Bandiera entrata in uso, senza essere sancita per legge, verso il 1990. Derivata dal gonfalone che era stato adottato con legge regionale del 20 maggio 1975. Il bianco e il rosso erano già sulle antiche bandiere della Repubblica Fiorentina e poi su quelle del granducato e di diversi altri comuni toscani. Il cavallo alato rivolto verso il battente, era tratto dall'emblema del C.T.L.N. (Comitato Toscano di Liberazione Nazionale) protagonista della resistenza toscana adottato nel 1944. Quest'ultimo rappresentava il Pegaso mitologico ed era a sua volta ripreso da un'incisione sulla copertina della rivista Pègaso.
Una legge regionale del 3 febbraio 1995 introduceva anche lo stemma della Toscana, rosso con la figura del Pegaso nei toni del grigio. La figura, assai migliorata, riproduceva fedelmente il verso di una medaglia del 1537 attribuita a Benvenuto Cellini e conservata al Museo Nazionale del Bargello. Contestualmente allo stemma veniva modificato il gonfalone, e di lì a poco la nuova versione del Pegaso apparve anche sulla bandiera - mai ufficializzata ma diffusamente alzata dalle istituzioni.
Principali città: Firenze (capoluogo), Prato, Livorno
Bibliografia - Vexilla Italica, 1979; 2, 1991; 2, 2000 - A. Savorelli, Pegaso in Toscana, 2004
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Il 26 novembre 2003, trent'anni dopo l'adozione dell'emblema e del gonfalone (legge del 30 ottobre 1973), la giunta regionale umbra ha approvato una proposta di legge che introduce la bandiera, peraltro già nota dal 1995. Si tratta di un drappo verde - nell'immaginario collettivo colore dell'Umbria - di proporzioni 2/3, recante al centro l'emblema della regione, che occupa i 3/5 dell'altezza. La successiva legge regionale (18 maggio 2004) conferma la bandiera ma vi aggiunge la scritta in rosso "Regione Umbria" centrata nel quinto in basso del drappo (anche la bandiera del 1995 aveva la stessa scritta ma in oro). Nell'uso comune, la scritta è spesso omessa; ma la bandiera "istituzionale", esposta sulla sede regionale, reca la regolamentare dicitura in caratteri "calibri" rossi e, inoltre, mostra un campo di tonalità verde-oliva. L'emblema allude alla famosa "Corsa dei Ceri" che si svolge a Gubbio il 15 maggio, vigilia di sant'Ubaldo, patrono della città.
Principali città: Perugia (capoluogo)
Bibliografia - Vexilla Italica, 1, 1985 - Vexilla Notizie 5, 2005 - Archivio personale (documentazione fotografica, cortesia R. Bicci)
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Bandiera allestita nel 1995 in ottemperanza all'invito del Presidente della Repubblica, adattata dal gonfalone già introdotto insieme allo stemma con legge regionale del 15 marzo 1980. Praticamente inutilizzata per diversi anni, era spesso rappresentata con la scritta "Regione Marche" in caratteri di stile assai variabile, posta talora sopra talora sotto l'emblema. Verso il 2005, sebbene non ancora sancita per legge, si è vista sempre più spesso accanto al tricolore e alla bandiera europea nelle occasioni ufficiali; tra l'altro, dall'anno scolastico 2006-07 tutte le scuole delle Marche ne sono dotate. Proporzioni 2/3 con l'emblema che occupa in altezza i 3/5 del drappo. Lo stemma, del tutto fuori dai canoni araldici, rappresenta l'iniziale M e un picchio stilizzato. Il picchio era l'animale totemico dei Picenti, antica popolazione locale, fatto attestato anche da Plinio il Vecchio: in vexillo eorum Picus consederat.
Principali città: Ancona (capoluogo)
Bibliografia - Vexilla Italica, 1, 1985 - Archivio personale (fotografie)
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Bandiera approntata nel 1995 e mai resa ufficiale, copia fedele del gonfalone adottato insieme allo stemma con legge regionale del 17 settembre 1984 (emendata l'8 gennaio 1986). Il modello originario aveva, come il gonfalone, un bordo blu scuro e la scritta "Regione Lazio" su due righe. La bandiera effettivamente in uso non ha il bordo e la scritta è su una sola linea. L'emblema, di forma ottagonale, reca i colori nazionali e gli stemmi delle cinque province laziali: al centro Roma, in alto Frosinone e Latina, in basso Rieti e Viterbo. Ai lati dell'ottagono, spighe di grano e un ramo di quercia, in alto una corona molto peculiare.
Principali città: Roma (capoluogo)
Bibliografia - Vexilla Italica, 2, 1985; 1, 1986; 2, 2001 - Archivio personale (foto, cortesia di A. Martinelli)
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