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17/05/05 – L'A.C.C.I. PROTESTA: BLOCCHIAMO L'USCITA DI UNCUT


Il direttivo della "Associazione Casalinghi Cattolici Italiani" (A.C.C.I) desidera rendere noto ai mezzi di informazione il proprio disappunto per l'uscita del film "UncuT - Members Only" di Gionata Zarantonello. Lo consideriamo lesivo dell'immagine dell'uomo che, ridotto a mero apparato riproduttivo, è incapace di avere pensieri diversi dal sesso. Inoltre, l'ossessione del regista sull'inquadratura del pene manifesta tendenze ascrivibili più alla morbosità e alla devianza sessuale che allo sperimentalismo cinematografico di cui il regista vorrebbe fregiarsi. Ad aggravare ulteriormente la situazione concorre un' accanita campagna pubblicitaria, con manifesti e volantini decisamente osceni (un uomo con il mano il proprio pene) che, come testimoniano diverse e-mail a noi pervenute, hanno creato non pochi imbarazzi a padri che portavano a spasso le proprie figlie. Vi invitiamo a verificare di persona sul sito www.uncut.it .




03/05/05 – L'A.C.C.I. PROTESTA: DIAMO UNA PENSIONE DIGNITOSA A CASALINGHI E CASALINGHE

Dare una pensione ai/alle casalinghi/e (o a tutte le persone che, senza vincolo di subordinazione, svolgono lavori di cura non retribuiti derivanti da responsabilità familiari) è indubbiamente un encomiabile proposito, meritevole di ogni più ambizioso successo. Il fatto è che l’Inps – da oltre quarant’anni – annovera solo clamorosi fallimenti. Nel 1963 fu la volta della istituzione (con la legge n. 389) della gestione "Mutualità pensioni", la quale vivacchiò stancamente fino a quando il Governo Dini non ritenne di rivisitare la materia nella legge n. 335/1995, (da cui derivarono, poi, il decreto legislativo n. 565/1996 e la circolare operativa Inps n.223/2001) che sancì la costituzione del "Fondo responsabilità familiari", predisponendo, altresì, che i contributi già versati alla previgente cassa valessero come "premio unico di ingresso" nella nuova, a cui erano trasferiti d’ufficio.
Si trattava in quel caso di un’eredità invero modesta: nel 1997, l’anno nel quale era prevista la trasformazione, il Fondo riceveva 9 milioni di vecchie lire di versamenti contributivi a fronte di 348 milioni di spese amministrative. Da allora la situazione non è mutata. La prima nota di variazione del preventivo per il 2005 (all’esame degli organi dell’Inps) attribuisce al Fondo in parola 1.757 pensioni (il valore medio mensile delle prestazioni di vecchiaia e di invalidità è pari a 75 euro) per un importo complessivo annuo di 1,7 milioni di euro. Di tale somma solo 211.239 euro provengono dai contributi; la parte rimanente è a carico del bilancio dello Stato a compensazione del mancato adeguamento – per il periodo 1963-2000 - dell’importo nominale dei contributi versati sulla "Mutualità pensioni", come era sancito dall’articolo 9 della legge del 1963, ritenuto incostituzionale dalla Consulta (con sentenza n.78/1993).

Per dare un’idea della modesta consistenza della gestione è sufficiente considerare il movimento del numero delle pensioni negli ultimi due anni. Si parte dal 31 dicembre 2003 con 1.810 pensioni vigenti. Durante il 2004 entrano 60 nuove mentre 91 vengono eliminate. Alla fine ne restano 1.779 a cui si aggiungeranno, nell’anno in corso, altre 60, mentre ne saranno eliminate 82. Quanto agli iscritti i documenti Inps non si prendono la briga di fornire dati. Il bilancio del Fondo è in pareggio: l’ammontare di 5.529 migliaia di euro in entrata e in uscita evidenzia chiaramente che sono assai più consistenti le attività amministrative e patrimoniali di contorno che quelle specificamente istituzionali. In altre parole - come avveniva per la vecchia "Mutualità pensioni"- il nuovo Fondo finisce per spendere di più per la sua sopravvivenza (ancorché gli oneri siano ridotti al minimo) che per erogare prestazioni agli utenti. Quanto alle norme del Fondo per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti è il caso di ricordare che, in generale, si applicano le regole del sistema contributivo; che l’iscrizione è volontaria; che è previsto un versamento contributivo minimo pari a 25,82 euro mensili (le cinque classi di contribuzione contemplati nella norma istitutiva non sono mai state definite), mentre non è indicato un massimale; che al "premio unico di ingresso" (rivalutato secondo un complesso meccanismo) è attribuita automaticamente un’anzianità contributiva da far valere ai fini del raggiungimento del requisito; che ai soggetti ultrasessantenni, al momento dell’avvio del Fondo, è stata data la facoltà di incrementare, con ulteriori versamenti, il loro montante.

La circolare dell’Inps del 2001 ha altresì riconosciuto agli iscritti la possibilità di aumentare la contribuzione avvalendosi della c.d. scontistica
(versando, cioè, al Fondo i buoni-sconto sugli acquisti, offerti dai supermercati) allo scopo di concretizzare una maggiore copertura assicurativa. Ciò nonostante "il cavallo non beve", l’esperienza non decolla. Il Fondo ha un comitato amministratore (composto di nove persone in rappresentanza delle associazioni di categoria) che nel 2004 si è riunito quattro volte con una spesa di 33.666 euro di cui quasi 23mila per il personale di segreteria (ad ulteriore prova del fatto che assolutamente prevalenti sono i costi dell’apparato).

Il comitato ha avanzato delle proposte migliorative per rendere più appetibile l’iscrizione. Nessuno si è chiesto, però, se è proprio il caso di continuare a perdere tempo e risorse, applicando – inutilmente da decenni – il modello pensato per Cipputi anche alla signora della porta accanto.

L'A.C.C.I. si farà promotore verso gli enti istituzionali di una campagna di lobbying affinchè sia garantita una pensione dignitosa a chi non ha svolto un “cosiddetto” lavoro regolare, ma ha svolto diligentemente i propri compiti domestici. Il lavoro non è solo produzione di capitale ma anche realizzazione dell'uomo, indi per cui occorre retribuire degnamente anche chi ha preferito non entrare nel sistema produttivo globale per riscoprire il piacere della quotidianità domestica.

23/04/2005 – L'A.C.C.I. PROTESTA: NO ALLA TV A SCUOLA !


Tv a scuola? Neanche per scherzo!

Un'indagine svolta tra i presidi delle elementari svela che molti sono favorevoli alll' "insegnamento" della tv a scuola. Sempre più insegnanti si lamentano dei cattivi effetti delle tv e, tra l'ora di matematica e quella d'inglese, qualcuno vorrebbe inserirci quella di tv. A lanciare questa proposta dagli schermi di Rete4 sono stati i presidi italiani, che, consapevoli del fatto che i bambini passano sempre più tempo da soli davanti al piccolo schermo, vorrebbero offrire loro strumenti critici per potere selezionare i programmi. Noi crediamo che l'insegnamento della televisione a scuola non faccia altro che promuovere e legittimare il modello basato sulla fruizione passiva dei messaggi. Il problema non è ne come ne quali programmi vedere, ma quali programmi vengono realizzati. E' come se all'acquirente di un'autovettura toccasse l'onere di controllarne continuamente il funzionamento. Esiste il meccanico, esiste la garanzia della casa di produzione. Non si può delegare un compito simile all'individuo: deve essere la società a porre dei limiti e a farli rispettare. Al posto dell'ora di televisione, proponiamo invece un'ora di attività domestiche, meglio ancora se applicate. Pensiamo per esempio alla sporcizia e all'incuria che c'è nelle scuole italiane. Se tutti gli alunni facessero un' ora di pulizie a scuola, parallelamente ad un corso teorico, si risolverebbero alcuni gravi problemi: la pulizia nelle scuole ed il rispetto per gli arredi scolastici, l' abbattimento delle distinzioni di genere tra i maschi che giocano a calcio e fanno la guerra e le femminucce che fanno le pulizie e cucinano, e, per i più interessati, la possibilità di cominciare a scuola a conoscere la infinita variabilità della vita del/della casalingo/a.


15/04/2005 - L'A.C.C.I. PROTESTA: I BAMBINI PASSANO TROPPO TEMPO DAVANTI ALLA TELEVISIONE


Un recente sondaggio pubblicato da Doxa ha rilevato che il 29% del tempo libero dei bambini tra i 5 e 13 anni è dedicato al piccolo schermo. In particolare capita di assistere a un aumento del fenomeno della violenza tra i più piccoli che, spesso, è dovuto anche agli effetti della televisione, soprattutto fra i maschi. Molti dei padri che ci hanno contattato confermano che i loro bambini, nonostante facciano sport, stanno comunque davanti alla televisione in media 3-4 ore al giorno. Un tempo il pomeriggio televisivo era dedicato all'istruzione e al divertimento dei ragazzi. Oggi è dedicato a catturare la loro attenzione e a tenerli incollati davanti al teleschermo, mettendo in mostra litigi e falsi corteggiamenti tra bellone e belloni (come nel caso di Uomini e Donne di Maria de Filippi), piuttosto che proponendo lo studio, l'arte o lo sport come una competizione e non come una cooperazione (come tutti i reality show ci insegano..). L'A.C.C.I. propone un altro modello di vita, estraneo dalla commercializzazione del tempo libero: noi vogliamo recuperare la dimensione domestica e familiare, e non fare colonizzare noi e i nostri bambini dal primo imbonitore televisivo che passa.


03/04/2005 - L'A.C.C.I. PROTESTA: TROPPA VIOLENZA VISIVA IN TV, CINEMA E PUBBLICITA' – COMUNICATO STAMPA


Il direttivo della "Associazione Casalinghi Cattolici Italiani" (A.C.C.I) desidera rendere noto ai mezzi di informazione il proprio disappunto per il permanere di trasmissioni televisive di infima qualità, in particolar modo quelle violente e volgari, che danneggiano la crescita psicoemotiva dei minori e per questo è doveroso fermarle.
Critichiamo l'attuale legislazione sull'emmittenza televisiva in quanto inadeguata sia sul piano delle sanzioni che su quello degli effetti deterrenti per le emittenti. Servirebbe dunque una legge più incisiva, raggiungibile attraverso la modifica dell’art. 10 della legge Gasparri.
Occorre una presa di posizione da parte delle aziende inserzioniste, che sono i veri “clienti” delle emettenti e che possono concretamente ed immediatamente influenzarne il comportamento, ma dubitiamo fortemente che dei soggetti così compromessi possano effettuare valutazioni di tipo etico e non commerciale. Gli inserzionisti, come sono attenti all'immagine dei loro prodotti così dovrebbero pretendere qualità nella loro promozione, evitando l’accostamento con programmi televisivi di bassissima qualità e addirittura dannosi per i minori.

L'A.C.C.I. prosegue la campagna contro la messa in onda di programmi come Bisturi, Grande Fratello , Beautiful e, ultimo arrivato, il Wrestling. L'obiettivo è il boicottaggio di queste trasmissioni da parte delle aziende, che porterebbe all'immediata chiusura delle trasmissioni stesse. Invitiamo inoltre a non comprare i prodotti pubblicizzati durante queste trasmissioni, per poter fare ancora più pressione sulle aziende.


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