Il signore degli anelli

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IL SIGNORE DEGLI ANELLI - LA COMPAGNIA DELL'ANELLO

IL SIGNORE DEGLI ANELLI - LA COMPAGNIA DELL'ANELLO
(The Lord of the rings: the fellowship of the ring - USA 2001)

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REGIA: Peter Jackson.

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CAST: Elijah Wood (Frodo Baggins), Sean Astin (Sam Gangee), Billy Boyd (Pipino), Dominic Monaghan (Merry), Viggo Mortensen (Aragon), Ian Mckellen (Gandalf) , Orlando Bloom (Legolas), John Rhys Davies (Gimli), Sean Bean (Boromir), Liv Tyler (Arwen), Cate Blanchett (Galadriel), Ian Holm (Bilbo Baggins), Christopher Lee (Saruman), Brad Dourif (Grima), Miranda Otto (Eowyn), David Wenham (Faramir).

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SCENEGGIATURA: Peter Jackson, Philippa Boyens, Stephen Sinclair, Frances Walsh.

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PRODUZIONE: New Line Cinema - Saul Zaentz Company - Wingnut Films.

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DISTRIBUZIONE: Medusa.

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DURATA: 165 min.

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STORIA: Il malvagio Sauron, re di Modor, forgia 20 anelli magici che dona ai signori delle altre Sette che vivono nella Terra di mezzo tenendo per sé 'L'Unico', l'anello che dà a chi lo indossa la supremazia su gli altri. Scoperto l'oscuro disegno, i 19 signori ingaggiano una sanguinosa battaglia contro Sauron. Ma Isildur - colui che ha tolto l'anello dal dito di Sauron - si rifiuta di gettarlo nelle Gole del Destino, dove il fuoco avrebbe potuto porre fine al suo potere. Così Sauron è stato sconfitto, ma fino a quando l'Anello esiste c'è una possibilità che egli un giorno ritorni. Prima di morire per mano degli orchetti Isildur getta l'Anello in un fiume da dove, tempo dopo, viene ripescato da Smeagol che si trasforma in una creatura malefica. Bilbo riesce a sottrargli l'Anello e a consegnarlo al cugino Frodo. Tocca a lui, insieme alla 'Compagnia dell'Anello', portare 'L'Unico' alle Gole del Destino prima che Sauron lo rivendichi per i suoi oscuri progetti. 

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RECENSIONI:
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Da "FilmUp": "Tre anelli al Re degli Elfi sotto il cielo che risplende...". Il film inizia con una voce penetrante che recita questi versi posti da J.R.R. Tolkien all'inizio della sua trilogia. Sono convinto che questo è ciò che tutti quelli che hanno letto e amato il libro di Tolkien intimamente speravano. Accostandoci all'evento il timore crescente era quello di veder sacrificato lo spirito profondo dell'opera letteraria in nome di una spettacolarizzazione tecnologica dove gli effetti speciali la facessero da padrone sulle componenti interiori della storia di Tolkien. Peter Jackson ("Creature del cielo", "Sospesi nel tempo") non ha deluso tutti coloro che attendevano l'uscita di questo film. Il regista neozelandese ha amato la trilogia di Tolkien e si vede. Il vincitore di questa scommessa è certamente lui. Jackson è riuscito pienamente nell'impresa di riprodurre fedelmente le ambientazioni e le emozioni del libro. Ottima la scelta degli interpreti: Ian Holm ("I vestiti nuovi dell'Imperatore") nella parte di Bilbo sembra nato per recitare questo ruolo, Elijah Wood ("The war") è un Frodo ingenuo ma determinato, Ian McKellen ("X-Men") rende il personaggio del mago Gandalf con maestria e le giusta ironia, eccezionale Christopher Lee ( "La leggenda di Sleepy Hollow") nei panni di Sauron il traditore, così come azzecatissimi sono gli interpreti degli umani Aragorn (Viggo Mortensen , "Soldato Jane") e Boromir (Sean Bean, "Ronin"). Anche le scelte più difficili, quelle riguardanti le attrici che avrebbero dovuto interpretare gli elfi femmina sono state felici. Sia Liv Tyler ("Io ballo da sola"), sia Cate Blanchett ("Elizabeth") forniscono una grande prova riuscendo a cogliere nei personaggi quella velata impalpabile malinconia così ben delineata nel libro. Ma Jackson dà il meglio di sé nella ricostruzione degli ambienti. La paciosa e serena "Contea", il paese degli hobbit, le eteree e slanciate città degli elfi, la terribile ed agghiacciante Moria, la miniera all'interno di una gigantesca montagna: il regista riesce a trasmettere allo spettatore la giusta atmosfera cogliendone la intrinseca essenza e l'intimo legame con i personaggi che abitano quei luoghi fantastici. Come detto, Jackson ha amato il libro e ne ha colto la filosofia sottesa. La brama per il potere, la caducità e la debolezza dell'uomo, l'invidia ma anche l'amicizia, la solidarietà, l'eroismo: tutti concetti che il regista ha ben presente e che rappresenta alternando momenti esaltanti e commoventi, drammatici e appassionanti, ben sottolineati dalla musica di Howard Shore. Ma il film è anche e soprattutto una meravigliosa favola emozionante. Fughe spericolate e combattimenti all'ultimo sangue, momenti di apprensione e di paura, scene di coinvolgente vigoria si susseguono nel film rendendone la visione sempre interessante nonostante le due ore e 45 minuti della sua durata e dove l'uso degli effetti speciali è misurato e ben calibrato. Fra le scene più esaltanti segnaliamo la fuga dalla miriade di orchi delle caverne ed il combattimento di Gandalf contro il terrificante Balrog, sequenze da antologia. Anche la cura, quasi maniacale, dei particolari, così cara a Tolkien, è stata attentamente seguita da Jackson. Valga come esempio l'ostinazione con cui il regista ha preteso che gli attori "elfici" imparassero l'idioma elfico (inventato dallo stesso Tolkien) affinché recitassero in quella lingua. Il suo volere è stato rispettato, gli attori elfi recitano in elfico e le loro battute sono sottotitolate! Ultima curiosità: il film è stato girato in alcuni studi cinematografici posti a pochi chilometri dall'abitazione di Jackson e la cittadina è stata ribattezzata "Middlehearth", "Terra di mezzo". Un film per tutti: uomini, maghi, elfi, nani ed hobbit".

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Da "La rivista del cinematografo": "E' piccolo e molto potente. E' l'oggetto più importante nel film di Peter Jackson, Il signore degli anelli, primo capitolo della trilogia fantastica tratta dal classico di JRR Tolkien. Chi lo indossa diventa invisibile, ma al regista neozelandese ha dato un potere ancora maggiore: quello di far sparire dal grande schermo un personaggio decisivo del libro. Riempitevi lo stomaco, portatevi qualcosa da bere, scegliete un posto comodo in sala. Insomma, preparatevi bene quando, e se, deciderete di vedere Il signore degli anelli, il primo film della trilogia che Peter Jackson ha tratto dal classico fantasy di JRR Tolkien pubblicato a metà anni ‘50. Per più motivi, soprattutto perché per tre ore di fila tutti gli abitanti della Terra di Mezzo, il luogo in cui Tolkien ha ambientato le storie degli hobbit, vanno a caccia dell’anello. Che passa dalle mani di Gollum a quelle di Bilbo Baggins, da quelle di Gandalf a quelle di Frodo mentre Saruman, Boromir, Galadriel e altri tentano o sono tentati dal metterci le grinfie sopra. Una zuffa continua. Ma l’anello è magico, si sa. Serve al signore del Male per portare a termine il suo disegno di estendere le tenebre su tutto il mondo. Al dito di un comune mortale, elfo, hobbit, nano, umano che sia, ha invece essenzialmente il potere di farlo sparire. Peter Jackson al potere dell’anello deve averci creduto, davvero. Come deve aver creduto alla magia. Perché Il signore degli anelli è fedele al libro di Tolkien. Ma "licenze", sparizioni, trucchi rispetto ad un testo che milioni di persone di tutto il mondo hanno letto e adorato, nel film si notano. Ecco quindi che risulta più sicuro avventurarsi nella Terra di Mezzo con qualche guida, o suggerimento. Il primo "colpetto" all’integrità tolkeniana Jackson lo piazza proprio in apertura. Il prologo del film è diverso da quello del libro. Tolkien inizia riassumendo in parte le vicende che aveva già raccontato in Lo hobbit, il libro del ’37 in cui aveva introdotto i personaggi della saga. E Jackson? Parte bene, con umiltà? Nemmeno per sogno. Il regista ricostruisce, con tanto di epica battaglia tra il bene e il male, le origini dell’anello. Il suo potere, la sua natura, le sue peripezie fino ad arrivare nelle mani di Bilbo Baggins. Ma è roba di pochi minuti, tanto che subito dopo libro e film si ricongiungono per il compleanno di Bilbo Baggins. Identico. Salvo che per il particolare che con Bilbo festeggia, nello stesso giorno, anche Frodo, il vero protagonista del film: 111 anni il primo, appena 33 il secondo. Pazienza per un "taglio" ai festeggiamenti a Hobbiville. Ma quello del compleanno è un "pallino" che i tolkeniani si portano per tutto il film. Perché nelle pagine de La compagnia dell’anello Frodo, quando si mette in viaggio per distruggere l’anello, ha più di 50 anni. Pochi per un hobbit, ma portati forse troppo bene sul grande schermo. Particolari, inezie. Come la perdita della "favella" di Gollum, che nel film ben si guarda dal parlare e dal rivolgere quegli indovinelli che lo rendono celebre e che danno di fatto il via a tutta la trilogia. Sì, sì, particolari. Perché quello che conta è l’anello che, come è noto, ha il potere di far sparire chi lo indossa. Allora è forse un estremo omaggio tolkeniano quello che ha spinto Jackson a far sparire dal film Tom Bombadil. Non vi è traccia, infatti, del salvatore degli hobbit dalle "grinfie" del salice della vecchia foresta, che imprigiona i piccoli viaggiatori. E pensare che Tolkien gli aveva dedicato un intero capitolo della Compagnia dell’anello e un libro pubblicato nel ’62. Forse roso dal rimorso, Jackson si rifà ampiamente. Perché offre spazio in abbondanza al malvagio Saruman, gran protagonista dei successivi Le due torri e Il ritorno del re, anche con un duello a colpi di bastone magico tra il mago cattivo e Gandalf e con il rapimento di quest’ultimo, cui nel libro viene fatto solo un breve accenno dallo stesso Gandalf a Frodo. Ma dove i tolkeniani più "tosti" avranno un soprassalto sarà vedendo Arwen. No, non perché sia indubbiamente un bel vedere (ha le fattezze di Liv Tyler). Ma perché nel film la figlia di Elrond fa delle cose che (forse) Tolkien ha solo sognato. Non solo "scippa" il povero Glorfindel del merito del rocambolesco salvataggio di Frodo dalle grinfie dei Cavalieri del male (eh sì, è lui che lo aiuta nel libro), ma ad un certo punto si "apparta" con il virile e coraggioso Argon, gli confessa il suo amore e gli "schiocca" un bacio "alla francese". Bello, ma mai letto nelle pagine scritte da Tolkien, dove Arwen ha ampio spazio più in avanti diventando capostipite con Aragon di una nuova stirpe. Che dire poi di Boromir, dubbioso e tormentato nel film almeno quanto è borioso e fiero nel libro? Niente, perché nonostante tutto, in tre ore Jackson dimostra di aver letto Tolkien bene. Forse anche troppo, visto che il finale del film segue passo passo il "verbo" dello scrittore. Con la differenza che Le due torri inizia una pagina dopo La compagnia dell’anello e finisce qualche rigo prima de Il ritorno del re, mentre nessuno spiega allo spettatore che per conoscere la fine della storia dovrà attendere il Natale del 2002 e quello del 2003, quando usciranno gli altri due film della serie".

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