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Teatro
Comunale di Nogara (Verona) NOVEMBRE 2002
DICEMBRE 2002
GENNAIO 2003
FEBBRAIO 2003
MARZO 2003
APRILE 2003
Piccolo Teatro - LE BARUFFE CHIOZZOTTE Di Carlo Goldoni. Le Baruffe rappresentano il momento più alto della parabola
goldoniana per la loro carica coloristica, la calda umanità e la frizzante ironia che avvolgono i protagonisti travolti dalla
foga dell'istinto. La vicenda prende l'avvio dal gesto maliziosamente
provocatorio di un giovane battellaio che per ingelosire Checca, oggetto delle sue timide e impacciate attenzioni, offre un pezzo
di zucca a Lucietta, fidanzata del giovane e geloso pescatore Titta-Nane. La baruffa scoppia fra le donne: solo l'arrivo del
vecchio Paron Vincenzo riesce per il momento a calmarle. All'arrivo dei pescatori dal mare, sia una famiglia sia l'altra,
nonostante la pace fatta e la promessa di tacere, mettono al corrente i loro uomini dell'affronto subito, insinuando con
malizia sospetti infondati sulle rispettive fidanzate. Scoppia la gelosia: Beppe rompe il fidanzamento con
Orsetta e Titta-Nane con Lucietta, mentre Toffolo, scacciato in L'ARENA - Sabato 16 Novembre 2002. Il Comunale di Nogara ospita il Piccolo Teatro di Chioggia in una delle commedie più famose di Goldoni. L’allestimento riserverà qualche sorpresa al pubblico Donne e pescatori travolti dalla gelosia «Le baruffe chiozzotte» scoppiano tra famiglie e coppie. Ma la pace è in agguato. ***** Moni Ovadia - LA BOTTIGLIA VUOTA Di Moni Ovadia. La bottiglia vuota è un monologo sul mondo khassidico cioè
sul mondo di quella corrente di ebrei ortodossi di ispirazione mistica, che hanno introdotto nel pensiero e nella prassi
ebraica una sorta di profondità/lievità nuova fino ad allora, vagamente astratta e a volte apparentemente non-sense, pur
mantenendosi nel solco di una saggezza profondissima assolutamente fondamentale per capire lo spirito più acuto
dell'umorismo ebraico. Ovadia traccia la storia e le caratteristiche di questi
"khassidim" (appartenenti al mondo khassidico) attraverso aneddoti,
storielle e canzoni tratte dal patrimonio culturale dell'ebraismo orientale in chiave semi-seria come è solito fare.
L'assoluta novità è che per la prima volta Ovadia si accompagna da solo con la chitarra riuscendo a dare
all'interpretazione una dimensione "piccola", raccolta, interiore, bellissima.
La parola e il canto di Moni Ovadia vengono contrappuntati dal bayanista russo Vladimir Denissenkov, che esegue
magistralmente brani solistici della sua cultura e dell'est Europa in ***** Mario
Pirovano - JOHAN PADAN A LA DESCOVERTA DE LE AMERICHE Di Dario Fo. Mario Pirovano, grande istrione ed affabulatore, protagonista unico dello spettacolo, ci trascina nelle gesta di Johan Padan, un avventuriero, pendaglio da forca vissuto nel '500, che suo malgrado s'è trovato dentro la scoperta delle Americhe. Forse il suo nome non è proprio Johan Padan, ma le sue gesta sono autentiche, tratte da decine di storie vere raccontate in prima persona dai comprimari di bassa forza provenienti da tutti i Paesi d'Europa. Più numerosi di quanto non ci si immagini furono i marinai di ciurma, le mezze tacche di truppa, che si trovarono a passare dalla parte dei conquistati. Ma questa non è la storia dei soliti perdenti. È, anzi, l'epopea di un popolo di indios vincenti. Pirovano, con un'ironia giullaresca sferzante e realistica, in una strabiliante performance di oltre due ore ci rende complici della storia con il racconto dei coprotagonisti che non contano, i "nullagonisti", gli zozzoni di truppa. Coraggioso e fuori dagli schemi. ***** Compagnia Renato Simoni - IL POVERO PIERO Di Achille Campanile. Sviluppando un suo atto unico: "Visita di condoglianze", il fine umorista Achille Campanile riscriveva uno spettacolo in due tempi: "Il povero Piero" appunto ... dal tema inequivocabile! Una visita di condoglianze presuppone un decesso e un decesso presuppone un alone di dolore... ma non è su questo che ironizza l'Autore, bensì sulla fragilità dell'uomo che, incapace di assistere con dignità al mistero della morte, tenta di abbellirlo con luoghi comuni, per esorcizzarne l'inevitabilità. Del resto, in teatro, si ride per i difetti fisici, si ride per le corna, si ride per la stupidità ... come se l'umanità fosse divisa in due categorie: quella dei colpiti che stanno sul palcoscenico e quella dei privilegiati che li deridono in platea. E poi questo povero Piero non è un granché come defunto... e nell'assurdità delle circostanze e nella nostra recitazione volutamente frivola si diluisce ogni riferimento irrispettoso. ***** Bel Teatro - IL DIARIO DI ANNA FRANK Sintesi drammaturgica di Alessandra Jesi Soligoni. Il ritrovamento del Diario da parte di Otto Frank, padre di Anna, offre alla protagonista l'occasione di ripercorrere paure, speranze, ansie e desideri durante il periodo trascorso nel rifugio. Da questa considerazione parte l'idea di una messa in scena in cui è proprio Otto Frank, che immaginiamo torni a rivedere quell'angusto alloggio, che inizia la lettura del Diario. Una lettura che attraverso la parola scritta riesce ad evocare l'immagine di Anna. Abbiamo cercato cioè di immaginaria attraverso le sue parole, ancora prima delle tante foto che la ritraggono, parole che realizzano un ritratto fatto di mille sfaccettature; dalla ragazzina spensierata e civettuola, all'adolescente turbolenta, alla riflessiva partecipe del suo tempo e del suo popolo, alla profonda maturità di una semplice e positiva filosofia. Questa grande ricchezza di aspetti racchiusi in un unico personaggio ci è sembrato non fosse contenibile solo nella parola recitata. Cosi è nata l'idea di sdoppiare il personaggio. Due "Anna", una affidata alla sensazione della parola recitata, una a quella del movimento liberamente danzato. Ci è sembrato cosi di poter comunicare maggiormente l'insieme di sensazioni che la lettura del Diario aveva suscitato in noi. Una guerra, una prigionia, un rifugio segreto, una giovane vita interrotta dalla brutalità dell'uomo, assimilabile a tutte le guerre, anche quelle che quotidianamente ci circondano, tutte le prigionie, tutti gli angusti ripari dove quotidianamente uomini cercano di salvarsi dalla ferocia di altri uomini. L'ARENA. Venerdì 7 Febbraio 2003. Domani al «Comunale». Anna Frank si sdoppia per raccontare la Shoah. Domani alle 21 il teatro comunale ospiterà «Il diario di Anna Frank» nell’ambito delle rassegne «Prosa serale» e «Passalaparola». La messa in scena, che vede la regia di Roberto Innocente, si avvale della recitazione degli attori Giorgia Penzo, Marina Giacometti, Roberto Innocente e Samuele Giovagnini. Lo spettacolo prende il via dal ritrovamento del diario di Anna Frank da parte del padre, tornato nel rifugio. Otto Frank inizia a leggerlo e le parole di quelle pagine riescono ad evocare la figura della figlia scomparsa. Ne emerge un ritratto multisfaccettato, quello di una bambina spensierata e civettuola che diventa improvvisamente una giovane donna, ribelle ma, allo stesso tempo, profonda e riflessiva, estremamente matura nell'affrontare la sua difficile realtà. Troppi aspetti da rendere attraverso una semplice riduzione teatrale. Ecco perché sul palco ci saranno due Anna, una fatta di parole ed una di gesti e movimenti; alla recitazione, infatti, si affiancheranno delle coreografie di danza, nel tentativo di comunicare al pubblico il più possibile delle sensazioni che l'incontro con un simile personaggio è in grado di suscitare. ***** Marco Paolini - I-TIGI RACCONTO PER USTICA Testo di Daniele Del Giudice e Marco Paolini. Al mio popolo piacciono i drammoni, le tragedie, ma si
appassiona di più al finale che alla ricostruzione della trama. C'è un aereo di passeggeri che cade all'improvviso, è stato colpito?
Da cosa e chi è stato? Non posso rispondere a queste domande dirette, ma posso ricostruire tutti gli indizi, le registrazioni
e le tracce che permettono di capire cosa quel giorno accadeva nel cielo intorno a quell'aereo.
La storia del DC 9 I-TIGI è di quelle che vanno raccontate L'ARENA - Giovedì 13 Febbraio 2003. Oggi, domani e sabato l’attore veneziano recita in città e provincia. Paolini si fa in tre. Tre giorni all'insegna di Marco Paolini. Stasera (alle 21) al Teatro Camploy con Stazioni di transito , domani sempre al Camploy con Il milione già rappresentato a Legnago poco tempo fa e sabato a Nogara con I Tigi, racconto per Ustica. L’attore ritorna dalle nostre parti su invito della Fondazione Aida (nell’ambito della rassegna Passalaparola) con uno spettacolo (quello di domani) che sostituisce '74 e 5 e si presenta come l'ennesima evoluzione dello spettacolo originario che già i veronesi videro al Romano, al Nuovo e al Camploy stesso. Ecco allora un parto, un processo un mutamento di una forma che per l'attore non è mai fissa ma si nutre di suggestioni, ricordi, appunti, poesia rubata al tempo. Con i pantaloni avvolti arrotolati sino al ginocchio, scarpe da barca marroni, caccioletta rosso porpora in testa e palandrana grigia, Paolini svolazza al gran vogare nell'immensa laguna, fatta di acque e di secche, di idiosincrasie e di libertà, di prese in giro, ma anche di nostalgia e di geniali intuizioni. L'abbiamo visto urlare per Ustica, Vajont, Marghera con lo stesso segreto: coniugare tragedia a riso, volando alto oltre la politica stessa, verso la poesia. Lui che ha iniziato la carriera con il teatro di strada e la clownerie , per approdare a quello politico, senza restarvene intrappolato, però. Paolini ha reinventato il linguaggio della narrazione prendendo spunto dalla tradizione degli affabulatori, partendo dall'impegno politico (i teatri di base negli anni '70) e approdando poi alle memorie autobiografiche e al territorio. ***** Bruno Gambarotta - LA POSTA DEL CUORE Di e con Bruno Gambarotta. Il caffé
bollente * I formaggi * Le barzellette Lo spettacolo è una sfilza di situazioni proposte con sagacia e arguzia che trovano una nuova forza paradossale e comica nel loro essere tratte dalla quotidianità, e vuoi essere un'ironica satira su vicissitudini sentimentali e soprattutto paradossali di donne che scrivono chiedendo consiglio alla rubrica «La Posta del Cuore» curata da Bruno Gambarotta: celebri brani musicali arrangiati per violino e arpa fanno da piacevole colonna sonora creando un'atmosfera romantica e suggestiva, ovviamente "dissacrata" dal testo. ***** Spettacolazione teatrale liberamente ispirata all'opera di
Alfred Jarry. Ubu Re è un'opera che fa parte di un ciclo. Scritto per un teatro di burattini, diventò un successo internazionale. Immagine del potere e di come il potere si difende, si sviluppa, si prolifica e si manifesta, Ubu Re esiste nell'immaginario universale come avarizia, ambizione, istinto intollerante, malvagità, assenza di intelligenza, forza e violenza. Rappresenta tutto quello che poi nel XX secolo in diverse forme il potere esercitò ed in parte ancora esercita ora. La trama semplicissima non è altro che "il grande meccanismo della storia" per cui un usurpatore prende il potere con la forza e lo esercita con la violenza finché qualcuno più forte non lo sconfigge con la guerra e cosi via a continuare in una sorta di girotondo di distruzioni, morti, disperazione e dolori e poi ricostruzioni temporanee, speranze vane. Termini semplici da segnare tutta la storia, purtroppo terribilmente anche quella che stiamo vivendo nella nostra epoca. ***** La Barcaccia - NON E' BROADWAY Con Alessandra Rutili, Roberto Puliero, Davide
Valieri, Kety Mazzi, Roberta Venturini, Marco Ferraro, Fernanda
Vittorello, Giuseppe Vit. La commedia arriva in Italia grazie all'originale adattamento de "La Barcaccia", direttamente dai palcoscenici di Londra e di Broadway, dove sta riscuotendo ancor oggi uno dei più grandi successi comici degli ultimi anni. Certamente non è Broadway il paesotto di provincia ove si trova ad esibirsi la pregiata compagnia teatrale di George e Charlotte Hay. Questi sono due non più giovani attori che, dopo aver accarezzato al loro debutto la possibilità di una scintillante carriera, si ritrovano costretti ad una anonima tournée di repertorio, con un carico - peraltro intatto - di rimpianti e sogni. Quando l'ultimo di questi sembra poter diventare realtà - il mitico Frank Capra sembra interessato a un loro spettacolo -, i due si immergono a capofitto nel progetto, coinvolgendo la figlia Rosalind, il fido Paul, l'anziana Ethel, il giovane Howard, l'affascinante Eileen e il ricco impresario Richard: tutti sono improvvisamente rapiti in una allegra sarabanda. Quel che alla fine emerge non è tanto il mito dell'attore quale "genio e sregolatezza", quanto l'affettuosa ironizzazione di un mondo in cui sentimenti personali, piccole banalità e problemi epocali vengono tutti magicamente relegati in disparte nel momento in cui si alza il sipario e l'attore è nuovamente chiamato a dar via libera ai sogni. ***** Fondazione Aida - IL PORTO DELLA MEMORIA Dall'omonimo libro di Piero Marcolini. La memoria del Porto è la memoria del fiume. Di quell'Adige che attraversa incessante, tagliandola, la bella Verona. C'è chi questa vita l'ha vissuta nel profondo della città che evolveva, maturava, si sviluppava verso una ricchezza ed un'ostentazione che spesso non la rappresentava: quel profondo era il Porto. C'è chi ha vissuto la giovinezza nelle macerie del mondo in guerra, e ci torna con il filo della nostalgia che non é possibile tagliare: e quella nostalgia si chiama Porto. Il porto di S. Pancrazio ha conosciuto - nella città che evolveva, maturava e si sviluppava - una stagione di emarginazione, di contraddizione e contrasto: vite distrutte dalle problematiche più disparate, bellezza che sfioriva, degrado frustrante che marciava. Ma nel profondo del profondo del Porto scorre quel fiume che è rimasto uguale a se stesso, che si porta via le canzoni, le brutte parole, la poesia, quel fiume che mette insieme i rioni della città scomposta e la rende unica e unita specchiandone le mura turrite, i rilievi rossi dei mattoni, le chiese belle e immortali. Grazie alle scene essenziali e alla voce degli atto ti, lo spettatore scopre o riscopre, storie, personaggi, monellerie di cui Piero Marcolini si fece protagonista assieme ai suoi coetanei, sempre sguazzando in quel fiume che dilava la memoria della città: rapine del tempo che scorre inesorabile, inarrestabile, fianco a fianco all'acqua. Il tentativo è quello di fermare tutto, riflettere e ricordare per un attimo, annodando i fili di un passato che Piero Marcolini evoca nelle pagine del suo libro al presente. |
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