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Gian
Maria Varanini (Pisa, 1950) - Si è laureato nel 1972
all'Università di Padova, presso la quale è stato assegnista e ricercatore
a partire dal 1976: nel 1988 iniziò ad insegnare Storia medioevale
presso la facoltà di Lettere di Trento. Docente Universitario e Preside della Facoltà
di lettere dell'Università di Trento è ricercatore e saggista. Ha curato
numerose pubblicazioni relative alla storia medievale del Veneto ed in
particolare riguardanti gli Scaligeri. E' membro del comitato di
redazione della rivista "Società e storia". I suoi interessi
di ricerca prevalenti si indirizzano alla storia delle istituzioni
politiche, della società e dell'economia nel basso medioevo italiano.
Studi: "Comuni cittadini e Stato regionale. Ricerca sulla
Terraferma veneta nel Quattrocento", Verona 1992 -
"L'organizzazione del distretto cittadino nell'Italia padana nei
secoli XIII-XIV", in "L'organizzazione del territorio in
Italia e in Germania nel basso medioevo" a cura di Chittolini e
Willoweit, Bologna 1994, pp. 33-133.
Potere, territorio, società nella pianura veronese in età scaligera A Verona come in tutta l'Italia settentrionale, il riferimento all'età signorile è evidentemente il riferimento ad un regime politico, la cui definizione e la cui valutazione dipendono da schemi precisi della storiografia contemporanea (che la contrappone al comune: libertà e democrazia contro tirannia e servilismo, impegno civile versus cultura cortigiana ecc). Nel sentire comune, il periodo signorile ha marcato positivamente la storia di Verona (pensiamo agli stereotipi e ai meccanismi linguistici: la squadra scaligera, la politica scaligera...) come del resto è accaduto anche altrove (Mantova gonzaghesca, Ferrara estense, Urbino e i Montefeltro...). Altre esperienze signorili due/tre/quattrocentesche hanno segnato di meno l'immagine corrente di una città: Padova è meno carrarese di quanto Verona sia scaligera e anche Milano, nonostante il biscione, non è connotata solo dal periodo visconteo-sforzesco, anzi; come pure Firenze medicea. Questo per dire come la considerazione delle vicende della pianura veronese in età scaligera non possa prescindere da una valutazione di quanto è accaduto prima. In altre parole, per molti aspetti la storia della pianura veronese in età scaligera rappresenta un continuum, privo di soluzioni di continuità, con l'età comunale e con il periodo delle lotte di fazione (il Duecento dell'epoca di Ezzelino III da Romano, immediato predecessore della dominazione scaligera di Mastino I). Applicando la metafora di Fernand Braudel, possiamo in altre parole distinguere tre livelli del nostro approccio alla storia della pianura veronese in età scaligera, tre livelli validi sia per quanto riguarda l'organizzazione del territorio e l'esercizio del potere, sia per quanto riguarda la dinamica sociale:
Al livello delle strutture fondamentali, appunto, il periodo scaligero (1277-1387) non è in sostanza che una tappa, un breve momento di un processo più che millenario che segna il rapporto fra Verona e la porzione di pianura del suo territorio.
Una volta definiti questi punti ed esaminata la storia della bassa pianura sul lungo periodo si ha chiara la percezione che questi fenomeni di fondo iniziano prima dell'età scaligera e si concludono ben dopo, durante l'età veneziana e ancora dopo proiettano la loro ombra sino alla società di ieri. Il periodo scaligero non ha quindi un preciso valore di periodizzazione storica, ma è una tappa del complesso rapporto fra la città ed il suo territorio. |
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