Germano Beringheli

“…Paradossalmente la natura vegetale di Gorgone,smaltata e splendente,è infatti “immaginaria”,appartiene al deposito di quei segnali visivi che hanno come sola giurisdizione quella della pittura espressa e come riferimento significante quel mondo della “rèverie” di cui parla Bachelard quando si chiede le ragioni del ruolo della concretezza percettiva offerta dall’arte,dal suo impatto frontale allo sguardo.

Che,ovviamente,non è soltanto uno sguardo ottico che invade lo spazio fisico,ma lo scandaglio assorto,silenzioso e interiorizzato,che esplora l’anima delle cose o,per lo meno,il loro sublimale affioramento.

Così,sottilmente,passando attraverso una specie di “esprit de finesse” della cosa e della materia pittorica che la reifica per l’immaginario,le piante di Gorgone sottendono l’umore più intenso della pittura ovvero il ritmo asimmetrico e iterativo del segno vagante che conferisce alla forma,col suo arabesco,una dilatazione estrema e al colore un pittoricismo intenso e definito,cui forse non sono estranei,per interesse culturale,nemmeno i canoni della accezione neoplastica,suprematista.

Nel segno d’una attività creativa che accumula e dipana sulla superficie una davvero armonica impostazione dell’immagine,vitalisticamente aperta e variabile in tutte le dimensioni.”

Genova,1985
(estratto dal catalogo:Gorgone,Galleria San Marco dei Giustiniani,Genova,1985.)