Domenica 2 marzo, stazione di L’Aquila, ore 8.30 circa.
Sotto un cielo grigio, con pioggerellina a tratti, i primi appassionati e i soliti curiosi, richiamati dalle locandine affisse e dagli articoli comparsi sulla stampa locale, cominciano a radunarsi nella stazione nonostante che la temperatura, di soli due gradi superiore allo zero, e la giornata festiva inducano a permanere “sotto le coperte”.
Le premesse non sono buone, il giorno precedente, nella tarda mattinata, una ferale notizia scuoteva i cuori degli organizzatori: la locomotiva 940.044 non è in perfetta efficienza.
Nonostante una corsa prova effettuata con successo solo due giorni prima (fonte Trenitalia), all’accensione veniva riscontrata una rottura dei tubi bollitori che impediva la messa in pressione della macchina (sempre fonte Trenitalia). Il ripristino o la sostituzione (con le macchine di Fabriano o Roma) non era possibile non esistendo i tempi tecnici necessari (ancora fonte Trenitalia).
Le assicurazioni di Trenitalia che “per il resto, la macchina è in buone condizioni nonchè in grado di fare fumo, vapore e piccoli spostamenti autonomi” erano state tali da far decidere di non annullare l’evento, anche per non scontentare le persone che da varie parti d’Italia ormai erano in viaggio per L’Aquila nonché la Comunità di Antrodoco e il suo Sindaco che molto avevano preparato per allietare la visita al paese da parte dei partecipanti al treno.
Come nei desideri originali di Trenitalia (un caso?) il treno sarebbe stato effettuato con le seguenti modalità: utilizzo del locomotore Diesel sempre in spinta, distacco ed allontanamento di quest’ultimo nei Foto-Alt, locomotiva a vapore pressochè statica durante le riprese.
La composizione che si palesa, diversa da quella concordata, vede in testa il locomotore D345 1007 (nei colori originali), la locomotiva 940.044, un bagagliaio a due assi, due carrozze Corbellini (a carrelli) in livrea Castano e Isabella, un carro cisterna con scorta di acqua e un carro aperto a sponde alte tipo “E” con scorte di carbone. Non appena gli appassionati presenti staccano gli occhi dai mirini delle macchine fotografiche e delle telecamere, prontamente azionate ai primi sbuffi di fumo (diesel) in lontananza, un triste realtà si impone all’attenzione di tutti: la locomotiva era giunta senza le bielle principali.
Forse per cause tecniche legate al raggiungimento/superamento delle prestazioni del locomotore diesel (considerando che la locomotiva a vapore non partecipava allo sforzo di trazione), forse anche per rispettare le norme previste per il “trasferimento” di mezzi a vapore “qualcuno”, in deposito a Sulmona, aveva deciso, invece di riparare la locomotiva (anche alla meno peggio, cosa possibilissima e fatta molte altre volte), di eliminare “alla radice” la fonte dei problemi confidando sul fatto che “di questi particolari tecnici chi vuoi che se ne accorga!”.
Cominciano ad emergere le prime incongruenze. Perché questo ritardo in arrivo? Forse, oltre ad un ritardo in partenza, le livellette da Sulmona a L’Aquila, le rotaie umide e il peso della composizione hanno troppo impegnato il Diesel con frequenti slittamenti? A che servono le sabbiere se sono vuote o inefficienti (come abbiamo avuto modo di sperimentare nel corso della giornata)? Perché appesantire la composizione col carro cisterna e con le scorte di carbone se la locomotiva a vapore è praticamente inefficiente? Perché sono state ignorate le nostre comunicazioni relative alla continua disponibilità, in ogni fermata, di un automezzo cisterna della Forestale per il rifornimento della locomotiva? Perché nonostante il focolare fosse al minimo vi erano oltre 6 bar/ate in caldaia (su 12 di massima)?
Al di là delle molte domande (e nessuna risposta) certo è che i vari appassionati presenti, partecipanti al treno o meno, non sono affatto contenti. Molti decidono di tornarsene a letto ripromettendosi di non dare più credito ai treni speciali che coinvolgono strutture di Trenitalia e di RFI dove non si crede assolutamente alla valenza d’immagine di questi eventi, dove non c’è amore per le tradizioni e per il proprio retaggio culturale, dove queste cose sono identificate come “perdite di tempo”.
Si decide, per cercare di recuperare sui tempi, di lasciare a L’Aquila il carro cisterna e il carro aperto a sponde alte con il carbone. Una rapida manovra toglie i due carri dalla composizione, il locomotore Diesel si porta in coda e, finalmente, alle ore 10:30, nonostante tutto, si riesce a partire con la locomotiva a vapore che, in testa, fa “finta” di trainare il convoglio.
Nulla da segnalare nel primo tratto del viaggio. Procediamo comunque a bassa velocità (probabilmente per rispettare le norme).
Nelle stazioni e lungo linea piccoli capannelli di curiosi e appassionati aspettano il passaggio del treno (anche senza le molteplici apparecchiature fotografiche è assai facile distinguere l’appassionato dal curioso: il primo è caratterizzato da un’espressione mista tra lo stupore e la ripugnanza non appena si accorge della locomotiva “zoppa”).
Alle prime livellette della salita verso il valico, Il convoglio incontra fortissime difficoltà nel procedere. I continui slittamenti del locomotore Diesel costringono il personale di scorta a precedere a piedi la locomotiva per disporre dei sassi sul binario. Questi, frantumati dal peso della locomotiva, sostituiscono (si fa per dire) le sabbiere (vuote o inefficienti sia quelle della locomotiva che del Diesel) nell’aumentare l’aderenza. L'approssimarsi del valico è sottolineato dalle chiazze di neve che si fanno sempre piu consistenti e vicine.
Si giunge ad Antrodoco circa alle ore 14:30 con oltre due ore di ritardo sul previsto, senza aver effettuato le previste soste fotografiche e compromettendo l’intero programma delle manifestazioni. Sindaco e pubblico, presenti in stazione per ricevere il treno, erano da tempo andati via. Niente banda, niente danze folcloristiche, niente carri allegorici, allo sparuto gruppo (composto dai partecipanti al treno, dai macchinisti e dal personale di scorta) non resta che recarsi a pranzo. Almeno salumi, bruschette, tagliatelle ai porcini, arrosti misti e svariati litri di vino non riservano amare soprese.
Per il ritorno si concorda, con il personale del treno, di lasciare la locomotiva 940.044 al deposito di Antrodoco Borgo Velino in modo da poter rispettare di massima gli orari previsti per il ritorno (anche per consentire a chi deve ripartire di riprendere treni o corriere per le rispettive sedi). Si riparte alle ore 16:30 circa.
Questo espediente ci permette di procedere speditamente. Riusciamo anche ad effettuare due foto alt in piena linea, comunque con il grande rammarico di poter fotografare solo il locomotore Diesel anziché la locomotiva a vapore (e poteva andare peggio: il Diesel poteva essere in livrea XMPR!).
Si giunge a L’Aquila alle 18:20. Rapidi e tristi saluti poi ognuno per la sua strada, chi con tetri pensieri di vendetta, chi con foschi presagi per un futuro ferroviario in terra d’Abruzzo povero di qualunque emozione a vapore (quale fine farà la 940.044? Ci possiamo augurare solo che venga trasferita dove vi sono persone - e non impiegati - che la amano di più e ne sanno trarre, pur con fatica, le grandi soddisfazioni che è capace di dare in termini di immagine).