ordinata, tra il 1825 e il 1832, contro le Logge siciliane). Si calcola che nel 1813 le logge massoniche esistenti in Italia fossero circa 250 !!! con un numero complessivo di massoni attivi non inferiore ai 20.000 fratelli. Quanto detto prima di Garibaldi sembra che valesse anche per Napoleone: "E' un mucchio d'imbecilli che si riuniscono per far festa e sceneggiare qualche ridicola sciocchezza. Essi compiono tuttavia qualche buona azione. Hanno dato un buon aiuto durante la rivoluzione e ancora recentemente per ridimensionare il potere del Papa e l'influenza del clero" . Parole dette a Sant’Elena da uno che ormai l’aveva presa in quel posto (da considerare). Quelli venuti dopo (i restauratori) ebbero quindi un solo scopo: "bonificare" dalla Carboneria e dalle sue Rivendite gli uffici e i centri di potere come l’esercito, la magistratura etc…  

1864 - Viaggio di Garibaldi a Londra e l'incontro con Mazzini   2° quesito

Gli incontri di Garibaldi e Mazzini sono stati sempre pochi e mal digeriti dal primo e quale occasione migliore se non questo viaggio trionfale nella patria della massoneria (e dei suoi finanziatori) per farli incontrare. Garibaldi partito da Caprera il 19 marzo, via Malta, arriva a Southampton il 3 aprile prima tappa di un viaggio trionfale che si concluderà il 28. Garibaldi incontrerà un sacco di persone, vecchi e nuovi amici. Le stampe (I gadget dell'epoca) si sprecheranno come gli articoli sui giornali su un trionfo passato alla storia e degno dei 4 baronetti meglio conosciuti 100 anni dopo come Beatles. Ma nessuno parla del suo incontro con Mazzini. Quando sbarca Garibaldi è ospite di Sir Charles Seely (3 October 1803 – 21 October 1887) 1st Baronet (liberale). (Garibaldi stayed at Brook House from April 3 -11th, during which time he was also joined by Giuseppe Mazzini (7 april), the Italian writer and politician) sull’isola di Wight . L’11 aprile la sfilata per le vie di Londra percorrendo Wandsworth Road - Westminster Bridge - Parliament Street - Trafalgar Square fra due ali di folla in un bagno di popolarità insolito per gli inglesi. Secondo la stampa internazionale le manifestazioni di entusiasmo assumono un preciso significato politico in relazione alla questione del compimento dell'unità nazionale italiana. Non si conoscono suoi incontri con esponenti massoni causa anche il fatto che le parole infuocate contro Napoleone III avevano messo in imbarazzo la corona. La Regina Vittoria si rifiutava di ricevere a corte uno in camicia per di più rossa.  L'imbarazzo del governo britannico si manifesta attraverso pressioni esplicite affinché rientri in Italia anzitempo adducendo per i media ragioni di salute. A Londra alloggia fino al 19 alla Lancaster House. Il 21 aprile visita Chiswich (sobborgo di Londra dove è ospite del conte di Devonshire) e dove visita la tomba del Foscolo, Stansfeld, Chesheomlace, Woolwich (Aisemale a est di Londra), Londra. Si reca a Bedford in treno, St.Pancras, Southwark. Il 16 aprile è a Sydenham a 6 chilometri sud di Londra. Compie una visita a Teddington (Londra). Ancora a Sydenham, è ospite dell’On. Seely in Hyde Park al n. 20 di Prince’s Gate. Il 20 aprile Riceve alla Guildhall la cittadinanza onoraria di Londra. Alle ore 15 del giorno 22 parte per Cliveden nel Buchingham Shire ospite in casa Sutherland – visita Windsor. Il 25 aprile Visita Eton. Passa da Cliveden e con il vapore “Udine” va a Weymouth poi a Exeter e a Plymouth. Si reca quindi in Cornovaglia al parco di Penquite vicino a Fancy ospite in casa del Col. Peard, suo vecchio ufficiale. Il 28 riparte per Caprera dove arriva il 9 maggio. Mazzini da quel momento sparisce (o quasi) dalle cronache politiche fino alla sua morte nel 1872, mentre Garibaldi cavalcherà ancora l’unità d’Italia a Bezzecca e Mentana. Di Mentana dove perse dirà fino alla morte che i suoi ragazzi se ne erano andati (disertarono in 3.000) quando lui, Mazzini,  si propose di cominciare la "rivoluzione repubblicana" con una sollevazione in Roma. Diserzione, sconfitta e sfortuna  (non ultimi i fucili francesi Chassepots a ripetizione).  

10 aprile 1864

Era una recita per i media ?. Probabilmente si: Garibaldi l’eroe, colui che ha veramente unificato l’Italia ha ricevuto il trionfo di Londra come al tempo dei Romani e il magnanimo vincitore può anche far salire sul suo carro i “collaboratori”, gli ideologi che ormai non gli faranno più ombra. Il 7 aprile non poteva.

   

Mazzini sulla carboneria
"Tale mi appariva la carboneria : vasto e potente corpo, ma senza capo: associazione alla quale non erano mancate generose intenzioni, ma idee, e priva, non del sentimento nazionale, ma di scienza e logica per ridurlo in atto. Il cosmopolitismo che una osservazione superficiale d’alcune contrade straniere le aveva suggerito, ne aveva ampliato la sfera, ma sottraendole il punto d’appoggio. L’eroica, educatrice costanza degli affratellati e il martirio intrepidamente affrontato, avevano grandemente promosso quel senso d’eguaglianza che è ingenito in noi, preparato le vie all’unione, iniziato a forti imprese con un solo battesimo uomini di tutte le classi sociali, sacerdoti, scrittori, patrizi, soldati e figli del popolo. Ma la mancanza d’un programma determinato le aveva tolto sempre la vittoria di pugno. E i fatti appena allora conchiusi nell’Italia Centrale mi confermavano in esse, additandomi a un tempo altri pericoli da combattersi: primi fra i quali erano quelli di collocare le speranze della vittoria nell’appoggio di governi stranieri, e quello di fidare lo sviluppo, il maneggio delle insurrezioni a uomini che non avevano saputo iniziarle".

Di tutt’altro avviso Pietro Nenni studioso e collezionista di Garibaldi che dice l’incontro fra Garibaldi e Mazzini ebbe luogo il 17 aprile (e non il 7) nella casa di un russo di cultura italiana,  Alexandre Herzen presenti Ogareff, Blind e altri fra cui Saffi, Mordini e Guerzoni. Dopo il brindisi di Mazzini alla libertà e all’unione dei popoli, propose un brindisi al generale Garibaldi con queste parole: «Il mio brindisi racchiuderà tutto quanto ci è caro, tutto quello per cui abbiamo sofferto, e combattuto. Bevo alla salute della libertà dei popoli, dell'uomo, che è la incarnazione vivente di queste grandi idee, di Giuseppe Garibaldi; della povera, sacra ed eroica Polonia i cui figli silenziosamente combattono e muoiono per la libertà da più di un anno; bevo alla salute di quella giovane Russia la cui divisa è terra e lavoro; della nuova Russia che fra non molto offrirà la mano alla Polonia sorella, riconoscendo la sua indipendenza e cancellando i ricordi dei russi degli Czar; alla salute dei russi che col nostro amico Herzen hanno fatto tanto per creare questa nuova Russia». e Garibaldi in risposta tra l’evidente emozione dei presenti: «Sono per fare una dichiarazione che avrei dovuto fare già da gran tempo; vi è fra noi un uomo che ha reso i più grandi servigi al nostro paese ed alla causa della libertà.--Quando io ero giovinetto non avendo che aspirazioni verso il bene, cercai uno capace di servire di guida e di consiglio ai miei giovani anni, e lo trovai.-Egli solo vegliava, mentre tutti intorno a lui dormivano- Egli solo alimentò il fuoco sacro-Egli conservò sempre la sua fede, l'amore sviscerato al suo paese e la devozione alla causa della libertà-Quest'uomo è il mio amico e Maestro Giuseppe Mazzini. Beviamo alla sua salute».

 

 

The Pike/Mazzini correspondence is a lie, a fraud, a hoax

Il carteggio Pike/Mazzini è una truffa

 
E' opportuno dire che Garibaldi era massone dal lontano 1844: rimase però al 3° grado (bassino) fino alla sua promozione al 33° nel 1862 presso la gran loggia di rito scozzese di Palermo vista sopra. In lista per un posto a Torino venne impallinato per 2 voti da Filippo Cordova, già ministro di Cavour. Il Supremo Consiglio del Rito Scozzese di Palermo, luogo di raccolta di massoni di fede repubblicana e radicale, decise allora di sottolineare la propria autonomia rispetto a Torino e conferì a Garibaldi il titolo di gran maestro. Importanti furono anche i contatti che Garibaldi ebbe durante il secondo esilio, quando frequentò le logge massoniche di New York con Antonio Meucci e intorno al 1853-54, prima di rientrare nel Regno di Sardegna e la loggia Philadelphes o dei Filadelfi ("Philadelphians") di Londra: qui si raccoglievano alcuni esponenti dell’internazionalismo democratico aperti ai contributi del pensiero "socialista" (l' "ebreo" Marx che viveva a Londra era massone). Se per Mazzini se si da per certa la sua adesione alla massoneria fra 1827 ed il 1829 (ca.) la si da anche per una amicizia con un personaggio ambiguo del panorama dell'800 Albert Pike (1809-1891)E' questi un generale sudista che con gli indiani schierati col sud (Creek, Chickasaw,  Choctaw, Seminole, Wichita e Osagen) terrorizzava i territori unionisti. A lui viene anche imputata la fondazione del Ku Klux Klan. La parte più incredibile del tutto però risale al 1871 quando, in uno scambio epistolare con Pike, esce dalla setta degli "illuminati" il futuro destino del mondo.

Mazzini scriveva o avrebbe scritto: "La Prima Guerra Mondiale dovrà essere combattuta per consentire agli "illuminati" di abbattere il potere degli Zar in Russia e trasformare questo paese nella fortezza del comunismo ateo. Le divergenze suscitate dagli agenti degli "illuminati", tra Impero britannico e tedesco, furono usate per fomentare questa guerra. Dopo la fine della guerra, si doveva edificare il comunismo ed usarlo per distruggere altri Governi e indebolire le religioni. La Seconda Guerra Mondiale doveva essere fomentata approfittando della differenza tra fascisti e sionisti politici. La guerra doveva essere combattuta in modo da distruggere il nazismo e aumentare il potere del sionismo politico per consentire lo stabilimento, in Palestina, dello Stato Sovrano d'Israele. Durante la Seconda Guerra Mondiale, si doveva costituire una Internazionale comunista altrettanto forte dell'intera Cristianità. A questo punto, doveva essere contenuta e tenuta sotto controllo fin quando richiesto per il cataclisma sociale finale. La Terza Guerra Mondiale deve essere fomentata, approfittando delle divergenze suscitate dagli agenti degli "Illuminati" tra sionismo politico e dirigenti del mondo islamico. La guerra deve essere orientata in modo che Islam (mondo arabo e quello musulmano - ndr) e sionismo politico (incluso lo Stato d'Israele - ndr) si distruggano a vicenda, mentre, nello stesso tempo, le nazioni rimanenti, una volta di più divise e contrapposte tra loro, saranno, in tal frangente, forzate a combattersi tra di loro fino al completo esaurimento fisico, mentale, spirituale ed economico"

 

Naturalmente la lettera non si trova. Jean Lombard spiega che questa corrispondenza, tra Pike e Mazzini, si trova depositata negli archivi di Temple House, sede del Rito Scozzese di Washington, ma di consultazione vietata. Una volta, venne esposta al British Museum Library di Londra, dove un ufficiale della Marina canadese, il commodoro W.G. Carr, poté prenderne conoscenza e pubblicarne un riassunto in un libro (Pawns in the Game", 1967). Mi fermo qui perché oltre si invade il campo di Dan Brown http://www.threeworldwars.com/albert-pike.htm

Chi ha perso a Mentana ? Garibaldi o Mazzini   3° quesito
Come disse Saffi i seguaci del Mazzini non si tirarono indietro per suo consiglio e Garibaldi fu ingannato da maligni insinuatori, e lo credette per molto tempo ancora che dell'infelice esito di quella spedizione fossero responsabili i mazziniani. Vero è che Mazzini avrebbe voluto vedere il popolo d'Italia entrare in Roma come dice anche in un suo scritto “Ai Romani”, pubblicato fin dal 1866; ma appunto per questo egli aveva bisogno di spingere ad arruolarsi nell'esercito garibaldino gli uomini del suo partito, i quali, dopo la vittoria, avrebbero potuto risollevare l'antica bandiera repubblicana !!! del 1849. Non desisteva e non sentiva ragione dei tempi diplomatici ….. perché la monarchia s'era macchiata della maggior colpa, rinunziando a Roma; ond'egli scriveva: «Ho esaurito con la monarchia tutte le prove, tutte le concessioni, tutta l'obbedienza possibile. Dispero d'essa, non dispero dell'Italia» - L'insussistenza dell'accusa reiteratamente mossa da Garibaldi a Mazzini e ai Mazziniani rispetto alle diserzioni dell'Agro Romano nel 1867, era già stata messa in chiaro da Maurizio Quadrio nella sua “Confutazione della Lettera di Garibaldi a Giuseppe Fettoni " e ne' suoi “ Commenti al Libro I Mille".  

http://www.gutenberg.org/files/29325/29325-h/29325-h.htm  scritti Mazzini

Quando, nel novembre del 1880, il Generale ripetè quell'accusa (Lettera al Comitato Centrale Democratico di Roma, da Alassio, 29 novembre 1880), irritato dall'opposizione sorta nel Comizio di Milano pel Suffragio Universale, presieduto da suo figlio Menotti, contro l'ODG proposto dalla Presidenza; i patrioti di parte repubblicana che, seguendo i consigli di Mazzini, erano accorsi al campo, avevano combattuto a Monte Rotondo e a Mentana, toccatevi ferite, veduto cadersi al fianco molti dei loro prodi compagni, s'affrettarono a smentire l'ingiusta rampogna; e le loro testimonianze furono registrate nelle pagine de “Il Dovere » (dicembre 1880). Notevole, fra le altre, una lettera di Ergisto Bezzi (1835-1920), rimasto ferito e prigioniero dei francesi a Mentana, nella quale diceva avere Mazzini in que' giorni spinto tutti i giovani di parte repubblicana a raggiungere Garibaldi ; che, in una lettera a lui diretta da Mazzini stesso, questi protestava contro l'accusa che gli facevano i Garibaldini di essersi opposto per mezzo di Giuseppe Nathan alla consegna dei fondi esistenti nelle mani del Comitato di Londra, e scriveva: è falso, non ho mai dato quest'ordine, anzi le mie istruzioni furono di consegnare il tutto, e cosi avvenne. Non è vero ch'io ponga ostacolo alla vostra spedizione; diedi anzi ordine ai nuclei, che dipendono da me, di seguirvi. Chi vi dice il contrario v'inganna sapendo d'ingannarvi. Il Bezzi prosegue poi a descrivere la ritirata di Castel Giubileo e la triste impressione che produsse fra i volontari. «Giunta la notizia»,egli dice, «che i Francesi erano usciti da Roma per attaccarci,Garibaldi disse : vedrete che i Francesi per ora non ci attaccheranno; prima di farlo, a mezzo del Governo nostro m'intimeranno di sgombrare dall' Agro Romano». Credo che la storia dirà, la colpa della disgraziata, ma pur feconda, giornata di Mentana non essere dei Mazziniani ma del Generale stesso, il quale avea l'illusione che i Francesi per quel dì non l'avrebbero attaccato. S'egli si fosse recato il mattino a Tivoli, sarebbe stato in posizioni fortissime, con aperta la via per gli Abruzzi, e bisognerebbe “egli conchiude, “abbandonare certe accuse, che non fanno che accrescere l'equivoco e far ridere i nemici”…« La storia dirà che Mazzini per primo, e con lui gli uomini che ne seguirono i principi e l'esempio, non vennero mai meno al loro dovere verso la Causa Nazionale, ponendo la Patria al di sopra dei loro convincimenti politici; di che il X volume degli scritti del grande Italiano è chiarissimo documento:  segue sotto....  

Roma, dalla Sede della S. Congregazione per la Dottrina della Fede, il 26 novembre 1983. Joseph Card. Ratzinger, Prefetto  Fr. Jérome Hamer, O. R, Arcivescovo tit. di Lorìum, Segretario …. nulla è cambiato dall'epoca della prima censura contenuta nella bolla - In eminenti - redatta il 28 aprile 1738 da Clemente XII.  È stato chiesto se sia mutato il giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria per il fatto che nel nuovo Codice di Diritto Canonico essa non viene menzionata  espressamente come nel Codice anteriore. Questa Congregazione è in grado di rispondere che tale circostanza è dovuta a un criterio redazionale seguito anche per altre associazioni ugualmente non menzionate in quanto comprese in categorie più ampie. Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l'iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione. Non compete alle autorità ecclesiastiche locali di pronunciarsi sulla natura delle associazioni massoniche con un giudizio che implichi deroga a quanto sopra stabilito, e ciò in linea con la Dichiarazione di questa Congregazione del 17 febbraio 1981. lì Sommo Pontefice Giovanni Paolo II,  nel corso del l'Udienza concessa al sottoscritto Cardinale Prefetto, ha approvato la presente Dichiarazione, decisa nella riunione ordinaria di questa S. Congregazione, e ne ha ordinato la pubblicazione.

Isole di Tremiti, 12 novembre 1885.

Carissima Signora, Sono stato per qualche tempo poco bene in salute e non ho potuto risponder subito alla gradita vostra. Voi mi domandate se è mia opinione che la catastrofe dì Mentana fosse causata dall'abbandono dei Mazziniani prima del combattimento - abbandono ordinato da Mazzini? A me consta il contrario: la verità è che - ritornati a Monte Rotondo dopo la ricognizione fin sotto le mura di Roma, dei miei tre battaglioni, ognuno dei quali numerava più di 1000 volontari e coi quali si era formata la sesta colonna da me comandata, non ne rimasero che gli scheletri. Sparsosi frale file dei miei volontari il Proclama del re Vittorio Emanuele, tutti quelli che temettero di esser considerati ribelli,ed altri ancora che avevano abbandonato impieghi e famiglie convinti, dopo la ritirata, che a Roma non si andava- deposero le armi e si ritirarono. E fu con vivissimo dolore che io vidi assottigliarsi le file dei miei in modo tale che, allorquando li riunii per farli marciare secondo le istruzioni avute, dei 3000 e più volontari che li componevano non ne rimanevano che 7/800 in tutto! E dei rimasti, che fecero bravamente il loro dovere, molti professavano principi repubblicani e pagarono di persona, come il capitano Grassi (morto a Mentana), gli ufficiali Tironi, fratelli Zerti, Occhialini, feriti gravemente, od altri volontari feriti e morti,i nomi dei quali stavano inseriti nel rapporto sulla parte presa dai miei nel combattimento trasmesso al capo dello stato maggiore, generale Nicola Fabrizi, la cui perdita oggi deploriamo. E non professavano principi repubblicani Canzio, Valzania, Mayer, Frigyesi, Stallo, Missori, Burlando, Bezzi e il compianto Mario (Alberto), vostro consorte, e tanti altri che condussero alla pugna i pochi volontari rimasti e fecero pagare sì caro le meraviglie dei  Chassepots del Generale De Failly ? Questa è la verità, che del resto è conosciuta da quanti si trovarono al, se non fortunato, certo non inglorioso combattimento di Mentana, ed io non ho mai inteso che si sia detto il contrario. Le cause, secondo il mio avviso, che fecero ritornare alle loro famiglie un numero sì forte di volontari, furono diverse ; ma due ebbero grande prevalenza : la prima, la credenza che, dopo la ritirata a Monte Rotondo, non si andava a Roma : la seconda, che a molti non piaceva di essere considerati ribelli e temevano le conseguenze. Vi prego credermi sempre Devotissimo vostro A. Elia. 

( il quesito nella pagina di Jessie White Mario )

 

Così dice Garibaldi nelle memorie: "Mentre marciavo da Monza verso Como, comparve Mazzini con la sua bandiera "Dio e Popolo". Egli si riunì a noi in marcia e seguì fino a Como. Da Como passò in Svizzera, mentre io mi disponevo a tener la campagna dei Monti Cremaschi. Molti dei suoi aderenti o supposti tali lo accompagnarono e seguirono in terra straniera. Ciò naturalmente servì di stimolo ad altri per abbandonarci e si diradarono (ancor di più) quindi le nostre fila"

Togliatti 1931 (Mazzini fascista): i suoi eroi (risorgimento) sono figure mediocri di uomini politici di provincia, di intriganti di corte, di intellettuali in ritardo sui loro tempi. Mazzini se fosse vivo plaudirebbe alle dottrine corporative, né ripudierebbe i discorsi di Mussolini sulla funzione dell’Italia nel Mondo !!!.

segue .....dirà che Mazzini e la maggior parte de suoi amici e seguaci non si ritrassero dall'operare e dal combattere per essa, anche quando la bandiera che guidava il moto non era la loro: dirà ch'essi, allorché la Nazione elesse di accogliersi sotto quella bandiera, non posero altra condizione al loro concorso se non che la lotta fosse condotta con armi nazionali e volta a nazionale unità: dirà infine, ch'eglino, ossequenti allora come sempre alla volontà della Nazione in nome della sua Sovranità, entrando nel campo dell'azione sotto auspici non loro, non riservarono a se stessi, in nome della libertà del pensiero, e del dovere di non mentire alla propria coscienza, che il diritto di professare, educando, la propria fede.... Che se v'ebbero, fra noi, uomini convinti i quali, giudicando funesto il separare la questione dell’essere da quella della forma dell'essere, e preferendo il proprio Ideale alla realtà di una Patria in qualsiasi modo riscattata dalle vecchie Signorie domestiche e straniere, credettero di doversi  astenere dal seguire un'insegna che contraddiceva ai loro convincimenti, il giudice più severo non potrà non riconoscere e rispettare negli atti loro, sebbene discordi dalla persuasione dei più, la sincerità del sentire e la fermezza che al sentire conforma le azioni.... Del resto, non è lecito argomentare dal fatto di taluni individui contro un'intera parte politica: e la parte nostra non s'astenne, non disertò dalla provarne quelli stessi che tennero la contraria via, mancarono mai alloro dovere, operando, lottando, soffrendo costanti per la Causa comune. «E in quanto al tentativo su Roma nel '67, io che ne scrivo posso attestare, con altri molti, che Mazzini - deliberata dal Generale Garibaldi l'impresa - sebbene dubitasse della riescita del moto dal di fuori, dove questo non facesse corona ad una forte iniziativa, di popolo in Roma stessa, non si ritenne perciò dal darvi mano per quanto dipendeva da lui, sollecitando la gioventù militante a prendervi parte. E questo dico in onore del vero e dell'amor patrio di que' nostri ai quali, malgrado ogni contraria prevenzione il testimonio imparziale della storia renderà la meritata giustizia ». Bologna, 27 dicembre 1880 E. Bezzi www.fondazionefeltrinelli.it  biblioteca digitale progetto risorgimento pag.52/77

 

Karl  Heinrich  Mordechai  Marx (1816 -1883), nato a Treviri (D) e figlio di un rabbino, entra giovanissimo nell'ambiente culturale berlinese ed aderisce alla sinistra hegeliana; nel 1842 collabora alla "Gazzetta renana", nel '44 partecipa alla fondazione del "Vorwarts" giornale di indirizzo socialista e anti-prussiano e nel medesimo anno conosce Engels con il quale stringe una profonda amicizia. Espulso da Parigi, Marx si trasferisce in Belgio dove resta fino al 1848; è di questi anni l'opera di critica e di revisione della filosofia hegeliana che lo porta a formulare la concezione materialistica della storia: scrive "Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico" (1843), "Manoscritti economici-filosofici" (1844), "Tesi su Feuerbach" (1845), "L'ideologia tedesca" (1845-1846) e "Miseria della filosofia" (1847). E' del '48 il suo primo approccio con la militanza politica più attiva: aderisce con Engels alla Lega dei Comunisti e scrive insieme a lui il "Manifesto del partito comunista". Dopo il fallimento della rivoluzione del 1848, Marx è costretto a emigrare ancora una volta: si stabilisce a Londra e inizia i suoi studi di economia politica: scrive nel 1859 "Critica dell'economia politica" e nel 1864 "Il Capitale".

MAZZINI CHITARRISTA  

http://www.justclassicalguitar.com/it/storia/ottocento/elenco

Mazzini oltre che di politica si dilettava di musica ed aveva uno strumento preferito che era la chitarra come si vede dalle stampe tratte dalla sua biografia di Jessie White Mario del 1886. Nel corso della sua vita ha usato più strumenti anche perche si spostava in vari paesi europei e l’Italia dove spesso risiedeva in incognito o sotto falso nome o era detenuto. Una di queste chitarre era una Fabbricatore di Napoli conservata a Genova al Museo Mazziniano. Mazzini si serviva della sua chitarra e di quella degli amici per organizzare concerti di beneficenza a favore della causa o della assistenza che prestava ai piccoli poveri figli di emigranti italiani a Londra che toglieva dalla strada. Si sa che la passione della chitarra gli venne ancora bambino probabilmente dalla madre ella stessa dilettante. Nella fitta corrispondenza con la madre a volte sotto mentite sembianze cita gli autori scomparsi o viventi di cui vorrebbe gli spartiti poiché Londra non è proprio la patria della chitarra classica. E fra questi citiamo i suoi autori preferiti che erano i grandi maestri della chitarra dell’Ottocento, come Giuliani (27 luglio 1781 – 8 maggio 1829) (le Rossiniane), Carcassi (1792-1853), Giulio Regondi (1822-1872), Luigi Rinaldo Legnani (1790-1877) (i "Capricci"), Kuffner, Paganini, Moretti (?-1838?).  Così infatti scriveva alla madre dalla cittadina svizzera di Grenchen sotto mentite spoglie per non allarmare la polizia sabauda (e Svizzera).
«Me ne vivo sempre più nascosta, qui tra le valli svizzere, dove soffro parecchio per le ristrettezze della vita quotidiana e per il timore di essere trovata dalle guardie. Tra un trasloco e l’altro, una dimora e un’altra, non ho più con me neanche la chitarra, che mi faceva tanta compagnia. Ma il tempo è mutato in dolcissimo. Spesso non c’è una nuvola; ieri sono uscita a vedere il tramonto: che spettacolo! Le Alpi in faccia, il Jura alle spalle, non un rumore se non dei campanelli che hanno al collo gli armenti e di qualche canto di mandriano. Sono curiosi questi canti: consistono in un continuo saliscendi dal basso all’ acuto che ha qualcosa di doloroso. Dovrei dire di dolcemente doloroso. La nostra gola non lo può rendere. Appena riavrò la chitarra con me ne scriverò qualcosa, voglio provarmici. Io potrei vivere tutta la mia vita chiuso in una camera. Ma così: senza libri, senza chitarra e senza cielo sarebbe troppo». Firmato Giuseppina.
Donald Sassoon «Mazzini è un classico perdente. Tutte le insurrezioni che aveva progettato non avevano avuto successo. Nel 1860 quando viene pubblicato “Dei doveri dell’uomo” aveva ormai capito che tutti i suoi sogni e le sue speranze erano stati spazzati via» (Nel “Dei doveri …” scrive: “Un principio educatore che guidi gli uomini al meglio, che insegni loro la costanza nel sacrificio, che li vincoli ai loro fratelli senza farli dipendere dall’idea di uno solo o dalla forza di tutti”). Ma proprio quel libro, subito tradotto in inglese, permetterà al suo pensiero di rimanere vivo e operativo fino ad oggi essendo stato tradotto in moltissime lingue e per molti popoli in lotta compreso quello indiano. Nel 1905,  nel centenario della nascita, Gandhi scrisse un articolo in cui diceva; “La povertà fu per lui un onore. Guardò. Guardò alle sofferenze altrui come fossero le proprie. Ci sono davvero pochi esempi nel mondo di un singolo uomo che abbia determinato l’edificazione della propria nazione con la sua forza d’animo ed estrema devozione per tutta la vita».
 

     
Mazzini e la lotta di classe (MARXISMO)  4°quesito    
Mazzini ritiene che la rivoluzione sia nella natura della gente quando il fine è chiaro e condivisibile: libertà, democrazia, repubblica. Sul piano del lavoro l’Italia allora non era una nazione (e men che meno un popolo) dove si sviluppassero tensioni sociali già tipiche delle società industriali, come l’inurbamento, la protezione sanitaria e il giusto salario (senza tralasciare il lavoro minorile, femminile, insalubre etc…). La gran parte della popolazione viveva nelle campagne e a discapito di Mazzini, poi di tanti altri sindacalisti di fine secolo il loro problema non era percepito e recepito. Neanche Stalin per anni si occupò dei contadini  (i contadini, anche piccolissimi, padroni delle terre erano naturalmente dei capitalisti ma fare l'operaio era più semplice che fare il contadino). Mazzini pensava che la questione contadina dovesse essere affrontata e risolta solo dopo il raggiungimento dell'unità nazionale e non attraverso lo scontro delle classi, ma attraverso una loro collaborazione !!. Lo scontro avrebbe indebolito la rivoluzione, facendo emergere gruppi di potere e di pressione. Mazzini prende quindi le distanze da Buonarroti che si prefigge l’abolizione della proprietà privata, puntando sulle forme cooperative della condivisione degli utili e non del salario (fisso) anticipando in questo sia le teorie distribuzioniste, sia l'associazionismo fra i produttori o cooperativismo alla Holyoake. Il programma di Mazzini risentiva molto del clima dell’epoca ispirato a un misticismo di stampo romantico che riteneva essere la rivoluzione come una rivelazione messianica -ci sarà e sarà per tutti-. La sua sarà basata sui concetti di libertà, uguaglianza e umanità (in sostituzione del francese fraternité, al fine di marcare la distanza dalla democrazia radicale e dal socialismo). http://books.google.it/books?id=Im05AAAAcAAJ&source=gbs_navlinks_s
- Al disopra della vita di ciascuno è una vita universale, fondata sulla legge del progresso, il germe del progresso è nelle forze date all'uomo, ma regolate da una legge, da un ordine provvidenziale, che è in idea quello che l'umanità è destinata ad attuare come fatto. Quindi la restituzione del sentimento religioso e la formula - Dio e Popolo -. Più visionario di così si muore.  
 

Se prima abbiamo detto della popolazione contadina, non abbiamo detto che sia questa che quella proletaria più povera di città aveva un livello scolastico molto basso o addirittura nullo (analfabetismo che raggiunge in Italia punte dell’80% in alcune regioni), e oltre certi concetti non si andava. Suoi possibili adepti quindi restavano le elite intellettuali, artigiani e operai qualificati di città o militari !!. (Un po’ poco e un pò pochi. Quel 2% che aveva diritto al voto e che andava a votare solo per la metà). La casa di Mazzini a Londra in Hatton Gardens n. 5 a Holborn CircusDa tutti questi discorsi non dobbiamo dimenticare, come detto sopra, l’influenza della religione, diffusa e preminente. Il piano dell'insurrezione popolare fu fin dall'origine destinato all'insuccesso, cosa più volte ribaditagli da Garibaldi che non voleva partecipare a simili avventure (non a lieto fine) e di cui poi si fece professore Mazzini, come visto sopra,  nel caso di Mentana. L’asino che da del somaro al cavallo !!!. Detto questo bisogna dire che a Londra in quello stesso 1864 prese avvio l’Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL) ad opera di Carlo Marx a cui Mazzini diede sicuramente l’adesione come “Società per il progresso degli operai italiani in Londra" (aderente all'AIL) tramite i suoi delegati Lama e Fontana e, come dal manifesto sopra a destra, condiviso da Garibaldi (che era già tornato !?) che in questo stava già più a sinistra di Mazzini (Garibaldi va a combattere per la comune di Parigi del 1870). Ma in pochi anni Mazzini ha contrasti con l'ala comunista e mercè la sua vecchiaia e stanchezza (morirà il 10 marzo 1872) prende le distanze, si sgancia.   

Giuseppe Mazzini (1805-1872)

patriota genovese e uomo politico ideologo dell’unità d’Italia, si unì alla carboneria quando era ancora studente in giurisprudenza. Arrestato nel 1830, si convinse della necessità di un diverso tipo di organizzazione clandestina. Scarcerato comincio all’estero uno dei più lunghi esili (Svizzera, Francia e, dal 1837, Inghilterra ) che si ricordi solo a tratti interrotto da segreti rientri. Nel 1831 fondò a Marsiglia la «Giovine Italia», nel 1832 il periodico omonimo e nel 1834 in Svizzera la «Giovine Europa», finalizzata a collegare tra loro le organizzazioni clandestine nazionali. Contrario al federalismo (e alla Monarchia) Mazzini giudicava i monarchi illegittimi detentori della sovranità e, consapevole dell’impossibilità di vie intermedie tra «libertà» e «dispotismo», rifiutava di conseguenza anche la monarchia costituzionale. Condannato a morte la prima volta nel 1833, Mazzini  promosse spedizioni e moti insurrezionali finiti tragicamente. Nel 1848 fu a Milano e poi a Roma, ove fece parte del Triumvirato della Repubblica. Caduta questa, riparò fino al 1851 in Svizzera e poi per 15 anni a Londra in Hatton Gardens 5 (quartiere ebreo dei diamanti).

   

Mazzini nel suo Indirizzo agli operai italiani

Engels a Carlo Cafiero 1 luglio 1871 http://www.criticamente.com/marxismo/marx-engels/Marx-Engels_-_Sull_Italia-Scritti_e_lettere_Marx-Engels.pdf  …. .

Mazzini nel 1864 tentò mutare la nostra associazione ad utile proprio, ma andò fallito. Il suo strumento capo era un garibaldino, maggiore Luigi Wolff (suo vero nome Principe Thurn und Taxis?) il quale ora è stato scovato per una spia della polizia francese da Tibaldi (210)  Quando Mazzini vide che l’internazionale non poteva servirgli come mezzo, egli l’attaccò con molta violenza ed ha tratto partito d’ogni occasione per oltraggiarla, ma come voi dite il tempo è presto andato e «Dio e popolo» non è più il motto d’ordine della classe lavoratrice italiana.... (210) Alla seduta del Consiglio Generale del 4 luglio 1871, Paolo Tibaldi, comunardo parigino, smascherò Wolff quale agente della polizia francese, dichiarando di aver visto sul libro dei fondi segreti del ministro delle finanze !!! le note attestanti il versamento mensile a Wolff di 1.000 franchi.

L’articolo di Engels fu scritto in relazione alla campagna denigratrice nei riguardi dell’Internazionale e della Comune di Parigi sollevata da Mazzini alla vigilia del Congresso delle società operaie italiane (1°- 6 novembre 1871) allo scopo di sminuire l’influenza esercitata dall’Internazionale sul movimento operaio italiano e impedire la creazione di un’organizzazione proletaria in Italia. Avendo ricevuto da C. Cafiero, uno dei dirigenti della sezione napoletana dell’Internazionale, la lettera e l’appello agli operai italiani di Mazzini, pubblicato su La Roma del popolo (n. 20, 13 luglio 1871), in cui l’autore calunniava l’Internazionale snaturandone la storia, il programma ed i principi, Engels, il 25 luglio alla seduta del Consiglio Generale parlò dell’atteggiamento di Mazzini nei riguardi dell’Internazionale. I punti base del discorso furono da Engels sviluppati e approfonditi nell’articolo menzionato, che egli inviò a Cafiero allegato alla lettera del 28 luglio 1871. Nella sua lettera Engels rilevava la necessità di portare a conoscenza degli operai l’attività calunniatrice di Mazzini mettendo a nudo il vero senso della sua propaganda. Cafiero inviò l’articolo di Engels alle redazioni di diversi giornali. Basandosi sull’articolo e su un estratto del protocollo della seduta del Consiglio Generale mandatigli da Engels, si mise a scrivere un proprio articolo contro Mazzini, che però non terminò causa il suo arresto. La brutta copia dell’articolo fu confiscata dalla polizia.

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dice:Quest’Associazione fondata anni addietro in Londra ed alla quale io ricusai fin da principio la mia cooperazione….. Un nucleo d’individui, che s’assuma di governare direttamente una vasta moltitudine d’uomini diversi per patria, tendenze, condizioni politiche, interessi economici, mezzi d’azione, finirà sempre per non operare, o dovrà operare tirannicamente. Per questo io mi ritrassi e si ritrasse poco dopo la sezione operaia italiana, ecc....

Napoleone III entra a Milano nel 1859

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