felicioni_andrea

CaaD2006

CICLO 1 - (lez. 1-2-3-4-5-6)

CICLO 2 (lez. 7-8-9-10)

CICLO 3/4 (lez. 11-12-13-14-15-16)

CICLO 5/6 (lez. 17-18-19-20-21)

PROLUSIONE

La prolusione al corso comincia affrontando e chiarendo il concetto di MODERNITA'. Intanto:
- la modernità non è CRONOLOGICA, ma vale dalla preistoria a domani, quindi il riferimento temporale dalla scoperta dell'America, non lo prendiamo in considerazione.
- non punta su elementi precostituiti già dati come ideologia, non si basa sulla preesistenza di insiemi di regole già date, ma tende a lavorare sui problemi, sulle crisi; non è AGGETTIVATA POSITIVAMENTE, IDEOLOGICAMENTE
- Zevi: " LA MODERNITA' E' CIO’ CHE CAMBIA LA CRISI IN VALORE".( "Architettura della modernità", B.Zevi,Tascabili Newton, 1994). Il volume si chiude con questa frase: "L'ultimo valore consegnato al terzo millennio attiene al rapporto tra architettura moderna e democrazia liberal-socialista. Su questo terreno vibra la testimonianza di Terragni, Persico e Pagano, per i quali la modernità - quella che fa della crisi un valore, una morale contraddittoria, dice Baudrillard, e suscita un'estetica di rottura - era sinonimo di vita etica e civile. L'architettura è il termometro e la cartina di tornasole della giustizia e della libertà radicate in un consorzio sociale. Decostruisce le istituzioni omogenee del potere, della censura, dello sfascio premeditato, e progetta scenari organici. Fuori di una modernità impegnata, sofferta e disturbata non c'è poesia architettonica".
La modernità non è un valore temporalizzabile, è uno stato, una tensione, una coscienza, che "fa della crisi un valore". È questa idea di modernità credo una delle chiavi fondamentali del suo pensiero.
- INDIVIDUA NELLA CRISI IL PROBLEMA SOSTANZIALE E NELLA MODERNITA' LA SFIDA A METTERE IN GIOCO IL PROPRIO SISTEMA DI RIFERIMENTO, MODIFICARLO RADICALMENTE IN RAPPORTO ALLA FORZA DELLA CRISI, E ALL'INTENSITA' CHE LA CRISI PONE ALLA SOCIETA' E ALL'INDIVIDUO...
Capire quando la crisi diventa un valore, perchè genera una morale contraddittoria e suscita un'estetica di rottura, QUANDO E COME NELLA STORIA CI SONO STATI MOMENTI DI MODERNITA'
(nuova estetica... cavalcare la crisi con elementi di modernità, come Tancredi che all'arrivo di Garibaldi interviene CONTRO un mondo statico, ieratico, conservatore...un soffio di vento che agita la tenda alla finestra!)
CRISI
Nel cambiamento delle situazioni, dei momenti storici, dei contesti culturali, sociali, ecc... si aprono delle grandi crisi di trasformazione, delle fratture che rappresentano le grandi difficoltà di ricollocarsi rispetto ad un quadro in forte mutamento; tali crisi si possono fronteggiare con atteggiamento moderno, o non moderno.
"La modernità è fare della crisi un'occasione " ( Bruno Zevi )
Architetture, che hanno fatto "il salto"
perchè lo hanno fatto? perchè non potevano non farlo, all'interno del "paesaggio mentale" in cui si trovavano...
ARCHITETTURE DELLA CRISI: 
1400 Brunelleschi,Donatello,Masaccio hanno scoperto come poter controllare lo spazio e misurarlo, codificando scientificamente la PROSPETTIVA la maniera in cui l'occhio umano vede le cose... prima non c'era, ora c'è, ed è un passaggio epocale.
Una cosa è fare la prospettiva, un’altra cosa è incarnare i valori della prospettiva con l’architettura, mutando l’apparato spaziale gotico in una architettura concepita alla base per essere prospettivata e prospettivatizzabile, un'architettura che incarna la prospettiva come un quadro di Masaccio, attraverso l’organizzazione spaziale compositiva, la proporzione, la modularità… dando forza alla prospettiva e non diminuendola… L’ordine classico contribuisce, e viene riproposto e rimesso in gioco con tutto il suo armamentario spaziale prospettico pieno di ritmo, modularità, sostenendo che l’antico è bello, ma in realtà fregandosene… L’Umanesimo, l’uomo è all’interno di uno spazio che può CONTROLLARE.
1600   Un particolare momento della storia, in cui vacilla il sistema di potere e di controllo del pensiero religioso, scientifico… Il processo a Galilei, l’abiura delle sue tesi scientifiche, basate sull’esperienza… Nasce un eretico, Borromini, che usa gli ordini all’apparenza, ma rispetto al sistema della giustapposizione e della sovrapposizione di sistemi riconoscibili e prospettivabili del Rinascimento, stravolge le regole consolidate e costituisce un sistema ANTIPROSPETTICO basato sulla continuità, sulla anamorfosi degli elementi, sulla rotazione e sugli avvitamenti, tutto un altro processo, trasfigura e trasforma gli elementi, non si capisce più cosa è cupola e cosa è basamento.
1700-1800 Brunelleschi, Donatello, Masaccio... la PROSPETTIVA... Un salto di trecento anni il mondo cambia, irrompe una nuova CRISI GLOBALE, una rottura estetica con il passato, e la creazione di un nuovo paradigma mentale, quello industriale. Guardando l'evoluzione umana, a cavallo tra il 1700 ed il 1800, dal punto di vista dell'organizzazione del rapporto tra forza lavoro e produzione si analizza tale processo in termini strutturali cioè come rapporto tra economia, ricchezza e la tecnologia, ci accorgiamo che è avvenuto un nuovo passaggio epocale: per la prima volta nella storia umana, le forze energetiche che muovono le macchine possono essere spinte da forze artificiali create dall'uomo attraverso i salti tecnologici permessi dalla rivoluzione industriale. Il concetto di macchina, cioè la capacità di moltiplicare la forza lavoro attraverso dei meccanismi, è legata a millenni di storia.... già i primi strumenti usati dall'uomo sono delle macchine applicate ad un tipo di produzione. Il grande salto del 1700 sta nel fatto che per la prima volta le macchine possono essere attivate non da forze naturali come il vento, l'acqua, gli animali o il lavoro umano, bensì attraverso salti tecnologici, rappresentati dalla capacità dell'uomo di trasformare e creare energia... Parliamo dell'invenzione della macchina a vapore, una delle più grandi invenzioni che comporta modifiche nella società: in pochi anni cambia tutto: la struttura delle città, la struttura politica e sociale, nascono nuove classi in conflitto tra loro, si manifestano problemi nuovi, nasce un nuovo modo di fare scienza, di fare ricchezza...
1900 Una vera e propria RIVOLUZIONE che tuttavia si attarda ad affermarsi nel campo dell'architettura; ci vorranno ancora circa centoventi anni prima che l'architettura recepisca e comprenda la portata di tale rivoluzione, modificandosi profondamente per divenire un'architettura concepita per il nuovo mondo industriale: ecco la CRISI, da una parte la presenza del mondo dell'industria, dall'altra l'incapacità dell'architettura di misurarsi con la novità, crisi che arriverà a soluzione, solo nel 1925-1926, con la realizzazione del Bauhaus di Gropius, un'architettura rivoluzionaria che si mette in forte rapporto con l'industria, ed è moderna, in quanto capace di suscitare un'estetica di rottura ed un cambiamento rispetto all'estetica precedente... la storia entra in gioco ma in modo critico ed il mondo è un mondo nuovo: dopo la rivoluzione di Gropius abbiamo un' architettura "meccanica, meccanizzata e meccanizzabile", standardizzata e basata su concetti nuovi come l'igiene, la trasparenza, l'antiprospetticità... è un mondo fortemente ideologizzato, nel senso che il Movimento Moderno si pone come divulgatore delle acquisizioni fatte da un gruppo di maestri, considerate valide e come tali da accettare e propagare... ecco allora che l'ideologia moderna si trasforma in modernismo, così come in politica abbiamo il Marxismo, il Comunismo, il Socialismo e il Fascismo e nelle arti il Cubismo, l'Impressionismo e così via... nel novecento la parola chiave è "ISMO"... tutte queste cose funzionano come "Centralismo Democratico", cioè c'è un corpo ideologico dato da accettare così come è oppure intraprendere un processo complicato di cambiamento.
Quando una nuova generazione di architetti come Terragni, Aalto, ed il nuovo Wright entra in scena in questo panorama, si trova di fronte ad una crisi... Da una parte l'assoluta aderenza al nuovo mondo di valori (antiprospetticità, astrazione, etc..) dall'altra, venendo dopo, come generazione, alla rivoluzione "gropiusana", il legame a contesti diversi, vuoi per ragioni geografiche, vuoi per ragioni storiche... Ecco allora che questo apparato ideologico, di cui si fanno testimoni, lo devono portare fino in fondo, fino all'eresia. L'architettura di Terragni è quella che in modo profondo manifesta questa contraddizione e l'affronta con coraggio. Egli interviene con la Casa del Fascio (1932-1936) in una città italiana come Como, in cui c'è un forte "imprinting antico". Inoltre il committente non è certo l'aperto comune di Dessau  o della socialdemocrazia tedesca, ma è un regime, quello fascista, anch'esso pieno di contraddizioni, certamente autoritario, che si è imposto con la forza, ma che in fondo ha un sostegno forte e diffuso tra la comunità... E' andato al potere guardando al potere capitalista operaio e allo stesso tempo "strizzando l'occhio" ai sindacati, e intessendo rapporti anche con il clero... quasi tutte le classi dirigenti aderiscono a tale regime, e anche Terragni crede in buona fede in una serie di valori o pseudovalori di questo regime. Terragni si inventa una cosa nuova. Riesce a mettere insieme una presenza sovrastorica che permette alla Casa del Fascio di creare un dialogo con la città, con la sua struttura romana, con il suo paesaggio, secondo un rapporto di " alterità"... Riesce con un'operazione di "astrazione minimalista", basata sulla forma primaria del semicubo, in maniera antiretorica a dire qualcosa di questo regime, pur non trovando in questa architettura alcun elemento aulico ( fasci littori, combattenti) tipico del linguaggio fascista... inventa sintatticamente un tema per cui trasforma la forma primaria, di per sé minimalista e stereometrica, in un oggetto dinamico, attraverso il gioco profondo dell'astrazione: non c'è più un alto e un basso, né una destra nè una sinistra... L'astrazione si può leggere solo in un rapporto di dinamicità, l'architettura come volume dinamico... Ecco allora che Terragni sviluppa il semicubo in fasce come partiti architettonici, e alterna e modifica queste fasce, che vanno dall'alto in basso, e sono importate asimmetricamente all'interno di un cubo unitario, sono le fasce che invitano l'osservatore ad una rotazione dinamica attorno all'edificio... L 'edificio non può essere guardato, se non attraverso "un'acquisizione dinamica".
Facendo un salto di circa sessanta anni arriviamo al museo di Gehry a Bilbao, (1991-1997). Cosa è successo in questi anni? Il vecchio mondo industriale legato al vecchio modo di organizzare il potere, la città, il mondo, è caratterizzato da quel tipo di organizzazione del lavoro, quel tipo di tecnologia che allora sembrava il massimo possibile per l'umanità. Le grandi industrie, i grandi capannoni, le aree portuali a servizio dell'industria, sono dismessi, non servono più ... il mondo industriale è divenuto minoritario, perdendo la sua centralità... siamo nella "terza ondata", quella dell'informazione:  per la prima volta nella storia dell'uomo, il valore economico non è più legato al possesso della terra, né alla determinazione dei mezzi di produzione industriale, ma è legato alla capacità di organizzare, strutturare e diffondere l'informazione... Noi ci preoccupiamo di capire come l'architettura, in questa fase storica, che è di transizione, evolve, andando alla ricerca di nuovi paradigmi.
Il museo di Bibao è un'opera "borderline": la base di questa operazione è che l'architettura si fa carico in prima persona della dismissione delle aree industriali e vi risponde a) con un tipo di estetica congrua con quel retaggio, b) riesce a fare un'operazione di forte integrazione urbana.
Altro esempio di architettura della crisi è la ricerca portata avanti da Samuel Mockbee e "the rural studio", in una delle parti più povere dell'Alabama. Egli mette insieme gruppi di studenti che costruiscono architetture che hanno un profondo significato sociale per la comunità in cui si insediano... Sono opere pattuite con un complesso sistema democratico, di verifica di priorità, e necessità con le comunità locali. Sono opere realizzate con materiali di riciclo che vengono donati all'Università come mattoni rotti, truciolato, bottiglie, copertoni, targhe e finestrini di autoveicoli, con cui i ragazzi realizzano i Pods, alloggi a guscio per il campus, dove vivono loro stessi, e architetture sperimentali,di ricerca di una vera e propria estetica a sfondo sociale, come asili, centri sociali, cappelle di lettura etc..

1) IL WEB


Qual'è l'uso concettuale del termine che più ci interessa? Facciamo un esperimento, disegniamo in un foglio bianco un punto
.
Che cosa è il punto? Ha dimensioni un punto? E' misurabile un punto?
Disegnare un punto è un Dato... la modifica di una precedente situazione... prima non c'era, ora c'è. Ma quanto è grande il punto che ho disegnato? Geometricamente non si può misurare... Posso vedere tale punto con una lente di ingrandimento, o comunque usare una convenzione euclidea che mi dice che non si può misurare... il punto cioè ogni Dato, è soggetto a molteplici convenzioni... Se per esempio disegno un cerchietto
O
cosa rappresenta questo dato? Può avere diversi significati, che dipendono dal tipo di convenzione che utilizzo in quel momento. Per esempio applicando una convenzione geometrica O rappresenta un insieme di punti... un cerchio per esempio; se applico, però, la convenzione musicale O mi diventa una nota...
Ebbene l'Informazione, altro non è che l'applicazione di una convenzione ad un Dato, per cui il cerchietto può essere indistintamente uno zero, una lettera O, un disegno, un simbolo, un insieme di punti... Ha quindi molteplici significati. Applicare ad un dato una convenzione innesca la "formazione" di un mondo. Un Dato associato ad un valore convenzionale dà luogo all'Informazione, che è scevra dal giudizio di valore e quindi è Oggettiva.
In Informatica non esistono Dati ma solo Informazioni: ciò è vero ma non al 100%:  l'unico dato certo è che abbiamo la corrente che tiene acceso o spento il computer; cioè la corrente è l'unico elemento che fa cambiare uno stato iniziale di cose. Quindi se in Informatica non esistono Dati ma solo Informazioni, allora in Informatica tutto è in-formazione, cioè tutto è in costante mutevole e perenne formazione... La metafora che qui può essere usata è che l'Informatica è una massa fluida che deve prendere ancora forma...
Il mondo non informatico ha un grado di rigidità maggiore del mondo informatico... La velocità di mutevolezza delle informazioni che metto nel mondo informatico è più elevata rispetto al mondo non informatico.
E' più facile cambiare la o  in a  in informatica che non nel mondo non informatico...Ciò dipende dalla superficie, non dall'essenza...
Per capire profondamente l'Informazione andiamo ad analizzare la parola Informare: informare significa modellare secondo una forma...L'informazione prende forma attraverso processi di modellazione, cioè creando dei veri e propri modelli, che altro non sono che le diverse forme che possono assumere le informazioni.
MODELLO: maniera di legare dinamicamente le informazioni per creare tra loro un insieme di relazioni. Tra i modelli più semplici troviamo il foglio elettronico.
A11+B11=R(C11) è un micromodello: un insieme di informazioni legate tra loro da relazioni; questo modello minimo è in costante mutazione; basta variare uno degli elementi... Quindi il primo livello è la modifica del Dato singolo, il secondo livello riguarda il legare tra loro i dati attraverso delle relazioni di calcolo: ciò determina il modello.
Il www (World Wide Web) può essere pensato come un mondo intangibile, un grande insieme di reti collegate tra loro, capace di contenere dati o informazioni.
Google? È un motore di ricerca che scannerizza in rete le nostre reti.
L'Ip (Internet Protocol), un numero binario che identifica ciascun computer, un codice identificativo personale.
L’Html (Hyper Text Mark-up Language)? È il linguaggio con cui gli individui possono parlarsi, si tratta di una piattaforma unica...
Ip e Html  messe insieme e sviluppate costituiscono internet, cioè un sistema di reti tra loro collegate che permettono la lettura di informazioni che possono essere rese pubbliche.
Da qui si può capire come l’avvento dell’informatica abbia generato una serie di cambiamenti, investendo ogni campo, anche quello dell’architettura, che risente dei cambiamenti sociali e soprattutto tecnologici. Ricapitolando: quel punto potrebbe essere tante cose, un punto, un’entità. L’importante è applicare una convenzione che stabilisca in maniera indiscutibile che cos’è quel segno.
L’informazione è l ’applicazione di una convenzione ad un dato, e può essere definita come in-formazione in quanto cambia continuamente.
A sua volta l’informazione è costituita da modelli, che fanno parte anche del nostro spazio mentale.

2) L'INFORMAZIONE

L'INFORMAZIONE dal punto di vista socio economico
La società in cui noi oggi viviamo crea valore e ricchezza partendo dall'informazione. Il sociologo Alvin Toeffler è autore di un libro "La Terza Onda" (1980), in cui descrive lo sviluppo evolutivo della società attraverso tre stadi: il primo stadio è una fase lunghissima, che dura circa 1200 anni ed è caratterizzata dal mezzo di produzione agricolo. Dagli albori fino alla fine del 1700 la storia dell'umanità è caratterizzata dalla fase agricola o "prima onda". Il secondo stadio o "seconda onda" coincide con la fase industriale e va dalla fine del 1700 al 1956. La "Terza Onda", che parte dal 1956, è quella che stiamo vivendo oggi; il bene primario è rappresentato dall'Informazione e la lunghezza dell'onda è inversamente proporzionale al processo tecnologico.
Analizziamo le tre epoche secondo alcuni aspetti oggettivi comuni alle tre fasi, prendendo come riferimento la produzione di un bene, per esempio, il CARCIOFO.
Primo fatto oggettivo: l'occupazione che hanno le persone nelle varie epoche:
Nella prima fase il 95% è dedito all'agricoltura, il 4% al commercio, l'1% ai servizi... quindi nella fase agricola il carciofo è legato economicamente per il 95% al bene terra, per il 4% ai vari aspetti della sua commercializzazione, a patto che esista una certa evoluzione ed il carciofo divenga bene di scambio, per l'1% ai sistemi di concimazione, cioè al quindi informativo. Questo quadro dimostra come nella fase agricola, quasi tutti erano impegnati nel provvedere ad un sostentamento diretto del proprio fabbisogno.
Se prendiamo lo stesso bene CARCIOFO e lo catapultiamo nel 1824, analizzandone gli aspetti costitutivi, ci rendiamo conto che le cose sono cambiate: per il 60% il carciofo è ancora legato alla terra, per il 30% è legato alla sua commercializzazione e trasformazione e per il 10% all'informazione. Qui vediamo come il bene primario si sia spostato da quello agricolo a quello industriale (siamo infatti nella seconda ondata, caratterizzata dallo sviluppo industriale dalle macchine che servono per produrre, trasformare e trasportare il carciofo).
Oggi cosa succede?
Sicuramente, il bene terra diminuisce, così come le persone che lavorano nell'agricoltura... Continuando ad usare le percentuali: il 10% del bene carciofo rimane legato alla terra, il 30% all'industria e il restante 60% all'informazione, cioè al terziario.... Questo fenomeno è il cuore della terza ondata in cui per la prima volta il settore dell'informazione ha la maggioranza...
C'è una differenza sostanziale tra chi si occupa delle informazioni e chi lavora per creare i beni primari. Per capire chi sono i ricchi delle varie epoche dobbiamo andare a vedere chi detiene i mezzi di produzione. Oggi sicuramente il potere economico è legato all'informazione.
Il ruolo dell'informazione nella società odierna è molto importante, perché essa è diventata una forza prevalente della struttura del mondo contemporaneo.
Se poi trattiamo beni a più alto livello tecnologico, il ruolo dell'informazione assume ancora più valore... l'esempio è dato dall'oggetto automobile, uno degli elementi più funzionali e tecnologici dal periodo dello sviluppo industriale ad oggi.
L'immagine della prima Ford:
Il messaggio: ognuno può scegliere il colore che vuole purché sia nero... si teorizza il primo modello della "automobilizzazione di massa"... L'idea di standard, concentrata nel colore nero....
se guardiamo alla Ford T, dal punto di vista delle sue componenti,  l' 80 % riguarda la produzione del bene macchina, il 20% è rappresentato dagli aspetti informativi.
Facendo poi un salto di circa ottant'anni, arriviamo alla SMART: la formula "va bene qualunque colore purché sia nero" si ribalta.... non più standard ma personalizzazione; impera l'idea che non esistano due SMART uguali, per la grande flessibilità dei componenti intercambiabili.
Ciò vuol dire tre cose:

  1. tutta la società dell'informatica, si è spostata dalla parola chiave "Oggetto" alla parola chiave "Soggetto", per cui è cambiato il punto di vista: "Io esisto in quanto funziono", all'interno di uno standard, si è trasformato in: "Io esisto in quanto comunico", e quindi, ovviamente, funziono.
  2. Acquistare oggi una SMART, significa inserirsi all'interno di un circuito informativo, che va dal consumatore alla fabbrica... è il consumatore stesso che "progetta " la sua macchina perché è lui a scegliere in un "commercial center", che ha molto poco dell'usuale auto-concessionario. Il consumatore sceglie le diverse componenti che verranno assemblate e che faranno dell'auto la SUA auto. Ecco allora che l'80% non riguarda più la produzione del bene auto; la componente informativa diventa importantissima. Se nella FORD T la componente effettiva di tecnologia era il 10%, oggi nell'automobile le componenti elettroniche sono prioritarie.
  3. Il terzo livello riguarda la creazione di beni che sono prima di tutto informazioni, ciò che un tempo si definiva terziario e che oggi si dovrebbe chiamare primario vista la sua importanza. "Io esisto in quanto informo", in un prodotto di oggi può essere rappresentato dal caso SWATCH... Trovata e sperimentata la tecnologia al quarzo, tutti gli orologi che usano tale tecnologia, a prescindere dal prezzo,  funzionano. Lo SWATCH ha in più la capacità di comunicare. La chiave di un prodotto non è più il suo funzionamento, ma la sua immagine, ciò che esso vuole comunicare.

L'emergere della società dell'informazione è davanti ai nostri occhi e allora ci domandiamo: chi sono i nuovi ricchi? In passato chi possedeva la terra, oggi che viviamo nella "terza onda", ciò che conta non è il possesso delle risorse, nè delle macchine, per trasformarle come nell'era della produzione industriale ("seconda onda"), ma è la conoscenza.
Il potere è nelle mani di chi ha più conoscenza e può controllare il flusso delle informazioni.

3) IL PAESAGGIO MENTALE

L'evoluzione umana è legata alla nostra capacità di creare strumenti. C'è una stretta relazione tra le cose che possiamo fare e la presenza di uno strumento.
Interessante è vedere come questo ragionamento possa ruotare intorno alla parola "volta". Gli uomini ad un certo punto hanno sentito il bisogno di contare, e uno degli aspetti del contare è legato alla successione del tempo.
Il problema allora è cosa contare? Come contare? Come scrivere quello che conto?
La parola "volta" può coincidere con diversi significati: la volta come volta celeste, volta come numero di volte, volta come costruzione, che a sua volta evoca la volta celeste... in qualche modo c'è un rapporto tra il nostro modo di vedere il mondo e l'architettura... non sono due fatti scissi.
Cerchiamo di vedere l'architettura con occhi nuovi.
Normalmente raffiguriamo un'opera architettonica con gli strumenti che oggi abbiamo a disposizione come la fotografia per esempio.
Siamo abituati a vedere queste opere come se fossero fuori da sé stesse, senza storicizzazione.
Immaginiamo di vedere le cose in modo diverso, ponendo l'architettura all'interno dell'insieme degli strumenti di allora;
Per esempio la piramide: la piramide è un triangolo e poteva essere rappresentata solo avendo capacità geometriche, scientifiche, basate sulla conoscenza trigonometrica, che è servita per crearla... ecco allora che senza la conoscenza del triangolo, non si può conoscere la piramide. La piramide è la rappresentazione fisica, in forma architettonica, di un determinato stadio di conoscenza. Il paesaggio mentale, inteso come costruzione mentale, si concretizza in un oggetto come la piramide.
Un altro esempio è il modello della città romana, che è cosa diversa da Roma. Senza la conoscenza di alcuni strumenti come il groma, oggetto che permette di avere allineamenti ad angoli a 90°,non è possibile realizzare la struttura delle città romane, cardine e decumano.
Senza la conoscenza di sistemi di misura e controllo a base matematica, non potevano essere costruite opere come il Pantheon. Con il sistema di numeri romani come è stato possibile costruire opere di tale livello?
A quei tempi esisteva un tipo di matematica geometrica operativa... la base non era un sistema algebrico numerico, ma un sistema proporzionale, che legava la geometria al calcolo... ad esempio l'elevazione di 4 al quadrato = 4x4 è equivalente  a costruire  geometricamente un quadrato di base uguale al lato.
I sistemi romani erano dunque a base geometrica non algebrica; La sezione aurea per esempio non è un sistema di proporzionamento simbolico, ma un sistema di variazione del sistema geometrico del pentagono... è la geometria operativa la base per lo schema della città romana.
Ad un certo punto però queste conoscienze si perdono, e nel medioevo troviamo una regressione dell'insieme delle capacità di controllo.
Arriviamo così al 1400, a Firenze, cosa sta accadendo?
Accade che più o meno simultaneamente, un gruppo di pittori, scultori e architetti (da Masaccio prima a Brunelleschi dopo) elaborino un sistema di rappresentazione planare, che ha alcune caratteristiche potenti.

      • la prospettiva costituisce un modello di rappresentazione che ha margini alti di scientificità: applicando infatti allo stesso modo alcune regole si ottiene sempre lo stesso risultato.
      • un sistema di rappresentazione "di andata e ritorno" tra raffigurazione deformata prospettica e misura reale, attraverso i punti di misura. Ciò determina un nuovo e rivoluzionario paesaggio mentale.
      • il terzo livello è che entro certi limiti la prospettiva appare come un sistema, vero, oggettivo.
        Ciò che deriva dalla rappresentazione prospettica è più o meno ciò che vedrei attraverso i miei occhi, se stessi guardando davvero l'oggetto che sto rappresentando.

L'aria che si respira a Firenze in quegli anni è diversa da quella medioevale, ricca di misticismo, dove i valori individuali venivano meno a favore del sacro.
A partire dal 1400 abbiamo una presenza dell'uomo diversa da quella medioevale: una presenza dell'uomo consciente di sè, anche a livello fisico, l'uomo diventa parte di un mondo in cui tutto è misurabile, controllabile.
Uno scambio di informazioni tra i diversi mondi intellettuali... E' mutato il paesaggio mentale, e nel momento in cui il paesaggio mentale si è deformato con la prospettiva, sorge un nuovo problema: posso usare la prospettiva come strumento di rappresentazione, o fare  in modo che ogni oggetto incarni la prospettiva. Che tipo di soggetto dovrei costruire, affinché la prospettiva venga esaltata?
Occorre reinventare l'architettura: se guardo una cattedrale gotica, tutto il gioco è fatto in assenza della prospettiva, perché il ritmo è sincopato, e tende a schiacciare la struttura. Tutto il sistema, comprese le decorazioni, si legge in chiave simbolica e costruttiva.
Nel rinascimento è demolito il modello della cattedrale gotica, per fare posto a un'architettura diversa, fondando un nuovo paesaggio mentale.
Nel S. Lorenzo di Brunelleschi tutto si modifica, dal dettaglio all'organizzazione generale.
Volendo esaltare la rappresentazione prospettica si deve giocare con una regolarità modulare, leggibile in base prospettica. L'arco a tutto sesto crea il ritmo, l'uso degli elementi del repertorio classico crea una facilità di rapporto tra le diverse parti. Si gioca con elementi regolari, riproducibili, prospetizzabili, e l'architettura prende forza attraverso l'uso cosciente della prospettiva.
Nel 1600 il paesaggio mentale cambia ancora. Il mondo diventa percettibile attraverso strumenti diversi.
Nel S. Ivo del Borromini la prospettiva non è più un'elemento in gioco; non si concepisce più un sistema basato sulla giustapposizione delle parti come nel rinascimento, ma sulla trasformazione, sulla metamorfosi, anamorfosi degli elementi.
Alla fine del 1700 una grande rivoluzione presiede il momento dell'astrazione, in cui il mondo diventa analizzabile in via analitica e non più in via sintetica e contestuale, come quello della prospettiva. Nasce così un mondo nuovo ed un paesaggio mentale diverso, che è alla base del modello industriale.
Oggi viviamo in un paesaggio mentale diverso da quello della prospettiva e da quello del 1700 e dobbiamo trovare l'oggetto da reificare, per dar luogo ad un nuovo paesaggio mentale, inteso come il rapporto tra gli artefatti (l'architettura) ed il nostro stato di conoscenza scientifica e tecnologica.
Questo è comunque un processo doloroso.
Oggi la concezione dello spazio è inequivocabilmente legata al suo dinamismo, sia nel pensarlo che nel raffigurarlo. Questa dinamicità è rappresentata dall’informazione.
L’informazione è ciò che crea oggi il paesaggio mentale, divenendo “materia prima dell’architettura”.
La rivoluzione informatica corrisponde, dunque, alla rivoluzione dell’informazione.


4) LA COMUNICAZIONE MARSUPIALE


In che modo l'architettura inizia ad interagire con l'informazione? Attraverso la "via dei simboli".
L'immagine di riferimento è sicuramente l'Opera di Sidney, di Utzon, un edificio che segna uno spartiacque.
Siamo nel 1956, e per la prima volta un architetto ha il coraggio di progettare un'architettura, che rappresenti un "simbolo", il simbolo della città del continente Australiano, che finalmente ha avuto il coraggio di esprimersi, indipendentemente dalla matrice da cui derivava, la Gran Bretagna.
E' un monumento della collettività, che guarda al resto del mondo e si proietta con slancio al futuro.
E' l'architettura stessa che parla, che si interroga su: chi sono? perchè esisto?
L'architettura nel corso degli anni ha subito diverse trasformazioni:
nel 1500 e nel 1600, la natura dell'architettura era legata alla sua funzione rappresentativa; essa doveva rappresentare una serie di valori, in stretto rapporto con i poteri politici imperanti, che rappresentava. Ad esempio il nuovo modo di rappresentare la città di Roma da parte del Nolli, non poteva prescindere dal rapporto con il potere del papato.
L'idea intrinseca è che un edificio non è più autonomo, ma legato all'idea dello spazio urbano che gli sta intorno. Per la prima volta, si pone l'attenzione sulla differenziazione stradale, sulla distinzione tra spazi pubblici e quelli privati; spazi pubblici che vanno, poi, a coincidere con i palazzi importanti, con le chiese, ed i chiostri, le corti, diventano un prolungamento dello spazio urbano all'interno di uno spazio privato.
Dunque in questa fase, l'architettura ESISTE IN QUANTO RAPPRESENTA.
Con la rivoluzione industriale il quadro cambia: in questo momento l'architettura, se interrogata  sul perché della sua esistenza risponderebbe: IO ESISTO IN QUANTO FUNZIONO, una sorta di tautologia, su cui si basa il funzionalismo. Il valore, in questo caso, è dato dal funzionamento: il costruito deve rivelare la sua funzione e dalla funzione scaturiscono le forme.
Nella nuova coscienza estetica contemporanea coesistono atteggiamenti diversi, per cui le architetture, che negli ultimi 15 anni hanno avuto un maggior impatto, sono quelle che rispondono al dettato: IO ESISTO IN QUANTO INFORMO, comunico. Questo no vuol dire che esse non funzionano più o non rappresentano più, perché tali fattori coesistono, tuttavia, non sono più la risposta principale.
Nella fase di accelerazione e di ripresa del modello industriale una vera e propria ossessione per filosofi, architetti, scienziati erano le parole Oggetto e Oggettività. Io esisto in quanto funziono era la trasposizione del fatto che non esistevano valori soggettivi ed estetici, esisteva solo l'idea del funzionamento e ciò influenzò anche il campo filosofico.
Nascono scuole di pensiero che ibridano matematica, linguistica, filosofia, per es. si ricerca un linguaggio il più possibile depurato e il ragionamento si sposta sul linguaggio stesso.
Cambiare le cose e dire IO ESISTO IN QUANTO INFORMO, in quanto comunico, significa rompere un taboo, e l'Opera di Sidney ha queste caratteristiche.
Nel periodo dell'"Architettura Moderna" il linguaggio doveva essere il più possibile asciutto, conciso, controllato dal binomio causa - effetto, tipico del mondo industriale.
Se cambio il modo di pensare cosa succede?
Gli antichi parlavano spesso attraverso l'uso di figure retoriche, figure di tipo associativo, antioggettivo. Dobbiamo far rientrare in gioco anche noi le figure retoriche, perchè la figura è la chiave per parlare attraverso le immagini, e l'architettura è fatta di immagini.
Per esempio la pubblicità, ci può aiutare a comprendere l'evoluzione dell'informazione, in quanto forma di comunicazione.
La pubblicità dell'era industriale doveva essere oggettiva, presentava il valore del prodotto attraverso la comunicazione delle caratteristiche tecniche dell'oggetto pubblicizzato, evidenziando le sue capacità oggettive, pratiche, di rispondere ad esigenze concrete.
La pubblicità di oggi ci fa capire che il mondo è cambiato. Il prodotto che si commercializza oggi, non viene presentato più rispetto ai suoi valori oggettivi, bensì attraverso una narrazione metaforica, ciò determina dei "corti circuiti" comunicativi particolari.
Ci sono degli elementi che richiamano una codificazione personalizzata; il messaggio non si pone più in termini oggettivi, ma in termini di quanto io, ricettore, riesco ad entrare in rapporto con quell'immagine. Se non riesco ad entrare in sintonia con quell' immagine sono tagliato fuori, ma alla Byblos ciò non interessa, perché economicamente non appartengo al target a cui essi si rivolgono. Chi compra una borsa BYBLOS, compra, in realtà, non la borsa oggettiva, fatta di pelle, cuciture etc., ma la storia, che il messaggio pubblicitario associa a quella borsa. Il valore soggettivo del messaggio diventa la chiave economica, e in quanto messaggio soggettivo non è rivolto a tutti, come invece accadeva nella società industriale, bensì a pochi acquirenti, quelli che ricevono il messaggio ed entrano in sintonia con esso. Siamo nella società del molteplice.
Ancora un esempio: la Spalding presenta la pubblicità di alcune valigie attraverso un' immagine subliminale. Riprende l'immagine della locandina del film "il cielo sopra Berlino" di Wenders, ed una scritta "Suitcases and more....for frequently flyers only". E' chiaro che alla parola inglese flyers viene dato il duplice senso di volatore e viaggiatore. La pubblicità in questo caso è rivolta ad un certo target di utenti; sono esclusi tutti coloro che non conoscono il film o non conoscono l'inglese. Il messaggio soggettivizzabile si oppone a quello oggettivo.
Arriviamo all'architettura:
L'architettura degli anni venti, possedeva un valore primo legato alla sua funzione, al suo essere macchina. Ciò viene sconvolto nella prima metà degli anni settanta, quando un critico inglese Charles Jenks, parlò per la prima volta di linguaggio post moderno in architettura. Si supera l'idea che l'architettura esiste in quanto funziona, ponendo l'accento sul recupero di un gusto "kitch" e sul recupero della storia. Il linguaggio funzionalista, astratto, per sua natura, viene sostituito da un linguaggio, costituito dall'assemblaggio di elementi tratti dalla storia.
Ciò che a noi interessa non è tanto l'estetica postmoderna, quanto prendere atto dell'avvenuta rottura di un taboo.
L'elemento soggettivo della comunicazione, l'elemento della ricerca estetica rientra di nuovo in gioco.
L'architettura può quindi comunicare, e si arriva ad un filone interessante, quello del Decostruttivismo che fa entrare in gioco una serie di riflessioni.

  • Una delle immagini fondamentali del Postmodern è il collage. Nel Decostruttivismo l'atteggiamento non è mai di collage, ma di comprensione a tutti i livelli, si basa sulla compresenza di letture diverse ma mai accostate, semmai conviventi.
  • La decostruzione è un termine filosofico riportato poi in architettura: il concetto di base è il "dislocamento", tagli diagonali che sono sovrapposti, creando un' immagine nuova. Questo atteggiamento si trasporta in architettura, e si traduce in una mostra nel 1988 a New York, dove per la prima volta si parla di un' architettura decostruttivista.

Rinasce la possibilità di fare un'architettura anche simbolica, anche rappresentativa, anche monumentale, basata sull' impatto comunicativo, per rendere il fruitore partecipe di un messaggio.
. Il Museo Ebraico di Libeskind a Berlino, in memoria delle vittime dell'olocausto, è la rappresentazione di un percorso spezzato. La metafora sta nella tessitura stessa del muro, lacerato, piegato, zig-zagato.
. Nel Museo delle arti "KIASMA" ad Helsinky, Steven Holl si muove su un' idea metaforica, mettendo in gioco una figura retorica, il chiasma ottico, la sovrapposizione dei nervi ottici, che diventa la forza strutturante del museo a livello distributivo, funzionale, spaziale.


5) L'AMPIEZZA DELLA CRISI ALLA NASCITA DEL MONDO INDUSTRIALE

Abbiamo visto che lo sforzo di adesione alla modernità è quello di comprendere l'intensità della crisi, e cercare in essa, tendenze propositive che guardino avanti. Reinterpretare il reale attraverso la definizione di un'immagine... quello estetico è il livello più alto di conoscenza. Il problema della crisi è visto come punto di arrivo di un cambiamento, che interessa temi diversi, politico, costruttivo, funzionale, sociale, etc. Esaminando l'era storica del paradigma industriale, creiamo nelle nostre menti un parallelismo con l'era di oggi. Siamo in una fase storica diversa, ma con caratteristiche analoghe a quel periodo. Poniamo l'attenzione sull'architettura, sull'informazione, temi non preformati, ma appunto in formazione... si tratta di un ragionamento dinamico.

  • Facendo riferimento alle "tre ondate" di Toeffler, trovandoci noi nella terza ondata, e vivendo l'affermazione del mondo informatico, come conseguenza della crisi del mondo industriale, nella nostra mente creiamo un parallelismo concettuale con quanto è avvenuto nelle precedenti ondate. Cresce così il desiderio di concepire l'architettura in modo diverso rispetto al passato: con l'architettura dell'informazione si affronta un cambiamento, una crisi, appunto, che porta al superamento del paradigma industriale.
  • Parlando della "seconda ondata" di Toeffler, focalizziamo l'attenzione sul fatto che nella seconda metà del 1700, avviene un'innovazione tecnologica: la macchina a Vapore... stiamo parlando della capacità di creare energia, di applicare una forza al sistema macchina. Si hanno finalmente delle macchine che si muovono artificialmente. L'applicare forza lavoro a macchinari più o meno evoluti, appartiene all'umanità da sempre; già nell'antichità infatti si teorizzava su questa invenzione, ma è nella seconda metà del 1700 che si arriva alla pratica. Non è la nascita della macchina in sé a rappresentare l'innovazione, quanto, l'idea di poter trasformare l'acqua in energia, vapore, processo dinamico che permette di far muovere la macchina artificialmente. La nascita della macchina a vapore è visto come momento di crisi, caratteristico della rivoluzione industriale.
  • Questa invenzione si combina con tutto un processo di presa di coscienza politica da parte delle classi sociali di tipo borghese, non più legate al modello di produzione agricolo. La macchina, mossa artificialmente, cambia i modelli di produzione... garantisce la duplicazione della forza lavoro e questa duplicazione a carattere esponenziale porta grandi cambiamenti all'interno della società: la costruzione di ferrovie, nuove teorie politiche (salario, valore, reddito), la nascita di movimenti sindacali... le città cambiano, diventano attrattori della popolazione dedita al mondo dell'industria. Una trasformazione caotica ed impetuosa... scontri politici tra le nuove classi lavoratrici e i nuovi ricchi... Nascono filoni filosofici permeati da questa nuova idea positivista. Il mondo è completamente mutato... irrompe una nuova forza legata al modello industriale che "sconquassa" i rapporti sociali.

All'interno di questo quadro, l'architettura, tra le diverse arti, è quella più lenta a recepire il cambiamento. Rimane statica, come una forma di arte rappresentante di una piccola nicchia, legata al persistere di quella che era stata l'ultima rivoluzione... stiamo parlando della base prospettica rinascimentale e del riproporre elementi classici. L'architettura, è ferma ad una serie di certezze, stabilizzate circa quattrocento anni prima. C'erano stati certo degli sviluppi successivi, soprattutto legati alle scenografie urbane, tuttavia l'architettura era rimasta un corpo rigido, incapace di muoversi all'interno dei cambiamenti in atto nella società. Un esempio di ciò il "Palazzaccio" di Calderini: siamo nel 1880, l'architettura che si propone in un edificio pubblico è quella che attinge al patrimonio architettonico del 1500 romano... è paradossale ma non è un caso... l'architettura, tra la metà del 1700 fino ai primi del 1900, guarda al passato con un corpo pesante, che non le permette di reagire rispetto a ciò che era successo già da tempo... la rivoluzione industriale.
Un'architettura statica, pesante, ovunque. Esistono, tuttavia, immagini architettoniche che rappresentano delle piccole singolari sperimentazioni, che assumeranno un valore solo nell'ottica di un processo lungo, analizzabile a ritroso...

  • Lo Schema a priori di Boulle e Durand. Con la rivoluzione francese e l'avvento di Napoleone, che impone le sue idee politico amministrative anche in Italia, si ha uno stravolgimento della sfera sociale. Ciò determina la fine dei piccoli stati a vantaggio di un progetto unitario. Il primato della ragione dà luogo ad un gruppo di architetti "visionisti", da Boulle a Ledoux,  che progettano delle cose a dir poco marziane, perché hanno poco a che vedere con l'architettura imperante in quel momento (decorativa e statica). Si muovono alla ricerca di forme pure, di rigore geometrico e di  secchi processi di assemblaggio delle parti. Notiamo un'atmosfera tutt'altro che arcaica o frivola, ma votata all'astrazione e poco decorativa. Anche nell'architettura si afferma un pensiero positivista, classificatorio, trattatista, tipico dell'affermazione delle nuove scienze e di una mentalità vicina al mondo industriale... l'enciclopedia e i trattati di Durand, che individuano la necessità di catalogare, organizzare il corpo dell'architettura, all'interno di un metodo... la classificazione dell'architettura in schede crea una didattica, legata proprio al modo di vedere l'architettura come un corpo individuabile attraverso la classificazione.
  • La Logica della Costruzione. L'altra cosa importante è il problema della costruzione: il mondo della costruzione è in effervescenza durante l'800, ma non l'architettura... Nascono nuove esigenze legate alla nascita della macchina a vapore ed alla realizzazione di strade ferrate. Queste cose richiedono lo sviluppo dell'ingegneria, che diviene, per tentativi, scienza esatta... Abbiamo, quindi, lo sviluppo della scienza delle costruzioni e della statica, legate al nuovo materiale: il ferro. Occorre realizzare nuovi ponti e ferrovie e grandi stazioni per i treni che arrivano nelle città... Occorre realizzare nuove strutture per mostrare le innovazioni tecnologiche. Ecco allora i padiglioni per le fiere industriali o le miriadi di serre realizzate con i nuovi materiali: il ferro e il vetro. La figura che incarna questo fermento è sicuramente l'ingegnere, figura propulsiva, che viene a coincidere con quella dell'inventore applicato (usa l'invenzione armata del calcolo) e che viene a contrapporsi a quella dell'architetto: la prima figura è dinamica e moderna, l'altra, già vecchia e attardata. A queste due figure corrispondono due modelli di scuola: 1) il politecnico, che rappresenta il modello vincente, formava l'ingegnere con una dose massiccia di tecnica 2) l'accademia di belle arti, che formava l'architetto, trasformatosi in un decoratore, che applicava a scatole edilizie forme e decorazioni appartenute al passato.

Il momento in cui questi due mondi si uniscono, è un nuovo momento di crisi, che attacca la città di Chicago... Siamo nel 1871, un incendio distrugge la città quasi completamente... Chicago si ricostruisce, a densità molto alta, ed entrano in rapporto così i due mondi dell'ingegneria e dell'architettura. Accade che gli americani inventano "l'uovo di Colombo". Conoscono la tecnica del balloon-frame, un sistema modulare in legno, che al posto degli incastri utilizza i chiodi. Questo sistema costruttivo porta ad una serie di ragionamenti. Nella ricostruzione di Chicago non fanno altro che applicare il sistema del balloon-frame alla struttura in ferro, un principio di ossature modulari, piastrate l'una con l'altra. La rivoluzione costruttiva è rappresentata dall'ossatura metallica, che permette la realizzazione del primo grattacielo, ma che non da immediatamente luogo ad una rivoluzione formale. Si impiega, infatti, inizialmente, un'ossatura metallica a cui si giustappone una veste decorativa colta dal passato. All'interno di questo processo emergono personalità come Sullivan, che si interrogano sull'idea che forse può esistere un modo di fare un' architettura, adeguata al nuovo sistema costruttivo ad ossatura metallica... Ne deriva un'architettura di tipo "organico", nel senso che ci deve essere un rapporto organico tra struttura e apparato architettonico decorativo. Ciò si legge dalla volontà in Sullivan di mettere in stretto rapporto i passi degli elementi strutturali della costruzione con i ritmi della decorazione. La formula " la forma segue la funzione" nasce in questo contesto culturale, proprio con Sullivan, che ha perseguito l'idea di rapportare l'elemento costruttivo con quello decorativo.

  • L'Artigianato "Totale". Successivamente nasce un nuovo movimento sotterraneo, quello delle Arts and Crafts di W. Morris, che rappresenta un ulteriore attacco al precedente sistema industriale, attraverso la mescolanza di elementi progressivi e regressivi. Gli appartenenti a tale movimento si pongono nei confronti degli elementi industriali in modo nostalgico, rivalutando l'artigianato, ed inseguendo il passato. In questo strano coacervo, tuttavia, accadono cose particolari: esiste un filo comune che unisce le scelte, dalla piccola scala alla grande scala, dal "cucchiaio alla città", per cui architettura, design, tessuti, diventano parte di un mondo unitario... è questa una visione forte: nasce il germe dell'unitarietà, in cui esiste una totalità, che va dal tessuto per gli arredi, alle carte da parati, ai vestiti, al design, fino ad arrivare all'architettura... l'esempio è la casa rossa di Webb, progettata da Morris, dove c'è un controllo totale.
  • L'Interscambiabilità e poi Lo Stile. Alla fine del 1800 comincia ad esistere un'architettura diversa. L'800 è noto per l'eclettismo, perché l'architettura viene a coincidere con il disegno e vengono riscoperti dei lessici storici di diverso tipo ed epoca. L'idea è quella di una veste stilistica da applicare ad ossature sempre uguali... ciò che cambia è la veste grafica. Ebbene, alla fine dell'800 è in atto un fervente dibattito culturale: è possibile far emergere uno stile unitario, rappresentativo e caratterizzante il momento storico che si sta vivendo? Questo processo di ricerca di un linguaggio unitario arriva a compimento con L'Art Nuveau... Avviene che uno stile si impone; nella compresenza di diversi stili, tipica della fine dell'800, si arriva alla definizione di uno stile nuovo e unitario, caratterizzato dall'accettazione di alcuni prodotti e manufatti nuovi di derivazione industriale: il ferro ed il vetro, i tessuti e le piastrelle assumono un significato importante. Il gioco sta nell'usare tali materiali in maniera artigianale e decorativa emerge un' architettura di successo mondiale grazie anche a sistemi di comunicazione come i libri, la stampa, il telegrafo... il mondo si configura come EUROPACENTRICO perché è ancora in piedi il sistema delle colonizzazioni. In questi anni si afferma il nuovo stile che trova la maniera di esprimersi attraverso un ripensamento di suggestioni derivanti dal mondo naturale... da qui lo "stile floreale".
  • Il Simbolo della Contraddizione. Ci sono dei momenti di scontro molto forte tra i due mondi presenti nell'800; da una parte l'ingegneria protesa alla modernità, dall'altra il mondo attardato dell'architettura, rivolto allo stile eclettico. Alla fine dell'800 l'architetto era una figura legata all'accademia, e quindi ai temi del disegno e della composizione armoniosa, distante dal mondo pratico dell'ingegnere; l'architetto conosceva e usava i vari stili del passato, applicandoli alle esigenze che rilevava di volta in volta. Il punto di incontro e scontro tra questi due mondi è rappresentato dal tema della stazione ferroviaria, sia perché essa rappresenta il contenitore della grande invenzione, la macchina a vapore, sia perché la stazione  è simbolo della crescita esponenziale delle città dell'800, e del fatto che porta all'interno della città la scala territoriale. Le grandi distanze si riducono. Un esempio di  questo incontro-scontro è rappresentato dalla stazione di Milano, terminata nel 1931: da una parte essa è legata al mondo tecnologicamente avanzato dell'ingegneria, che esprime il cambiamento (spazi accessori, pensiline, gallerie vetrate) dall'altra però ritroviamo la paura del cambiamento, un vero e proprio "tappo", una chiusura monumentale all'esterno di impianto rinascimentale che maschera il mondo dell'ingegneria:  la simmetria, il ricorso agli stili storici, la prospettiva, sono tutti elementi tipici del passato. La stazione ferroviaria è quindi il simbolo di questa contraddizione.
  • Fermenti Nuovi: I nuovi "P". Un impulso fondamentale alla creazione di questa nuova cultura industriale, deriva dalla ricerca attuata in campo artistico, dalle arti figurative e dalla pittura, dove emergono i nuovi fermenti, e dove si ha maggiore capacità di muoversi ed evolversi rispetto all'architettura... c'è un nuovo attore nella scena contemporanea: il nuovo paesaggio metropolitano (P); nell'800 si afferma un'idea di città nuova: nuove componenti, grandi agglomerazioni, movimento, mezzi di trasporto, idea brulicante e frammentaria della città, passaggio dal sistema chiuso della città del passato, al sistema aperto.
    Nella seconda metà dell'800, per primi i pittori impressionisti e i poeti come Boudelaire, si pongono in maniera critica verso la complessità della nuova città contemporanea, cogliendone il momento di trasformazione, rappresentato dalla sua crescita vertiginosa, che aveva modificato il nuovo paesaggio fisico caratterizzato dalla dinamicità, dal movimento e dalla frammentarietà della città, diventando il motore indispensabile della rivoluzione estetica. Cambiano i processi cognitivi,il modo di rappresentare la realtà, e quindi il paesaggio mentale. Il concetto di tempo libero, prima presente solo nella classe borghese, diventa elemento fondamentale della città moderna. Ecco allora le scampagnate e le gite in barca di Monet o Pissaro.
    L'idea dell'Impressionismo è quella di usare un modo espressivo, per catturare la mutevolezza del modo di essere contemporaneo. I soggetti sono i paesaggi metropolitani del tempo libero, ma ciò che importa è il modo in cui i pittori esprimono la frammentarietà, il passaggio da un mondo statico, ad un mondo dinamico, con un rinnovato interesse per gli esperimenti e per la pittura dal vero: la luce diventa elemento fondamentale, come in Monet, che dipinge lo stesso soggetto, ripreso alle differenti ore del giorno, con una luce sempre diversa. La portata di questa rivoluzione è enorme: i pittori assorbono il mondo che li circonda e lo rappresentano con tecniche nuove in modo dinamico, perché dinamico è il nuovo mondo.
  • La Logica "A". Subito dopo interviene un filone, che "va direttamente in vena" a quelle che saranno le avanguardie artistiche, e che darà luogo al movimento moderno. Esistono delle contraddizioni interne evidenziate a pieno da Cezanne. La crisi consiste in questo: da una parte l'adesione al sistema espressivo degli impressionisti, e la rappresentazione mutevole della realtà, dall'altra uno strano sentimento di tendenza, verso l'individuazione di matrici geometriche e volumetriche, all'interno della rappresentazione del quadro, una contraddizione tra frammentarietà del sistema espressivo e ricerca di forme unitarie, pure, geometriche. Lavorando su tale contraddizione, emerge la crisi e la modernità: dalla frammentarietà si arriva all'unità.
    Cezanne auspica il ritorno alle forme pure, aderisce allo sperimentale mondo impressionista, ragionando però in termini analitici. Scompone il mondo percettivo in forme geometriche pure, aggregandole in una tensione vibrante: cerca di dipingere, usando forme geometriche primarie (parallelepipedo, cono, sfera), pur sentendo la profonda contraddizione con la frammentarietà del mondo reale.
  • Verso l'"I"(Individualità)."Analisi" è la parola chiave: "A" come analiticità ma anche come astrazione; si comincia ad affermare l'idea di una visione antiprospettica. La prospettiva si basa su una concezione sintetica e contestuale: il punto di vista, l'occhio, proietta unitariamente una scena, la ridefinisce e la guarda in modo sintetico e contestuale.
    In Cezanne si afferma il concetto di "Individualità": ciascun oggetto, assume una forza autonoma. Gli oggetti nei suoi quadri, esistono di per sé, nella loro presenza unitaria, sono visti analiticamente, non attraverso l'idea di un quadro prospettico unitario, ma attraverso l'idea dell'oggettoin sé ." La montagna di San Victoire" del 1895 e "Drappo A79" sono delle composizioni astratte, rimane solo l'individualità: il quadro da sintetico, diventa analitico, in cui i diversi oggetti hanno l'essenza in sé; nel "Drappo" si evidenziano alcuni elementi importanti: non si ha la percezione del contesto, ogni oggetto è presente unitariamente, nel colore e nelle pennellate arbitrarie; la brocca è innaturale e c'è la tendenza a dare una raffigurazione geometrica in sé. Nel drappo è presente l'elemento autonomo della raffigurazione, potrebbe essere la montagna, così come le mele delle facce. Non conta più la rappresentazione, ma l'analiticità. L'analiticità è uno dei pilastri della rivoluzione scientifica, che coinvolge anche le arti e l'architettura. Il pensiero moderno si struttura attraverso una serie di passaggi: si tende ad una geometrizzazione astratta e analitica del mondo, inventando un sistema di coordinate che lo razionalizzi; per esempio il sistema proiettivo astratto di Monge, metodo che si basa su un sistema di proiezioni parallele acontestuali e antiprospettiche.
    La prospettiva, nei quadri di Cezanne, viene superata; ci si divincola dalle linee di fuga e si usa invece l' assonometria cavaliera, che diviene rappresentazione della realtà analitica delle cose e non descrizione simbolica di una visione rinascimentale.
  • La Cavaliera. Nel quadro di Cezanne "Putto 94", una rappresentazione antiprospettica, è difficile capire la struttura, dove ci troviamo. Qui si nega la prospettiva, ed il mondo diviene analitico e astratto. L'oggetto diventa individuo e riprende il controllo.
    Ogni oggetto è a sé, anche nel trattamento dei chiaroscuri... è questo un processo che tende all'anarchia... i diversi oggetti di un quadro non fanno più parte di un sistema unitario, ma respirano autonomamente.
  • La Logica "S"(seriale) e quindi di nuovo "A"(analiticità). La logica seriale e quindi analitica di Caillebotte. Nei suoi quadri si affronta il tema della serialità unito a quello dell'analiticità, che assumono pregnanza nell'ambito delle arti figurative. Caillebotte è ossessionato dalla serialità, che si muove all'interno della analiticità, dalla logica seriale della ripetizione, tipica del nuovo mondo industriale. Per la prima volta l'idea del valore seriale diventa un fatto espressivo, legato al ragionamento analitico.
  • NoPa del "B"(nessuna paura del brutto), Arte è "D"(distruzione) e quindi l'"Ar"(arte) come "N"(negazione). Il discorso impostato da Cezanne si innesta in un processo di accelerazione nella sperimentazione artistica della Francia dei primi del 1900. Il colore diventa un fatto da studiare in sé, in modo analitico e scientifico, in Gauguin, Van Gogh >> e nel cubismo analitico di Picasso e Braque. Nel cubismo analitico, i risultati raggiunti da Cezanne vengono ancora più esaltati, e ciò che in Cezanne era vissuto in maniera individuale, diventa manifesto esplicito.
    Nelle "Demoiselles d'Avignon" del 1907, Picasso affronta il tema del nudo: il corpo femminile è brutalizzato, reso macchina, assemblaggio. Non più visione unitaria, ma compresenza di fatti plastici, autonomi l'uno dall'altro. Parliamo di appiattimento volumetrico, antiprospettico ma non antivolumetrico; si diffonde una visione frammentaria analitica, una frammentarietà del colore e di ciò che viene raffigurato: alcune delle facce hanno una parvenza umana, altre sembrano delle maschere. Il quadro si mostra come rappresentazione di processi di tipo analitico: la figura della donna, bellezza classica per antonomasia, è ridotta ad una serie di piani, di sfaccettature, di elementi decomposti, alla ricerca di un nuovo processo di creazione dell'immagine.
    Il nuovo paesaggio mentale della società industriale, dinamica, caotica, è rappresentato, quindi, dall'immagine frammentaria. Quindi NoPa del B sta per nessuna paura del brutto, che anzi diventa aspetto fondativo dell'avanguardia.
    L'arte, come nuova visione, è Distruzione e quindi Negazione. L'avanguardia è negativa in partenza, rifiuta, azzera e affronta il brutto: si pone il problema della ricerca di come la crisi possa creare una nuova estetica; non si ricerca più il bello platonico, ma il brutto, visto come apertura dello sguardo verso nuove direzioni. Con il suo quadro, Picasso segna il punto di non ritorno, creando e affermando un nuovo sistema di valori, che spazzano via le idee di centralità prospettica e compositiva, proponendo piuttosto l'idea di simultaneità nella visione. Il passo verso l'astrazione è ormai compiuto.

6) IL CATALIZZATORE


I diversi movimenti visti fin qui, passati attraverso Durand, il positivismo, gli ingegneri, l'Arts and Crafts e i fenomeni delle avanguardie artistiche, confluiscono insieme dopo la prima guerra mondiale, momento di grande crisi che ha scosso l'umanità, e coinvolto per la prima volta tutto il mondo. L'enormità dell'ecatombe della prima guerra mondiale, si può leggere solo se rapportata al mondo industriale, perché costituisce uno scontro tra due modi di vedere la guerra: da una parte quello "romantico", fatto di tattica e strategia, legato ad una non comprensione dei nuovi mezzi meccanici, l'altro, invece, legato all'uso degli oggetti meccanici da guerra (mitragliatrice, aerei, etc...).
Da un lato l'estensione mondiale e l'applicazione delle tecniche industriali crea un'entità di enorme dimensione: il mondo cambia inevitabilmente dopo la prima guerra mondiale; dall'altro una contraddizione interna che rappresenta la CRISI e quindi l'evolversi verso una modernità: i mezzi meccanici di distruzione e morte, che si oppongono alle fanterie mandate al macello contro le mitragliatrici spianate. E' evidente il forte contrasto tra la gerarchia militare a-tecnologica e i nuovi mezzi bellici meccanici; il mondo industriale si rivela così in tutta la sua brutalità, uno spaccato che viene messo in luce in modo chiaro nel film di Kubric "Orizzonti di Gloria".
L'invenzione del carro armato determina la fine del conflitto. L'immane tragedia è più forte nei paesi vinti, prima tra tutti la Germania, che esce completamente distrutta dal conflitto ma in pochi anni, dal 1914 al 1925, riesce a dare una risposta a questa crisi, attraverso la trasformazione: il passaggio da un sistema agricolo-mercantile ad uno industriale.
Esiste un edificio in Germania che rappresenta il paradigma di questa evoluzione, di questo cambiamento: il BAUHAUS di Gropius, che rappresenta il "catalizzatore" di tutti questi elementi, rendendolo un modello di architettura rivoluzionaria.
Nel 1919 Gropius viene chiamato a Weimar a dirigere la Scuola di Architettura, a metà tra una scuola tecnica e una scuola di belle arti. Sistemata in un edificio progettato da Van de Velde (esponente dell'Art Nuveau), Gropius imposta un programma inizialmente generico, chiamando come docenti all'interno della scuola, alcune personalità delle avanguardie artistiche come Klee, Kandisky, etc... L'idea è quella di una pedagogia sperimentale, basata sui laboratori, dove docenti e studenti progettano e realizzano le loro idee. L'interesse si incentra sul rapporto tra architettura, industria e arti applicate, tema fortemente innovativo. Il Bauhaus diventa una vera e propria comunità, vivace e innovativa, di grande impatto moderno. Questa sperimentazione, però, non è compresa fino in fondo dalla cittadina di Weimar. Nel 1924 vengono cacciati: siamo di nuovo di fronte ad una crisi. La cittadina di Dessau, posto diametralmente opposto a Weimar, raccoglie la comunità, offrendo a Gropius la possibilità di realizzare un edificio, dove per la prima volta vanno a sistema tutte le sperimentazioni, arrivando ad un paradigma che dimostra l'evoluzione totale: l'architettura che si fa immagine e somiglianza dell'insieme di esigenze legate al mondo industriale.
Vediamo di elencare alcune categorie, per mettere a confronto due momenti storici che hanno dato luogo a due paradigmi architettonici diversi: 1) il paradigma rinascimentale, umanista 2) il paradigma,industriale, meccanico.


CATEGORIE

PARADIGMA UMANISTA

PARADIGMA MECCANICO

Visione della città

sistema chiuso in una città racchiusa da mura il cui modello è rappresentato dal palazzo.

sistema aperto in una città in espansione e un'architettura che si pone liberamente sul territorio, separata dal lotto.

Rappresentazione

prospettica

a-prospettica

Struttura e Materiali

continua con materiali lapidei

puntiforme e discontinua in c.a.

Estetica

sintetica, figurativa,

analitica, astratta,

Spazio

statico

dinamico

Impiantistica

dipendente e inglobata nella costruzione

indipendente e separata dalla costruzione

Tipologia

il tipo è precostituito, è la forma a determinare la funzione.

approccio analitico delle funzioni: la funzione determina la forma.

Funzione

Elitaria

Diffusa

Catalizzatore

Prospettiva

Trasparenza

la visione della città: Il Bauhaus si colloca sicuramente come paradigma industriale. L'edificio non si organizza più rispetto alle strade in maniera tradizionale, ma si muove indipendentemente dai lotti. Si rompe l'idea della visione rinascimentale della città, caratterizzata da una struttura chiusa, un sistema di mura che crea un sistema "dicotomico" con il territorio circostante; la città meccanica, industriale è, al contrario, una struttura aperta. Da ciò derivano una serie di considerazioni a cascata: la struttura chiusa rinascimentale determina il lotto, quindi ha il più alto rappresentante nel palazzo, un edificio chiuso, regolato dalla legge dell'isolato. Alla città aperta industriale è invece legata l'idea di un edificio aperto: il Bauhaus assume, infatti, una forma a "biella", ad elica come se volesse dimostrare l'idea del movimento, l'idea meccanica della città. Altra considerazione è che generalmente l'edificio proietta l'idea della città destinata ad accoglierlo. Se pensiamo a palazzo Farnese, la mole del palazzo proietta linee di forza che determinano l'impronta sul territorio circostante. Il Bauhaus con la sua separazione dal lotto, crea un cambiamento paradigmatico, ponendosi all'opposto del modello rinascimentale.
Per quanto riguarda la tipologia, il vecchio metodo rinascimentale aveva un approccio "TOP-DOWN", cioè data una forma tipo, all'interno venivano adattate le funzioni di volta in volta necessarie. Con il Bauhaus l'approccio si capovolge. Parliamo di un approccio "BOTTOM-UP", cioè sono le diverse funzioni che l'edificio accoglie di volta in volta, a creare un sistema di approccio che individua in maniera oggettiva la funzione e l'organizzazione dell'edificio. Poiché le funzioni sono varie, diverse saranno le organizzazioni spaziali. Nel Bauhaus si parte dalla funzione, per arrivare alla forma  che meglio la rappresenta.
La struttura e i materiali: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un ribaltamento, dalla struttura continua, fondata sui materiali lapidei del paradigma rinascimentale, si passa a quella puntiforme, che trasforma tutto in un sistema discontinuo, fondato sul cemento armato.
Impiantistica e illuminazione: anche loro seguono la stessa logica: se nel paradigma rinascimentale gli impianti dovevano essere inglobati nella costruzione (per es. i camini), con il paradigma industriale sono indipendenti dalla costruzione stessa e possono essere pensati separatamente.
Funzione: la funzione predominante dell'architettura nel periodo umanista era quella di realizzare palazzi per la classe aristocratica, o edifici per il culto. L'architettura rinascimentale aveva, quindi, una funzione "ELITARIA". Con il paradigma industriale l'architettura non è costituzionalmente "elitaria" ma tende a fare case per tutti, fabbriche, scuole, città. L'architettura si appropria di tutti i campi della società, e cerca di dare risposte appropriate. Il Bauhaus lavora su 2 livelli: 1) non è elitario visto che è una scuola, 2) è forte della carica innovativa del programma stesso: propone un edificio in cui il programma si occupa del legame tra industria e design. La stessa forma del Bauhaus, ad elica, richiama l'idea della macchina.
La Rappresentazione: l'edificio ha in sé il paesaggio mentale della città a cui esso si riferisce; per es. come il Palazzo Farnese è legato all'idea della città chiusa rinascimentale, e ne detta le regole, proiettando attraverso la sua architettura l'idea di assi, piazze, etc., e quindi l'idea di paesaggio urbano a cui si riferisce, diventandone rappresentazione, così il Bauhaus non vuole appartenere alla città chiusa rinascimentale, ma alla nuova idea di città, in movimento, in espansione, frammentaria, e moderna. Si vuole svegliare nella città futurista, nella metropoli di Lang. La logica del Bauhaus è quella aperta, frammentaria, in dinamismo è una logica analitica che si oppone alla logica sintetica del paradigma rinascimentale.
Nella logica sintetica, la caratteristica predominante è quella descrittiva e figurativa, ciò che è, è ciò che rappresenta, e lavora per figure; in un quadro figurativo le figure le riconosco e quindi le posso nominare. L'architettura sintetica, figurativa è costituita dall'insieme di elementi nominabili e riconoscibili, il tetto, il cornicione, il marcapiano, le finestre, la porta etc... Nel paradigma industriale, l'architettura diventa analitica, non più figurativa ma astratta, e in quanto tale non più riconoscibile nè nominabile. Ciò deriva dalle sperimentazioni delle avanguardie artistiche, in particolare dal Neoplasticismo, per cui tutto è ridotto ad un sistema minimale di colori puri e lastre che, incrociandosi tra loro determinano le piastre, le coperture, le aperture, il tutto seguendo un processo astratto. Anche il concetto di alto e basso è ribaltato. Se facciamo riferimento al Caffè di OUD a Rotterdam e pensiamo di capovolgere l'immagine, ci accorgiamo che la composizione non cambia.
Lo Spazio: uno degli aspetti rilevanti è che il concetto di spazio muta totalmente. Tutti gli elementi, legati al modello rinascimentale, sono rivolti ad un'idea di separazione tra spazio-edificio e spazio-città: una rottura della spazialità tra esterno ed interno. La logica nuova del Bauhaus, invece, si muove su un'idea di rapporto continuo tra la città e l'edificio: la città entra di prepotenza all'interno dell'edificio. Il simbolo di ciò è rappresentato dalla finestra a nastro. La finestra verticale è prospettica, quella orizzontale è a-prospettica, perché in questo caso la profondità è minore e punta l'attenzione sul rapporto continuo tra esterno ed interno.
L'Estetica: non ha nulla a che vedere con il bello, è una parte della filosofia e rappresenta una maniera di conoscere non razionale, che cerca di comprendere la realtà in modo diverso, se vogliamo più alto. Come entra in gioco la dimensione estetica? Ricordando il concetto di modernità, ogni rottura, ogni crisi, provoca un cambiamento nell'approccio estetico. Per capire ricorriamo ad una metafora semplice: la pizza. Gli ingredienti della pizza sono diversi: il pomodoro, la mozzarella, il basilico, la farina, ma è il lievito, unito agli altri ingredienti, a contribuire in maniera consistente alla realizzazione della pizza. Ebbene l'estetica è quel "lievito", che spinge tutte le categorie analizzate, e che determina una certa architettura. Nell'architettura umanista il "lievito" o catalizzatore è sicuramente la prospettiva, nel caso dell'architettura meccanica, industriale, l'elemento detonante è la trasparenza, cioè quell'elemento che sposta nella dimensione estetica tutte le categorie, ricucendole e riordinandole. Per es. dal punto di vista costruttivo la struttura puntiforme discontinua consente la trasparenza, l'idea di una stratificazione a layer.
Non dimentichiamo poi l'igiene; la realizzazione delle finestre continue fa si che l'architettura moderna sia sicuramente più salubre dell'architettura rinascimentale.

 

 

 

 

 

 

 


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