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Il Tardo Gotico a Genova:
elementi di disegno


Sopra: disegno ad affresco nelle volte di N.S. del Carmine

Il Sole raggiante
Tipico del tardo gotico tra il Trecento e il Quattrocento e con riprese sin nelle ultime frange goticheggianti del primo Cinquecento, questo disegno è una raffigurazione solare che si irradia ad andamento serpentiniforme.
La si ritrova soprattutto presso le chiavi di volta, ad attorniare il medaglione centrale in pietra scolpita (San Gerolamo di Quarto, Santa Maria di Castello, etc.). Le forme di questo disegno hanno una origine complessa: in esse si riassumono e le forme cinesi, introdotte dall'epoca dei viaggi di Marco Polo (l'andamento sinusoidale dei raggi), e la ricerca della forma centrale che, partendo dalle complicazioni matematiche dell'arte islamica nel Quattrocento in ambito umanistico produsse i nodi di intelligenza di Leonardo, poi ripresi da ALbrecht Durer. In questo caso di minore implicazione intellettuale il calcolo delle proporzioni serve a risolvere il calando armonico (naturalmente semplificato rispetto ai più complessi calcoli delle figure geometriche sopracitate) nelle ampiezze delle sinusoidali radiali man mano che si spostano verso l'esterno.

Sopra: gruppo capitellare con elementi a foglie "a goccia d'acqua" in N.S. del Carmine

Il bianco e nero dato a tinteggiatura L'originario trattamento coloristico delle superfici ad alternanza di bianco-nero, caratterizzante tutto il gotico ligure, è reso negli ultimi due secoli del MedioEvo soprattutto dalla tinteggiatura.
Nella foto vediamo la stesura di un nero a base bituminosa anche sui capitelli. Tale uso fu poi anche contestato dalle impostazioni teoriche che nel restauro lo consideravano una deturpazione; per questo motivo nella chiesa del Carmine alcune tinteggiature nere (talora aggiunte o tolte a seconda dei gusti) vennero rimosse o poi ricostituite a seconda dei casi.
Comunque, come mostrano le testimonianze pittoriche del Quattrocento, era un uso diffuso. Rimaneva carattere peculiare dell'architettura genovese il bicromatismo bianco-nero dato da un continuum di alternanze regolari (con l'accorgimento ottico di aumentare leggermente lo spesso re del bianco). Ad esempio il bianco-nero/grigio è presente in una realizzazione chiave della metà del secolo, negli spessi pilastri ottagonali dei chiostri di Santa Maria di Castello,(l'effetto è stato restituito qui dai restauri degli anni ì60).
In questa fase tarda del gotico inoltre il bicromatismo tende a dare un'idea di maggiore movimento: lo fa ponendo l'alternanza dei due non-colori in disposizione a scacchiera, a differenziata alternanza: lo vediamo ad esempio dove più nervature si affiancano in verticale, oppure nei contorni dei rosoni circolari, dove maggiormente danno quella idea di movimento rotante, in sintonia con quello dei soli a radianti dipinti nelle chiavi di volta.
Infine troviamo un perdurare di tali modi ancora nel XVII secolo, sebbene in sordina rispetto alle forme rinascimentali: ad esempio nella nuova chiesa della Annunziata che venne ricostruita dai francescani nel primo Cinquecento nello spirito di un conservatorismo in cala gigante, con colonne a conci alternati in bianco e nero (ancora presenti sebbene nascoste dalle lesene barocche sovrapposte: le foto dei danni provocati dai bombardamenti del 1940-45, nella rivista comunale enova di quegli anni, mostrano tali pilastri riscoperti daicrolli); od ancora nel palazzo Fieschi-Ravaschieri in via San Lorenzo del Seicento.
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Giorgio Croce
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