IL REGNO DI DIO








CHIESE E TOTALITARISMI



I CRISTIANI DI FRONTE AI SISTEMI TOTALITARI

 

 

 

 

I CRISTIANI DI FRONTE AI SISTEMI TOTALITARI

 

La Chiesa trionfante nei cieli è sicuramente santa, immacolata e casta, la Chiesa purgante è in via di santificazione, mentre la Chiesa militante e terrena è fatta di santi e di peccatori ....questo è un distinguo che andrebbe sempre fatto, perché ripetendo agli atei e agli acattolici la solita tiritera che la chiesa è santa, casta ed immacolata rischiamo davvero di tirarci addosso insulti, critiche, volgarità ed improperi. Una ventata di paganesimo fu comunque introdotta dai sistemi totalitari durante tutto il corso degli anni '30: il comunismo attuò contro i cristiani persecuzioni crudeli e sistematiche,  il fascismo si rifece ai fasti ed alla cultura dell'antica Roma, il nazismo evocò filosofie esoteriche e miti nordici pagani ed il culto dell'imperatore giapponese assunse caratteri molto simili al culto divino tributato agli imperatori romani.

 

Moltissimi cristiani (cattolici, protestanti, ortodossi e testimoni di Geova) si opposero alle dittature e furono sistematicamente minacciati, picchiati, torturati, mandati nei campi di sterminio ed eliminati fisicamente.  Cedimenti e compromessi con i vari  regimi totalitari però non mancarono: alcuni apostatarono dalla vera fede per paura o per convinzione, mentre altri per sopravvivere scesero a compromessi più o meno dignitosi.

 

Nei campi di sterminio, oltre agli ebrei (contraddistinti da una stella gialla) erano invero presenti migliaia di cristiani perseguitati per motivi religiosi. I testimoni di Geova portavano un triangolo viola, mentre sulla veste dei cattolici e degli evangelici era cucito un triangolo rosso o nero.  Il triangolo rosso distingueva gli oppositori politici ed accomunava i cristiani ai comunisti, ai socialisti, ai liberali, ai democratici e a tutti i contestatori del regime nazista. Il triangolo nero distingueva invece gli asociali, gli zingari, i disertori, i non violenti, gli obiettori di coscienza, i pacifisti e tutti coloro che mostravano scarsa collaborazione al regime per motivi egoisti, individualisti, filantropici, morali, religiosi. Chi mostrava con discrezione sentimenti di tenerezza e dolcezza nei confronti degli oppositori, odiava la guerra ed il sangue e sentiva ribrezzo verso i crimini del regime nazista era spesso considerato effeminato e veniva contrassegnato da un triangolo rosa come gli omosessuali ed i pervertiti. Molte atrocità erano comunque frutto non solo delle scellerate direttive dei funzionari nazisti ma anche del fatto che larga parte dei kapò erano scelti tra i “triangoli verdi” cioè tra malviventi, delinquenti, assassini e criminali comuni.

 

 

 

Gli evangelici

 

Molti luterani, fin dall’inizio degli anni ’30, si organizzarono in una Chiesa del Reich, chiaramente filonazista, apostata ed ariana. In seguito, anche altri movimenti cristiani presenti in Germania (come la "Christian Science", i "Santi degli Ultimi Giorni", gli "Avventisti del Settimo Giorno" e la "Nuova Chiesa apostolica"), sotto minaccia di persecuzione, scelsero di collaborare con il regime, scendendo a pesanti compromessi. Più tardi, in evidente opposizione all’indirizzo politico-religioso della Chiesa del Reich, all’interno del protestantesimo si sviluppò la cosiddetta “Chiesa Confessante”, movimento religioso di resistenza e di rinnovamento cristiano. La “Chiesa Confessante” nacque dall’unione dei pastori fondata da Martin Niemöller nell’autunno del 1933 e crebbe in netta opposizione alla chiesa nazionale dei tedesco-cristiani (la cosiddetta Deutsche Christen). Il teologo svizzero Karl Barth preparò con alcuni scritti  il primo sinodo della chiesa confessante, i cui obiettivi principali  erano quelli di sbarrare il passo alla ventata di paganesimo introdotta dal nazismo, di reagire all’antisemitismo dilagante e di difendere la “Bibbia ebraica” dagli attacchi della propaganda nazionalsocialista. I sinodi di Barmen (maggio 1934) e di Dahlem (ottobre 1934) attaccarono duramente la falsa dottrina “secondo cui la chiesa possa e debba ammettere altri eventi, forze, figure e verità, diversi dalla parola di Dio” e chiesero alle comunità cristiane di rifiutare ogni forma di collaborazione con i nazisti. Dal 1934 il governo tedesco cominciò a perseguitare con ferocia la “chiesa confessante” vietandone le pubblicazioni, sequestrando i luoghi di culto, arrestando i pastori e costringendo migliaia di cristiani alla clandestinità, alla prigione, ai campi di concentramento ed alla morte. Nonostante ciò, la chiesa confessante resistette alla repressione nazista, divenendo un punto di riferimento per l’opposizione spirituale e morale. Alcuni membri della chiesa confessante, come Dietrich Bonhoeffer, entrarono nella resistenza ed accettarono, fin dal 1938, l’idea del tirannicidio.

 

 

I testimoni di Geova

 

Nel giugno del 1933 i testimoni di Geova, sotto grave minaccia di persecuzione, presentarono ad Hitler una discutibile lettera ed un’ambigua dichiarazione [1] nella quale, mentre da un lato si riaffermava la neutralità e l’impegno religioso della società Torre di Guardia, dall’altro si plaudeva alla causa antisemita ed ai nobili valori [2] del governo nazista [3] [4].  Solo in seguito, nonostante le crudeli persecuzioni, i testimoni di Geova mostrarono ferma opposizione alla barbarie nazista, denunciandone coraggiosamente i crimini e rifiutando di imbracciare le armi.

 

 

I cattolici

 

Nel luglio del 1933 la Santa Sede firmò un Concordato con il Reich tedesco per regolare in modo permanente le relazioni tra i due Stati e per garantire la libertà di culto ai cattolici tedeschi. Il Concordato era pieno di stima e di disponibilità verso i cattolici e riguardava l'intera Germania, portando a compimento un programma concordatario, già sottoscritto dalla Santa Sede con alcuni Stati tedeschi (Prussia 1919, Bavaria 1924 e Baden 1932) prima dell'avvento del nazismo al potere. Il Concordato imponeva però ai vescovi cattolici un giuramento di lealtà al Reich tedesco [5]: tale giuramento fu accettato con una certa leggerezza in una logica biblica di sottomissione all'autorità legalmente costituita (Romani 13,1; Tito 3,1; 1 Pietro 2,13-17) e nel disperato tentativo di tutelare la libertà d'azione della chiesa cattolica (il 21 marzo Hitler aveva assunto pieni poteri esautorando il parlamento e cancellando tutti i diritti politici, il 31 marzo erano stati chiusi tutti i parlamenti regionali, il 1 aprile era iniziato il boicottaggio nazionale degli ebrei, il 2 maggio erano stati sciolti tutti i partiti e tutti i sindacati, il 2 giugno era stato messo fuori legge il partito socialdemocratico ed il 27 giugno era iniziata la persecuzione dei testimoni di Geova) . Negli anni successivi i nazisti violarono ripetutamente il Concordato, continuando a ricattare (legalmente e moralmente) l'episcopato tedesco a causa del giuramento astutamente estorto. Nell’enciclica  Mit Brennender Sorge del marzo del 1937 Papa Pio XI, compresa finalmente la sleale ferocia di Hitler, riconobbe pubblicamente l'errore commesso dalla Santa Sede, denunciando sia le continue violazioni al Concordato del 1933 sia il sistematico attacco al cristianesimo messo in atto dal paganesimo nazista [6]. Nella Conferenza di Fulda del 1938, [7] anche l’episcopato cattolico tedesco denunciò coraggiosamente l’attacco nazista all'Antico Testamento ed alla fede cristiana, nonché l'evidente tentativo di spingere il popolo tedesco verso il paganesimo e l’apostasia. Nello stesso documento si segnalò il sistematico progetto di sradicare dal cuore dei giovani la religione e si criticarono con energia  sia le continue accuse di immoralità rivolte al clero cattolico sia le  ingiustificate calunnie di relazioni segrete tra la chiesa cattolica ed il comunismo internazionale.

 

In seguito i  vescovi cattolici tedeschi, pur condividendo le critiche di Pio XII alla politica di Hitler chiaramente espresse nell’enciclica Summi Pontificatus del 1939 (che condannava duramente sia la guerra sia l’invasione alla cattolicissima Polonia) e nel Radiomessaggio Natalizio del 1942 (che smascherò l’esistenza dei campi di sterminio) [8], mescolarono denunce e sermoni antinazisti con ambigue benedizioni e preghiere a favore delle armi ed della causa militare tedesca: nelle Conferenze di Fulda del 1941 e del 1943 i vescovi cattolici tedeschi accettarono infatti di pregare per la vittoria della Germania, forse pensando che ciò coincidesse con il chiedere a Dio la sconfitta del nazismo.

 

Durante la guerra, comunque, all’interno del mondo cattolico, emersero esperienze diverse: alcuni morirono martiri, altri militarono nella resistenza, molti operarono nel silenzio e qualcuno collaborò con i nazifascisti. Emblematici sono, a tal proposito, gli esempi di Josef Tiso [9] (vescovo cattolico slovacco collaboratore del regime nazista e probabile corresponsabile dello sterminio di ben 70.000 ebrei), di Alojzije Stepinac, (cardinale primate di Croazia collaboratore, fino al 1940, di Ante Pavelic ed in seguito critico durissimo del regime ustascia, dei crimini nazisti e della successiva dittatura comunista)[10], di Von Galen vescovo di Münster [11] (che con coraggio da leone non ebbe timore a sfidare apertamente il potere di Hitler riuscendo ad arginare alcuni programmi di sterminio) e di Massimiliano Kolbe (sacerdote cattolico martire nei campi di sterminio nazisti).

 

 

 I FATTI E L’INTERPRETAZIONE DEI FATTI

 

La visione di Giovanni Evangelista, relativa a Babilonia la Grande (Apocalisse XVII), è evidentemente riferita alla Roma pagana ed idolatra, persecutrice dei cristiani, amica di tutti i re della terra e custode di immensi tesori. Questa è l’interpretazione storica riconosciuta dalla Chiesa Cattolica e da tutti gli esegeti acattolici più accreditati. Dal Medioevo fino ai giorni nostri è, comunque, esistita tutta una letteratura di eretici, semieretici e cattolici intransigenti che ha identificato Babilonia la Grande con la chiesa corrotta. Anche Dante Alighieri si attenne a questa interpretazione eterodossa (Divina Commedia, Inferno, XIX, 107-117), che in quel particolare periodo storico poteva sembrare plausibile. Oggi, conclusa definitivamente la parentesi del potere temporale della Chiesa, il tentativo di applicare la visione di Giovanni alla Chiesa Cattolica (o all’intera cristianità) sembra ormai priva di credibili fondamenti storici ed esegetici ed è sostenuta solo da commentatori volgari, faziosi e blasfemi

 

Ebrei, testimoni di Geova, omosessuali, zingari, anarchici e comunisti furono perseguitati sistematicamente dai nazifascisti per motivi razziali, politici, religiosi e ideologici. Esaltati, bigotti e fanatici (atei, laici, cattolici e protestanti) appoggiarono la persecuzione, pensando di utilizzare il potere civile e militare per sbarazzarsi di persone sospette, odiate o poco gradite. Secondo alcune frange dell'Internazionale Ebraica e secondo la società editrice Torre di Guardia, "Babilonia la grande" dell'Apocalisse non sarebbe solo la Roma imperiale dei primi tre secoli cristiani ma anche e soprattutto il cosiddetto "impero della falsa religione" cioè l'intera cristianità, rea di essersi da sempre contaminata con il potere politico e, soprattutto, di aver appoggiato il nazifascismo nella persecuzione degli ebrei e dei testimoni di Geova.

 

 

LA CRITICA ALL'INTERPRETAZIONE DEI FATTI

 

Davvero sommario e grossolano è attaccare con veemenza i cristiani perché Hitler nacque cattolico, sedusse grandi masse di persone (in cui erano sicuramente presenti dei cristiani), trovò iniziali simpatie presso il corpo direttivo di alcune confessioni religiose e non venne platealmente scomunicato da qualche papa o da qualche pastore protestante[12]. Vediamo di capire:

 

 

·       i popoli tedesco, italiano spagnolo e russo non si sottomisero facilmente alle dittature e non accettarono spontaneamente i programmi e le dottrine naziste, fasciste e comuniste: prova ne è il fatto che fu necessario sopprimere ovunque le libertà di stampa e di parola, negare le libertà di pensiero e di religione, restringere i diritti di pacifica riunione, censurare posta, telegrammi e giornali, controllare le conversazioni telefoniche, abolire partiti e sindacati liberi, controllare la magistratura, instaurare il terrore tra i dissidenti, gli oppositori e gli avversari politici con il confino, le deportazioni, la tortura e la morte;

 

·       le persecuzioni contro gli ebrei ed i testimoni di Geova furono innescata dalla diffusione di un terrificante documento (oggi peraltro considerato falso ed apocrifo), riguardante un delirante piano segreto elaborato dall'internazionale ebraica e finalizzato alla conquista politica, economica, finanziaria e religiosa del mondo;

 

·       Hitler riuscì a piegare al concordato le chiese cristiane e a spingere i testimoni di Geova  a scrivere una ambigua dichiarazione dei fatti perché trovò, in Germania, le varie congregazioni religiose profondamente divise, cariche di sospetti reciproci ed ancora incapaci di sentimenti di benevola tolleranza vicendevole;

 

·       il concordato cattolico del 1933 tentò di salvare la libertà religiosa, pensando di arginare il male e sottovalutando il carattere inaffidabile, brutale e sanguinario della nuova dittatura;

 

·       la dichiarazione dei fatti, presentata ad Hitler nel 1933 dai testimoni di Geova, venne redatta per tentare di arginare una crudele persecuzione e, oltre ad avere innegabili finalità propiziatorie e concordatarie, contenne una forte dose di ingenua buona fede;

 

·       Pio XI, già nel 1937, perse ogni speranza di convertire la dittatura hitleriana e decise di condannare duramente il nazismo nella famosa enciclica "Con viva ansia", dove peraltro è chiaramente scritto che "non può dirsi cristiano un uomo come Hitler" (Mit Brennender Sorge, II° paragrafo e III° capoverso);

 

·       la persecuzione infuriò non solo contro gli ebrei e i testimoni di Geova (colpevoli di portare su di sé il nome del Dio degli ebrei) ma anche contro moltissimi cattolici (colpevoli di portare cognomi ebrei): il 9 ed il 10 gennaio 1939 il Cardinale Pacelli ed il papa Pio XI spedirono lettere ai nunzi apostolici e agli arcivescovi di mezzo mondo (Dublino, Buenos Aires, Santiago, La Paz, Bogotà, San José, Washington, Sidney, Boston Filadelfia, Chicago, Quebec, Buenos Aires, …) per raccomandare la formazione di comitati di assistenza a favore dei cattolici non ariani e per favorire l'espatrio degli scienziati ebrei dalla Germania (vedasi Atti e Documenti della Santa Sede, volume VI, pp. 48-50);

 

·       Pio XII, appena consacrato papa, condannò la guerra e l'aggressione alla Polonia, con le seguenti parole (vedasi l'enciclica Summi Pontificatus del 20 ottobre 1939): "Venerabili fratelli, il momento in cui vi giunge questa Nostra prima enciclica è sotto più aspetti una vera ora delle tenebre (Luca 22,53), in cui lo spirito della violenza e della discordia versa sull'umanità una sanguinosa coppa di dolori senza nome. È forse necessario assicurarvi che il Nostro cuore paterno è vicino in compassionevole amore a tutti i suoi figli, e in modo speciale ai tribolati, agli oppressi, ai perseguitati? I popoli, travolti nel tragico vortice della guerra, sono forse ancora soltanto agli «inizi dei dolori» (Mt 24,8),  ma già in migliaia di famiglie regnano morte e desolazione, lamento e miseria. Il sangue di innumerevoli esseri umani, anche non combattenti, eleva uno straziante lamento specialmente sopra una diletta nazione, quale è la Polonia, che per la sua fedeltà verso la chiesa, per i suoi meriti nella difesa della civiltà cristiana, scritti a caratteri indelebili nei fasti della storia, ha diritto alla simpatia umana e fraterna del mondo, e attende, fiduciosa nella potente intercessione di Maria, soccorso dei cristiani, l'ora di una risurrezione corrispondente ai princìpi della giustizia e della vera pace";

 

·       Pio XII nel 1940 inviò un'istruzione segreta ai vescovi cattolici d'Europa dal titolo Opere et caritate[13], nella quale si prevedeva l'organizzazione di una rete di aiuti concreti e diretti ai perseguitati religiosi e razziali;

 

·       Lo stesso Pio XII non mancò in seguito di denunciare, subendo per questo gravissime minacce, come "centinaia di migliaia di persone ….. senza alcuna colpa e talora solo per ragioni di nazionalità o di stirpe, siano destinate alla morte o ad un progressivo deperimento" (Radiomessaggio Natale 1942, penultimo paragrafo, V° capoverso);

 

·       sempre Pio XII, pur mantenendo un silenzio prudente e discreto durante tutto il conflitto, si adoperò attivamente per salvare milioni di vite (stime autorevoli ed indipendenti parlano di almeno 1 milione di persone salvate da morte sicura grazie all'intervento del papa) ed evitò di esporre la chiesa ad un immane quanto inutile olocausto;

 

·       molti silenzi di Pio XII (e della chiesa cattolica) furono spesso dettati da una prudenza operosa, piuttosto che da vigliaccheria: in Italia (ma anche in vari paesi d'Europa) i conventi di frati, preti e suore erano pieni di ebrei, di comunisti, di profughi, di dissidenti, di zingari, di disertori, di partigiani e di perseguitati politici. Molti ufficiali nazisti lo intuivano ma non ne avevano le prove: esporsi in prima persona voleva dire esporre tutta la Chiesa a perquisizioni, persecuzioni e repressioni che avrebbero colpito, oltre il Papa, anche milioni di "imboscati";

 

·       se ci furono dei silenzi, delle colpe, dei compromessi, delle iniziali simpatie verso il nazifascismo da parte di alcuni dei nostri padri ciò non fu vero per tutti: molti non si resero subito conto della brutalità delle dittature (che all'inizio si presentarono come sistemi politici difensori dei nobili ideali cristiani della famiglia, della moralità e dell'ordine pubblico), molti furono obbligati al silenzio con la forza, molti continuarono a disapprovare in silenzio il regime, alcuni furono minacciati, picchiati, torturati, incarcerati, confinati o costretti all'esilio, altri agirono nella clandestinità, altri ancora appoggiarono la resistenza (armata e disarmata), altri infine pagarono con la vita la propria opposizione al regime;

 

·       l'opposizione al nazismo non fu solo sporadica ed episodica: basti a tal proposito ricordare il contributo dato dalla gioventù cattolica al movimento antinazista della "rosa bianca" e l'appoggio fornito da molti pastori evangelici (Barth, Bultmann, Bonhoeffer, Niemöller) alla cosiddetta "chiesa confessante";

 

·       molte delle presunte omertà o collaborazioni da parte dei cattolici, dei protestanti o dei vertici della congregazione tedesca dei testimoni di Geova furono ottenute dai nazifascisti con la forza, la tortura e la minaccia di morte: rinfacciare a qualche pastore protestante, a qualche prelato o vescovo cattolico ed ai vertici tedeschi dei testimoni di Geova (Paul Balzareith, Erich Frost, Fritz Winkler e Konrad Franke) di aver tradito ci sembra proprio di cattivo gusto, soprattutto se si considera che larga parte dei tracotanti gerarchi nazisti ospitava nella dentatura una capsula di cianuro da utilizzare in caso di cattura o di pericolo di collaborazione forzata;

 

·       veneriamo i martiri di tutte le guerre ed amiamo con sincerità le vittime di tutte le persecuzioni; come potremmo negare il valore delle sofferenze subite dai poveri ebrei e dai testimoni di Geova durante la dittatura nazifascista?  Dobbiamo però onestamente riconoscere che l'Europa fu salvata anche e soprattutto grazie al sacrificio di milioni di cattolici, protestanti ed ortodossi (francesi, inglesi, americani, canadesi, russi, italiani e tedeschi) che sconfissero la barbarie con la preghiera, la persecuzione, gli scritti e le armi;

 

·       se ci furono delle colpe, dei compromessi, delle iniziali simpatie verso il nazifascismo da parte di alcuni dei nostri padri, non si può accusare né la chiesa di oggi né le nuove generazioni: chi accusa tutta la cristianità chiamandola "Babilonia la grande" offende gravemente la sensibilità di milioni di persone che non si sono mai sporcate le mani con il sangue degli innocenti e pecca volontariamente contro l'Onnipotente dimenticando il principio biblico della responsabilità individuale: "Colui che ha peccato e non altri deve morire; il figlio non sconta le colpe del padre, né il padre l'iniquità del figlio. Al giusto sarà accreditata la sua giustizia ed al malvagio la sua malvagità." (Ezechiele 18,20);

 

·       un'analisi accurata dei registri parrocchiali tedeschi non potrà che confermare come, nella Germania degli anni '30, la quasi totalità dei testimoni di Geova fosse costituita da persone che avevano apertamente rigettato la fede cattolica (talora chiedendo addirittura la cancellazione dai registri dei battezzati) e non da studenti biblici nati e cresciuti integri nella propria fede;

 

·       sempre negli anni '30 i testimoni di Geova

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



[1]  La Dichiarazione dei fatti suonava più o meno così: “La nostra organizzazione è apolitica e si occupa solo di questioni religiose, non sprechiamo denari a costruire chiese ma ci occupiamo di stampare Bibbie, siamo per questo messi in cattiva luce soprattutto dai religiosi cattolici. Non ci fidiamo della Società delle nazioni e non abbiamo mai ricevuto soldi dagli ebrei. Condividiamo invece l’antipatia dei nazisti verso i giudei materialisti e verso i bolscevichi atei. Siamo poi convinti del fatto che i gesuiti e la finanza ebraica abbiano portato e continuino a portare contributi negativi alla storia dell’umanità e soprattutto alla Germania. Appreziamo il tentativo di Hitler di costruire un ordine nuovo, condividiamo i 25 nobili ideali del programma nazista, ci piace moltissimo il concetto di cristianesimo positivo (espresso nel punto 24) e confidiamo nell’elevato senso di giustizia del Fürer”.

 

[2] Nel giugno del 1933 alcuni ideali proclamati nei 25 punti del programma del partito nazionalsocialista potevano effettivamente sembrare nobili non solo agli ingenui ma anche a larga parte delle persone ragionevoli. La ferocia del governo nazista emergeva però chiaramente dai discorsi e dal comportamento tenuto da Hitler soprattutto nei confronti degli ebrei e dei poveri testimoni di Geova. Solo un odio altrettanto profondo ed implacabile verso la cristianità poteva ingannare i vertici della Congregazione ad un punto tale da lasciar loro credere che la persecuzione in atto fosse frutto di oscure trame ordite soprattutto dai religiosi cattolici. Di fatto, il giudizio che il regime nazista formulava sui Testimoni di Geova era molto più duro di quello formulato dalle chiese cristiane. Non si trattava solo di eretici, di millenaristi utopisti ed asociali, di falsi profeti o di lupi feroci organizzati per spingere verso l’apostasia grandi masse di persone. Si trattava invece di veri e propri ebrei travestiti da cristiani, di perfidi giudei pronti alla conquista del mondo, di un potente movimento internazionale sovversivo ed antitedesco di chiara matrice giudaico-bolscevica con profonde radici in un grande paese nemico (gli Stati Uniti). Quando il regime reintrodusse la coscrizione obbligatoria, imponendo a tutti i giovani tedeschi di prestare il servizio di leva in previsione della guerra, il netto rifiuto dei Bibelforscher fu percepito da parte del potere, militarista e guerrafondaio, come la chiara conferma di un lucido attacco al cuore dello stato. Tentare un compromesso per arginare il male sarebbe già stata una mossa perdente. Bruciare incenso al potere, lodare i nobili valori del nazismo ed appellarsi al profondo senso di giustizia del Fürer si rivelò drammatico: Hitler, che tutto era meno che quello che voleva apparire, si sentì, allo stesso tempo, beffato ed adulato e la persecuzione infuriò con crudeltà incredibile: i testimoni di Geova vennero incarcerati, picchiati, torturati, separati dai propri figli e spediti nei campi di concentramento.

 

[3] La difesa  della causa “antisemita” e l’esaltazione dei “nobili ideali” affermati dal governo nazista avvennero in un  drammatico contesto di persecuzione. Molte affermazioni contenute nella “dichiarazione dei fatti” e nella “lettera al cancelliere tedesco” devono pertanto essere interpretate con equilibrio e carità, tenendo conto della violenza scatenata dal potere nazista, dell’infelice sforzo di dimostrare l’estraneità della società Torre di Guardia alla cosiddetta congiura  giudaico-bolscevica e soprattutto del disperato tentativo dei vertici americani di venire in aiuto ai fratelli tedeschi perseguitati. Alcune dichiarazioni conservano comunque una certa gravità perché non furono espressione di vescovi locali  collaborazionisti o di pastori luterani apostati ma rappresentarono, di fronte al mondo intero, la posizione ufficiale della congregazione cristiana dei testimoni di Geova. Prova ne è il fatto che tali documenti vennero stampati sia in lingua inglese sia in lingua tedesca, furono diffusi in migliaia di copie e sono tuttora registrati nell’Annuario Ufficiale (1934) dei testimoni di Geova.

 

[4]  Ciò che maggiormente rattrista la cristianità è comunque il tentativo poco credibile di presentare ancora oggi i testimoni di Geova come l’unica congregazione pura ed incontaminata durante la persecuzione nazista, accusando nello stesso tempo tutta la cristianità di prostituzione con il potere nazista. Affermazioni del tipo: “non vi è nessuna divergenza tra gli studenti biblici tedeschi ed il governo del Reich tedesco, ma … al contrario, per quanto riguarda gli obiettivi squisitamente religiosi e apolitici degli studenti biblici, si può dire che siano in armonia con gli obiettivi del governo del Reich tedesco.” oppure: "l'impero più grande e oppressivo del mondo è quello anglo-americano. vale a dire l'impero britannico, del quale gli Stati Uniti d'America fanno parte. sono stati gli affaristi ebrei dell'impero britannico-americano che hanno creato e sostenuto il mondo dell'alta finanza per sfruttare e opprimere i popoli di molte nazioni. questo è vero in modo particolare per le città di Londra e di New York,  roccaforti dell' alta finanza. questo fatto è così noto che c'è un proverbio in america sulla città di  New York che dice: 'gli ebrei la possiedono, i cattolici irlandesi la governano, e gli americani pagano i conti. ” ovvero : “l'attuale governo della Germania, ha preso una posizione precisa contro gli oppressori dell'alta finanza, e contro la perniciosa influenza della religione sulle vicende politiche della nazione oun attento esame dei nostri libri e delle nostre pubblicazioni dimostrerà chiaramente che queste espongono, difendono ed evidenziano con vigore gli stessi elevati ideali sostenuti e promulgati dall'attuale governo nazionale, e mostrerà che sarà Geova dio a far sì che al tempo opportuno questi siano conseguiti da tutti coloro che amano la giustizia e che obbediscono all' Altissimo. perciò lungi dal minare con le nostre pubblicazioni e la nostra opera i principi dell'attuale governo, noi siamo i più grandi sostenitori di tali nobili idealio anche “siamo stati accusati falsamente dai nostri nemici di aver ricevuto aiuti finanziari per la nostra opera dagli ebrei. niente è più lontano dalla verità. fino ad ora gli ebrei non hanno dato nemmeno un centesimo per la nostra opera. noi siamo fedeli seguaci di cristo gesù e crediamo in lui quale salvatore del mondo, mentre gli ebrei rigettano completamente gesù cristo e negano con vigore che egli sia il salvatore del mondo mandato da dio per il bene dell'uomo. ciò, di per sé, dovrebbe essere una prova sufficiente per dimostrare che non riceviamo alcun sostegno dagli ebrei e quindi che le accuse contro di noi sono false e malevole e possono provenire solo da satana, nostro grande nemico” vanno certamente lette all’interno del loro contesto e non devono essere estrapolate dal grave momento storico in cui furono scritte. Comunque le si leggano emergono però, in qualsiasi persona ragionevole, sensati dubbi sull’onestà intellettuale di chi ne prende soprattutto oggi le difese, nonché sulla tanto decantata verginità morale dei vertici della Congregazione. Per difendere i testimoni di Geova dalla persecuzione nazista era proprio necessario gettare fango su cattolici, ebrei, irlandesi, organizzazioni pacifiche, stati liberi e democratici, insegnanti religiosi, costruttori di chiese, finanzieri  e  banchieri? Per difendersi all’accusa di aver ricevuto finanziamenti dagli ebrei era proprio opportuno che i vertici mondiali di una congregazione cristiana condannassero con tanta durezza ed in un momento così drammatico le colpe reali e presunte del popolo ebraico?

 

[5] Il giuramento dei Vescovi Cattolici (articolo 16 del Concordato) suonava così: “Davanti a Dio e sul Santo Vangelo, io giuro e prometto, in qualità di nuovo vescovo, lealtà ai Reich tedesco a allo stato. Giuro e prometto di onorare il governo costituzionale a di farlo onorare dal clero della mia diocesi. Nell’adempimento del mio ufficio spirituale e nella sollecitudine per il benessere e l’interesse dello stato germanico mi impegnerò ad evitare ogni atto che possa andare a danno e a detrimento dello stato stesso”. Si trattava evidentemente di un giuramento di fedeltà e di lealtà allo stato tedesco e non agli ideali politici e religiosi del governo nazista. Come i figli di Israele non seppero distinguere l’astuzia dei gabaoniti travestiti da pellegrini (Giosué 9) prestando loro un incauto giuramento, i cattolici non seppero prevedere che ben presto governo nazista e stato tedesco sarebbero diventati una sola cosa. Sulle decisioni affrettate della Santa Sede incisero comunque moltissimi fattori: oltre ai non pochi interessi particolari e all’inganno dei nazisti (che all’articolo 24 del loro programma, come lupi travestiti da pecore, si facevano paladini della tolleranza religiosa e del cristianesimo positivo), furono determinanti la paura, l’ignoranza, l’ingenuità e soprattutto il pericolo di confluire, come molti luterani, in una Chiesa del Reich nazista, ariana ed apostata.

 

[6] Nell’Enciclica Mit Brennender Sorge del 1937 Papa Pio XI così denunciava le violazioni al concordato e bollava Hitler come idolatra ed anti cristiano:  “Quando Noi, Venerabili Fratelli, nell’estate del 1933, a richiesta del governo del Reich, accettammo di riprendere le trattative per un Concordato, in base ad un progetto elaborato già vari anni prima, e addivenimmo così ad un solenne accordo, che riuscì di soddisfazione a voi tutti, fummo mossi dalla doverosa sollecitudine di tutelare la libertà della missione salvatrice della Chiesa in Germania e di assicurare la salute delle anime ad essa affidate, e in pari tempo dal sincero desiderio di rendere un servizio d’interesse capitale al pacifico sviluppo e al benessere del popolo tedesco. Nonostante molte e gravi preoccupazioni, pervenimmo, allora, non senza sforzo, alla determinazione di non negare il Nostro consenso. Volevamo risparmiare ai Nostri fedeli, ai Nostri figli e alle Nostre figlie della Germania, secondo le umane possibilità, le tensioni e le tribolazioni che in caso contrario si sarebbero dovute con certezza aspettare, date le condizioni dei tempi. E volevamo dimostrare col fatto a tutti che Noi, cercando solo Cristo e ciò che appartiene a Cristo, non rifiutiamo ad alcuno, se egli stesso non la respinge, la mano pacifica della Madre Chiesa. Se l’albero di pace da Noi piantato in terra tedesca con puro intento, non ha prodotto i frutti da Noi bramati nell’interesse del vostro popolo, non ci sarà alcuno nel mondo intero, che abbia occhi per vedere e orecchie per sentire, il quale potrà dire ancor oggi la colpa essere della Chiesa e del suo Capo Supremo. L’esperienza degli anni trascorsi mette in luce le responsabilità e svela macchinazioni, che già dal principio non si proposero altro se non una lotta fino all’annientamento. Nei solchi, in cui Ci eravamo sforzati di gettare la semenza della vera pace, altri sparsero — come l’"inimicus homo" della Sacra Scrittura (Matth. XIII, 25) — la zizzania della sfiducia, della discordia, dell’odio, della diffamazione, di un’avversione profonda, occulta e palese, contro Cristo e la sua Chiesa, scatenando una lotta che si alimentò a mille fonti diverse e si servì di tutti i mezzi. Su di essi e solamente su di essi e sui loro protettori, occulti o palesi, ricade la responsabilità, se sull’orizzonte della Germania appare non l’arcobaleno della pace, ma il nembo minaccioso delle dissolvitrici lotte religiose…….E anzitutto, Venerabili Fratelli, abbiate cura che la fede in Dio, primo e insostituibile fondamento di ogni religione, rimanga pura e integra nelle regioni tedesche. Non si può considerare come credente in Dio colui che usa il nome di Dio retoricamente, ma solo colui che unisce a questa venerata parola una vera e degna nozione di Dio. Chi, con indeterminatezza panteistica, identifica Dio con l’universo, materializzando Dio nel mondo e deificando il mondo in Dio, non appartiene ai veri credenti. né è tale chi, seguendo una sedicente concezione precristiana dell’antico germanismo, pone in luogo del Dio personale il fato tetro e impersonale, rinnegando la sapienza divina e la sua provvidenza, la quale "con forza e dolcezza domina da un’estremità all’altra del mondo" (Sapienza. VIII, 1), e tutto dirige a buon fine. un simile uomo non può pretendere di essere annoverato fra i veri credenti. Se la razza o il popolo, se lo Stato o una sua determinata forma, se i rappresentanti del potere statale o altri elementi fondamentali della società umana hanno nell’ordine naturale un posto essenziale e degno di rispetto; chi peraltro li distacca da questa scala di valori terreni, elevandoli a suprema norma di tutto, anche dei valori religiosi, e divinizzandoli con culto idolatrino perverte e falsifica l’ordine da Dio creato e imposto, è lontano dalla vera fede in Dio e da una concezione della vita ad essa conforme.

 

[7] Nella Conferenza di Fulda del 1938 l’episcopato cattolico così denunciava la persecuzione nazista: “Per ciò che riguarda i nuovi ostacoli alla vita cattolica, molti cattolici tedeschi si domandano ansiosamente se, nonostante la loro nazionalità e la loro fedeltà allo Stato, essi non godano più gli stessi diritti dei loro concittadini e se, contro le accuse, non meritino d'essere ascoltati né creduti, né meritino difesa né riparazione……Con il più profondo dolore abbiamo pure veduto conculcato nel modo più offensivo l'onore personale del Santo Padre. Noi Vescovi e cattolici tedeschi partecipiamo all'indignazione di tutto il mondo cattolico. Noi siamo tanto più strettamente uniti e fedeli al Santo Padre in quanto Egli soffre per noi e raccoglie amara ingratitudine dopo una lunga e sincera benevolenza. Un avvenire più tranquillo, in cui ritroveranno il loro posto la verità e la giustizia, dovrà liberamente riconoscere che tutte le disposizioni e tutte le manifestazioni del Papa erano unicamente ispirate dalla doverosa intenzione di difendere e custodire la Fede in mezzo alla parte cattolica del popolo tedesco. Ma è appunto questo che al presente, in certi luoghi, si cerca in tutti i modi: la totale distruzione della fede cattolica in Germania. Non si opponga che ciò sia un vano timore od una calunnia ispirata da sentimenti ostili allo Stato. Autorevoli personalità hanno pubblicamente dichiarato che la fine del cattolicesimo tedesco è nel loro programma spirituale . Né si dica che, malgrado tutto, non v'è alcun impedimento contro l'esercizio del culto. Ciò è vero in gran parte. In realtà, però, si fa ogni sforzo perché, specialmente fra la gioventù e negli accampamenti, la frequenza alla Chiesa sia resa difficile, mentre si condanna come contrario alla unità della Nazione tutto ciò che è confessionale, e si allontana dalla vita pubblica ogni manifestazione religiosa. Si pensa in tal modo di ricacciarci nelle catacombe, ciò che dovrebbe essere il principio della fine. A giustificare tutto questo, nella storia della nostra Chiesa (perfino nel materiale scolastico) la grandezza e la santità di essa sono trascurate o deprezzate oppure spiegate razzisticamente, mentre quanto vi può essere di male vien messo in chiara luce ed esagerato, senza riguardo alla vera scienza ed alla giustizia naturale. O meritano forse minore rispetto della verità e della giustizia i morti senza voce e senza difesa che non i vivi capaci di difendersi ? Per questo abuso della storia sono accolti volentieri e largamente diffusi e raccomandati libri e scritti che la scienza tedesca come ogni tedesco colto e oggettivo sanno come giudicare. La produzione libraria e periodica cattolica è sottoposta, invece, non raramente, alla più stretta vigilanza fino al divieto, al sequestro ed alla soppressione. Intanto, continuamente e dappertutto, si va investigando, spesso con mezzi e strumenti di dubbia liceità, dietro supposte immoralità del clero e dei religiosi, secondo criteri unilaterali, e continuamente si riprendono in giudizio cause da lungo tempo prescritte. così pure si rinfacciano alla chiesa segrete relazioni di natura personale e politica con il bolscevismo russo. E ci si irrigidisce in questo atteggiamento, benché, sia dalle Encicliche e dalle allocuzioni papali, nonché dall'insegnamento inequivocabile della dottrina cattolica, sia dalle stesse confessioni dei bolscevichi risulti che il loro sistema politico e morale non trovò un nemico più grande e più irriconciliabile della Chiesa cattolica romana. Anche ogni parola cortese o qualsiasi atteggiamento o azione del capo supremo della nostra chiesa verso altri stati e verso altri popoli, suggeriti dalle usanze diplomatiche o civili oppure dalle circostanze religiose del nostro tempo, sono interpretati come ostili alla Germania e perfino come segni di segreta alleanza con i suoi nemici. Dentro i confini germanici sono promossi e favoriti movimenti di apostasia dalla chiesa, mentre sono sempre più minacciati di rappresaglie economiche i funzionari, impiegati, studenti rimasti fedeli cattolici, rappresaglie che vengono pure duramente eseguite”.

 

[8] Nel Radiomessaggio Natalizio del 1942 Papa Pio XII così esprimeva dura condanna verso i crimini ed i lutti della guerra, il nuovo ordine sociale progettato dai nazifascisti e lo sterminio sistematico di milioni di persone. “Vogliono forse i popoli assistere inerti a così disastroso progresso? O non debbono piuttosto, sulle rovine di un ordinamento sociale, che ha dato prova così tragica della sua inettitudine al bene del popolo, riunirsi i cuori di tutti i magnanimi e gli onesti nel voto solenne di non darsi riposo, finché in tutti i popoli e le nazioni della terra divenga legione la schiera di coloro, che, decisi a ricondurre la società all'incrollabile centro di gravitazione della legge divina, anelano al servizio della persona e della sua comunanza nobilitata in Dio? Questo voto l'umanità lo deve agli innumerevoli morti, che giacciono sepolti nei campi di guerra: il sacrificio della loro vita nel compimento del loro dovere è l'olocausto per un nuovo migliore ordine sociale. Questo voto l'umanità lo deve all'infinita dolente schiera di madri, di vedove e di orfani, che si son veduti strappare la luce, il conforto e il sostegno della loro vita. Questo voto l'umanità lo deve a quegli innumerevoli esuli che l'uragano della guerra ha spiantati dalla loro patria e dispersi in terra straniera; i quali potrebbero far lamento col Profeta: "Hereditas nostra versa est ad alienos, domus nostrae ad extraneos" (ler. Lam. 5,2). Questo voto l'umanità lo deve alle centinaia di migliaio di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento. Questo voto l'umanità lo deve alle molte migliaia di non combattenti, donne, bambini, infermi e vecchi, a cui la guerra aerea, - i cui orrori Noi già fin dall'inizio più volte denunziammo, - senza discernimento o con insufficiente esame, ha tolto vita, beni, salute, case, luoghi di carità e di preghiera. Questo voto l'umanità lo deve alla fiumana di lagrime e amarezze, al cumulo dì dolori e tormenti, che procedono dalla rovina micidiale dell'immane conflitto e scongiurano il cielo, invocando la discesa dello Spirito, che liberi il mondo dal dilagare della violenza e del terrore.”

 

[9]  All’arcivescovo cattolico di Bratislava Josef Tiso, negli anni ’20 membro del partito popolare ed in seguito sempre più allineato ai “nobili ideali” del nazionalsocialismo, venne data nel 1938 la Presidenza del Consiglio della Repubblica Slovacca. Con vari decreti governativi, firmati personalmente da Tiso, gli ebrei vennero progressivamente esclusi da tutti i settori della vita economica del paese, per poi essere costretti ai lavori forzati con una legge del maggio del 1940. Nel settembre del 1941 entrò poi in vigore un Codice anti-ebraico pensato sul modello delle leggi di Norimberga. Il Codice prevedeva alcune deroghe per gli ebrei convertiti e battezzati, oltre alla possibilità per il Presidente della Repubblica di concedere dispense e fornire protezione ai nuclei familiari ebraici particolarmente meritevoli. Il Codice fu immediato oggetto di proteste da parte degli ambienti cattolici: nell'ottobre 1941 la Conferenza Episcopale della Chiesa Cattolica Slovacca si concluse con l'adozione di un documento, inviato al Presidente della Repubblica sotto forma di memorandum, in cui si dichiararono anti-cristiane le disposizioni del Governo. Una nota della Santa Sede dello stesso tenore venne inviata al Ministero degli Esteri slovacco nel novembre 1941, non sortendo però alcun effetto.

 

[10]  Il regime ustascia fu sostenuto da larga parte dei cattolici e finì per coinvolgere anche moltissimi religiosi. Mentre in Polonia migliaia di sacerdoti venivano fucilati o spediti nei campi di concentramento nazisti, in Croazia, nonostante le continue proteste di Stepinac, bande criminali appoggiate dal Governo procedevano a massicce operazioni di pulizia etnica soprattutto contro gli ebrei, gli zingari e gli ortodossi. Il cardinale Stepinac intervenne duramente contro i massacri ed i crimini del Governo e soprattutto contro il programma di conversioni forzate al cattolicesimo. Ciononostante l’adesione dei croati alla politica filo-nazista fu imponente e non mancarono cattolici e sacerdoti che, accecati dall’odio verso gli ebrei e dal disprezzo verso gli scismatici, finirono per collaborare attivamente con la dittatura di Pavelic. Finita la guerra, la dittatura comunista accusò il cardinale Stepinac di collaborazionismo con il precedente regime e lo rinchiuse in prigione per lunghi anni. Negli ultimi tempi la figura di Stepinac è stata oggetto di accurate indagini sia da parte degli alleati Anglo-Americani sia da parte della Santa Sede. L’integrità morale del cardinale è chiaramente emersa dalle lettere private in favore dei perseguitati, dall’analisi dei sermoni tenuti nella cattedrale di Zagabria, dagli appelli umanitari, dalle pubbliche denunce e dalle iniziative pietose a favore dei perseguitati. Durante il processo di beatificazione, oltre le testimonianze ed i documenti scritti, vennero recuperati alcuni brani delle omelie dell’Arcivescovo (contro il razzismo e a difesa della dignità dell’uomo), trasmesse da Radio Londra e fatte circolare stampate tra i partigiani iugoslavi nascosti nei boschi. La beatificazione di alcune figure particolarmente sante ed illuminate (come Stepinac) non riduce e non diminuisce comunque le gravi responsabilità di molti cattolici croati che aderirono alla dittatura ustascia macchiandosi di feroci delitti e rendendosi spregevoli ed abietti perfino di fronte alle SS tedesche.

 

[11] Nel 1933 Papa Pio XI nominò Von Galen Vescovo di Münster. Questi iniziò immediatamente a contestare, attraverso le sue prediche, le azioni del nazionalsocialismo, criticandone in particolare la politica religiosa e razziale. Nonostante le continue minacce ed intimidazioni, Von Galen proseguì fino alla fine della guerra a denunciare i crimini del nazismo. Nel 1941 attraverso le sue prediche, riuscì a costituire un ampio blocco di opposizione, formato da autorevoli esponenti della Chiesa tedesca, al progetto di eutanasia degli handicappati che i nazionalsocialisti stavano all'epoca realizzando. Nel timore di perdere il consenso dell'opinione pubblica, che sensibilizzata da questa iniziativa iniziava anch'essa a contestare l’opera di bonifica razziale, Hitler si convinse a sospendere "ufficialmente" il progetto. Nel febbraio 1946 Von Galen fu nominato Cardinale da Papa Pio XII, morendo però appena un mese dopo.

 

[12] Pio XII non disse mai parola che non fosse conforme alla dottrina cristiana, fece il possibile per evitare l'entrata dell'Italia in guerra, nascose nei conventi ebrei, comunisti e perseguitati, incoraggiò con la parola e lo scritto i vescovi tedeschi oppressi dai nazisti, mostrò soprattutto con le opere il suo dissenso contro la dittatura. Poteva e doveva fare di più? Il papa ideale si sarebbe comportato diversamente? Sì, un papa deportato, gettato in fondo ad un carcere, meglio ancora martire, avrebbe dato un enorme prestigio alla cristianità e soprattutto alla chiesa cattolica! Si pensi a quanto giovarono le prigionie di Pio VI e di Pio VII al tempo di Napoleone! Nessuno storico sensato può però fermarsi a queste considerazioni… Un papa prigioniero nelle mani di Hitler avrebbe lasciato una chiesa acefala, priva di una guida e totalmente allo sbando. I luoghi di culto sarebbero stati profanati, migliaia di rifugiati sarebbero stati snidati dai conventi e spediti nei campi di sterminio ed un numero enorme di cattolici avrebbe inesorabilmente seguito le sorti del popolo ebraico. Una scomunica ad Hitler, cioè un incitamento alla disobbedienza di massa, avrebbe prodotto un esiguo numero di martiri e molti milioni di apostati, pronti ad accettare nel terrore ogni dichiarazione contro il papa e la chiesa cattolica, ogni adesione alla dittatura, ogni contaminazione con il potere e la barbarie nazista. Chi ragionevolmente può pensare che una scomunica avrebbe potuto dissolvere l'esercito tedesco, la furia del nazismo, la ferocia della follia? (Vedasi A. C. Jemolo, Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni, Torino, 1964, pag. 494). Solo una fede semplice, pura, ingenua ed incrollabile, condivisa in ugual misura da milioni di persone senza dubbi ed esitazioni, avrebbe potuto confidare, sperando contro ogni speranza, in un intervento divino miracoloso, intervento peraltro né obbligato né dovuto.

 

[13] Purtroppo non possediamo il testo di questo documento che quasi tutti i vescovi di Europa distrussero per il timore di perquisizioni e repressioni. Ne siamo, comunque, alla ricerca e ci impegnamo a diffonderne il contenuto non appena possibile.

 

[14] Non stiamo accusando i poveri testimoni di Geova di filonazismo o di antisemitismo come molti hanno tristemente fatto. Stiamo solo dicendo che nel 1933 l'atteggiamento di pacifica ed ingenua deferenza mostrata nei confronti del governo nazionalsocialista contrastava non poco con il veleno, i sospetti, le manie di persecuzione ed i giudizi temerari contenuti nella dichiarazione dei fatti e nelle pubblicazioni divulgative della Torre di Guardia. Come si poteva infatti essere così duri ed inflessibili verso cattolici, ebrei, irlandesi, organizzazioni pacifiche, stati liberi e democratici, insegnanti religiosi, costruttori di chiese, finanzieri  e  banchieri e, allo stesso tempo, tanto candidamente disponibili al rispetto, al dialogo, alla deferenza ed alla remissività  verso il nazismo?