Da Monte Olimpino a Cavallasca lungo gli antichi sentieri dei contrabbandieri
Molti comaschi anziani e di mezza età già lo conoscono o perché avvezzi a scorribande nel verde cittadino, magari effettuate con la mitica lambretta, o perché trascinati lì dai volontari degli oratori, delle colonie e dei centri estivi. I giovani di oggi forse non ne hanno nemmeno sentito parlare, a parte qualche appassionato di mountain bike. Eppure è un piccolo emblema della cultura comasca: il Pin Umbrela.
Il vecchio pino, che faceva ombra, è stato recentemente sostituito con uno nuovo, giovane ma promettente, e la finestra panoramica su Como e il suo lago è stata onorata da una bella struttura in legno comprendente balcone e due panchine. In una giornata limpida lanimo si può rinfrescare "dimmenso" tra le acque profonde del lago che risplende in tutta la sua bellezza fino a quando si piega a sinistra dietro il promontorio di Torriggia. A destra lo stadio e la mappa tridimensionale della città di Como sfumano via via allorizzonte verso i territori dellerbese e a sinistra Monte Olimpino, Sagnino, Tavernola e le frazioni alte di Cernobbio e della val di Muggio. Siamo proprio sopra la "panoramica" che da via Nino Bixio porta a San Fermo. Qui ha inizio la nostra avventura.
Ad autunno avanzato e con linverno alle porte questa volta infatti non andremo in alta quota ma resteremo, per così dire, vicino casa. Faremo dunque una tranquilla e corroborante gita in mezzo ai boschi che contornano la nostra convalle, ricchi di storia e di tradizione: entreremo nel cuore del parco della Spina Verde.
Come sappiamo Spina Verde non significa solamente i reperti archeologici della Cà Morta e di "Golasecca" e gli insediamenti indigeni di Pianvalle e del monte Croce. Non significa neppure solamente "castel Baradello" che ne è un autorevole richiamo. Il parco di cintura metropolitana Spina Verde, costituito nel 1993, si estende per 1200 ettari di boschi, pascoli e colline congiungendo il mendrisiotto con i territori rurali di cinque comuni lariani: Como, San Fermo, Cavallasca, Parè e Drezzo. Il confine frontaliero vi scorre attraverso. Al suo interno millenni di storia con insediamenti preistorici, piante secolari, erbe, affioramenti rocciosi e fenomeni carsici oltre a cappelle religiose ed epiche strutture medievali. Non mancano camminamenti e trincee della prima guerra mondiale. Un tempo la località era anche rinomata per le numerose sorgenti di acqua fresca ora quasi totalmente prosciugate o soggette alla stagionalità dei flussi torrentizi.
Il tratto che si snoda lungo la linea di confine con la Svizzera è stato, e forse lo è tuttora, un ottimo punto di passaggio "des fross" ben protetto dalla folta flora boschiva e avvantaggiato da una posizione strategica eccezionale. Nugoli di piste e sentieri infatti si intersecano misteriosamente con poca segnaletica turistica che solo dei compaesani esperti possono affrontare tranquillamente senza il rischio di ritrovarsi chissàdove. Carrarecce antiche depoca romana si sovrappongono a camminamenti medievali, tracciati bellici e sentieri turistici.
Proprio qui, a ridosso della città, intraprenderemo la nostra passeggiata autunnale e ne vale la pena. Sia dal punto di vista naturalistico sia da quello etnografico. Perché viene un brivido lungo la schiena inoltrarsi nel bosco ed incontrare tra le fronde un cartello segnaletico Bizzarrone di qua, Monte Olimpino di là Chissà quante volte in un passato neanche tanto remoto le donne e gli uomini di paese, a dorso dasino o con il cesto della frutta e delle uova in mano, hanno calcato questo suolo per spostarsi in linea retta da un nucleo abitato allaltro, incuranti dei blocchi doganali. È un fascino irresistibile che si sente sulla pelle, come in una favola. E come in una favola si passa da una vegetazione alpina a una di tipo mediterraneo, fino ad addentrarsi in un habitat "umido" di muschio e felci aspettandosi di vedere i "trolls" fare capolino tra gli alberi.
Ma andiamo con ordine. Litinerario da noi proposto (con interessanti varianti che illustreremo) parte da via Bronno, sullo svincolo che dal viale San Fermo Della Battaglia (panoramica) svolta in via Cardano proprio nel punto di confine tra Como e San Fermo. Lungo la via monte Sasso o la via Bronno, parallele che poi si ricongiungono, ci si avvicina al bosco fino al cartello di divieto di transito dove inizia la zona protetta "Parco Spina Verde" segnalata da un pannello verde triangolare. Cè poco spazio per parcheggiare quindi è consigliabile lasciare lauto in via Cardano.
Si entra nel parco semplicemente proseguendo dritto, la strada diventa subito selciata e poi soffice sentiero tappezzato di foglie multicolore e gusci di castagne. Dopo un po le foglie lasciano posto alla pietra bianca e la vegetazione boschiva costituita da castani, robinie e tigli lascia spazio a bassi cespugli, qualche betulla e pini silvestri assumendo una connotazione tipicamente mediterranea. Tanta è la suggestione che pare di trovarsi sulla "via dellamore" alle Cinque Terre. Scorci tra i pini permettono di posare lo sguardo su una sconfinata distesa "metropolitana" che si perde sfumando fino a Milano. Si arriva ad un bivio. La strada principale piega a sinistra verso Cavallasca e "la chiesetta dei pittori" (1 ora). Noi invece proseguiamo dritto per "Il Sasso Cavallasca e il Pin Umbrela" (0,05 min). Percorriamo una profonda gola e giungiamo ad un secondo bivio: una freccia manda a sinistra verso una radura con la bandiera europea; girando a destra invece e risalendo un piccolo "canalone" si arriva al Pin Umbrela. In tutto avremo camminato circa venti minuti. Siamo sul punto di elevazione massima del Parco, 614m. Come già detto, qui la vista è magnifica e oltre alle infrastrutture dosservazione abbiamo anche delle capanne in legno e frasche, del tipo tepee, costruite probabilmente da qualche gruppo scout. Sono degli ottimi diversivi per i bambini i quali, come per un innato codice comportamentale, hanno cura di giocarci senza manometterle e permettono così ad altri coetanei di goderne. Il Sasso Cavallasca, tutta la zona tra la radura e il Pin Umbrela, è anche un luogo di sosta ideale per un picnic, una pausa di lettura o di riflessione e soprattutto unarea adatta al gioco dei bambini.
Ignorando la freccia che da qui punta verso nord per la "chiesetta dei pittori". ritorniamo quindi sui nostri passi fino al primo bivio e invece di tornare a casa, sinistra, prendiamo sulla destra seguendo lindicazione, appunto, "chiesetta dei pittori". Scartando qualche casuale asino di passaggio percorriamo nuovamente un tratto di "macchia mediterranea" con cespugli e pini nani tra le rocce. Il blu intenso che ci abbaglia dal ciglio della mulattiera ci fa presagire il mare ma un vasto oceano collinare e di pianura ci appare in tutta la sua vastità. Dalle montagne del triangolo lariano a tutti i villaggi della Brianza e del varesotto giù fino allorizzonte ove si stagliano diafani grattacieli. A est il sipario della bianca catena alpina con il picco maestoso del monte Rosa chiude le scene. Da qui in poi occorre fare attenzione perché la segnaletica scarseggia o peggio, può essere fuorviante. Si prosegue sulla strada che, asfaltata, scende a valle verso labitato di Cavallasca. Si ignorano tutte le frecce per lagriturismo "Il Quadrifoglio", si passa accanto ad una grotta e si continua a scendere fin quasi in paese. Appena si notano le prime villette si compie ancora un tornante e poi a destra, sulla curva, si rientra nel parco. Due cartelli invitano dritto verso il "sentiero n.9 confinale" (che imboccheremo al ritorno) invece noi gireremo a sinistra ove ritroveremo lindicazione per la chiesetta dei pittori. Sempre avanti per i campi. Incontriamo un bivio senza segnaletica e teniamo la sinistra, continuiamo così avendo cura di lasciare sulla nostra destra il recinto con le mucche al pascolo. Si prosegue dritto anche al secondo bivio evitando il "percorso naturalistico" e in pochi minuti si giunge alla chiesa. Inutile aspettarsi qualche tesoro architettonico, limpatto può essere un po deludente. La chiesa di San Rocco infatti presenta una facciata rosa di stile neoclassico e pareti in cemento grezzo. Risale al 1857 ed è diventata "famosa" perché alcuni pittori hanno dipinto a turno scene della via crucis al suo interno. Purtroppo è quasi sempre chiusa per motivi di sicurezza. È trascorsa circa un ora. Anche se non si potranno ammirare i quadri ne sarà valsa la pena perché sarà stata, insieme al ritorno, una piacevole e interessante passeggiata. Mai monotona e ricca di impressioni ambientali e "umane". Ci rimettiamo sui nostri passi ritornando, sempre dritto, fino allentrata del parco. Qui, invece di ricalcare la strada asfaltata ci inoltriamo nella selva seguendo la freccia per il "confinale". Il tracciato diventa quasi subito rudemente asfaltato e prosegue nel folto. Si segue lindicazione "Monte Olimpino" Si sorpassano alcune fattorie e si giunge ad un altro bivio per "Villa Eros". Qui si sceglie a destra per "Sasso Cavallasca" costeggiando le mura di una villa. Si penetra nell"antro delle fate", un sottobosco verde intenso di muschio e felci, e si prosegue dritto per "il confinale". La vegetazione ora è silvana, costituita da castani, faggi e robinie e presenta una suggestiva panoramica del mendrisiotto, Ponte Chiasso, Chiasso, Sagnino e Monte Olimpino. Ad un certo punto la segnaletica per il "sasso Cavallasca" suggerisce di svoltare bruscamente a destra. Si risale per un ripido e stretto sentiero un po impervio come quello delle capre. A tratti debolmente rintracciabile anche a colpa del manto foglivo che lo ricopre, ma per fortuna opportunamente marcato da banderuole a strisce bianche e rosse. Sbuchiamo infine, unora dopo, al Pin Umbrela ove possiamo ristorarci prima di intraprendere la via del ritorno. Questo tratto del "confinale" fa anche parte dellultima tappa (la settima) del Sentiero Italia che inizia sul lago Maggiore e attraversa le colline comasche, Bizzarrone, Drezzo e il Sasso Cavallasca, per terminare a Monte Olimpino. Calcoliamo che, soste a parte, dal parcheggio in via Bronno al ritorno nello stesso punto avremo impiegato circa tre ore. Niente male per una gita fuori casa.
alia§cygnuss
Parco di cintura metropolitana Spina Verde:
Per informazioni sulle manifestazioni e le sagre o per avere documentazione circa i percorsi naturalistici rivolgersi direttamente alla sede del parco che si trova in villa Imbonati a Cavallasca, via Imbonati 1, Tel. 031-211131
Per informazioni approfondite sulla preistoria e le civiltà antiche, gli insediamenti e i ritrovamenti archeologici rivolgersi al Gruppo archeologico comasco, in via Perego 7 a Breccia, oppure alla Società archeologica comense, P.za Medaglie doro 1 a Como, tel. 031-269022
Anche il W.W.F. è in grado di fornire consigli e supporti utili alla perlustrazione del parco: via Vittorio Emanuele 98 a Como, tel. 031-273428
segue articolo sull'Oasi del Bassone