Al Boffalora lasciamoci trasportare dal vento…
Annusando profumi e sapori gastronomici di tradizione alpina

 

Con lo scioglimento delle nevi su buona parte del territorio comasco vengono ad aprirsi nuove opportunità di trekking e scampagnate all’aria aperta. Scegliamo per la nostra rubrica lariana degli itinerari montani una località che in particolare resta preclusa al turismo durante tutti i mesi invernali offrendosi solo dalla primavera all’autunno. Un luogo ideale per questo numero estivo e protoautunnale di Broletto.

Conosciuto già da molti lombardi se non altro per la massiccia presenza di trincee e ripari della prima guerra mondiale, poiché si snoda lungo la mitica linea Cadorna che doveva difendere il confine con la Svizzera prevedendo lungo tutto l’arco alpino e prealpino una edificazione totale di 72 km di trincee e fortini tra cui una decina di caverne e 25 000 metri quadrati di baraccamenti, 296 km di camionabili e 398 carrarecce e mulattiere, a cui deve ancora molto il turismo attuale, e infine sbarramenti e fortificazioni le cui tracce e i resti sono ancora diffusi lungo le creste di confine.

Si tratta di una vasta zona montuosa, collinare e boschiva che viene generalmente definita come "Boffalora", data la brezza che vi spira, anche se oltre all’omonimo rifugio Boffalora l’area comprende, a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro, anche numerosi altri punti di ristoro, alpeggi, ristoranti e il monte Galbiga col suo relativamente moderno rifugio Venini.

Due le strade di accesso: Da Argegno, San Fedele Intelvi, Pigra si giunge all’Alpe di Colonno, stupendo punto panoramico e paesaggistico, e da qui neanche due chilometri al Boffalora. Dal Boffalora al Galbiga circa tre chilometri.

Sempre da Argegno (o se si preferisce da Menaggio, Porlezza…) San Fedele, Laino, Ponna.. allo svincolo tra il Monte Galbiga e il Boffalora. La prima strada è asfaltata e ben tenuta mentre la seconda, sebbene attraversi un bosco interessante dai riflessi rosso fuoco, è dismessa e dissestata nell’ultimo tratto.

La "bolla" più antica e caratteristica resta quella del mitico "Boffalora", lì incontaminato da oltre settant’anni come lo hanno conservato i gestori, i signori Melesi, che vi lavorano fin dal lontano 1952. Ottimo punto di partenza per numerose passeggiate; un tempo, molti lo ricorderanno, un sentiero portava, a piedi, al Galbiga. Ora appare un po’ appannato dalle baite di costruzione più moderna che sono comparse nel corso del tempo e dall’innovazione delle strade. Il comune ha infatti asfaltato buona parte del tracciato che porta al Galbiga attraverso gli alpeggi di Ossuccio e di Lenno. La strada è carrozzabile fino al rifugio Venini, aperto nel 1992, e presto, dice il gestore, verrà asfaltato anche l’ultimo chilometro ora in selciato. Graziose anche le "bolle" dell’Alpe di Colonno , un vero e proprio laghetto circondato dai pini, e quella ad uso rurale dell’Alpe di Lenno.

Al di là, ovviamente, delle passeggiate, una delle cause frequenti di "pellegrinaggio" al Buffalora è il cibo. All’omonimo rifugio, 1252 m, si mangia proverbialmente bene: piatti saporiti con contorno di polenta sapientemente limati dai tanti anni di esperienza. Accanto al menu del giorno immancabile ogni domenica un’ottima "polenta e cassoela" cucinata secondo la tradizione comasca e con la pazienza del tempo che scorre lento e preciso. Per assaggiare la polenta "uncia" invece è indispensabile prenotarsi. Ma la "polenta uncia", almeno a sentir lui, Franco Chiarini del rifugio Venini, conviene andarla a mangiare proprio al Galbiga dove Franco prepara "la migliore polenta uncia delle prealpi lombarde!". Anche qui per la "uncia" è obbligatoria la prenotazione perché Franco va a procurarsi i formaggi "giusti" direttamente negli alpeggi ciorcostanti: Alpe di Ponna, Alpe di Ossuccio, Alpe di Lenno, Alpe di Mezzegra. Sempre a disposizione invece con la polenta semplice gli affettati, salamelle, carne e formaggi. E vino buono in bottiglia, scelto apposta da produttori amici. I prezzi oscillano in entrambi i ristori citati intorno ai 10 / 20 euro. 10 euro il pernottamento al Boffalora (20 posti suddivisi in 10 camere) e 26 euro il pernottamento mezza pensione al Venini ( 20 posti suddivisi in 2 camerate)

Numerose le camminate che si possono intraprendere sul posto. Una delle più frequenti è dall’Alpe di Colonno, ove si gode uno scorcio di lago incantevole da un pinnacolo di roccette contornato a lato da una folta e bella pineta, a piedi lungo la comunale per il Buffalora o il Galbiga, costeggiando quindi la pineta a destra e i dirupi boschivi e prativi delle valli a sinistra. L’Alpe di Colonno è in gestione da tre anni ai signori Geminazza e soci. Piatto forte polenta e brasato, meglio prenotarsi anche se non è indispensabile, e un’alternanza di carni di coniglio e capriolo, il tutto innaffiato con del buon vino per una cifra sui 20 euro di media. Non manca nemmeno qui la "polenta uncia" ma la concorrenza non spaventa la signora Floreana che dichiara: "Ognuno ha la sua "specializzazione" e la sua clientela, anzi la molteplicità delle offerte attira più gente".

Sempre dall’Alpe di Colonno si può scendere attraverso la pineta per il caseificio, a norme CEE, della famiglia Grisoni. Un cartello in legno indica la strada: Alpe di Sala 1 km. Questo ampio cascinale alleva solo capre e galline e produce quindi formaggi caprini e uova. È in procinto di ottenere l’abilitazione ad offrire anche un servizio bar e ristoro. Un grande caseggiato in sasso, di proprietà comunale, dovrebbe presto, secondo i progetti dell’amministrazione pubblica diventare agriturismo e naturalmente, una volta ultimati i lavori ed aperto il bando, Marco e Adriana Grisoni con la loro figlioletta di un anno concorreranno ad aggiudicarsi la gestione. In bocca al lupo a questa giovane coppia coraggiosa che ha fatto una scelta importante: Marco è riuscito persino a svernare all’alpeggio lottando contro il freddo, le scomodità e il duro lavoro di chi si deve arrangiare ogni momento.

Dal Boffalora si può tornare indietro verso l’Alpe di Colonno, oppure si può scendere lungo una comoda mulattiera al santuario della Madonna del Soccorso di Ossuccio ed eventualmente da lì proseguire per altre mete come l’ascesa a San Benedetto per esempio. L’eremo di San Benedetto è perfettamente visibile dal Boffalora, sembra lì a due passi immerso nella boscaglia ma per il momento non ci sono sentieri diretti che lo colleghino al rifugio. "la comunità montana Alto Intelvese – ci dice il signor Melesi- dovrebbe costruire un sentiero ma chissà quando…"

E poi si può andare, a piedi o in auto, al Galbiga, lungo strada asfaltata tranne l’ultimo tornante, carrozzabile ma dismesso. Un cartello di divieto d’accesso posto all’altezza dell’Alpe di Lenno può trarre in inganno perché un pannello integrativo che non si legge in lontananza specifica: "fuori sede stradale"… tutto da interpretare.

Il rifugio Venini-Cornelio posto in quota 1576 m. venne edificato per la prima volta nel 1916 come alloggiamento militare, fu trasformato in baita dopo la prima guerra mondiale e divenne sede di osservatorio della milizia contraerea negli anni della seconda guerra mondiale. Abbattuto nel dopoguerra, è stato poi ricostruito nel 1986. Data la sua posizione strategica offre ancora maggiori possibilità di sfogo ai camminatori in transito. Innanzitutto la vetta del monte, 1698 m, da cui si gode un panorama sulle alpi e prealpi dalla svizzera all’Italia di 360 gradi.

Poi la cima del monte Crocione, 1641 m, che da qui risulta agevole e comoda. Giù dal Crocione fino ai monti Nava e volendo al santuario di San Martino di cui abbiamo già parlato. A nord invece tragitti segnalati conducono verso la comunità di Bene Lario all’Alpe di Sopra (1 ora) e all’Alpe di Sotto (2 ore) oppure a Prato Verde (3 ore e mezza). Volendo si può anche scendere fino Menaggio. La prima domenica di agosto, al rifugio, viene celebrata la festa della Madonna della neve organizzata dal Gruppo Alpini di Lenno. Alla metà di ottobre invece un'altra festa con castagnata.

Il Galbiga , con il Venini d’appoggio come struttura ricettiva e ristoratrice, offre anche interessanti serate di osservazione del cielo.

Nel settembre del 2001 infatti è stata terminata la costruzione dell’osservatorio astronomico, a pochi passi dal rifugio lungo la dorsale per la cima. Costato 81.931.450 delle vecchie lire, è una costruzione discreta ad impatto quasi nullo sul territorio. Da lontano, e da vicino, assomiglia molto a quei bivacchi rotondi d’alta montagna per cui non toglie praticamente nulla al paesaggio.


rifugio Boffalora tel 0344-56486; rec. Priv. Tel.031-266564
resta aperto da Pasqua ai primi di novembre da venerdì a lunedì compresi; ad agosto tutti i giorni

rifugio Galbiga (Venini – Cornelio) tel. 0344-56671; rec. Priv. 0344-50443
resta aperto dallo scioglimento delle nevi fino alle prime nevi (aprile/dicembre) sabato e festivi
da metà luglio ad agosto tutti i giorni

Alpe di Colonno tel. Priv. 339.3016793
Resta aperto da Pasqua a ottobre il sabato e festivi; ad agosto aperto tutti i giorni

alia§cygnuss
broletto n.73 est.2003

segue articolo sul Pin Umbrela nel parco della Spina Verde