Articolo pubblicato su L'Obiettivo Ottobre 2002
La fine dell’emergenza idrica. Risultati ottenuti
e dubbi
L’autunno è arrivato e con notevole anticipo anche la stagione delle piogge.
Negli anni passati grande era l’attesa per questo periodo dell’anno, sia dei
cittadini ma anche degli amministratori sopranesi, perché era la fine
dell’incubo acqua. Chi ha un po’ di memoria ricorderà le precedenti estati
con cittadini disperati per la vana attesa d’acqua per settimane intere.
Quest’anno, non senza difficoltà, il temuto problema acqua è stato risolto,
in maniera egregia e con pochissimi disagi per la cittadinanza.
L’amministrazione comunale come promesso in campagna elettorale si è da
subito messa al lavoro ed ha posto in essere le misure adeguate per potere
arrivare in estate con qualche certezza in più. Il segreto dei risultati
ottenuti è da ricercare nel coinvolgimento, in quest’opera di risanamento,
dei lavoratori del settore. Grazie all’esperienza di anni di lavoro hanno
dato i consigli giusti per agire in maniera efficace ed efficiente sul
delicato e obsoleto meccanismo dell’acquedotto comunale. Altra misura posta
in essere dall’amministrazione è stata la richiesta, di 15 litri d’acqua, all’EAS.
Richiesta esaudita con procedura rapidissima, tanto da suscitare qualche
dubbio da parte dei tanti dietrologi. Per approvvigionare ulteriormente
l’acquedotto comunale è stato previsto, poi, un progetto per la costruzione
di opere di adduzione e di un serbatoio in località Cozzo Pellizzara e
relativa rete idrica fino al serbatoio San Giacomo. Ricordiamo altresì che
queste opere sono state ottenute nonostante l’EAS avesse ridotto di ben il
20% la quantità d’acqua dei comuni madoniti. Da non dimenticare inoltre le
piccole opere del costo di poche migliaia di euro necessarie a razionalizzare
l’approvvigionamento idrico nelle frazioni che avevano avuto, negli anni
passati, problemi con le turnazioni. I primi mesi dell’amministrazione Puleo,
non sono state risparmiati dalle polemiche soprattutto a causa della
dichiarazione dello stato d’emergenza e per le opere di adduzione dell’acqua
dalla diga dell’ANCIPA dicendo come controproposta che sarebbe stato meglio
razionalizzare le risorse già presenti sul territorio. Da parte di
Rifondazione, silente per mesi, è venuto un duro attacco a causa della
proprietà della diga dell’Ancipa che, ricordiamo, viene gestita dall’Enel. La
paura è quella che contrattare dell’acqua con una multinazionale sia il primo
passo di una totale privatizzazione della rete idrica venendo meno il potere
che hanno le comunità locali di gestire il proprio territorio. Il duro
scontro politico è stato però dimenticato alla luce dei risultati ottenuti.
Per l’intera estate le purtroppo necessarie turnazioni sono state rispettate
e nessun disagio di rilievo è stato denunciato. Alla luce dei risultati,
però, sarebbe utile che chi di dovere riesca a chiarire dei dubbi. Era
necessario dichiarare lo stato di emergenza se pochi mesi di effettiva
amministrazione e qualche opera dal costo ridottissimo sono bastate a ridare
l’acqua ai cittadini? Era necessario progettare altre opere alla luce dei
neonati ATO e della gestione unica delle acque siciliane, visto poi che
ancora non sono realizzate e nonostante ciò si sono avuti risultati
accettabili? Se vi era reale emergenza perché non razionare l’acqua a quelle
abitazioni provviste di serbatoi di decine di migliaia di litri? Si è invece
creato con lo stato di emergenza un clima di aspettative negative che ha favorito
una corsa all’ampliamento, in ogni casa, delle riserve. Le stesse risorse
economiche potevano essere utilizzate per sfruttare la più grande quantità
che ogni comune possiede: il risparmio. Basta pensare che ogni cassetta del
WC contiene, in media, 15 litri di acqua non sempre necessari per il tipo di
uso che si fa. In commercio sono facilmente reperibili, cassette dello stesso
costo, che hanno due velocità. Un’altra misura adeguata sarebbe quella di
corredare ogni rubinetto di casa di riduttori di flusso del costo di 60 euro
per un set di quattro pezzi. Questi due semplici strumenti, a parità di
beneficio, danno la possibilità di risparmiare il 33% di acqua per abitazione
ogni giorno. Basterebbe fare pochi calcoli per notare che una politica che
andasse in questo senso farebbe risparmiare moltissima acqua. Basterebbe poco
a capire che il vero problema non è la quantità d’acqua , ma gli sprechi che
se ne fanno anche a causa di una rete idrica di cui nessuno conosce il reale
percorso ma solo il suo degrado. Purtroppo come spesso succede si
preferiscono le grandi opere piuttosto che pensare alle cose semplici. Sarà
solo un caso?
Damiano Salmeri
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(continua ancora ma l’aggiornerò appena possibile)
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