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Ma prima
di tagliare la montagna, bisognava liberarla da quella parte di roccia resa inservibile dall'alterazione superficiale. Il tecchiaolo aveva il compito di esaminare da vicino il marmo, liberandolo delle parti pericolanti: per fare questo doveva calarsi, appeso ad una fune, davanti al fronte di cava.
Il taglio al monte consiste nell’isolare dal corpo marmoreo che costituisce
il giacimento una gigantesca porzione di roccia, detta bancata, di forma e
dimensioni definite in funzione dei blocchi che si vogliono ottenere.
Separata la bancata dalla massa rocciosa, i cavatori procedono al suo
ribaltamento sul piazzale di cava. Questa impressionante operazione
presenta notevoli difficoltà e la sua esecuzione comporta seri rischi.
Sul piazzale, intanto, si prepara il cosiddetto "letto"
costituito da un cumulo di fini detriti di marmo misti alla fanghiglia
prodotta dai tagli, per ammortizzare la caduta della bancata e limitarne
le rotture. Una volta sul piazzale, la bancata viene lavata per essere
esaminata dai cavatori più esperti che ne individuano le impurità e
segnano i punti dove effettuare i tagli. L’operazione successiva è il
riquadramento in blocchi di dimensioni commerciali con la tagliatrice a
filo diamantato. Un’operazione delicatissima: ogni errore, infatti,
rischia di diminuire la resa dell’intera bancata e produrre blocchi di
valore inferiore a quello che la qualità del marmo faceva sperare.
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