Pino senza cognome era un
potente esper. Dalle otto del mattino alla mezzanotte viveva nel Dipartimento ESP. Di notte usciva a camminare
per le strade buie di Roma. Pino non dormiva e non mangiava mai. E per mai
si intende proprio mai. Da quando era nato. Non aveva un papà nè
una mamma. Ignorava completamente due concetti: bellezza e cattiveria. Così
non gli dispiaceva di essere brutto e senza amore. Invece adorava l'amicizia
e Bianca era la sua migliore amica. Detta
così potrebbe sembrare che Pino senza cognome sprecasse il suo tempo.
Invece viveva mille vite, ricche di emozioni, gioia, paura e quanti più
sentimenti si possano immaginare. Faceva così: ogni notte la passava
in una chiesa. Delle chiese lui amava il fresco e ne odiava il significato.
Sceglieva un punto preciso della chiesa di turno. Chiudeva gli occhi. Rallentava
il battito del cuore. E viveva. Viveva la vita di una persona che si era
fermata in quel punto, il giorno prima o mille anni prima. Viveva tutta la
sua vita, dalla nascita alla morte. Ogni chiesa una vita diversa e quando
aveva finito il giro ricominciava da capo, cambiando la sequenza. Doveva
aver vissuto circa 15.000 vite diverse e non era ancora stanco. Nell'ultima
chiesa ci era stato un mese prima e ne era uscito morto. Secondo il referto
della polizia, gli avevano prima staccato la testa di netto, poi l'avevano
bruciata davanti all'altare maggiore. Il corpo nudo lo avevano buttato in
un parco lì vicino, dove era stato fatto a pezzi da un nugolo di cani
randagi, richiamati dall'odore caldo del sangue.
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