La Porta Degli Innocenti

Copertina La Porta Degli Innocenti

Perché ho scritto questo libro

Questo libro parla del principio di realtà, o meglio della sua eclissi.

La morte di Dio non significa solo che la gente non va pi� in chiesa perchè preferisce la discoteca e dormire fino a tardi la domenica mattina.

Con Dio se n�è andata la fiducia in un ordine oggettivo delle cose (la divina Provvidenza per i devoti, la maligna Anankè per i fautori di una delle molte gnosi che hanno attraversato l�occidente in venti secoli), alla fine ridotto al legame atomico delle leggi di natura nei positivismi residui (quelli di Giorello e Piero Angela, insomma), e finalmente travolto dall�irruzione dionisiaca del post moderno.

L�importante non è sapere come essere, ma fare bene la cacca, diceva l�ottimo Artaud.


Un attimo prima Nietzsche era un filosofo inattuale, un attimo dopo un povero pazzo. Questo avrebbe dovuto servire da monito all�intellettuale post ideologico, che invece ripiegando dal politico al privato dopo lo sfacelo dell�utopia al tritolo ha continuato ad applicare la stessa implacabile argomentazione gnostica: la presenza dell�inautentico e del colpevole bastano a inficiare la bontà dell�ordine mondano, dalla famiglia all�ecclesia all�agorà e alle loro leggi, interamente ricondotte a falsa coscienza, distorsione.

Il furore iconoclasta che li spingeva alla consumazione dei riti e degli stili (spoglie datate di uno Spirito incontenibile, come credevano), li ha portati a negare in via di principio la plausibilità stessa di una Forma che voglia avere un significato, come Simbolo di un profondo sentire dell�Essere. Così, gettando nell�unico pattume il canto della metafisica e lo sbadiglio dell�opinione si sono trovati asserviti alle pulsioni pi� basse dell�immaginario di massa, come aveva predetto e auspicato negli anni Sessanta Umberto Eco, gran maestro del fumettone e della Rosa(Croce?).

Linguaggi possibili, mondi possibili, non c�è Verità, solo interpretazione inesausta, precaria quanto la volontà di potenza che la sostiene. Le cose sono vere finchè qualcuno ci crede. Verità e menzogna sono convenzioni sociali. Il Re e lo Sciamano cascano insieme, e il trono dell�uno è disputato da Lobbies post capitalistiche, la mitra dell�altro è usurpata da qualsiasi imbonitore da fiera. Così le opinioni e del calciatore e della modella gnocca alla corte di Costanzo si affiancano a quelle del luminare oncologo e dell�imam di Torino e forgiano la cultura dell�utente a una nuova accezione di Enciclopedia.

Qualsiasi coglione pu� dire qualsiasi cosa su qualsiasi argomento. Opposte conclusioni avallate da scienziati e opinionisti sull�effetto Serra, le modalità di diffusione della Sars, eccitano e deprimono fino alla rassegnazione, all�abulia. Alla fine nessuno crede pi� a nessuno, è il diluvio di parole che abortisce il significato.

Questo per gli scrittori della mia generazione significa non tanto limitarsi a produrre discreta narrativa di genere (che male c�è a far divertire la gente? Montalbano piace anche a me, e al cinema adoro la fantascienza) ma a negare ogni distinzione tra intrattenimento e pedagogia, cioè tra un discorso che vuole essere Favola e un discorso che vuole essere Mito. La massima superiorità intellettuale è ridere di tutto, constatando senza amarezza la vacua stupidità di cose e persone: ecco perchè i cabarettisti di Zelig sono gli unici maitre a penser rimasti alla sinistra (quelli della destra sono i banchieri). E� vero che il disordine mentale non riesce a pervertire del tutto il gusto: ognuno sa che c�è differenza Dante e Boccaccio, tra Tolkien e Terry Brooks, tra Kubrick e Nanni Moretti, ma questa differenza non si sa pi� dire: se il valore dell�opera non è pi� nella sua capacità di rivelazione, alla critica manca l�aspersorio per benedire o maledire, si estenua nell�estetismo dei dettagli e ignora la domanda fondamentale: quanto svela quest�opera all�uomo, dell�uomo?

E allora si esalta il mestiere, si riscoprono scrittori di signorile intrattenimento come Somerset Maugham, (a cui non manca ampiezza di scenari e pittoresca umanità, ma a lui preferisco monomaniaci di genio come John Fante), e nell�esaltazione del mestiere si riscopre il fumettone, ci si dedica con passione al thriller, gli si restituisce dignità letteraria, ma anche lo scollacciato ha il suo perchè, e aspettiamo che un altro editore progressista scopra una ninfetta questa volta di otto anni, autrice di �Cento usi del biberon, prima di dormire�.

L�editore di oggi ha ottenuto il massimo dalla vita: è vero che da noi si legge meno che altrove, ma lui pubblicando solo letteratura di genere va sul sicuro: non teme di scoraggiare una parte di lettori (c�è posto per buoni romanzi insieme a roba un tanto al chilo), e non è pi� obbligato alla missione di esaltare le patrie lettere, così pi� che i nostrani preferisce pubblicare autori d�oltreoceano, dove la consumazione della letteratura in puro intrattenimento è molto pi� antica, e ha già prodotto generazioni di sapienti artigiani (tra cui, bisogna dirlo, qualche scrittore eccellente).

Quando mi chiedono perchè scrivo dei noir, vorrei rispondere che sono sostanzialmente obbligato a farlo, se voglio pubblicare dei romanzi, ma non sarebbe giusto.

In realtà mi piace, è un tipo di narrazione che offre molte possibilità, ma il genere è solo una caratteristica esteriore, il sangue glielo dà una storia ispirata, e una voce ferma. Per me storia ispirata significa una storia nata da una visione, una visione non dell�occhio ma una visione, qualcosa su cui il tuo spirito ha planato per un attimo, e poi magari c�è voluto un anno per lasciarsi dire: è il nucleo generativo e il motivo vero per cui scrivere è una necessità interiore per chi la prova, come mangiare e dormire.

La visione che c�è in questo romanzo sono gli Innocenti assassini. Nel romanzo sono rappresentati da bambini, ma in realtà si tratta di uno stato di coscienza che pervade oggi buona parte dei comportamenti così detti adulti. E� l�innocenza nel senso di irresponsabilità di chi affronta la vita in perenne dimensione ludica, parla di regole del gioco che si tratti di calcio, matrimonio o parlamento, chiama le sue azioni prestazioni e le valuta in termini di successo o d�insuccesso.

Per inciso: a scuola, oggi la promozione si chiama successo formativo. Ieri serviva ad ammetterti (promuoverti) a un livello superiore dell�esistenza sociale: un lavoro che ti avrebbe reso autonomo, un voto che ti avrebbe riconosciuto come responsabile. Oggi serve solo a dirti che hai imparato quello che dovevi.

74/100. Maturo è un�espressione numerica su una pagella.

Il Paese dei Balocchi non finisce, ancora. Non finisce mai.

L�industria dei giochi, nelle sue infinite varianti, rappresenta la maggior parte degli investimenti e dei profitti nel settore informatico: la terza rivoluzione industriale è soprattutto la trasformazione dell�ambiente umano (etere compreso) in un�immensa ludoteca, il pese dei Balocchi, appunto.

Ma perchè questo dovrebbe creare per forza degli spostati?

A questo punto viene la mia storia di insegnante.

Anzi, viene pi� che altro quello che io ho imparato osservando gli adolescenti.

Ci sono tre cose da fare, per educare un ragazzo alla realtà.

Quello che pu� strutturare un principio di realtà è innanzitutto un adeguato senso dell�identità corporea, un�educazione percettiva e un sano contatto fisico coi propri simili. Questo fornisce il criterio fisico per distinguere la realtà dall�illusione. In secondo luogo c�è l�amore e l�amicizia, come clima ideale in cui si esprime il meglio dell�umanità. Una persona che non sperimenti questo rimane affettivamente analfabeta, nel senso che non ha un fine positivo a cui indirizzare i propri sforzi nelle relazioni, ma svilupperà solo organizzazioni difensive (facilmente paranoiche) o si sottometterà ad ogni evenienza in un�ignavia mascherata da pacifismo.

In terzo luogo c�è il mito. Cioè la narrazione, il discorso sensato, nelle sue molte varianti poetiche scientifiche e religiose, ma che hanno un comune obiettivo pedagogico: la realtà appresa secondo il prima e il dopo, l�essenziale e l�accidentale, l�antecedente e il conseguente, la causa e l�effetto. Questa è la pedagogia, l�unica necessaria e fondamentale, che insegna a strutturare una rappresentazione del reale complessa ma coerente, capace di diventare principio di selezione dell�esperienza.

Grazie a Dio, il primo e il secondo punto sono ancora gestiti in gran parte dalla famiglia, e per ora sottratte al pubblico influsso dell�ideologia, ma la difesa del terzo da parte della scuola è ormai ridotta al lumicino. Apostoli del post-moderno come Lyotard ci hanno spiegato che la fine delle narrazioni non è la fine del mondo, e alchimisti del multimediale come il diessino Maragliano (consigliere del ministro dell�Ulivo) hanno propagandato il modello epistemologico reticolare, che sostituirebbe l�antico, bisognoso di baricentri e gerarchie sgraditi alla modernità e a Umberto Eco.

Ma, di grazia, queste vestali cibernetiche hanno mai messo piede in una scuola?

In questo caso avrebbero visto che il discredito della narrazione non ha generato geni ma spostati, gente che è incapace di seguire un discorso coerente per pi� di mezz�ora e non distingue tra sostanza e accidente, perchè la sua attenzione è abituata all�onnipotenza narcisistica dello zapping. Fuori di scuola, invece, gironzolano per la Rete imbattendosi in futilità e Divinità ugualmente indifferenti al loro destino, con l�auricolare perennemente acceso che riversa in loro la chiacchiera incessante di uno stupidario cosmico. La loro solitudine è molto peggio della mancanza momentanea di compagnia, è l�indifferenza al significato, la smemorata presenza, la condanna all�istantaneo.


Ho provato a chiedermi cosa succederebbe se i pi� deboli, i pi� tristi di questi �bambini� incontrassero un mito particolarmente seducente, dalle promesse metafisiche e dalla sostanza letale. Da qui in poi il romanzo.

Una storia inventata, come si suol dire.

Probabilmente niente di veramente nuovo.

Una versione aggiornata del Pifferaio di Hamelin.