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Locke usa il termine sensazione (senso) per intendere una facoltà di tipo ricettivo e passivo; mentre la riflessione è «la conoscenza che la mia mente acquista delle proprie operazioni e dei loro procedimenti», cioè è qualcosa di interno e/o di attivo (produttivo). Dunque «riflessione» può valere sia senso interno (autoconsapevolezza delle operazioni compiute dalla mente), sia la produzione delle idee complesse (è una operazione della mente), sia la stessa astrazione (ugualmente operazione della mente; in quando attività simbolica del linguaggio essa è una forma di riflessione). Le idee semplici sono gli elementi primi del pensiero che si impongono al soggetto senziente grazie alla possibilità della sensazione; esse sono perciò chiare ed evidenti. Ma ciò non garantisce la rispondenza piena del pensiero all’oggetto ed occorre distinguere qualità primarie (oggettive) e secondarie (soggettive) nei dati provenienti dai sensi esterni: le prime sono di tipo fisico-meccanico e provengono da più sensi, le seconde sono, al contrario, inerenti alla mia percezione tramite, di volta in volta, solo uno dei miei sensi. La conoscenza è «la percezione del legame e concordanza, o della discordanza e contrasto, tra idee». Se tale accordo o disaccordo è colto immediatamente, si sta conoscendo in modo intuitivo; mentre se si effettuano dei passaggi, si hanno delle dimostrazioni. 1. Tale accezione di sostanza è alla base della critica alla sostanza tradizionale: non posso affermare come veri e reali i caratteri del sostrato delle mie percezioni, in quanto mie idee. Tuttavia, per Locke, tale sostrato deve pur esistere: ecco che egli ammette la distinzione fra qualità primarie e secondarie e quella fra sostanze materiali e spirituali. |
Ampliato: Domenica, 15 giugno 2003