La Sacra Spina 

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Festa della Sacra Spina

All'interno della chiesa di Santa Maria Assunta a Colle di Quarrata, dal 1920, si venera la Reliquia della Sacra Spina, proveniente dalla Corona di N.S.G.C., quest'ultima conservata nella Cattedrale di Parigi fin dal tempo di Luigi IX, re di Francia dal 1226. La presenza dell'Insigne Reliquia e la posizione dominante della chiesa sulla Valle dei Tre Fiumi (Arno, Bisenzio e Ombrone) hanno fatto sì che divenisse meta di pellegrinaggio per decenni e che la Festa della Sacra Spina fosse sempre particolarmente solenne e partecipata.

Dopo una pausa di circa vent'anni, nel 2007, il popolo di Colle ha voluto riprendere la tradizione di questa Festa, collegata naturalmente all'Esaltazione della Santa Croce che viene celebrata il 14 settembre di ogni anno, ma collocandola nella domenica precedente o seguente, a seconda dell'opportunità.

 

La storia

Luigi IX (1214-1270), re di Francia (dal 1226), superate tante vicende e difficoltà, tra cui una lunghissima partecipazione (1248-1257) alla crociata indetta da papa Innocenzo IV (morirà poi a Tunisi di peste, avendo risposto all’appello di un altro papa, Clemente IV, per una nuova crociata), potè avere da Baldovino II, imperatore d’Oriente, la corona di spine di Nostro Signore Gesù Cristo.

La considerò come un inestimabile tesoro, tanto da far costruire, presso la cattedrale di Parigi, una magnifica Cappella, degna di accogliere e custodire l’insigne reliquia della Passione del Signore. Volle egli stesso, con le sue mani, riporvela in quel luogo, dove spesso andava per pregare e venerarla.

Quando poi il re, canonizzato da Bonifacio VIII nel 1279, voleva fare un grande regalo, donava una delle spine della s.corona. Così ne donò una a suo fratello, Carlo I re di Napoli; un’altra a Beatrice dei Borboni, sposa di Roberto, suo sesto figlio. I discendenti di Beatrice dei Borboni, scesi in Italia, portarono sempre con sè la preziosa reliquia.

Il marchese Francesco G.Battista Borbon del Monte, residente a Firenze, chiese ed ottenne, da parte di due arcivescovi di quella città, la ricognizione della s.reliquia.
 
 

Essi, l’arcivescovo Tommaso Bonaventura dei conti della Gherardesca, nel 1715, e l’arcivescovo Giuseppe Mario Martelli, nel 1725, dichiararono, esaminati diligentemente i legittimi documenti antichi, che si poteva ritenere autentica la s.reliquia custodita nel palazzo del surricordato marchese ed a lui pervenuta per diritto di legittima successione, dai marchesi antenati.

Il figlio di tale marchese, Giovan Battista Andrea, sposò, verso il 1730, Maddalena Cantucci-Tonsi, unica erede della tenuta di Capezzana a Carmignano, ove stabilì la sua dimora e, quasi con certezza, possiamo attestare che vi portasse la S.Spina, che rimase conservata ma con il tempo dimenticata tra gli oggetti preziosi.


Quando il rev. don Macario Rossi, divenuto parroco di Colle, venne a conoscenza di questo prezioso tesoro, chiese alla allora padrona della tenuta, baronessa Rotchschil-Franchetti, di permettere che l’insigne reliquia non restasse più nascosta, ma venisse esposta alla venerazione del popolo cristiano.

La baronessa, dietro le insistenze del parroco, sostenute da Mons. Vettori, vescovo di Pistoia, nel novembre del 1920, concesse in custodia alla chiesa di Colle, la reliquia.

Alcune considerazioni

Una delle tante espressioni d'amore e d'affetto verso una persona che non c'è più, è quella di conservare e venerare qualcosa che le sia appartenuto o che sia in relazione alla sua esistenza. Così ci piace rivedere foto dei nostri cari od oggetti, anche poverissimi, che ce li rammentano e che in qualche modo ce li rendono presenti. E' una caratteristica propria dell'essere umano, espressione della sua sensibilità e del suo desiderio di andare oltre i limiti del nascere e del morire, perchè l'amore, quello autentico, non conosce confini spazio-temporali.


Parte finale
documento consegna

Se questo è vero per la gran parte di noi, lo è ancora di più in relazione a chi, nella storia di un popolo o di una nazione, ha avuto una importanza particolare, basti solo pensare agli innumerevoli musei dove si raccolgono i cimeli dei grandi, dei fondatori, dei condottieri del passato o più semplicemente dei popoli e della loro cultura.

Nel campo strettamente religioso, questa particolare tendenza trova la sua massima espressione, poichè richiama a realtà che riguardano la salvezza, andando quindi ben oltre l'orizzonte umano. Di fatto in ogni religione vi è il culto delle reliquie.

Tra gli antichi greci "generalmente il culto di un eroe è connesso al luogo del di lui seppellimento, divenendo la tomba centro di venerazione. Le ossa degli eroi sono reliquie che vengono trasferite, quando si vuole trasferire la potenza che promana dal luogo del seppellimento (AA.VV., Enciclopedia delle Religioni, Vallecchi)

Nel Buddhismo si veda l'uso degli stupa, che possono essere distinti in veri e propri reliquiari e in monumenti eretti a memoria di avvenimenti della vita del Buddha. Sicuramente la reliquia più originale del Buddhismo è quella conservata a Ceylon, nella città di Kandy: si tratta del dente canino del Buddha, non consumato dal fuoco della cremazione e traslato nell'isola nel 371 d.C.

"Nel mondo musulmano il culto delle reliquie, di carattere popolare e evolvente secondo tradizioni locali, è direttamente connesso al culto dei santi e alle dottrine sulla energia di tipo mana promanante dai loro corpi, dai loro cadaveri conservati nelle tombe e dagli oggetti loro appartenuti" (o.c.). Le più strane erano quelle conservate a Medina, nelle moschee Masgid-al-Bagla: si trattava di alcune pietre su cui erano impresse le orme della mula del Profeta.

"Nel cristianesimo il culto delle reliquie sembra essere sorto in diretta relazione con la venerazione delle tombe e dei luoghi di uccisione dei martiri, ma già nei tempi antichi avevano assunto, sul piano dottrinale, un significato puramente memoriale e intermediatore, in contrasto con l'uso di tipo magico fatto a livello popolare" (o.c.).

Risposta alla richiesta di Don Macario
 

- S. Agostino: Noi onoriamo i martiri, ma non li adoriamo.

- S. Girolamo: Onoriamo le reliquie dei martiri, al fine di poter adorare colui del quale essi sono martiri (cioè il Cristo).

"Posteriormente le reliquie si moltiplicarono, prima per il recupero o preteso recupero di residui appartenenti a Cristo, alla Vergine, agli Apostoli, poi per la qualificazione di reliquie attribuita a tutti i residui di santi, beati, persone venerabili per vita e per opere" (o.c.). Le Chiese protestanti respingono questo culto, mentre la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa, con il concetto di mediazione e di intercessione, ne ammettono la venerazione, cioè l'uso di richiamo e di stimolo alla imitazione di Cristo, della Madonna e dei santi, come invito alla conversione dei cuori attraverso una fede forte e matura, non certo per attribuire ad essa chissà quale potere.

L'autentica di quasi tutte le reliquie relative a Cristo e alla Madonna è sicuramente dubbia, essendo "apparse", in gran parte, al tempo delle crociate, cioè troppo lontano dai fatti, in epoca tarda. Vale comunque, oltre all'antichità di taluni oggetti - come la nostra Sacra Spina di Colle (centinaia di anni!) -, il principio su richiamato: ci aiutano a fare memoria della vita di Nostro Signore e di Maria Santissima; ci aiutano ad attualizzare la loro presenza in mezzo a noi; ci aiutano a percepire la comunione ininterrotta tra noi e le generazioni passate.

 
"Tutto è grazia", dice San Paolo, cioè tutto può essere occasione per indirizzare la nostra vita verso l'Alto, con decisa, coraggiosa perseveranza.