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Può
celebrare gioie e misfatti del proprio impossibile padre.
Oppure raccontare una fuga da casa per cercare di entrare a
far parte della squadra di baseball dei New York Giants.
O ancora descrivere l'eroica epopea di un lavoratore filippino
alla conquista di una bionda americana, e con lei di tutta l'America.
Quale che sia la situazione, John Fante sa come arrivare al
cuore dei lettori. Riesce a stupirli e a commuoverli con la
calda, quasi disarmante immediatezza di una scrittura che sembra
alimentarsi direttamente dalla vita.
Questi racconti, finora inediti in Italia, risalgono per lo
più agli anni Quaranta e ai primi anni Cinquanta, e sono
un'ulteriore conferma della straordinaria vitalità di
uno scrittore che come pochi ha saputo rappresentare gli incanti
e gli "assoluti" della fanciullezza e dell'adolescenza,
le intermittenze e le ribellioni di un carattere giovane e "ruggente",
che sa sorridere di fronte alle lusinghe e ai disinganni dell'esistenza.
Diceva Charles Bukowski: "Fante scrive con le viscere e
per le viscere, con il cuore e per il cuore".
***
Suora
non più
Alle
medie mia madre andò a scuola dalle suore. E dopo voleva
farsi monaca pure lei. Me l'ha detto nonna Toscana. Però
la nonna, e con lei tutta la famiglia, non sentiva ragioni.
Le dissero che magari in altre famiglie non ci sarebbe stato
nessun problema se una ragazza si faceva monaca, ma non nella
loro. Mia madre si chiamava Regina Toscana, ed era così
santa che la santità le illuminava lo sguardo. Teneva
in camera sua una statua di santa Teresa, e ogni volta che la
tormentavano sulla faccenda del farsi o non farsi monaca si
chiudeva là dentro e pregava davanti a santa Teresa,
giorno e notte.
"Oh venerabile Santa!" la invocava. "Dammi la
luce che io possa vedere il cammino che vuoi ch'io compia, sì
che risponda al Tuo invito. Inondami della Tua grazia santificante
nel nome della nostra Madre Benedetta e del Signore Gesù,
amen!"
Una preghierona. Ma non funzionò. L'irremovibile nonna
toscana ripeté: niente da fare. Disse a mia madre che
la piantasse di bamboleggiare e si mettesse finalmente a ragionare.
Tutti le parlavano così, lo zio Jim, lo zio Tony, nonna
e nonno Toscana. Erano paesani italiani e non gradivano quel
comportamento. Gli italiani non sopportano che le loro donne
vogliano rimanere zitelle. Non lo sopportano e trovano che sia
uno stupido capriccio. Meglio, molto meglio sposarsi, per le
italiane. Paga il marito e tutta la famiglia risparmia. Questo
andavano ripetendo a mia madre.[...]
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