Oggi
al risveglio sono andato in città con John, un
simpatico ragazzo locale. Abbiamo incontrato un suo conoscente, un
insegnante norvegese con la moglie keniota ed il loro “wachman”
con i quali abbiamo passato tutto il resto
della giornata così svoltasi:
- Discorsi in relax prima in terrazzo poi al bar del Kilimangiaro
Hotel situato sulla panoramica del porto della città;
- Visita al mercato del pesce, luogo caratterizzato
dall’incredibile povera originalità, densi ed anche nauseanti
odori. Gente che mercanteggia, danza, canta, cucina, nuota nel
canale del porto e gioca a pallone davanti ad un folto e divertito
pubblico locale in un campo di sabbia che del calcio l’unica
sembianza è solo una palla di vecchia pelle;
- Cena in un ristorante cinese. Per un italiano non trovare il
pane al ristorante, è come andare in un pub e non trovare la
birra.
Forse è presto per delle deduzioni, o del parlare del così
citato mal d’Africa, ma la sensazione che ho
avuto nel frequentare queste prime persone incontrate, mi hanno
subito fatto riflettere. Non c’è bisogno di dare del “lei”,
anzi quasi offendi, perché questa gente è qui per un qualcosa
che sentono e non vogliono delle inutili riverenze. Se con te si
sono trovati bene, non hanno bisogno di scambiarsi l’indirizzo,
probabilmente perché sanno che dove andranno ci saranno altre
persone semplici e serene. Ma la cosa che più mi ha colpito nelle
poche coppie che ho conosciuto, è il saper ridere, schernirsi e
scherzare fra marito e moglie, in quel modo che io ho sempre visto
fare e fatto, solo quando devi conquistare una donna o è da poco
che l’hai conquistata.
Ch’io possa far tesoro di come si può mantenere un rapporto così
sereno.
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