DAVIDE BERNASCONI LEADER DEI "DE SFROOS"

PUBBLICA UN LIBRO DI POESIE SUL LAGO DI COMO E LO DEDICA ALLE LUCERTOLE...

 

Il personaggio non ha bisogno di presentazioni perché ad Olgiate Comasco e in tutta la fascia di confine compresa la Svizzera è piuttosto noto e apprezzato: è Davide Bernasconi, paroliere e cantante del complesso folk-punk "De Sfroos". Presentiamo invece di Davide Bernasconi il volume di poesie lariane "Perdonato dalle lucertole", edito da "il confine" - Edlin - di Milano nel maggio 1997 con la collaborazione del gruppo letterario "Acarya" di Como. Personalmente, dato che i giudizi sono sempre personali e tocca a me recensire, trovo intrigante ed eccitante questa pubblicazione. Sia nello stile editoriale che nel contenuto. Davide Bernasconi offre sé stesso in questa raccolta di pensieri che spaziano dalla fanciullezza attraverso l'adolescenza fino alla maturità (?!). Ci offre il suo, e nostro, lago e il suo genio creativo: versi versati e riversi, estrosi e a volte anche un po' 'pazzoidi'. Come è noto genialità e 'pazzia' si confondono e si intersecano in un'evoluzione dialettica dall'esito tutto da scoprire. D'altronde si sa, la creatività da sempre viaggia sul filo di un rasoio (...la lama la puoi baciare/solo dalla parte giusta...). Dai manicomi Davide è attratto sia come cantante, dove ha tenuto più volte intrattenimenti musicali, sia come autore e infatti oltre al suo famoso disco 'Manicomi', anche nelle poesie dedica spazio al vasto tema della follia. Oltre a ciò e al Lario che permea tutte le righe del libro fino ad infradiciarlo di acqua dolce, altre tematiche appaiono ricorrenti nell'opera : antiche leggende e storie di fantasmi, di spiriti e di dei. "Perdonato dalle lucertole" è un libro ispirato al Lario e ai suoi miti, ai suoi abitanti, alla flora e alla fauna e ai suoi anfratti pittoreschi. Corredato di belle fotografie in bianco e nero intensamente espressive, con alcuni testi in dialetto laghèe, il libro si snoda con fantasia e originale bellezza tra realtà e leggenda delle nostre radici lacuali. E dire che Davide è stato solo adottato dal lago, ma partorito in città: (Monza mi ha visto nascere/tra i suoi piedi incementati/e il suo fiato corto/ma era tutto uno sbaglio/sono andato via che ero ancora un fagiolo in pigiama/e Monza non l'ho mai conosciuta/e lei non ha mai più saputo nulla di me...) Dice Davide che quando era solo un 'fagiolino' si divertiva un po' scioccamente ad ammazzare le lucertole. Poi crescendo si è pentito e ha capito che le lucertole lo avevano perdonato. Così ha dedicato a loro e alla sua infanzia di bambino libero e 'selvaggio' questo suo lavoro : (Ho attraversato campi di ortiche/correndo dentro scarpe slacciate/sono rimasto senza fiato/dopo aver gonfiato la luna di preghiere...) Anche noi lo perdoniamo, come le lucertole, anzi lo ringraziamo per averci regalato dei versi inusuali, strambi e unici e a volte perfino geniali. La grande originalità con cui Davide abbina parole a sensazioni e colori, forme e sapori crea un'atmosfera del tutto particolare e non priva di emozioni e 'sense of humor'. I suoi testi, a volte ermetici e a volte prolissi come canzoni, sono istintivi e spontanei, proprio come lo è il personaggio stesso, e di un certo verismo. Non c'è solo acqua tra le righe del libro, ma anche un bambino irrequieto che cresce, un ragazzo, un uomo : ci sono sogni e speranze e la vita dura di tutti i giorni. È difficile analizzare le poesie di Davide Bernasconi per trarne un profilo 'psicologico-letterario'. Esse semplicemente sono... così come nascono in quel momento che le ha generate, sono l'attimo fuggente o... 'carpe diem'. Quindi a volte si presentano romantiche (...Il sole amarena/si scioglie/dietro il colle...), a volte trasgressive (...La luna. Perla senza collana/la luna con le mutande abbassate...), a volte ricercate (...Mi sento ancora parte/dei ciottoli bagnati/quelli sotto il pontile/quelli della mulattiera...), esasperate e disperate a volte (...non so mai/cosa baciare/o prendere a calci/quando il dio silenzioso/mi inietta un'altra notte), mordaci sempre : (...Poesia/la tua/la mia/se ti ha morso/portatela via ). Alcuni passaggi non si definirebbero 'poetici' nel senso più classico del termine, perché interpretano senza ipocrisia un modo di essere tipicamente giovanile del nostro tempo : (...I tuoi sogni sono angeli seduti nei cessi/che uccidono scarafaggi e spengono mozziconi...). Parole, parolacce, parolone che volgari, forse, di per sé assumono però una sfumatura 'ideale' nel contesto espressivo in cui sono inserite. Poesia è. Del 1997 o del 2000, un po' aggressiva e strafottente, ma con una grande carica vitale. Si può perdonare, come avevano già capito le lucertole (...Ma gli occhi di un rettile/sono talmente antichi/che senza pietà/perdonano...). Insomma, non perché lui guida i "De Sfroos", non perché ha già tanti fan, ma perché se lo merita, io gli conferisco il diploma di "Poeta", o di "Ateop", di uno cioè che sa 'leggere' la realtà a testa in giù come l'arcano 12, che sa trarne delle impressioni singolari e mettendo in fila parole scelte apposta sa regalare agli altri le sue visioni personali. Benvenuto Davide nel grande circo italiano di poeti e cantanti, giullari e buffoni ...

 

Ride il jolly

polipo coi campanelli

faccia di luna piena

senza collo e con mille rughe

ride il jolly

e si mangia tutte le carte

come un matto senza numero

e senza segno

ti grida con la sua voce disegnata

di mischiare il tuo mazzo

di scaraventarlo in aria

e di andartene senza voltarti.



Davide Bernasconi

 

alia§cygnuss
dialogo n.149, nov. 1997