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Il
caso dello scrittore tormentato
Tre anni fa ce ne andammo da Los Angeles e comprammo
una casa a Roseville, cittadina sulla ferrovia vicino a Sacramento.
Sulle prime, per motivi che poi spiegherò, a mia moglie
quella casa non piacque. Però eravamo stanchi di cercare,
il prezzo era alla nostra portata, e a me il posto piaceva pure.
Una domanda sorge spontanea: primo, che accidenti ci facevamo
a Roseville, dal momento che è un posto così rumoroso?
A diciotto miglia dalla capitale dello Stato, Roseville è
il principale snodo ferroviario della Southern Pacific Railroad.
La popolazione è di circa dodicimila unità e ci
sono più vagoni che persone. Lo scalo ferroviario è
il più grande della costa del Pacifico, anche più
di quello di Los Angeles. Giorno e notte, la cittadina è
martellata da un gran fracasso: locomotive che sbuffano, freni
che stridono, e un incessante urtarsi di vagoni rimorchiati
allo scalo.
Erano due le ragioni del nostro trasferimento a Roseville, e
la prima è così contraddittoria che esito a spiegarla;
insomma, volevamo andare a stare in un posto tranquillo in campagna.
Roseville non è un posto tranquillo, e non è nemmeno
in campagna. La seconda ragione erano i nostri parenti. La madre
di mia moglie ci abitava, e così pure il mio vecchio
e mia mamma.
E insomma ecco qua questa casa: il tipico posto che una società
di costruzioni potrebbe scegliere a emblema dello stile di vita
americano, un accogliente bungalow bianco posato su un tappeto
di prato verde e cinto dagli eucalipti. Era un edificio a due
piani con una vistosa veranda che trasudava l'Orgoglio-di-essere-proprietari.
Si trovava in una zona chiamata Sunshine Heights, e questo era
l'indirizzo completo: 1515 Harmony Lane. C'era tutto quello
che serviva.
[...]
***
Mi
scompiscio, Dibber Lannon
Dibber Lannon ha un fratello più grande. Si chiama
Pat Lannon. Dibber mi ha detto che suo fratello Pat un giorno
o l'altro diventa papa. Be', di sicuro Dibber è fuori
di testa. Dibber ha detto che Pat diventerà il più
grande papa del mondo, più grande perfino di papa Pio.
Mi scompiscio, Dibber Lannon!
Ecco perché:
Pat Lennon stava in terza media quando io e Dibber stavamo in
terza elementare. Me lo ricordo bene. Un gran fratello davvero!
Puah! Era uno spione, ecco che cos'era. Il campione degli spioni
della scuola, e ancora detiene il record. Dibber questo non
lo sa. Come potrebbe? Era il fratello piccolo, e come poteva
un fratello piccolo sapere che suo fratello maggiore era uno
spione? Chi glielo diceva? Nessuno. Bene, mi scompiscio, Dibber
Lannon.
Ho sentito certi ragazzi grandi della scuola che parlavano di
Pat Lannon. Ne sapevano di tutti i colori. Per esempio quella
volta che dicevano che andavano ad Applicazioni Tecniche ma
non c'erano andati e invece si erano dati. E lui cosa fa? Va
dal signor Simmons e lo accompagna al cavalletto. Quelli erano
là sotto a fumare. Il signor Simmons li ha bocciati tutti
quanti tranne Pat Lannon. E questo è il fratello di Dibber
Lannon. Ed è lo stesso fratello che secondo Dibber diventerà
papa.
Quando Pat Lennon andava alla nostra scuola io ero soltanto
in terza elementare. Lui era in terza media. Ma me lo ricordo.
Era un tipo assai stravagante. Mezzo matto. Portava gli occhiali.
E girava gli occhi di qua e di là. Guardava da una parte
ma gli occhi andavano per conto loro. Portava i sandali. Davvero
un gran fratello! I ragazzi più grandi dicevano che quando
Pat stava in prima aveva perfino la frangetta! E uno così
doveva diventare papa? Oh oh.
Ogni anno la nostra scuola mette su una recita. Mi ricordo di
quando in queste recite c'era anche Pat Lannon. Le recite non
sono mai granché. Voglio dire, fanno proprio schifo.
Le scrivono le suore. Non sono nemmeno delle recite. Sono come
delle sacre rappresentazioni. Cose assai sceme. Non c'è
azione, nessuno viene ucciso, e nessuno dice mai qualcosa di
divertente. Le ragazze non hanno il permesso di recitare. I
ragazzi si mettono addosso certe vesti fatte con le lenzuola.
È tutto molto pazzesco. Ciascuno ha una parte del cavolo.
Tipo che uno fa il Peccato. E un altro la Purezza. E un altro
la Fede. E un altro la Misericordia. Si va avanti così
molto a lungo. E tutto viene detto con un'aria molto pia, come
Gesù.
Viene fuori il Peccato. Dice qualcosa con un'aria molto pia.
Poi tocca alla Fede. Dice: "Salve! Poi ch'io sono la Fede,
reco un messaggio!" E poi arriva la Speranza. Dice alla
gente chi è e che fa. Poi è il turno della Carità,
o dell'Umiltà, o di qualcos'altro ugualmente pazzesco.
Tutti quanti si radunano al centro del palco e aspettano. Che
cosa? Aspettano l'Amore! E chi fa l'Amore? Pat Lannon! Ogni
volta! Viene fuori e grida: "Salve! Poi ch'io sono l'Amore!
E reco pace alla terra e buona volontà agli uomini!"
La gente in prima fila pensa che sia davvero troppo bello. Applaudono
e applaudono. Bel papa!
Pat Lannon era un gran ruffiano con le suore. Aveva una bicicletta.
Sbrigava commissioni per loro. Si fermava fino a sera a fare
lavoretti. Puliva i cancellini e lavava le lavagne. Correggeva
anche i compiti. I grandi gli dicevano che gli davano un pugno
sul naso se li bocciava. Però lui gli toccava di bocciare
qualcuno perché la cosa sembrasse credibile. E che faceva?
Bocciava le ragazze. E perché? Perché erano le
uniche della scuola cui poteva darle! E Dibber diceva che lui
sarebbe diventato papa! Mi scompiscio!
Russell Meskimen era uno dei grandi. Uno che a Pat gli menava
sempre. Una volta Russell toccò di fermarsi a scuola
dopo le lezioni perché aveva scritto parolacce sul marciapiede.
Suor Cletus era la sua insegnante. E gli promise che lo lasciava
andare a casa se le faceva un servizietto. Russell pensò
di potersela cavare a buon mercato, e disse "ma certo".
Però c'era un problema.
Disse suor Cletus: "Va' da Gales' e comprami venti rotoli
di carta igienica, e falli mettere sul conto delle Sorelle della
Carità".
Oh oh. Un brutt'affare.
Russell non poteva dire di no. Perciò disse di sì.
Però lui non aveva nessuna voglia di farlo. Gales' è
proprio in centro. Che avrebbe pensato tutta quella gente? Fossero
stati uno o due rotoli, pazienza, ma venti! E per le suore!
Si sa com'è fatta la gente. Cacchio, ti ridono in faccia
per niente. Russell andò a prendere la bicicletta. [...]
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