La dottrina fascista
Giacomo Matteotti
Benito Mussolini
|
A partire dal 1932 Mussolini assunse personalmente la
guida del ministero degli esteri
e la politica estera italiana conobbe una netta svolta di carattere
decisamente aggressivo.
Nel gennaio del 1935 la Francia, desiderosa di guadagnarsi l’appoggio
italiano contro la Germania ormai dominata da Hitler, dette a Mussolini via
libera per la conquista dell’Etiopia
e Mussolini ne ordinò l’invasione.
La Società delle Nazioni
decretò le sanzioni contro l’Italia: tutti gli Stati aderenti
all’organizzazione ginevrina dovevano interrompere ogni rapporto commerciale
con il nostro paese.
Ma le sanzioni non produssero alcuna conseguenza negativa per l’Italia, che
poté avvalersi degli aiuti della Germania hitleriana.
Dopo alcune difficoltà iniziali, le operazioni militari procedettero
rapidamente. Esse furono condotte sul fronte settentrionale dal generale
Badoglio che, il 5 maggio
1936, entrò ad Addis Abeba.
Il 9 maggio Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia, annunciò a una folla
di italiani entusiasti e al mondo intero che la guerra era finita e che era
riapparso l’Impero.
L’ITALIA FASCISTA VIENE ASSERVITA ALLA GERMANIA
NAZISTA
L’isolamento internazionale in cui si venne a trovare l’Italia a causa delle
sanzioni economiche favorì l’avvicinamento di Mussolini alla Germania
hitleriana, che aveva fornito al nostro paese materie prime indispensabili,
come il ferro e il carbone, e ne aveva prontamente riconosciuto la sovranità
sull'Etiopia.
L’alleanza con la Germania divenne da allora sempre più stretta, sia sul
piano militare che su quello economico, fino alla costituzione dell’Asse
Roma-Berlino.
Nel maggio 1939 Mussolini firmò poi il Patto
d’Acciaio con Hitler, che praticamente
asservì l’Italia alla
Germania nazista.
Nel frattempo le truppe italiane erano sbarcate in Albania (7 aprile 1939).
LE LEGGI RAZZIALI
La conseguenza più odiosa della sudditanza dell’Italia nei confronti del
nazismo fu l’introduzione anche nel nostro paese delle
Leggi Razziali contro la popolazione ebraica.
La politica antisemitica del fascismo fu preannunciata nel luglio del 1939
dalla pubblicazione del
Manifesto della razza
che prevedeva l’espulsione dalle scuole pubbliche degli studenti e degli
insegnanti ebrei, al divieto di matrimoni tra Italiani di “razza ariana” ed
Ebrei, alla limitazione dei diritti di proprietà e di attività commerciale,
industriale e professionale degli Ebrei.
La stampa di regime fu subito mobilitata dal fascismo per attaccare e
diffamare la popolazione ebraica. |
|