Dopo
ottimi risultati ottenuti nei kart, nel 1976 Mansell fece il suo
debutto in Formula Ford, nonostante la disapprovazione del padre. La
sua prima stagione lo vide trionfare sei volte sulle nove gare a cui
partecipò. L'anno successivo prese invece parte a tutto il campionato e
si laureò campione di categoria. Ebbe anche un pericoloso incidente che
rischiò di interrompere la sua carriera.
Dopo il successo
ottenuto, nel 1978 Mansell prese parte al campionato di Formula 3,
ottenendo subito al debutto la pole position e un podio. La stagione
successiva, invece vinse la sua prima gara e venne ingaggiato come
tester dalla Lotus di Chapman, dando così iniziò alla carriera in
Formula 1.
Formula 1 [modifica]
Lotus [modifica]
Mansell
debuttò in Formula 1 nel Gran Premio d'Austria 1980, al volante di una
Lotus-Cosworth 81, qualificandosi 24°, e ritirandosi al 40° giro per
rottura del motore. Il debutto fu decisamente travagliato, in quanto
poco prima della partenza Mansell si accorse di un trafilaggio di
carburante dal telaio al sedile, che gli provocò leggere, ma dolorose
ustioni alla schiena: il ritiro, a detta dello stesso Mansell, fu quasi
"una liberazione". Ad ogni modo la stagione non fu affatto negativa: il
tempo ottenuto da Mansell sulla pista di Silverstone quell'anno non fu
mai battuto dai piloti titolari.
L'inglese corse per la Lotus
fino al 1984, con alterni risultati, non conquistando nessuna vittoria
e ottenendo come migliore prestazione nella classifica del mondiale il
9° posto nel 1984, con 13 punti. Nel corso di quella stagione fu
memorabile il Gran Premio di Dallas (Stati Uniti), nel quale Mansell,
rimasto senza benzina all'ultimo giro, scese dalla macchina per
spingerla sino al traguardo e poi collassare in mondovisione per la
stanchezza e il caldo.
Williams [modifica]
Mansell con la Williams nel 1985
L'anno
successivo l'approdo al team Williams cambiò le sorti della carriera di
Mansell. Dopo un inizio difficile, a causa del difficile sviluppo
dell'inaffidabile, ma potentissimo motore Honda, l'inglese riuscì
finalmente ad ottenere la sua prima vittoria nel Gran Premio d'Europa a
Brans Hatch, alla quale seguì, di lì a poco, la vittoria in Sudafrica a
Kyalami.
Nel 1986 il nuovo compagno di squadra dell'inglese
divenne il brasiliano Nelson Piquet, indicato come il favorito per il
titolo, in virtù anche dell'annunciata competitività della Williams.
Dopo un inizio di stagione dai risultati altalenanti, Mansell sfoderò
una grinta che non aveva fatto intravedere nei suoi primi anni di
carriera (e che gli sarebbe valso il nuovo soprannome di "Leone" in
luogo di "Mansueto" usato fino a quel momento): in rapida successione
vinse in Belgio, Canada e, dopo un quinto posto negli USA, in Francia e
Gran Bretagna guadagnando la testa del mondiale a metà stagione. Questa
serie di successi pose Mansell all'attenzione di pubblico e addetti ai
lavori: è di questi tempi il raggiungimento di un accordo con la
Ferrari, in vista della stagione successiva, in seguito disatteso. I
risultati conseguiti accesero la rivalità, in casa Williams, tra Piquet
ed il pilota inglese (il primo supportato dalla Honda, il secondo
sostenuto dal team) e che avrebbe avuto il suo peso sull'esito finale
del campionato. Nel resto della stagione Mansell si aggiudicò anche il
Gran Premio del Portogallo e si presentò alla vigilia dell'ultima gara
di Adelaide, in Australia, in testa alla classifica mondiale con 7
punti di vantaggio sul pilota della McLaren Alain Prost e 9 su Piquet
(che però, al contrario dei due rivali, non doveva più scartare
risultati validi).
La gara però ebbe un esito rocambolesco: al
63° passaggio (a 19 dal termine) Mansell, che era 3° dietro ai due
rivali e stava tranquillamente amministrando la gara, dechappò uno
pneumatico in pieno rettilineo che lo costrinse al ritiro. Con Piquet
richiamato ai box per un prudenziale cambio-gomme, gara e titolo furono
appannaggio di Prost e della Mclaren, bravi a sfruttare alla perfezione
le circostanze e la rivalità tra i due piloti Williams. A tale
catastrofica conclusione non fu certo estraneo il grave incidente
d'auto occorso in Camargue a Frank Williams, mentre rientrava a casa
dopo una sessione di test privati (marzo 1986); la frattura della
colonna vertebrale di Williams e la sua successiva tetraplegia lo
resero indisponibile per tutta la stagione, con conseguenti carenze
nella gestione della squadra e dei piloti.
La stagione 1987 si
annunciò come un duello privato in casa Williams, stante l'incrementata
superiorità della squadra motorizzata Honda sulle avversarie e la
rinnovata rivalità tra Piquet e Mnasell. La prima parte di campionato,
in realtà, disattese parzialmente queste aspettative poi però, Mansell
e Piquet presero il largo. L'inglese si aggiudicò sei gare (San Marino,
Francia, Gran Bretagna, Austria, Spagna e Messico), il brasiliano tre
(Germania, Ungheria e Italia) ma grazie al maggior numero di arrivi in
zona punti, fu proprio quest'ultimo a trovarsi in testa al campionato a
due gare dalla fine. Nel corso delle prove libere del penultimo Gran
Premio, in Giappone, Mansell ebbe un pauroso incidente, che lo obbligò
a terminare anzitempo la stagione per la frattura di alcune vertebre,
precludendosi definitivamente ogni speranza di lottare per il titolo,
vinto dal compagno Nelson Piquet. Per l'inglese fu una brutta botta,
sia nel fisico che nel morale, in un anno in cui aveva denotato una
superiorità netta, dal punto di vista velocistico, sull'asso brasiliano.
La rottura con la Williams, il passaggio in Ferrari e il ritorno al team inglese [modifica]
Nel
1988 la Williams non era più competitiva, dopo aver perso i motori
Honda; Mansell decise tuttavia di rimanervi in nome dell'amicizia con
lo sfortunato Frank Williams che nel 1986 aveva perso l'uso degli arti
inferiori a causa di un incidente stradale. Nigel dovette anche saltare
due gare per motivi di salute, ma riuscì a ottenere due secondi posti,
di cui uno sul bagnato a Silverstone, dove tra l'altro fu
ufficializzato il suo passaggio alla Ferrari per il 1989. Con la
Williams, Mansell aveva collezionato 14 ritiri per danni alla
monoposto. Al contrario l'esordio con la Ferrari fu trionfale (vittoria
nel primo Gran Premio, dove la Rossa utilizzò, prima al mondo, il
cambio semi automatico, in Brasile), ma il prosieguo della stagione non
lo fu altrettanto, con una lunga sequela di ritiri. Arrivò solo
un'altra vittoria, in Ungheria, ottenuta partendo dal 13° posto in
griglia, con una lunga serie di sorpassi, in particolare uno
spettacolare ai danni di Ayrton Senna. Arrivarono anche alcune
polemiche nel Gran Premio del Portogallo, quando Mansell inserì la
retromarcia dopo essere arrivato lungo ai box, ricevette per questo la
bandiera nera, ma ignorò la squalifica e anzi tentò un improbabile
sorpasso su Senna (che lottava per il mondiale) facendo finire entrambi
nella sabbia; Mansell dovette saltare la gara seguente per squalifica.
Mansell al Gran Premio di Monaco del 1991
Anche
il 1990 non fu ricco di soddisfazioni. La Ferrari aveva una vettura in
grado di lottare per il titolo, ma l'inglese fu sopraffatto più che in
velocità pura soprattutto psicologicamente dal nuovo compagno, Alain
Prost, e restò ben presto tagliato fuori dalla lotta per il titolo,
arrivando addirittura ad annunciare il ritiro dalle gare nel dopocorsa
del Gran Premio di Gran Bretagna. L'annuncio si rivelò ben presto un
bluff, in quanto l'inglese firmò poi per la Williams. Mansell vinse il
Gran Premio del Portogallo, dove però vi furono polemiche per una
manovra dell'inglese che, in pole position, alla partenza strinse verso
il muro il compagno Prost partito secondo, facendo passare avanti le
due McLaren.
La Williams intanto, dopo alcune stagioni di
anonimato, stava ritornando grande grazie alla partnership col
motorista Renault. Nel 1991, Nigel iniziò male, pagando anche
un'iniziale mancanza di affidabilità della sua Williams FW14, ma in
estate vinse tre GP consecutivi arrivando a minacciare il leader del
mondiale Senna. In Portogallo però Mansell pagò un errore della squadra
che non gli avvitò una ruota al pit-stop, prima di arrendersi
definitivamente in Giappone. L'inglese però si prese una clamorosa
rivincita nel 1992 quando dominò in lungo e in largo la stagione
(grazie anche alla fenomenale Williams FW14B), sbaragliando il compagno
di squadra (Patrese) e avversari raccogliendo 9 vittorie e 14 pole
position su 16 gare dimostrando alla fine di essere un campione forte e
sicuro libero da quelle ombre psicologiche che in passato avevano
influito sulle sue prestazioni in pista e confermandosi il pilota più
vincente, come numero di gran premi, del Regno Unito e sicuramente uno
dei piloti più veloci e spettacolari della storia.
Tra IndyCar e F1 [modifica]
Nigel Mansell impegnato nella IndyCar
La
Williams non si dimostrò però molto grata al pilota, scaricandolo
proprio alla fine dell'annata trionfale, e preferendogli, per questioni
economiche, il francese Alain Prost pupillo della casa automobilistica
francese Renault che forniva i motori alla scuderia. Mansell decise
così di andare a correre negli USA in Formula IndyCar, nel team di Paul
Newman e Carl Haas. Fu anche qui un'annata trionfale, nella quale il
"Leone" (il soprannome col quale è affettuosamente conosciuto) ebbe
solo la piccola amarezza del 3° posto alla 500 Miglia di Indianapolis,
gara che avrebbe voluto vincere e che comunque affrontava da rookie.
Resta ancora imbattuto il suo più grande record: è stato l'unico uomo
al mondo a riuscire ad essere contemporaneamente campione del mondo di
Formula 1 e di Formula IndyCar in quanto si laureò campione in questa
categoria nel '93 quando ancora il nuovo titolo di formula 1 non era
stato assegnato.
Nel 1994 Mansell iniziò la stagione ancora in
America ma a metà annata fu richiamato in Williams per correre alcune
gare in sostituzione di Ayrton Senna, deceduto ad Imola. Pur a mezzo
servizio l'inglese riuscì a tornare alla vittoria, nell'ultimo Gran
Premio in Australia.
Nel 1995 il "Leone" firmò un contratto con
la McLaren-Mercedes, ma di fronte ai molteplici problemi che la
monoposto anglo-tedesca evidenziò nelle prove pre-campionato Mansell
decise di prendersi una pausa per aspettare che la vettura fosse
sviluppata a dovere, e saltò le prime due gare, sostituito da Mark
Blundell. Tornò al volante (con scarsi risultati) nel Gran Premio di
San Marino e nel successivo Gran Premio di Spagna, ma i problemi della
McLaren MP4/10 erano tutt'altro che risolti e l'inglese decise grazie
ad una clausola del suo contratto di sciogliere anticipatamente la sua
collaborazione, abbandonando definitivamente la Formula 1.
Gli ultimi anni [modifica]
Mansell nel 2004 in una dimostrazione con la Jordan
Negli
anni successivi ha partecipato sporadicamente ad alcune corse con
vetture categoria Turismo. Nel 2005 Mansell ha accettato di partecipare
al Grand Prix Masters World Series vincendo la prova inaugurale
svoltasi in novembre a Kyalami, in Sudafrica, dopo avere anche ottenuto
la pole-position. Il suo compenso è stato devoluto interamente per
aiutare i bambini poveri dell' Africa. L'altra sua grande passione può
considerarsi il golf.
Nigel Mansell ha disputato 187 Gran Premi
di Formula 1, con 31 vittorie, 32 pole position, 30 giri più veloci in
corsa e 480 punti validi conquistati; si è classificato per 82 volte a
punti e per 59 sul podio, ed è partito per 56 volte in prima fila.
I
tratti che hanno reso Mansell uno dei campioni più amati della storia
della Formula 1 sono il suo coraggio fuori dal comune, il suo provarci
sempre fino all'ultima curva, il suo odio per i ragionamenti tattici,
la sua passione per i duelli (memorabili quelli del '91 con Senna), il
suo correre sempre e unicamente con il cuore solo per il piacere di
regalare e regalarsi forti emozioni. Questo suo modo di fare lo ha
portato a vincere un solo mondiale di Formula 1 ma lo ha vinto a modo
suo: dominando dall'inizio alla fine, lasciando agli avversari solo le
briciole.