PALICI
(C1)
Divinità ctoniche, protettrici della zona vulcanica della piana di Catania
furono ritenuti due figli gemelli di Zeus o del dio locale Adrano e della ninfa
Talìa. Per sottrarsi alla persecuzione della gelosissima Era, Talìa si era
fatta nascondere da Zeus sotto terra; ed, un giorno, poco lontano dal fiume Simmète
(che scorreva nella Sicilia) si videro uscire dalla terra i due bambini che la
ninfa aveva partoriti e che furono chiamati Palici dalle parole greche: pàlin
ikèsthai, che vogliono dire nati due volte: cioè da Talìa e dalla terra.
Essi professavano l'arte degli indovini; e, nei pressi del tempio dove
rendevano i loro oracoli, sgorgava una sorgente di acqua bollente e sulfurea,
che la superstizione credeva fosse stata culla dei due gemelli, sùbito assunti
nel novero degli déi. Sulla sponda del laghetto, si usava, quando sorgeva
qualche lite fra gli abitanti del luogo, di asseverare con giuramento i termini
della controversia; e lo spergiuro era perseguitato dal castigo degli déi. Nel
tempio dei Palici si rifugiavano pure gli schiavi maltrattati dai padroni; e a
questi era proibito di andarli a riprendere, se non dopo aver prestato
giuramento, in nome dei fratelli Palici, di trattare con umanità e dolcezza i
propri dipendenti. Per questo motivo il tempio dei fratelli Palici divenne
centro di ribellioni di schiavi.
PALLADE (C1) Altro
nome di Atena
PALLADIO (C1)
Era una scultura raffigurante Atena che alza in alto uno scudo e la lancia.
PALLANTE
(C1)
1) Titano sposo di Stige e padre di Bia, Crato, Nike e Zelo.
2) Altro Pallànte era un Gigante che nella guerra contro Zeus venne ucciso da
Atena che si prese sia la sua pelle che il suo nome.
PAN (C1)
Dio dei pastori e dei greggi. Di Pan ne esistevano diversi, infatti ogni
generazione di dèi aveva il suo Pan. I Greci per distinguerli li chiamarono in
modo diverso in base al loro padre, Ermopan da Ermes, Diopan da Zeus, Titanopan
dai Titani. Il più famoso rimane Ermopan, quando Ermes fece il pastore per
conto di Driope e innamoratosi di una delle ragazze di questi, la mise incinta.
Certamente il nome viene da Paian Pascolare. Pan vagava per monti,
valli e boschi, zufolando e seguito da tanti Paniskoi e dalle ninfe. Grande
amante del sesso ebbe numerose avventure con diverse ninfe tra le quali Eco ed
Eufeme con la quale generò il Sagittario dello zodiaco. Si vantava di avere
fatto l'amore con tutte le Menadi. Il suo più grande amore fu rivolto a Selene
ma la dea non gradiva quel dio sporco e peloso, allora Pan nascose la sua figura
sotto delle pelli bianche e profumate, Selene non riconoscendolo accettò di
cavalcarlo e si fece fare tutto quello che a Pan piacque. Pan era un dio bonario
che aiutava chiunque avesse bisogno di lui. Insegnò ad Apollo l'arte del
vaticinio. Il dio non sopportava di essere disturbato durante il riposo
pomeridiano, se ciò avveniva Pan si alzava in piedi ed emetteva degli urli
terrificanti tanto da creare il timore panico.
PANATENEE (C1)
Una delle principali feste del calendario liturgico ateniese. Si distinguevano
in Piccole Panatenee (annuali) e Grandi Panatenee (quadriennali). Il momento
culminante della festa era la solenne processione che si snodava attraverso la
città fino all'acropoli, dove veniva offerto un peplo ricamato alla statua di
Atena. Contemporaneamente alla processione si svolgevano giochi e gare ginniche.
PANDORA
(C1)
Fu la prima donna creata da Efesto per ordine di Zeus che volendo punire gli
uomini per avere ricevuto da Prometeo il fuoco sacro. Gli dèi si misero
all'opera e crearono la donna che Ermes chiamò Pandòra, gli diedero un vaso
chiuso e la mandarono come dono a Epimeteo fratello di Prometeo. Pandòra aveva
avuto l'ordine di non aprire mai il vaso ma la curiosità di vedere cosa c'era
dentro era così grande che la donna aprì il vaso facendo così uscire tutti i
mali, soltanto Elpis la Speranza restò dentro perché Pandora riuscì a mettere
nuovamente il coperchio sul vaso.
PARIDE
(C1)
Secondo figlio di Priamo e di Ecuba (pure detto Alessandro), strumento degli dèi
per la distruzione di Troia. Già prima che nascesse la madre sognò di
partorire una torcia la quale avrebbe bruciato l'Asia. Esaco altro figlio di
Priamo che aveva la facoltà di dare oracoli rivelò che sarebbe nato in quel
giorno il bimbo che avrebbe causato la distruzione di Troia e che perciò
bisognava ucciderlo assieme alla madre. Ma quel giorno partorirono due donne nel
palazzo di Priamo la sorella Cilla (che partorì Munippo) ed Ecuba (partorì
Paride), perciò Priamo fece uccidere la sorella ed il nipote, mentre per
precauzione considerando che Paride era suo figlio ordinò venisse esposto sul
monte Ida. Agelao fu incaricato di questo compito, e così egli fece dopo
qualche giorno ritornando sul posto vide che un'orsa allattava il bimbo, allora
Agelao lo portò con sè crescendolo come figlio suo. Paride cresceva forte,
bello ed intelligente, però essendo considerato schiavo pascolava le mandrie
sul monte Ida. Amò la ninfa Enone che gli diede un figlio Corito. Intanto Eris
per vendicarsi del fatto di non essere stata invitata alle nozze di Peleo e Teti,
gettò fra le dee il pomo aureo con la scritta alla più bella il pomo fu
violentemente conteso da Era, Atena e Afrodite. E siccome il destino aveva così
deciso al fine che si compisse la distruzione di Troia. Per ordine di Zeus,
Ermes portò le tre dee di fronte a Paride perché facesse da arbitro. Paride in
questa situazione trovò molte difficoltà perché ognuna delle dee meritava il
premio ed ognuna offriva doni immensi ma alla fine decretò la vincita di
Afrodite che gli diede il proprio amore e le promise la bella Elena. A causa di
questo difficoltoso verdetto Era ed Atena che non accettarono la sconfitta
parteggiarono per i greci. Un giorno Priamo mandò a chiedere un toro dalla
mandria di Agelao e Paride per il desiderio di vedere Troia si prestò a
portarlo in città e partecipando ad una festa alla corte di Priamo superò
tutti in tutte le gare e visto che tutti lo consideravano uno schiavo stava per
nascere una lite generale quando Agelao rivelò la vera identità del giovane,
allora Priamo felice di avere ritrovato il figlio e ritenendo che la profezia
ormai non si sarebbe più avverata lo accolse a corte. Presto gli affidò la
missione di riportare a Troia Esione. Paride che non aveva dimenticato la
promessa di Afrodite fece rotta su Sparta dove vi abitava la bella Elena e
facendola innamorare fuggì con lei. Menelao offeso da questa azione col
fratello Agamennone e tutti i greci mosse contro Troia. Fallite le trattative,
scoppiò la guerra, ma Paride non diede prova di coraggio e non per essere un
vile ma per godersi Elena, solo il rimprovero di Ettore lo costrinse a battersi
a duello con Menelao e mentre questi stava per ucciderlo Afrodite lo salvò. Per
puro caso toccò proprio a lui uccidere Achille, ma non potè vantarsene a
lungo, perché poco dopo fu ferito a morte da Filottete e solo allora si ricordò
di Enone che con le sue erbe avrebbe potuto guarirlo e che invece a causa del
tradimento con Elena si rifiutò. Da Elena ebbe tre figli maschi Bunomo, Agano,
Ideo (morirono tutti e tre bambini per il crollo di una casa) e una figlia che
si chiamò come la madre.
PARTENOPE (C1)
Nome di una sirena vergine che innamoratasi e respinta da Ulisse per il dolore
si gettò nell'Egeo. Le onde del mare portarono il corpo della sventurata sulla
costa della Campania dove gli abitanti del luogo gli fecero una tomba dove nelle
vicinanze sorse la città di Partenope che fu poi distrutta dai Cumani. I Greci
ricostruirono la città dandole il nome di Neapolis, l'attuale Napoli. Ecco
perché Napoli è chiamata città partenopea.
PATROCLO
(C1)
amico di Achille. Lo seguì a Troia e combatté al suo posto quando Achille,
sdegnato contro Agamennone, si rifiutava di aiutare i Greci. Scambiato dai
Troiani per Achille, capovolse le sorti della battaglia ma rimase ucciso da
Ettore
PASIFAE
(C1)
moglie di Minosse, re di Creta. Afrodite, adirata per i mancati sacrifici di
lei, le inspirò un mostruoso amore per un toro. Dall'unione, che Pasifae poté
realizzare chiudendosi in una vacca di legno costruita da Dedalo, nacque il
Minotauro. L'episodio venne trattato da Euripide e ricordato da Dante (Inf. XII
e Purg. XXI).
PEANA (C1)
canto lirico di origine greca in onore di Apollo, accompagnato dalla lira. Il
peana servì anche per celebrare vittorie e, in un secondo tempo, per esaltare
uomini illustri.
PEANTE (C1)
Assieme al figlio Filottète esaudì la preghiera di Eracle, appiccando il fuoco
al rogo che l'eroe si era fatto costruire per sottrarsi alle sofferenze
causategli dalla veste intrisa del sangue di Nesso che Deianira gli aveva fatto
indossare.
PEGASO
(C1)
cavallo alato nato dal sangue di Medusa, uccisa da Perseo. Portava sul mondo i
lampi e i tuoni di Zeus finchè venne domato da Bellerofonte che, cavalcandolo,
uccise la Chimera e lottò contro le Amazzoni. Quando però l'eroe volle farsi
trasportare fino all'Olimpo, il cavallo lo disarcionò. Secondo una credenza
ellenistica, dopo la morte di Bellerofonte, Pegaso scese sull'Elicona e, mentre
le Muse cantavano, battè lo zoccolo sul monte producendo una fessura dalla
quale sgorgò una fonte le cui acque donavano l'estro poetico.
PEGEE (C1)
Con questo nome erano designate le ninfe delle fonti.
PEITO
dea greca della persuasione.
PELEO
(C1)
Figlio di Eaco signore di Egina. Cacciato dal fratello Teseo, si era rifugiato
in Tessaglia, dove però aveva ucciso accidentalmente il re Eurizione. Andò
allora a Iolco e si unì agli Argonauti nella spedizione per la conquista del
vello d'oro. Aveva sposato la divina Teti, concessagli da Zeus perché nessuno
degli dei era disposto a unirsi alei a causa di una profezia che la indicava
come madre di un figlio che avrebbe superato la potenza del padre. Quel figlio,
che Tedi ebbe da Peleo, fu Achille.
PELIA
(C1)
Figlio di Poseidone, era fratellastro di Esone al quale strappò il trono di
Iolco. Quando il nipote Giasone si presentò a reclamare i suoi diritti, Pelia
lo spedì in Colchide alla conquista del vello d'oro. Fu ucciso dalle figlie,
ingannate da Medea che le aveva convinte a tagliare a pezzi il corpo del padre e
a bollirlo in un calderone per rendergli la giovinezza.
PENELOPE
(C1)
Originaria di Sparta, era la moglie di Ulisse di cui per venti anni (dieci di
guerra e dieci per il ritorno) attese il ritorno. Assediata da una schiera di
pretendenti, seppe tenerli astutamente a bada con la scusa di voler prima
terminare di tessere il sudario per il suocero Laerte. La tela richiese un
lavoro infinito, perché Penelope, nella segreta speranza che intanto il marito
facesse ritorno a Itaca, di giorno tesseva e di notte disfaceva il lavoro della
giornata.
PENEO
(C1)
Fiume dell'Elide, nel Peloponneso. Con le sue acque e con quelle dell'Alfeo
Eracle ripulì le stalle di re Augia.
PENIA (C1)
Dea della povertà e sposa di Pòro dio dell'abbondanza, madre di Amore.
PENTEO
(C1)
Figlio di Agave e di Echione, che era uno degli Sparti nati dai denti del drago
ucciso da Cadmo. Poiché la madre era sorella di Semele, Penteo era cugino di
Dioniso, del quale però disprezzava il culto. Proprio questo determinò la sua
morte. La tragica storia di Penteo ebbe inizio quando suo cugino Dioniso,
conquistata l'Asia, decise di tornare nella natia Tebe per imporvi il suo culto.
Malgrado i cauti consigli del nonno Cadmo e gli ammonimenti dell'indovino
Tiresia, Penteo volle opporsi ai riti orgiastici che giudicava sconvenienti,
trattando Dioniso alla stregua di un impostore e di un ciarlatano. Tentò
persino di farlo incatenare ma il dio si liberò dai lacci e provocò l'incendio
del palazzo reale. Per porre fine alla situazione, Penteo si recò di persona
sul monte Citerone con lo scopo di sorprendere le donne di Tebe che
partecipavano ai riti, ma esse lo scorsero nascosto tra le fronde di un pino e,
in preda alla furia dell'estasi bacchica, si avventarono su di lui dilaniandolo
a mani nude. La prima a infierire fu la madre Agave che, scambiandolo per un
leone di montagna, gli staccò la testa che poi portò fieramente a Tebe
conficcata in cima a un tirso.
PENTESILEA (C1)
Figlia di Ares e di Otrèra, fu regina delle Amazzoni. Nella guerra di Troia
parteggiò per i Troiani e fu uccisa da Achille che si innamorò del suo corpo
senza vita.
PEONE (C1)
Era il medico degli dei, fu egli a curare le ferite di Marte e di Venere, feriti
sotto le porte di Troia, da mani di comuni mortali.
PERSA (C1)
Chiamata anche Perseide fu la ninfa amata da Elio, fu madre di Circe e Pasifae.
PERSEFONE
(C1)
o Core, nei poemi omerici è la terribile moglie di Ade, il re dell'Tartaro,
dall'aspetto spaventoso e dal volto simile a quello di Medusa; a lei, regina dei
morti, si rivolgono gli uomini perchè le loro imprecazioni abbiano efficacia.
Ma in un secondo tempo Persefone venne anche immaginata sotto aspetto ben
diverso, cioè come figlia (Core) di Demetra, dea della terra apportatrice di
vita, e di Zeus o, Poseidone o, secondo altri, di Stige. A questa seconda
personalità di Persefone è legato il celebre mito: era la dea una dolce
fanciulla che amava giocare con le Ninfe e cogliere fiori presso Enna in
Sicilia, o presso Eleusi o Nizza, o Cnosso, ecc. Senonchè un giorno, mentre la
vergine si diletta nei suoi svaghi, ecco venir fuori dalla terra Ade che la
rapisce su un cocchio tirato da 4 cavalli e la conduce negli abissi terrestri.
Demetra, per sfogare il suo dolore, impedisce alla terra di dare frutti e così
tutti gli uomini rischiano di perire. Ma Zeus riesce a placare la dea facendo sì
che Persefone possa rimanere con la madre per alcuni mesi dell'anno. Feste in
onore di Persefone venivano celebrate in Sicilia e in Grecia. Nella mitologia
Romana Persefone prese il nome di Proserpina.
PERSEO
(C1)
Figlio di Danae e di Zeus e nipote di Acrisio re di Argo. Dato che Polidette
considerava d'impaccio per le sue intenzione poco oneste nei confronti di Danae
pensò di toglirselo dai piedi spingendo il giovane ad imprese impossibili.
Perseo con l'incoscienza della gioventù dichiarò che era capace di portare la
testa della Medusa a Polidette e questi lo prese in parola. Perseo si avviò
dunque senza nemmeno sapere dove trovare la Gorgone, ma Atena ed Ermes lo misero
sotto la loro protezione e il dio gli regalò una scimitarra seghettata dei
calzari alati che lo facevano volare, un'elmo che rendeva invisibili chi lo
indossava e gli disse di chiedere alle Graie, abitanti a nord e che potevano
dargli notizie utili. Perseo si impossessò dello unico occhio delle tre Graie e
con quello si fece dire dove trovare le Gorgoni ed ottenne pure una bisaccia
dove mettere la testa della Medusa. Poco lontano dal giardino delle Esperidi
oltre l'Oceano Perseo trovò le Gorgoni addormentate e per evitare l'effetto
pietrificante della loro vista si avvicinò voltato guardando attraverso lo
scudo che Atena le reggeva come uno specchio e gli guidò la mano quando con la
scimitarra tagliò la testa a Medusa. Dal collo assieme al sangue uscirono
Pegaso e Crisaore. Senza guardare la terribile testa la mise nella bisaccia e
grazie ai calzari alati fece ritorno a casa sorvolando le coste libiche, dalla
bisaccia cadevano delle gocce di sangue , quelle che cadevano nel deserto
diventavano vipere e in corallo quelle che finivano in mare. Le altre Gorgoni al
risveglio vedendo la sorella decapitata si precipitarono a inseguire Perseo che
grazie all'elmo dell'invisibilità riuscì a scappare alla vendetta delle Ninfe
dello Stige. Per riposare chiese ospitalità ad Atlante che rifiutò, allora
presa la testa di Medusa lo mutò nella montagna che anche oggi ne porta il
nome. La mattina dopo Perseo riprese il volo verso casa ma non giunse tanto
presto a causa della sua avventura con Andromeda. Pur non avendo colpa della
morte del nonno Perseo non volle succedergli sul trono di Trezene e lo scambiò
con quello di Tirinto e nei pressi fondò Micene. Le mura della città furono
edificate dai Ciclopi. Dopo moltissimi anni di regno sereno gli toccò
affrontare l'invasione di Bacco con i suoi Satiri e menadi, che volevano
introdurre il culto orgiastico del dio, ma nè Perseo nè i suoi sudditi
volevano saperne allora Bacco colpì le loro donne con la pazzia ed esse
incominciarono ad uccidere i loro figli. Perseo allora incoraggiato da Era che
detestava Bacco (figlio bastardo di Zeus) incontrò l'orda in battaglia campale
e là mutò in pietra Arianna, Bacco infuriato per la perdita della sposa
distrusse Micene, allora intervenne Zeus inviando Ermes a ricordargli di essere
entrambi figli suoi e placò l'animo di Bacco dicendogli che Arianna sarebbe
stata posta fra le stelle.
PIGMALIONE
(C1-FSC)
1) Fratello cattivo di Didone.
2) Re di Cipro che sdegnato dalla lascivia delle donne, risolse il problema
scolpendo una statua di marmo o d'avorio, ma stranamente se ne innamora e
rivolgendo le sue insistenti preghiere ad Afrodite, la dea muta la statua
in donna vivente. Pigmalione la chiamò Galatea e con lei generò Pafo, Metarme
e Cinira.
PIRAMO (C1-AB)
Piramo e Tisbe erano due giovani follemente innamorati, ma non potevano coronare
il loro sogno per via delle famiglie che erano nemiche, così decidono di
fuggire. Datosi appuntamento sotto una pianta di gelso, la prima a giungere fu
Tisbe che vedendo avvicinare un leone con le fauci insanguinate per avere da
poco ucciso una preda, presa da paura scappa via, nella fuga le cade il velo con
la quale si copriva la testa, allora la belva sfoga la sua rabbia con quel velo
macchiandolo di sangue e quindi perso ogni interesse il leone se ne và. Intanto
arriva Piramo che vedendo il velo insanguinato lo riconosce per quello della sua
amata e credendo che l'abbia sbranata il leone, disperato impugna la spada e se
la conficca nel petto uccidendosi. Tisbe che intanto si era rasserenata va
nuovamente all'appuntamento ma trova l'amato Piramo immerso nel sangue che
stringe il velo di lei, allora Tisbe si sdraia accanto al giovane e impugnata la
spada si uccide anche lei. Il sangue dei due amanti fece fiorire un gelso bianco
che da quel giorno produsse more nere in segno di lutto.
PIROO (C1)
Uno dei cavalli del carro solare.
PIRRA
(C1)
Figlia di Epimeteo e di Pandora e moglie di Deucalione. Dopo il diluvio mandato
da Zeus, divenne la madre del genere umano ripopolando la terra con le pietre
che, insieme al marito, si gettò alle spalle per ordine di Temi.
PIRRO
(C1)
Più conosciuto dai Greci col nome di Neottolemo, era figlio di Achille e di
Deidamia, principessa dell'isola di Sciro. Dopo la morte del padre fu chiamato a
combattere a Troia dove si distinse per eroismo e valore. Fu uno dei guerrieri
nascosti nel ventre del cavallo di legno introdotto dentro le mura della città
e l'uccisore di re Priamo. Nella spartizione del bottino gli fu assegnata
Andromaca, la moglie di Ettore, che sposò, ma che poi abbandonò per Ermione,
la figlia di Elena e di Menelao. La sua morte fu dovuta ad Apollo che non gli
aveva perdonato di avere ucciso Priamo sull'altare del suo tempio.
PITIA (C1)
o Pitia o Pitonessa, sacerdotessa di Delfi che, posseduta dal nume, pronunciava
l'oracolo di Apollo. Prendeva il nome dal serpente Pitone, ucciso dal
dio, che si credeva sepolto sotto il tempio. Rendeva i responsi sedendo presso
un sacro tripode posto sulla bocca di una voragine naturale dalla quale uscivano
vapori e li comunicava a un sacerdote assistente detto profeta, che a
sua volta li trasmetteva al postulante. La Pitia veniva scelta fra giovanette
della più alta nobiltà e doveva conservare castità perpetua.
PITONE (C1)
Mostruoso e gigantesco serpente che Era mandò contro Latona quando seppe della
nuova infedeltà di Zeus. Il serpente che non le dava tregua fu ucciso da Apollo
appena nato con una delle sue infallibili frecce.
PLEIADI
(C1)
Figlie di Atlante e della Oceanina Pleione. Per salvare la loro verginità dalle
voglie di Orione che da anni le inseguiva, Artemide le mutò nell'omonima
costellazione. Ma c'è un'altra leggenda che ci dice che le Plèiadi erano
tuttaltro che vergini. Zeus si era accoppiato con tre di esse: Maia che fu madre
di Ermes, Elettra che gli diede Dardano, e Taigete; Sterope si concesse ad Ares;
Merope si accoppiò con Sisifo ed infine Alcione e Celeno che furono impalmate
da Poseidone.
PLUTO
(C1)
Dio della ricchezza, originariamente era una divinità agricola a cui era
affidata la fertilità dei campi. Simboleggiava la ricchezza agraria e quindi il
raccolto abbondante. Era figurato come bambino in braccio a Tiche la Fortuna
o in braccio a Irene la Pace, a volte invece era figurato come vecchio
cieco che distribuisce a caso la prosperità.
PODARGE (C1)
Nome dell'Arpia amata da Zefiro col quale generò Xanto e Bàlio.
POLIFEMO
(C1)
ciclope figlio di Nettuno e della Ninfa Toosa. Nel IX libro dell'Odissea
Omero lo descrive rozzo e violento, quasi incarnazione della forza bruta, in
contrasto col sottile ingegno dell'astuto Ulisse che con furbizia si prende
gioco di Polifemo Il gigante infatti aveva fatto prigioniero Ulisse con i suoi
compagni, divorando alcuni di questi. Dopo averlo ubriacato ed accecato con un
palo arroventato, Ulisse fugge con i superstiti nascosto in mezzo al
gregge.
POLISSENA
(C1)
Figlia di Priamo e di Ecuba, amata da Achille fu involontaria causa della morte
dell'eroe, ucciso a tradimento da Paride mentre festeggiava le nozze con Polissèna.
Pirro figlio di Achille uccise Polissèna sulla tomba del padre (dopo che
l'ombra d'Achille stesso l'ebbe domandata)..
POLITE (C1)
Figlio di Priamo e di Ecuba, venne ucciso sotto i loro occhi da Pirro, il feroce
figlio di Achille.
PONTO
(C1)
Gea senza accoppiarsi partorì questo mare.
PONTO EUSINO, nome (in greco: Mare Inospitale) con cui i Romani e
i Greci chiamarono il Mar Nero in riferimento alla presenza di popolazioni
selvagge lungo le coste. I Greci vi penetrarono dall'VIII sec. fondando, nelle
zone costiere, colonie da dove intrapresero intensi rapporti commerciali.
Venivano esportati olio, vino, manufatti, mentre pesce, grano, metalli e ambra
erano importati dalle coste baltiche. L'abbondante produzione di frumento dei
territori circostanti fu importante per le vicende politiche della Grecia. Le
colonie greche continuarono a prosperare e, sotto il dominio romano, furono
lasciate nella completa autonomia. Il loro declino iniziò nel III sec. d.C. con
le invasioni barbariche.
PORFIRIONE
(C1)
Uno dei Giganti che combatterono contro gli Olimpi. Zeus lo confuse accendendo
in lui un'improvvisa brama per Era, e poi lo uccise con l'aiuto di Eracle.
PORO (C1)
Dio dell'abbondanza e sposo di Pènia.
POSEIDONE
(C1)
Figlio di Crono e di Gea, fratello di Zeus e di Ade. A lui toccò la signoria
del mare, comprese le coste e le isole ed essendo la terra territorio franco non
disdegnava prendere qualche proprietà. Abitava in un palazzo in fondo agli
abissi marini. Instabile di umore come il mare, ora era sorridente e benevolo,
ora burrascoso e violento. Gli antichi attribuivano a Poseidone le scosse di
terremoto che provocava sbattendo il suo tridente. Avendo cospirato con Era e
Apollo contro Zeus, viene punito ed esiliato nella Troade al servizio di
Laomedonte. Questi gli nega il compenso pattuito per avere egli costruito le
mura della città. Poseidone fa scaturire dal mare un mostruoso drago. Per
placare il dio, il re deve esporre la figlia Esione per essere divorata dal
mostro, ma la giovane è liberata da Eracle che uccide il mostro. Innamoratosi
di Anfitrite la chiede in sposa, la fanciulla intimorita fugge, ma un delfino la
ritrova e convince Anfitrite a sposare il dio. La novella sposa gelosa di
Scilla, la muta in un mostro dai dodici piedi e dalle sei bocche che divoranoi
marinai che attraversano lo Stretto di Messina. Un figlio di Poseidone, il ciclòpe
Polifemo si invaghisce di Galatea, già fidanzata di Aci. Polifemo scaglia
contro il rivale un macigno che lo schiaccia. Aci viene mutato in fiume siculo.
Poseidone può cambiare forma a suo piacimento: simbolo dell'incostanza del
mare. Le sue contese con altre divinità si spiegano col fatto che egli era
anche dio delle acque terrestri, prima che il suo regno fosse ridotto al solo
mare. Egli era anche il dio tutelare delle corse dei cavalli. I Romani lo
identificarono con Nettuno.
PRIAMO
(C1)
Il celebre re di Troia vissuto all'epoca dell'assedio acheo. Era figlio di
Laomedonte e fratello di Esione, unico maschio lasciato in vita da Eracle quando
il padre si rifiutò di pagare i servigi dell'eroe. La sua casata era composta
da cinquanta figlie e da cinquanta figli, nati dalle sue concubine e dalla
moglie Ecuba. Tra i figli di Priamo erano Ettore, Paride, Eleno e Deifobo; tra
le figlie, Creusa e l'indovina Cassandra. Quando Troia cadde, fu ucciso da
Pirro, figlio di Achille, sull'altare del tempio di Apollo.
PRIAPO
(C1-C2)
Figlio di Afrodite e di Dioniso. Nato deforme con pancia enorme, lingua lunga e
membro mostruosamente smisurato. Nascendo così brutto Afrodite lo rinnegò e lo
abbandonò. Lo allevarono dei pastori che dalla sua mostrusità fallica ne
avevano tratto dei buoni auspici per la fertilità dei campi e dei greggi. Così
Priapo divenne il dio dell'amore pratico e della fertilità delle campagne. Gli
era sacro l'asino ed era figurato come vecchio barbuto seminudo con un enorme
membro eretto e munito di falce. Proteggeva inoltre gli orti e le vigne dai
ladri, dai golosi e dagli uccelli. Ispirò la poesia Priapea dai versi e dai
contenuti alquanto sconci. A noi sono giunti all'incirca 80 carmi priapei.
PRITANEO (C1)
Ogni città greca aveva il suo Pritaneo sede del fuoco sacro e in seguito
divenne centro politico.
PRÒCRI (C1)
figlia di Eretteo, re dell'Attica. Moglie di Cefalo. Numerose versioni del mito:
sedotta da Cefalo sotto mentite spoglie, fuggì a Creta, divenendo seguace di
Artemide; amante di Pteleo, fu inseguita dal marito; fu bramata da Minosse, che
le donò un cane e una lancia magica; uccisa erroneamente da Cefalo, sorpreso
con Eos (Aura).
PROMETEO
(C1)
Titano figlio di Giapeto e di Climene figlia di Oceano. In origine era solamente
un Titano intelligente che riuscì ad ingannare Zeus, ma successivamente fu
trasformato nel creatore e salvatore del genere umano mentre Zeus appare come un
crudele tiranno. Quando i Titani sfidarono Zeus e vennero da lui imprigionati
nel Tartaro, Prometeo che aveva il dono di vedere il futuro, suggerì loro di
usare l'astuzia ma i Titani ignorarono il suo consiglio e allora passò dalla
parte di Zeus. Dopo la battaglia Prometeo si trovò a scontrarsi con Zeus sul
problema del genere umano. Per Esiodo fu Prometeo a creare l'uomo con la creta
trovata a Panopea, modellando le figure in cui Atena poi soffiava la vita.
Essendo Zeus irato col genere umano aveva deciso di distruggerlo e sostituirlo
con delle creature migliori e cominciò a togliere loro il fuoco e ad affamarli
chiedendo loro le parti migliori di cibo nei sacrifici. Nella disputa sorta per
stabilire quali parti di toro sacrificare agli dèi e quali tenere per sé,
Prometeo fu chiamato a fare da arbitro, per cui smembrò un toro e ricucì la
pelle formando due sacche che riempì con le varie parti dell'animale. Una sacca
conteneva la carne ben nascosta sotto lo stomaco e l'altra conteneva invece le
ossa nascoste sotto un grosso strato di grasso e presentate le sacche a Zeus gli
chiese di scegliere quale volesse e il dio tratto in inganno scelse la sacca col
grasso e le ossa che da quel giorno divennero le parti da sacrificare agli dèi.
Zeus irato per l'inganno privò gli uomini del fuoco ma Prometeo andò di
nascosto sull'Olimpo e rubò una brace che nascose nel cavo di un fusto di
finocchio e che donò agli uommini. Sempre incurante dei castighi di Zeus,
Prometeo insegnò agli uomini molte arti, fra le quali la metallurgia e tolse
agli uomini il potere di vedere il futuro pensando che tale potere avrebbe
spezzato il cuore degli uomini. Zeus durante la notte vide la terra coperta da
tantissime luci e arrabbiato più che mai mandò i suoi servi Bia e Crato
assieme a Efesto a catturare Prometeo e a incatenarlo sul monte Caucaso, dove
ogni giorno un avvoltoio gli mangiava il fegato, ma considerando che Prometeo
era un Titano e perciò immortale, la notte il fegato gli rinasceva per essere
rimangiato il giorno successivo. Prometeo anche se incatenato e costretto a
subire l'orribile supplizio, scherniva Zeus perché era conoscenza di un
terribile segreto sulla sorte del dio supremo. Dopo tanto tempo ottenne la
liberta in cambio del segreto che impedì al dio di sposare Teti, perché gli
avrebbe dato un figlio che sarebbe diventato più potente del padre e l'avrebbe
spodestato proprio come fece Zeus col padre Crono. Prometeo era venerato
nell'Attica come dio delle arti.
PROSCINEMA (C1)
Presso i Greci era la preghiera rivolta agli dèi per ottenere protezione,
salute e aiuto per sè o per gli altri.
PROTEO
(C1)
Dio marino che per incarico di Poseidone custodiva le foche e i vitelli marini.
Come tutte le divinità marine aveva il dono della divinazione, ma era molto
difficoltoso avere i suoi vaticini e per questo bisognava sorprenderlo nel sonno
e legarlo ben stretto e non avere paura delle sembianze di leone, pantera,
drago, cinghiale, di fuoco ardente o di albero che assumeva per sfuggire alle
domande che gli venivano rivolte. Solo se non riusciva a liberarsi concedeva di
svelare il futuro.
PROTOGENIA (C1)
Nome che significa La prima generata, era stata la prima figlia che ebbero
Deucalione e Pirra dopo il Diluvio Universale.
PSICHE
(C1)
rappresentata da Apuleio (nella favola "L'asino d'oro") come una
fanciulla di rara bellezza ("Metamorfosi", IV-VI). Rapita da Zefiro,
visse in un palazzo d'oro. Fu amante di Eros, da cui ebbe una figlia (Voluttà).
L'amore durò fino a quando Psiche, contravvenendo ad un patto sacro, cercò di
scorgere il volto di Eros (invisibile amante). Abbandonata, fu sottoposta a una
serie di dure prove da Afrodite, (che invidiava la sua bellezza). Resa immortale
da Zeus, mosso a compassione, si unì nuovamente ad Eros. Il mito di Psiche ha
ispirato artisti di ogni epoca (Raffaello, Van Dyck, Gèrard, Canova, Gibson,
ecc.). Dal significato di Soffio, è l'equivalente del concetto di anima.
Secondo gli antichi l'anima si distingue in anima sensitiva e anima
intellettuale; l'anima sensitiva è prerogativa dell'uomo vivo mentre la seconda
si forma in punto di morte a somiglianza del defunto dalla cui bocca o ferita
mortale esce ed abbandona il corpo. Anche le arti figurative rappresentano
l'anima umana sotto forma di un'essere alato o di un'uccello col volto umano. Da
queste astrazioni nacque la favola di Psiche e Amore.
PSICOPÒMPO (C1)
epiteto di Ermes. Designava la funzione di guida per le anime dei trapassati nel
regno delle tenebre. Detto anche di Caronte e, in alcuni casi, di Apollo.
PTERELAO (C1)
Figlio di Tafo e nipote di Poseidone dal quale aveva avuto in dono l'immortalità
affidata alla cura di un capello d'oro al quale era legata la sua immortalità.
La figlia di Pterelao, Cometo innamoratasi di Anfitrione per aiutarlo nella
conquista della città di Tafo, da costui assediata, strappò al padre il fatale
capello facendolo così morire.