Pensavo
che quello di ieri fosse stato un difficile viaggio, solo perché
non avevo ancora provato quello di oggi. Non avrei mai immaginato
di poter vedere uno scalcinato e vecchio autobus vedi
foto
carico di oggetti e persone da faticare a respirare e che alle
successive fermate potesse caricare altre persone con bagagli. Non
l’auguro a nessuno, anche perché le sardine non danno l’idea.
Scordavo di dire che per fare gli ultimi sessanta o settanta km di
strada non asfaltata, ci sono volute ben due ore e mezza in quelle
condizioni appena citate. Fortuna che un ragazzo conosciuto a Dar
e rivisto sul bus a Njombe ci ha trovato
il posto a sedere, se no giuro che non so se ce l’avrei fatta.
“Casa dolce casa”
Finalmente a Matembwe vedi
foto.
Preso possesso della mia camera, spartana ma efficiente, riordino
con gioia oggetti ed indumenti. Poi esco di casa e vado a fare un
giro in moto fino al paese. La moto, una vecchia Laverda
vedi
foto
da
cross, sembra avere funzionanti quasi tutte le parti meccaniche, a
parte frizione, freni, ammortizzatori e gomma posteriore liscia,
ma il divertimento l’ho potuto apprezzare per intero. Che
sensazione, mi sono sentito il primo centauro del secolo, tutti al
sentire il rumore della moto si fermavano ad osservarmi ed i
bambini urlando mi salutano correndo verso il bordo della strada.
Tutto questo è quasi imbarazzante, ma divertente. Poi per
chiudere in bellezza sono andato al campo sportivo vedi
foto con un arrivo da vero boss. Anche qui il
primo impatto non è stato dei meno imbarazzanti. Al rumore della
moto, tutti hanno smesso di giocare e mi hanno invitato a giocare
a pallone con loro. Accetto l’invito, siglo quattro gol ed al
momento di liquidarmi da loro la moto si mette a fare i capricci
per accendersi. Ciò provoca gran risate a chi mi osserva, ma
faccio l’indifferente e mi avvio velocemente verso casa. La
serata si conclude con cena (erano già 48 ore che non si
consumava un pranzo), musica, relax ed un organigramma del lavoro
che avremmo avuto da fare. Evviva, mai tanta quiete è stata
padrona di me.
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