Parco Regionale della Brughiera

 

Tante polemiche, tante attese, ancora dubbi sulla costituzione del Parco Regionale della Brughiera. Attualmente la proposta di legge istitutiva è appoggiata su qualche tavolo all'interno del Pirellone. Quando Broletto sarà in edicola probabilmente i fogli che dovranno sancire la definitiva e effettiva attuazione del parco saranno già stati timbrari e firmati dalla burocrazia. Ma a tutt'oggi, pochi giorni prima che tutto ciò accada, ancora non si placano le controversie.
La realizzazione del progetto comporta infatti l'approvazione di un Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) che dovrà regolamentare le attività all'interno dell'area secondo una specifica zonizzazione, dopo cioè aver individuato varie tipologie, diverse per valori e vocazionalità. Poiché il parco coinvolgerà 24 comuni sparsi su 7000 ettari di terreno, molteplici sono gli interessi in gioco riguardo alle perimetrie, alle normative di salvaguardia, ai divieti, all'edificabilità....

"Non appena la legge istitutiva viene approvata - spiega Marco Cantini dell'Ufficio territorio della Provincia di Como - automaticamente scattano le norme di salvaguardia e tutela generalizzata per proteggere l'area in attesa dell'emanazione del PTC". Quali saranno queste norme però ancora non si sa. Il Comitato promotore per il parco, di cui fa parte anche l'Amministrazione provinciale comasca, ha avanzato un'ipotesi in tal senso, inserita all'interno della proposta di legge, che potrà essere approvata "ma potrà anche subire delle modifiche da parte della Giunta regionale".
In linea di massima il Comitato promotore chiede che la futura gestione del parco venga affidata ad un ente che "pur garantendo gli interessi della Comunità lombarda sia comunque espressione della rappresentanza degli enti locali interessati". Cioè, un Consorzio fra i Comuni e le due Provincie interessate, Como e Milano.
Chiede inoltre il pieno riconoscimento del PTC, che dovrà essere elaborato dal Consorzio in collaborazione con la Regione, quale strumento fondamentale ed efficace per una pianificazione locale seria e funzionale.

Per quanto riguarda la salvaguardia dell'area protetta, in attesa del regolamento definitivo, suggerisce, in base all'articolazione del territorio e alla dislocazione delle peculiarità ambientali, storiche, culturali e tenendo anche conto delle esigenze civiche nelle aree urbanizzate, alcune misure a carattere provvisorio come i divieti di disboscamento, di apertura nuovi sentieri, di edificabilità, di caccia, ecc.
E sono proprio queste restrizioni a preoccupare gli amministratori coinvolti nella perimetria; difficile accontentare tutti compatibilmente con una severa protezione del patrimonio naturalistico.
Ma è solo questione di tempo, il parco si farà perché già la Legge regionale 86 del 30/11/83 successivamente modificata con la 32/96, prevedeva la costituzione del Parco Regionale della Brughiera.
I comuni interessati sono Meda, Lentate sul Seveso, Cabiate, Mariano Comense, Novedrate, Carimate, Figino Serenza, Cantù, Carugo, Cermenate, Grandate, Vertemate con Minoprio, Cucciago, Fino Mornasco, Casnate con Bernate, Senna Comasco, Orsenigo, Brenna, Montorfano, Lipomo, Capiago Intimiano, Tavernerio, Alzate Brianza e Como.

Una programmazione regionale sui parchi a largo respiro il cui scopo principale sembrerebbe quello di abbracciare le aree metropolitane di Como e Milano con una grande cintura verde, collegando la Brughiera con la Spina Verde e le Groane, per salvaguardare le aree naturali residue dalla minaccia del processo di urbanizzazione.
Dentro i confini del Parco, che si estenderà per circa 7200 ettari, rientrano alcune aree già sotto tutela: il Parco Sovracomunale della Brughiera Briantea (che ingloba i comuni di Mariano Comense, Meda, Cabiate e Lentate sul Seveso), la Riserva Naturale Fontana del Guercio e la Riserva Naturale del Lago di Montorfano. Anche l'Oasi delle Torbiere del Bassone, amministrate dal WWF fin dal 1997, si troveranno incluse nel nuovo assetto ecologico di pertinenza regionale.

All'interno dal grande "polmone verde" figurano inoltre moltissimi elementi di interesse storico e architettonico, tanto vasta sarà la superficie e molteplici le località e i nuclei rurali che vi sono disseminati.
Chiese romaniche e monumenti d'arte, borghi medievali, ville. E poi ancora cascine, castelli, agriturismi, roccoli, fonti.
Il Comitato di proposta auspica anche la consolidazione ed il potenziamento delle attività agricole all'interno del parco.

" Il territorio - ci informa Marco Cantini, il naturalista della Provincia di Como incaricato, con altri, della formulazione dell'istanza - rappresenta una delle aree della pianura padano veneta in cui è più cospicua la copertura forestale. Al suo interno sono paraltro evidenti le differenze fra il settore occidentale (canturino) e il settore orientale". Quest'ultimo, secondo gli esperti, presenta condizioni più omogenee e una condensazione urbana più raccolta con la conseguenza di presentare una "notevole estensione di copertura boschiva compatta e una conservazione di ecosistemi forestali di significativa rilevanza". L'altro invece mostrerebbe maggiore articolazione fra zone boschive, agricole e urbanizzate con meno consistenza di spazi verdi omogenei. Nel complesso si riscontrano caratteristiche vegetazionali di notevole interesse: boschi di betulle, querce, pini, rovere e carpino. Terrazzi antichi o recenti, praterie, paludi e torbiere. Apprendiamo dai tecnici che "Di particolare importanza vegetazionale deve essere considerata la presenza di boschi acidofili di latifoglie e aghifoglie, ambienti particolarmente sensibili e delicati". Inoltre, che "Le brughiere coprivano un tempo superfici più vaste e sono state in seguito cancellate dall'urbanizzazione o dalla stessa dinamica della vegetazione che ne ha determinato l'evoluzione verso forme forestali". La conservazione di questi ambienti naturali in precario equilibrio richiede una manutenzione speciale e attenta, tanto più che il "Brugo", della famiglia delle Ericacee, è proprio l'erba che ha modellato la regione briantea dandole perfino quel nome tipico di origine celtica: Brughiera.

Il quadro faunistico è piuttosto vario considerata anche la natura eterogenea del territorio e la mescolanza con località fortemente antropizzate. Si è notato però che gli ambienti propri della brughiera, generalmente acidi e melmosi, non costituiscono un habitat prediletto dagli animali. Ci fanno sapere Marco Cantini e gli specialisti della Commissione di proposta che "Il territorio del Parco Regionale della Brughiera ospita circa 250 specie di vertebrati, oltre alle famiglie ornitiche in passaggio migratorio". Tra gli uccelli segnalati meritano una menzione il Falco pecchiaiolo, la Poiana, il Barbagianni, il Gufo e moltissimi altri... tra cui il Pendolino. Non mancano, specialmente nelle zone palustri, il toporagno, l'orecchione e il topolino delle risaie. Riscontrata anche la presenza del Tasso e della Puzzola mentre, pare, mancano gli ungulati. Nelle acque regnano il Luccio, il Tritone, il Rospo smeraldino e la Salamandra pezzata insieme al Gambero di fiume e al Mollusco crenobionte.

Gli scienziati incaricati del monitoraggio dagli enti pubblici sottolineano anche il pericolo dell'immissione nell'ambiente di flora e fauna esotica che può arrecare danno alla popolazione autoctona. Fra le piante infestanti, per esempio, la Robinia importata dall'America e per quanto riguarda gli animali, il Cinghiale e la Nutria che hanno prolificato rispettivamente nel Triangolo Lariano e presso l'Oasi del Bassone. Nuoce indubbiamente ai piccoli abitanti dei boschi e delle foreste nostrane anche l'attività venatoria. Attualmente è precluso dal nefando sport solamente il 10% della superficie totale. Non si sa ancora cosa sancirà il PTC ma alcuni Comuni mostrano irrequietezza in materia, timorosi di incattivirsi una buona parte di elettorato.
D'altro canto però emergono anche molte aspettative sia in termini di salvaguardia del paesaggio e degli ecosistemi, sia in termini economici perché la fondazione del Parco porterà anche questo: incentivi e finanziamenti, regionali o europei, da investire in attività di recupero e manutenzione e per la realizzazione di opere infrastrutturali.

 

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broletto n.59 aut.1999