L’introduzione della
televisione digitale terrestre rappresenta una tappa fondamentale del
processo di conversione tecnologica dell’intero sistema radiotelevisivo nel
nostro Paese. In questo contesto fortemente evolutivo, la DTT è destinata a
svolgere un ruolo centrale sia per la sua facilità ed economicità di
ricezione, sia per l'“universalità” del servizio stesso – prevalentemente
rivolto alla grande utenza – ed alla possibilità di integrare e
complementare l’offerta dei canali satellitari e via cavo, potendo
soddisfare globalmente le diverse tipologie dei servizi: nazionali,
regionali e locali.
Attraverso la pubblicità, il
contributo statale per l'acquisto del decoder, la possibilità di poter
partecipare attivamente alle trasmissioni televisive e la
commercializzazione di schede prepagate per poter vedere singolarmente un
evento calcistico, si è cercato di entrare con il digitale terrestre
prepotentemente in un mercato (quello della televisione) che fin ora ha
conosciuto oltre alla classica trasmissione analogica, quella satellitare.
Come si può percepire dall'attenta analisi economica sui costi, che i nuovi
utenti dovranno sostenere, sarà molto difficile per la tv digitale
terrestre competere con quella già collaudata, funzionante e
competitiva tv satellitare.
Il quadro normativo nazionale,
definito dalla Legge n. 66/2001 e dal relativo Regolamento, conferisce
stabilità al sistema e individua i meccanismi che, attraverso la fase
iniziale di sperimentazione, promuovono il processo di conversione alla
tecnologia digitale e lo sviluppo dei nuovi mercati.
Tuttavia, il successo di questo
ambizioso progetto sembra condizionato dal verificarsi di alcune condizioni:
Nello scenario fortemente
competitivo che caratterizza il broadcasting digitale, in cui l’offerta
televisiva sarà sempre più integrata con arricchimenti di carattere
interattivo e multimediale, fondamentale è la convergenza di tutti i
soggetti verso l’impiego di una piattaforma “aperta” sin dalla fase iniziale
di sperimentazione, al fine di favorire lo sviluppo di un mercato
orizzontale a beneficio degli operatori e degli utenti; la piattaforma
DVB-MHP (Multimedia Home Platform) soddisfa tale requisito e, inoltre,
risponde agli obiettivi della Direttiva del Parlamento Europeo intesa a
garantire il servizio universale e il pluralismo dei media nel quadro della
nuova società .
Varie sperimentazioni DTT sono da
tempo in corso da parte di RAI, Mediaset e
Telepiù/D+ su varie aree del territorio nazionale. La RAI, in particolare,
attraverso il test-bed, si appresta a valutare globalmente le
prestazioni della piattaforma DVB-MHP per servizi multimediali e
interattivi, sia sul piano tecnologico e operativo che su quello editoriale
e di produzione dei contenuti, con l’obiettivo di contribuire alla
definizione dei requisiti di servizio e dei modelli di business.
Come la "procedura" richiede,
si è cercato di convertire la tv analogica in digitale a tutti i costi,
riducendo ad un euro il prezzo del decoder.
Da una parte possiamo dire
che la definizione delle immagini, la varietà di canali tematici e la
possibilità di interagire con le trasmissione televisive (ex.: televoto)
hanno stimolato la vendita dei nuovi decoder e accertato la regolarità
dell'abbonamento alle trasmissioni
televisive nazionali (RAI); dall'altro canto l'offerta dei canali è ancora
limitata, rispetto alla base satellitare, ed è per questo che c'è ancora un
gran numero di utenti che non hanno ancora investito in questa tecnologia,
poiché non ancora fiduciosi di questo nuovo standard.
Entro il 2006 si dovrebbe ricoprire il 100% del
mercato televisivo con lo standard digitale, tanto da creare nuovi
televisori che non avranno più bisogno degli attuali decoder. Tutto questo
comunque rimane un interrogativo che potrà essere risolto entro un paio di
anni.
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