chiare, fresche, dolci acque...

 

Anche i Plinii ne avevano parlato nelle loro opere immortali e a Torno, dove scoprirono una piccola fonte intermittente, fu poi costruita la famosa villa a loro dedicata. La nostra regione è ricchissima d'acque, si snoda infatti tra colline moreniche, laghi, fiumi e sorgenti. Essendo un'area di origine glaciale non è inusuale trovarvi scrosci e fonti che per millenni hanno servito le popolazioni locali. Tutte le acque "batteriologicamente pure" e non inquinate sono di fatto potabili, ma se poi queste acque sono anche ricche di sali disciolti allora si tratta di fonti minerali commercialmente appetibili, in quanto considerate terapeutiche, imbottigliabili e pronte ad essere destinate ad un mercato più o meno ampio.

Attualmente sono otto le sorgenti di acque minerali naturali sul nostro territorio che hanno conquistato un posto sulla piazza nazionale, sei in provincia di Como. Trascurando la Levissima, in provincia di Sondrio, e scendendo gradualmente verso Como incontriamo a Plesio, in val Menaggio, la Chiarella. A Primaluna, sul versante lecchese, la Daggio e la S.Leonardo. A Lanzo Intelvi la Paraviso. A Barni la S.Luigi. A Canzo la Gajum e a Caslino al Piano la S.Francesco e la S.Antonio. Tutte acque mediamente leggere e dalle marcate caratteristiche oligominerali. La maggior parte sono considerate "acque di montagna" perchè sgorgano a considerevoli altitudini lungo l'arco prealpino che circonda il lago.

Ognuna di esse si contraddistingue per una particolare piccola proprietà che la differenzia e la rende unica. Per esempio Chiarella, che esce dalla roccia del monte Grona a 750msl, vanta la presenza di litio fra gli elementi che la compongono. Paraviso, che scaturisce da una verde vallata intelvese a 900msl, sarebbe invece ricca di bicarbonato favorendo i processi digestivi e il controllo dell'acidità. Entrambe, povere di sodio, sono ben indicate per i diabetici e gli ipertesi. La S.Luigi di Barni sarebbe addirittura un'acqua miracolosa in quanto venne benedetta direttamente dalle mani di S. Carlo Borromeo e tuttora gode, tra i valligiani, di quella peculiare fama di sovrannaturalità. Sgorga incessantemente da due fontanelle all'ngresso sud del paese.

La classificazione delle acque minerali non è facile perché moltissimi sono i parametri in gioco ma in linea di massima quello che più interessa all'industria è la mineralizzazione, la concentrazione cioè nell'acqua di sostanze metalloidi e oligoelementi sottoforma di ioni.
Queste sostanze sono indispensabili al metabolismo umano in quanto fungono da catalizzatori e regolatori dei processi vitali. Naturalmente il loro eccesso nell'organismo è tanto dannoso quanto la loro carenza. L'acqua in sé è anch'essa indispensabile dato che il nostro corpo è composto per due terzi di acqua e gli operatori sanitari in genere consigliano a tutti di bere da uno a due litri di acqua al giorno.

Accanto alle minerali naturali è anche possibile trovare in commercio le minerali artificiali costituite da semplice acqua potabile a cui sono stati aggiunti dei sali solubili.
I principali elementi chimici contenuti nelle minerali in commercio sono: calcio, magnesio, fosforo, selenio, sodio, potassio, ferro, fluoro, iodio, silicio, vadium più altri ioni idrocarbonici di alluminio come argento, rame, zinco, piombo e serio quasi tutti sempre presenti, seppur in quantità variabili. Non è raro riscontrare anche tracce di arsenico, stagno, argento, oro, cromo, mercurio, zolfo e un'infinità di altre particelle e gas. Molto spesso questi gas emanano anche radioattività.

Una prima classificazione legale avviene valutando a 180°C il residuo fisso dei sali disciolti. Così fino a 50mg/l si avrà un'acqua minimamente mineralizzata, da 50 a 500mg/l una oligominerale, da 500 a 1500mg/l una minerale e oltre i 1500mg/l un'acqua ricca di sali minerali. Un discorso a sé vale per le sorgenti termali particolarmente ricche di metalloidi o caratterizzate da una predominanza di determinati ioni; sono acque medicinali indicate per trattamenti specifici. Che a Como ci fossero le Terme in epoca romana è ormai risaputo. Pochi invece sanno che nel 1969 la "Società acque minerali Val Menaggio" progettò la costruzione di un grande complesso termale con tanto di piscina, fanghi e centro sanitario. Purtroppo però tutto è rimasto finora sulla carta.
Un altro paramentro riportato sulla etichetta delle minerali in commercio riguarda il PH e la conducibilità elettrica.
Di non poca importanza consumistica infine anche l'effetto bollicine: la bevanda può risultare più o meno gassata, effervescente o liscia. La formazione del gas, anidride carbonica, spesso avviene già nelle viscere della terra ed è quindi presente alla fonte. Un'acqua può quindi essere imbottigliata senza alterazioni (effervescente naturale) o può essere artificialmente modificata: totalmente o parzialmente degassata oppure rinforzata col gas della sorgente stessa o con anidride carbonica di altra provenienza. Sebbene l'effetto frizzante sia piacevole e stimolante e contribuisca molto all'appagamento del senso di sete, molto spesso i medici consigliano l'uso di acqua naturale perché è più leggera e "gonfia di meno".

Le acque comasche pur rientrando nella vasta fascia oligominerale sono ben equilibrate e discretamente consistenti.
Mentre Daggio e S.Leonardo a Primaluna mostrano un residuo fisso di 59 e 51,5mg/l e la Levissima si mantiene su un valore di 72,5, i parametri delle marche comasche espressi in mg/l risultano: Paraviso 228,7; Chiarella 187; S.Francesco 134; S.Antonio 161,6; S.Luigi 219 e Gajum 200. Tanto per avere alcuni criteri di paragone, Boario avrebbe un residuo fisso di 500 mg/l; Lavaredo 1300 e Ferrarelle 1400.

Mentre alcune falde acquifere potabili e minerali una volta fiorenti sono ormai andate in disuso o sono state convogliate negli acquedotti comunali, altre saranno ancora da scoprire. Un tempo si conosceva per esempio l'acqua Plinia del Tisone di Solzago e un testo antico, il "Manuale della provincia di Como per l'anno bisestile 1852", cita anche le sorgenti di acque minerali Colletta sopra Cernobbio, Tartavalle in Valsassina, Bonzeno a Bellano e la Fonte Cornasca di Regoledo presso Varenna. Scopriamo anche tra le curiose pagine di un volume impolverato e ingiallito dal tempo che Carlo Mozart, figlio del noto compositore Wolfang Amadeus, avrebbe trascorso gli ultimi anni della sua vita a Caversaccio, frazione di Valmorea, attratto dalle qualità salutari di una sorgente che gli avrebbe alleviato i dolori dell'artrite; ora quell'acqua contribuisce all'approvvigionamento idrico del paese.

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Andare alla ricerca delle sorgenti lariane, minerali e non, potrebbe essere un'interessante diversivo escursionistico e costituire un innovativa proposta turistica locale. Tanto più che le fonti, specie se immerse in un adeguato contesto ambientale, hanno da sempre stimolato la curiosità umana emanando un sottile fascino di magia. Forse perché l'acqua che scaturisce rimanda istintivamente al simbolo dell'energia vitale costituendo un archetipo dell'origine stessa della vita. Fatto sta che anche nel fantastico mondo delle fiabe, esseri fatati e folletti, numi tutelari e semidivinità popolano incessantemente le località sorgive e i boschi che spesso vi si trovano nelle immediate vicinanze. Anche per tutti i popoli antichi della Terra l'acqua rappresenta un elemento divino ed è quindi importante strumento rituale per cerimoniali sacri e di iniziazione. Purificatrice e generatrice di vita la fonte battesimale, consacrata e usata per le aspersioni e le abluzioni nelle funzioni religiose di tutte le etnie e le credenze, l'acqua sorgiva. Mitica e, chissà, forse ancora nascosta in qualche remota landa del pianeta, la Fonte dell'eterna giovinezza.

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broletto n.62.est.2000