Canonica di Bernate


CENNI STORICI
Il piccolo borgo di Bernate, nella valle del Ticino, vanta una lunga storia e una importanza particolare sul territorio legata all’acqua e a specifici fattori economici e culturali.
Le prime attestazioni dell’esistenza di un centro fortificato in loco, CASTRUM BRINATI, risalgono all’epoca romana (IV sec d. C.), per la presenza di un avamposto militare col compito di presidiare il confine naturale del Ticino e il suo ponte mobile.
Il medesimo castrum, per gli abitanti della zona e grazie alla pratica dell’incastellamento, assunse un ruolo decisivo nel periodo storico delle invasioni barbariche. Il castrum era dotato di ben due piazze d’armi; una delle quali, quella d’onore, è stata trasformata più tardi dai Canonici Regolari, che presero possesso della struttura, in un chiostro per il raccoglimento e la preghiera personale. Dell’antica costruzione fortificata è oggi possibile vedere una delle quattro torri di difesa, le antiche mura e la chiesa castrense.
Nel 962 d.C., Bernate Ticino e altri centri della Diocesi di Milano diventarono feudo di diritto imperiale e passarono sotto il governo dei vassalli dell’imperatore di Sassonia. L’imperatore Enrico III, il Nero, firmò un documento del 1045 in cui venivano espressamente citatati il CASTRUM BRINATI e la relativa Chiesa castrense dedicata a San Giorgio.
È del 1064 un documento che sanciva la permuta dei beni in Bernate dal convento di San Fruttuaria, di fondazione imperiale, a quello di San Vincenzo di Milano. Tra i beni in transizione anche la già citata chiesa di San Giorgio Martire, descritta però in uno stato di abbandono e di decadenza. Come, quando e perché i possedimenti in Bernate siano passati dal convento di San Vincenzo alla Basilica di Sant’Ambrogio di Milano non è dato sapere, sta di fatto che nel 1150 l’abate del monastero di Sant’Ambrogio conferì ai Crivelli, a titolo di feudo, le terre e i possedimenti che aveva a Bernate e a Cuggiono. Da quel momento la storia di Bernate s’intrecciò per lungo tempo con quella dell’aristocratica famiglia dei conti Crivelli. Pochi anni dopo, i Crivelli persero il feudo a loro conferito dall’autorità religiosa di Milano a causa dell’imperatore Federico Barbarossa, che con l’editto di Roncaglia (1158 d.C.) sottrasse a tutti i feudatari i beni a loro attribuiti senza autorizzazione imperiale. Dopo la sconfitta del Barbarossa nella Battaglia di Legnano contro la Lega dei Comuni Lombardi, i Crivelli ritornano definitivamente padroni del feudo di Bernate. La casata dei Crivelli visse il proprio apice sociale quando, ai primi di dicembre dell’anno 1185, nella città di Verona venne eletto al Soglio Pontificale Uberto Crivelli, col nome di Papa Urbano III, anche se il suo fu un pontificato piuttosto breve, durò infatti solo un anno, 10 mesi e 25 giorni, di lui si ricordano la fondazione della Canonica di Bernate, il suo impegno di mecenate nella difesa di opere e di artisti, gli incontri politici con Federico Barbarossa. Morì a Ferrara, dove è possibile visitare in Duomo la sua tomba. Il 1186 è l’anno di fondazione della Canonica di Bernate da parte di Papa Urbano III Crivelli sui territori del feudo di famiglia.
L’incarico di trasformare il castello castrense in Canonica fu dato al Priore dell’Abbazia di Santa Maria di Crescenzago; appartenente alla congregazione religiosa dei Canonici Regolari secondo la Regola di Sant’Agostino. Nell’Atto di Fondazione sono citati i motivi che hanno portato Urbano III a volere una Canonica a Bernate: il degrado e la decadenza della esistente chiesa di San Giorgio Martire; la diffusione all’epoca di molte pratiche superstiziose e di un certo paganesimo, dovuto alla lontananza fisica dei sacerdoti che stavano a Dairago; la volontà di potenziare e favorire la famiglia Crivelli, creando nel proprio feudo un centro di spiritualità (“la cura delle anime”), di cultura (l’istruzione per i giovani), ma anche di potere economico (alla Canonica furono dati in eredità 18000 pertiche di terreno, sulle quali lavoravano numerose famiglie di coloni) ed infine creare un luogo di ospitalità per i pellegrini che andavano o venivano dai luoghi santi. Urbano III, con l’atto di fondazione, donò alla Canonica di Bernate l’ESENZIONE MONASTICA, il diritto cioè di dipendere solo e unicamente dal Vescovo di Roma, senza legami religiosi o economici con la Diocesi di Milano o i Signori del capoluogo e le altre abbazie esistenti sul territorio. Garantì, inoltre, lo JUS PATRONATO sulle proprietà della Canonica alla propria famiglia Crivelli, detentrice per sempre del diritto di ospitalità in Canonica, della disposizione dei suoi beni materiali e dello strategico passaggio sul ponte del Ticino. Ai Crivelli conferì anche il diritto unico di pesca nel fiume e la possibilità di sfruttamento delle riserve di ghiaia. A Bernate vennero mandati otto Canonici, uno dei quali con la qualifica di Priore.
I Canonici, dopo aver trasformato il castrum in canonica, si occuparono dei luoghi di culto che lì trovarono; fecero diventare la Chiesa castrense, ormai ipogea per le piene del Ticino, Battistero o Chiesa invernale a seconda delle necessità e ampliarono la primitiva chiesa di San Giorgio intorno al 1200 d.C.
Fino al 1498, grazie all’esenzione monastica, la Canonica visse un lungo periodo di prosperità e di importanza sul territorio, grazie al fatto di poter assumere ruoli di mediazione tra le diverse fazioni politiche e religiose in lotta fra loro. Per una controversia di carattere economico tra i Crivelli e i Canonici, il Papa Alessandro VI decise di applicare a Bernate l’istituto della COMMENDA, e affidare al marchese Antonio Stanga, segretario personale di Ludovico il Moro, la direzione della Canonica. Di fatto la Canonica perse la sua autonomia e finì sotto l’influenza degli Sforza. Tale processo si concluse nel 1511, quando alla Canonica di Bernate, venne concesso il titolo di LATERANENSE e fu così aggregata alla Chiesa romana di San Giovanni in Laterano, retta dai Canonici Regolari lateranensi, perdendo definitivamente l’esenzione monastica. Da quel momento iniziò il lento ma inesorabile declino della Canonica di Bernate. Tra il 1582 e il 1618 i Canonici furono impegnati nella edificazione della nuova chiesa, dedicata a San Giorgio e nella progettazione del chiostro. La soppressione della Canonica ad opera del Cardinale di Milano Giuseppe Pozzobonelli, su richiesta del ministro plenipotenziario Carlo Firmian e del cancelliere austriaco Rietberg Wenzel Anton, principe di Kaunitz, arrivò il 17 giugno 1772 a suggello degli accordi avvenuti tra il pontefice Clemente XIV e l’imperatrice Maria Teresa d’Austria. Tutti i suoi beni furono venduti all’asta. L’ultimo Priore divenne il primo Curato della Parrocchia di San Giorgio Martire di Bernate. Tutto il complesso canonicale ritornò di proprietà della parrocchia di Bernate Ticino grazie alla donazione ereditaria Bellora- Negrisoli all’inizio degli anni ‘60 del secolo scorso. Il Senatore Bellora e sua moglie, rimasti senza eredi diretti, decisero di lasciare le loro proprietà in Bernate alla comunità parrocchiale.
La Canonica e il chiostro vennero per lungo tempo affittati dal parroco di allora in qualità di magazzino di piatti e spazio per far seccare il fieno e il grano. Solo dagli anni ’70 venne utilizzato come oratorio.
Le persone di Bernate identificano questo luogo col nome di “CALAVAS”: la casa delle acque che salgono”, per la presenza di un pozzo con acqua sorgiva.

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