Percorsi di Fede

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Prove certe dell’esistenza storica di Gesù Cristo

Immagine dal sito: La replica della Sacra Sindone a La Laguna

La Sacra Sindone di Torino in un suo negativo fotografico

 

Negare l'esistenza storica dell'Incarnazione del Figlio di Dio è senza senso perché significherebbe cancellare

quanto conosciamo di Lui dalla Bibbia e dalla tradizione cristiana, con un folto numero di testimoni, santi e martiri

Cari amici: non siamo di fronte ad un optional! Qui si tratta di vita o di morte eterna (Mt 25,31-46; Gv 8,51). Pietro dice a Gesù dopo il discorso sul Pane della Vita:

"Signore, da chi andremo? Tu solo ai Parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio (=il Messia)" (Gv 6,68-69)

Le sembianze di Gesù descritte all'imperatore di Roma in una lettera del predecessore di Pilato

Fonti storiche non cristiane su Gesù di Nazareth in Wikipedia

Ultimo controllo Sabato 11 Agosto 2018 ore 14.39

A. SCRITTORI PAGANI

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TACITO negli Annali (lib. 15,44) dell’anno 116, racconta di Nerone che accusò i cristiani dell’incendio di Roma, e scrive del “fondatore di questa setta di nome Cristo, già condannato al supplizio sotto l’impero di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato”.

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SVETONIO nella Vita di Claudio (c. 25) del 120 circa, racconta che l’imperatore Claudio cacciò da Roma i Giudei in continuo tumulto a istigazione di un certo Cresto (=Cristo). Il testo in latino, che sta alla base della notizia deformata, è stato così espresso: Iudaeos impulsore Cresto... .Tale espulsione avvenne tra il 49 e il 50 (cfr. Luca Atti 18,2).

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PLINIO IL GIOVANE, governatore della Bitinia scrisse, tra il 111 e il 113, in una lettera all’imperatore Traiano che i Cristiani si riuniscono “e cantano un inno di lode a Cristo come a un dio”. In latino: “...carmenque Christo quasi deo dicere” (Ep. 10,96).

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MARA BAR SERAPION IL SIRO, filosofo stoico scrive, dopo l’anno 70, a suo figlio Serapione di un “saggio re”, con inplicito riferimento a Cristo: “Che cosa ha giovato ai Giudei l’uccisione del loro saggio re, poiché da quel tempo fu tolto loro il regno?”

 

B. SCRITTORI GIUDEI

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GIUSEPPE FLAVIO, storico ebreo, nella sua opera Antichità Giudaiche, pubblicata tra il 93-94, narra del figlio del pontefice Anna, Anano il quale “accusò Giacomo (il Minore), fratello di Gesù detto il Cristo, e alcuni altri di trasgressione della Legge e li fece lapidare” (Lib. XX,9,1). Esiste inoltre un brano, ancora più chiaro, dal nucleo genuino, ma per l’autenticità discusso dai critici che lo pensano rielaborato da parte cristiana. Il testo dice di Gesù uomo saggio, che era il Cristo,”da Pilato condannato al supplizio della croce, su denuncia dei nostri primari cittadini”. Egli apparve redivivo al terzo giorno a coloro che non cessarono d’amarlo. “E il gruppo dei cristiani che da lui presero il nome permane tuttora” (cfr. Lib. XVIII, 3,3).

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IL TALMUD BABILONESE fa riferimento al Cristo storico nei suoi accenni occasionali. Perfino il giudaismo offre spazio alla figura di Cristo presentandolo come figlio di una adultera, seduttore e fondatore di una setta atea, né ha mai dubitato della sua storicità, così come afferma san Giustino, martire a Roma nel 165, nella sua opera Dialogo con (l’ebreo) Trifone (cfr. 17,108).

 

1. Accuse contro i cristiani (Secolo III)

« [Girano accuse orribili contro i cristiani.] Pare che essi adorino la testa della bestia più ignobile: l’asino...! Non so se siano accuse vere. Ma queste voci non nascerebbero, se essi non si radunassero in segreto, di notte. Si dice anche che adorino un uomo condannato a morte e giustiziato per i suoi delitti; nelle loro cerimonie essi infatti espongono la croce, simbolo di delinquenza e di morte... Molti sono gli eccessi che si dice commettano i cristiani. Tutti, o quasi, sono dimostrati veri dalla stessa oscurità della loro perversa religione ». « Ecco quello che si racconta del modo in cui accolgono coloro che vo­gliono abbracciare la loro religione. Al nuovo cristiano viene presentato un bambinello, tutto ricoperto di farina (per meglio ingannare gli ingenui). Il piccolo viene ucciso dai colpi dati alla cieca dal neofita, che crede di trafiggere senza conseguenze un mucchio di farina. Poi — e questo è veramente orribile — i cristiani ne leccano con avidità il sangue e si dividono le membra lacerate. Grazie a questa vittima stringono un patto che non può essere rotto: sapendo di aver compiuto un delitto, anche i nuovi cristiani mantengono il segreto sulle orribili pratiche della loro religione ».

[Da: Minucio Felice, Dialogo Ottavio, 9-10]

2. Nerone: La prima persecuzione contro i cristiani

Né l’attività degli uomini, né i regali del principe o le preghiere agli dei facevano cessare la voce vergognosa, che attribuiva ad un comando di Nerone l’incendio che aveva devastato Roma. Per cui, per abolire questa diceria, Nerone si inventò dei colpevoli trovandoli in quelli che la gente chiama cristiani, e che sono malvisti da tutti per le loro pratiche turpi. All’origine del loro nome vi è un certo Cristo, che durante l’impero di Tiberio fu condannato al supplizio da Ponzio Pilato. Quella rovinosa superstizione fioriva in quel momento non solo in Giudea ma anche in Roma stessa, dove confluiscono da tutto il mondo i culti più atroci e vergognosi. Arrestati subito i cristiani conosciuti, grazie alle loro denunce una grande folla di cristiani, fu dimostrata colpevole non tanto dell’incendio, quanto di odiare il genere umano. Furono condannati a morte: furono avvolti in pelli di animali e sbranati dai cani, oppure inchiodati sulle croci e bruciati, al tramonto, perché servissero come fiaccole per illuminare la notte che arrivava. Nerone aveva offerto lo spettacolo di quelle morti nei suoi giardini come un divertimento da circo, con l’imperatore vestito da auriga che si mescolava alla folla o girava tra la gente dall’alto del suo cocchio. Per cui, sebbene quelli fossero colpevoli e degni di punizioni nuovissime ed esemplari, tuttavia nacque pietà, in quanto la loro orribile fine non era dovuta all’utilità dello Stato, bensì solo alla crudeltà di una persona ».

[Da: Tacito, Annali, XV, 44]

3. La persecuzione di Domiziano del 95 d.C.

Domiziano uccise con molti altri anche Flavio Clemente mentre era console, sebbene fosse suo cugino ed avesse in moglie una sua parente, Domitilla. Rinfacciava ad ambedue l’accusa di non considerare l’imperatore come un dio, accusa per la quale furono condannati anche molti altri, che come loro deviavano verso costumi giudaici e cristiani; di essi alcuni soltanto vennero messi a morte, altri furono privati dei loro beni.

[Da: Dione Cassio Cocceiano, Storia di Roma, 67, 14]

4. Tito e il tempio di Gerusalemme

« Tito progettava di abbattere il grande tempio di Gerusalemme... [Si consultò allora con i suoi:] ad alcuni sembrava inopportuno abbattere l’edificio sacro, illustre più di ogni altra cosa mortale. Salvandolo, si sarebbe data prova della moderazione romana; distruggendolo, la crudeltà dei Romani sarebbe stata nota in eterno. Altri, tra cui lo stesso Tito, sostenevano al contrario che il tempio andava distrutto, in primo luogo perché la religione dei Giudei e dei cristiani sarebbe stata, in tal modo abolita del tutto; infatti le due religioni, pur contrarie tra di loro, provengono dagli stessi fondatori; i cristiani derivano dai Giudei; una volta estirpata la radice — abbattuto il tempio tutta la stirpe sarebbe facilmente perita (Alla fine, come è noto, il tempio fu effettivamente distrutto nel 70 d.C. ndr).

[Da: Tacito, Frammenti delle Storie, 2]

5. La persecuzione di Diocleziano (Imperatore dal 284 al 305 ndr)

« L’imperatore Diocleziano infuriava verso tutti... I sacerdoti erano catturati... e condannati con tutti i loro fedeli, senza poter parlare o difendersi. Uomini e donne (giovani, vecchi e bambini) erano condannati alle fiamme, e non da soli, giacché erano una moltitudine, ma tutti radunati insieme; i servi erano sprofondati in mare con grossi macigni appesi al collo. La persecuzione infuriò violenta ugualmente anche verso il resto del popolo; nessuno era risparmiato. I giudici, seduti néi templi, costringevano tutti a compiere sacrifici agli dei, all’imperatore. Le carceri erano piene, si escogitavano generi inauditi di tormenti... Si alzavano altari davanti ai tribunali, cosicché i litiganti — prima di affrontare la causa — dovevano offrire sacrifici...

[Da: Lattanzio, La morte dei persecutori, 15]

 

6. L’Editto di Costantino (o Editto di Milano del 313 d. Cr. rivolto a tutti i funzionari dell’Impero)

Essendoci felicemente incontrati a Milano io, Costantino Augusto e anch’io, Licinio Augusto, e avendo considerato tutto quanto interessa il bene e la sicurezza dello Stato, abbiamo creduto opportuno regolare in primo luogo, fra tutte le altre leggi adatte a procurare il vantaggio per la maggioranza degli uomini, quelle che riguardano la religione, per concedere e ai cristiani e a tutti piena e assoluta libertà di seguire ognuno la religione che vuole, affinché tutto ciò che vi è di divino in cielo possa essere reso propizio a noi e a tutti quelli che si trovano sotto di noi. Perciò conviene che tu sappia che abbiamo deciso di annullare tutte le restrizioni a proposito dei cristiani, affinché ciascuno di quelli che hanno intenzione di praticare la religione dei cristiani possa praticarla liberamente e senza alcuna restrizione, senza che sia inquietato o molestato. Mentre vedi che a questi cristiani noi abbiamo fatto questa concessione, tu comprendi che anche agli altri è stata concessa facoltà egualmente libera di praticare il culto o la religione loro, affinché ciascuno abbia facoltà di praticare quella religione che per sé abbia scelto. E questo abbiamo fatto perché non sembri che noi abbiamo imposto qualche restrizione a qualche culto o a qualche religione.

[Da: Lattanzio, La morte dei persecutori, 48]  

 

Le verità storiche sul Cristianesimo: 

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Dizionario: Storia della Chiesa cattolica - Storia del Cristianesimo

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Dipartimento di Storia della Chiesa

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La vera storia delle Crociate

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La battaglia di Lepanto del 7 Ottobre 1571

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Storia web della Chiesa Ortodossa

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Le Riforme

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Europa Cristiana e Mariana

 

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