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Le competenze minori. Sanità, milizia

Alle competenze ``originarie'' del contado, connesse al fisco, se n'erano aggiunte poi altre di natura organizzativa per motivi contingenti e, in buona parte, di ``emergenza''. Si può parlare soprattutto di due ambiti: quello della sanità e della logistica militare.

Per quest'ultimo occorre tenere ben distinti due aspetti: quello della riscossione dei tributi di carattere militare, nonché della compilazione e realizzazione dell' «egualanza provinciale», che divennero in sostanza la principale incombenza del contado nel '600 (e che tratteremo come competenza fiscale vera e propria); e l'aspetto organizzativo, che fu di gran lunga meno nutrito. Questo si riduceva, alla fine, nel reclutamento della milizia e nel supporto ad alcuni operazioni di logistica militare, tipicamente trasporto di materiale d'uso dell'esercito, che finiva spesso sotto la voce di «carra, bovi et guastadori». La «militia» del contado veniva reclutata in base ad un riparto calcolato sull'estimo1.38. La logica del riparto fra le comunità era quella, tipica, della suddivisione fra i corpi: a un riparto generale ne seguiva un altro provinciale che veniva calcolato in base alle lire d'estimo con cui erano quotizzate le varie terre. Non si decideva, quindi, in base all'effettiva popolosità delle terre ma secondo i calcoli del Robotto. Data la pochezza del contado vigevanasco si trattava, tuttavia, di raccolte piuttosto scarse, di pochi fanti per terra, tanto che la formazione fungeva come milizia aggregata a quella pavese. Ulteriori tentativi del maestro di campo di chiedere un maggior numero di uomini alla provincia trovarono la ferma resistenza delle comunità1.39. Alla milizia era connesso il controllo della popolazione da parte delle istituzioni provinciali, al fine di comprendere quanti fossero gli uomini effettivamente disponibili1.40.

Esisteva poi, non tanto al livello di competenza quanto a quello di vero e proprio problema, la questione degli alloggiamenti e del transito di truppe. Se, in linea assolutamente generale, la gestione degli alloggiamenti spettava da una parte alle comunità coinvolte, che furono costrette ad organizzare in materia varie strutture e una complessa organizzazione di fondo (come vedremo per Gambolò), e dall'altra al Centro per la gestione di fondo e le scelte strategiche, il problema era tanto vasto che anche il contado in quanto istituzione dovette occuparsene. Questo non solo nei panni di ente preposto all' «egualanza provinciale», e quindi alla compensazione fiscale fra le undici terre, ma anche in qualità di organizzatore e relatore di nuove proposte in merito. Tipico, al riguardo, fu per esempio l'interessamento del contado per le «case ermi», al fine di contenere gli alloggiamenti entro strutture sparse sul territorio anziché nelle case dei privati. Dopo varie proposte nel corso degli anni Venti e inizio anni Trenta, che vedevano Gio. Batta Barbavara come esperto del contado in materia, si arrivò ad affidare la predisposizione delle «case ermi» a livello proviciale a Giulio Givate. L'affare, però, non andò a buon fine e ben presto si arrivò a ``lite'' fra il Givate e il contado1.41. In maniera del tutto analoga anche Vigevano, a partire dagli anni Venti e Trenta prendeva disposizioni analoghe per la costituzione di «case ermi», affittando case da particolari e cedendole poi alle truppe1.42. Infatti, se pure erano in vigore norme per impedire che le città venissero alloggiate, al contrario delle campagne, questo non fu certo il caso di Vigevano, dato che «la Città o per destinatione de capi o per necessità di congiontura fu sempre albergo de gl'eserciti, che campeggiorono, non con altre legi che con quelle che prescrive il bisogno, e l'arbitrio militare [...] Il suo sito commodo alle vicine piazze l'obligava a grossi alloggi»1.43.

Per quel che riguarda la sanità si crearono invece competenze ``straordinarie'' nel biennio 1629-30 con l'arrivo del «contaggio», e la diffusione della peste per tutta la provincia. Questa provoca un aumento febbrile dell'attività politica del contado, con un interessamento di tutti i campi: fiscale, commerciale, finanziario, e naturalmente di controllo e prevenzione. L'attivazione del contado avviene per brevità esecutiva nella persona del suo sindaco, Felice Custodi, il quale organizza la difesa della provincia, e dello Stato (il Vigevanasco confinava a ovest col Monferrato e il Piemonte) di concerto con l'organismo preposto, il Tribunale della Sanità di Vigevano1.44. In seguito vengono stipendiate delle guardie a Vinzaglio e Palestro, luoghi di transito col Vercellese, per sorvegliare i confini1.45. L'ordine, sottoscritto dai consoli di Palestro e di Vinzaglio era di «deputar persone pratiche, diligenti, fedeli, che sappiano legere et scrivere alli posti et passi necessari et usitati per impedir l'ingresso in questo Stato non solo alle persone, ma anchora alli animali et mercantie»1.46. Gli stessi deputati di Robbio e Palestro non venivano convocati alla congregazione per il «sospetto del contaggio». Il sindaco si mobilitava intanto finanziariamente per soccorrere assieme ai deputati dell'ufficio di sanità di Vigevano le cassine di Vallonga, Monterosso e Villareale, pesantemente appestate1.47.

Ma tutte le normali attività sia del contado come dei privati ne risultavano sconvolte, e veniva in pratica rimessa al sindaco la facoltà di "contrattazione" con le varie parti per accordi sul da farsi. Innanzitutto, il rapporto con la Città. Qui occorreva trovare un accordo per l' «introducione» dei grani in Vigevano «atteso il contaggio vi è nella città», da un lato, e dall'altro una «forma da sottoscriver le bolette di sanità per li comercianti in detto contado», in maggior parte vigevanesi. Gli accordi erano iniziati fin dal 27 settembre del 1628, quando il Custodi andava per quattro giornate alla Cassina Presuschia da Gio. Angelo Fassina, rappresentante di Vigevano per discutere di «che cosa pretendeva la Città in materia di sanità». I mercanti vigevanesi esigevano infatti di poter commerciare per il contado nonostante il contagio, appoggiati a quanto pare dalle autorità cittadine1.48.

Un altro grosso problema furono poi i ``Capitoli'' per la riscossione presso le comunità da parte dell'esattore provinciale, che prescrivevano che il Commissario «durante il contaggio no sij obligato pagar a Milano», che era una normale clausola spesso inclusa nei contratti di ``scossa'' a livello sia di contadi come di singole terre e persino talora nei contratti di affitto tra privati1.49. Il Magistrato Ordinario aveva qui, tuttavia, rifiutato di accettare i ``Capitoli'', e obbligato la provincia alla clausola di pagare «scosso o non scosso», cioè indipendentemente dalle difficoltà causate dal «contaggio»1.50. Un problema che, analogo, si ripresentò qualche anno più tardi a metà anni Trenta quando le terre già indebolite dalla peste si trovarono a dover fronteggiare una situazione di «guerra guerreggiata» ai confini e pesanti alloggiamenti militari.


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2005-06-27