Lo spegnimento della televisione
analogica del 31.12.2006 e le conseguenze della imposizione della
tecnologia DTT sulla generalità delle famiglie Italiane
La strana fretta del legislatore nel concretizzare la rivoluzione
televisiva digitale terrestre ha posto il 31 dicembre 2006 come data di
spegnimento della televisione analogica. In un anno e solo grazie al più
che generoso contributo statale sono stati venduti o per meglio dire
regalati circa 800.000 decoder. Le famiglie italiane sono 21.503.088,
ciascuna delle quali possiede in media almeno 2 televisori. Oltre ad
essere ben lontani dalla diffusione capillare del DTT, si sottolinea
che le predette famiglie dovrebbero spendere circa tre miliardi di euro
per applicare il decoder ad una sola tv, mentre se volessero utilizzare
entrambi gli apparecchi dovrebbero spendete altri tre miliardi di euro
per acquistare il secondo decoder, secondo la regola tecnica sempre
taciuta per cui ciascun televisore necessita del proprio decoder.
Ai detti costi si aggiungono i gravi problemi derivanti dalla
inutilizzabilità da un giorno all'altro di milioni di apparecchi
televisivi non dotati di decoder che, pertanto, saranno letteralmente
buttati nella spazzatura.
Switching
cost a carico dei consumatori per l' installazione e la fruizione di
impianti per la Televisione Digitale terrestre.
Oltre alla confusione ingeneratasi tra i consumatori a causa di una
campagna pubblicitaria forse troppo semplicistica ed affrettata
(probabilmente anche ingannevole), il vero
problema per la diffusione effettiva della tecnologia digitale
terrestre resta la necessità per molti utenti di sobbarcarsi modifiche
dell'antenna a proprie spese, sostenendo gli switching cost
derivanti dal futuro passaggio dalla vecchia alla nuova tecnologia .
La caratteristica delle trasmissioni in digitale è che o il segnale è
sufficiente e dunque la trasmissione si vede, oppure, se carente, il neo
- telespettatore digitale non vedrà nulla.
Ma cosa sta accadendo nel frattempo alle circa 800 mila famiglie che
hanno in casa un decoder per la ricezione del segnale televisivo
digitale terrestre?
Una prima risposta a questa domanda l'hanno data le centinaia di
segnalazioni pervenute al numero verde predisposto dal Movimento Difesa
del Cittadino nell'ambito della campagna SOS Decoder.
Dalla disamina dei reclami si è potuto riscontrare che problematiche
derivanti dalla conversione dell'analogico al digitale si possono
suddividere in due casistiche fondamentali: impianti singoli
monofamiliari; impianti condominiali centralizzati.
Impianti TV singoli monofamiliari
Il primo e più grave problema di lock-in riscontrato nella
generalità dei consumatori è stata la difficoltà di installazione del
decoder con gli altri apparati a causa della complicata manovra di
collegamento con vari apparecchi già connessi alla TV (DVD, decoder
satellitare, videoregistratore, console per videogames ecc.).
Dopo essere riusciti nel collegamento, molti cittadini hanno avuto
difficoltà nella sintonizzazione anche automatica. Accade poi che, pur
installando correttamente il ricevitore, le immagini non si vedano bene o che al posto dell'audio si sentano sibili.
In tutti questi casi il consumatore è costretto a chiamare un tecnico
antennista che pone in essere una serie di interventi tipici quali:
1. orientazione o sostituzione dell'antenna;
2. aggiunta e accoppiamento di antenne in parallelo;
3. spostamento dell'antenna di qualche metro;
4. aggiunta del modulo amplificatore;
5. ritaratura del modulo da 5,5 MHZ a 8 MHZ;
6. aggiunta di trappole e filtri sulle testate per permettere la
contemporanea ricezione dei canali analogici e digitali;
7. aggiunta di preamplificatori di testata o di amplificatori con
controllo automatico di guadagno per le zone in cui il segnale è
fluttuante.
Il costo dei suddetti interventi varia a seconda delle necessità a
partire dalla sola manodopera per la installazione del decoder che si
aggira intorno ai 70-100 euro comprensivi di diritto di chiamata sino ai
500 euro ed oltre per le ulteriori operazioni.
Impianti TV centralizzati plurifamiliari
In molti edifici, soprattutto nei centri urbani, l'impianto di ricezione
del segnale televisivo è centralizzato e condominiale, cioè pro quota
appartenente a tutti i membri del condominio.
E' ormai acclarato che la stragrande maggioranza degli impianti
centralizzati necessiterà di interventi vista la diversa direzione dei
segnali digitali rispetto ai canali analogici esistenti.
Oltre alla necessità di autorizzare la detta innovazione sul bene comune
da parte di non sempre disponibili assemblee, i problemi che si sono
riscontrati sono simili a quelli per gli impianti singoli.
La principale causa della mancata visione delle trasmissioni televisive
digitali è la carente schermatura dei cavi che portano il segnale
dall'antenna ai singoli appartamenti; la conformazione della rete
distributiva lineare e non stellare; la mancata schermatura dei
partitori che distribuiscono il segnale nelle diverse unità immobiliari.
Anche in questi casi il costo dell'intervento può essere minimo, cioè
solo della manodopera per la ritaratura dell'antenna, ma può essere
anche considerevole laddove si renda necessario il rifacimento totale
dell'impianto.
I costi telefonici della " piena interattività" e gli
interrogativi sulle modalità di fatturazione
Tra gli switching cost che gli utenti
dovranno sopportare per la fruizione del DTT vi saranno naturalmente
anche quelli legati alla cosiddetta interattività, intesa quale
possibilità di interagire con i programmi attraverso il cosiddetto
canale di ritorno. Come più volte denunciato l'ingannevolezza
dei messaggi pubblicitari sul DTT si rinviene soprattutto laddove al
fine di non intimorire le famiglie si omette di chiarire che il decoder
per essere pienamente interattivo deve collegarsi alla rete telefonica
come qualsiasi computer dotato di modem.
L'Antitrust ha confermato tale
profilo di ingannevolezza nel citato provvedimento n. 13678 del
14.10.04. L'interattività attuata attraverso il cosiddetto "canale di
ritorno" del decoder non sarà gratuita, bensì soggetta alle ordinarie
tariffazioni di chiamata telefonica esistenti sul mercato, ed il
consumatore dovrà necessariamente attivarlo allorquando il
telespettatore debba esprimere un voto o effettuare una transazione.
Si ignora ancor oggi in che modo tali costi saranno fatturati in
bolletta, visto il preciso divieto fissato dalla Autorità per le
Garanzie nelle Comunicazioni di fornire prodotti e servizi per il
tramite dell'addebito all'utente del traffico indirizzato a numerazioni
internet. .
Concorrenza di
altri tipi di sistemi televisivi
Partiamo
innanzitutto dal satellite. Il satellite è caratterizzato da
standard di trasmissioni ben precisi; forse è il metodo oggi più usato
per le nuove televisioni tematiche perché nel momento in cui abbiamo
aumentato enormemente il numero di canali anche l'offerta di tipo
televisivo è cambiata sostanzialmente. Non è necessario più fare un
canale con molteplici temi come le televisioni terrestri con molti
generi ma è possibile associare diversi canali tematici in un unico
pacchetto; l'utente può selezionare il canale che lui preferisce.
Naturalmente, anche i metodi di produzione debbono essere tali che il
costo di ciascun canale tematico sia notevolmente inferiore al costo di
un canale generalista. Una regola molto semplice potrebbe essere che un
pacchetto di canali tematici debba costare quanto un intero canale
generalista.
Sul satellite,
il pacchetto di informazione che si invia, normalmente, è intorno a 32
Megabit e possiamo dire che abbiamo quasi un ordine di grandezza in più
di canali da trasmettere. Se pensiamo che i satelliti in orbita o già
annunciati sono un numero abbastanza elevato, solo guardando i satelliti
del gruppo 'Eutelsat' e quelli del consorzio 'Astra', noi possiamo
considerare che già dal 2000 si hanno a disposizione, potenzialmente, la
possibilità di ricevere dai 1000 ai 1500 canali tematici. E' una
quantità spaventosa che soprattutto dove essere riempita di buoni
contenuti, e anche se non è un problema tecnico è di fondamentale
importanza.
Nel caso del cavo
le limitazioni sono ancora minori perché il numero di canali
trasmissibili nel cavo è estremamente elevato; possiamo dire che un cavo
è in grado di trasmettere 200 slot a 8 MHz o anche di più, per cui il
numero di canali diventa, anche in questo caso, superiore ai 1500.
Ci sono però altri
metodi di cui vale la pena parlare: uno è il metodo della diffusione
terrestre. Si tratta di un metodo in cui la difficoltà di diffusione
nasce dal fatto che in una situazione come quella italiana si ha
difficoltà a liberare delle frequenze che permettano l'inizio di un
circolo virtuoso in cui si comincia a trasmettere in digitale magari al
posto di uno, quattro, cinque canali. Evidentemente, bisogna tenere
conto della coesistenza tra i vecchi televisori analogici e nuovi
televisori digitali.
Esistono degli altri
sistemi ancora, come la televisione cellulare. La televisione
cellulare è un sistema estremamente interessante in quanto, pur operando
a microonde, a frequenze altissime, ha la capacità a tutti gli effetti
di equivalere ad una cablatura che è piuttosto costosa. In città piccole
o particolarmente distribuite, con edifici piccoli, potrebbe essere
estremamente interessante l'impiego di questa televisione cellulare che,
pur essendo un sistema fortemente direttivo, è comunque di broadcasting;
ha frequenze molto alte, che vengono ricevute da sistemi che
assomigliano molto a quelli delle antenne paraboliche.
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