Grillo
Parlante 65/2002
Inviato a 1593 indirizzi email.
PREVIDENZA
«Non si aspetta il giorno della battaglia per affilare la propria lancia»
(Proverbio: Toma - Nazione: Guinea)
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Appuntamenti
da non perdere
Inviaci gli appuntamenti organizzati dalle
associazioni del tuo paese! grilloparlante@mbservice.it
| 21/04/02 - Soave (VR) - Terra,
acqua, fuoco. Giochi con l'argilla
Il "Cerchio Magico" ritorna a giocare con l'arte nel cuore
della città: «terra, acqua, fuoco - giochi con l'argilla» Come una
cosa viva, la creta si scalda e si asciuga, rinasce con l'acqua, si
trasforma con il fuoco per resistere a lungo nel tempo.Ti aspettiamo a
SOAVE, Domenica 21 aprile 2002, in Piazza Antenna, nei laboratori
all'aperto per impastare, modellare, creare, inseguire un'idea.
Semplicemente con le mani e la tua fantasia.
Formelle, che passione! Laboratorio creativo aperto a tutti: dalle ore
14.00 alle ore 18.30 Con la partecipazione di Massimo Violato e
Michelangelo Marchi, mastri artigiani.
Plasmare le origini Laboratoprio archeologico (iscrizioni a numero
chiuso) Ore 14.20 : I° gruppo ( a partire da 7 anni) Ore 16.30 : II°
gruppo ( a partire da 7 anni) Con la partecipazione di Alessia Zielo e
Giorgio Chelidonio, archeologi. Vi aspettiamo! |
| 22/04/02 - Arcole (VR) - Libertà
e regole per diventare adulti
Inserito all'interno del palinsesto "Incontri per genitori",
organizzato dalla Direzione Didattica 2 Circolo di San Bonifacio e
dalla Scuola Media Bonturi-Piubello, con il patrocinio del Comune di
Arcole, si terrà, presso la sala civica di Arcole (VR) alle ore 20,30
l'incontro "Libertà e regole per diventare adulti" (Come
essere liberi accettando i vincoli della convivenza sociale).
Interverranno uno psicologo, un sacerdote e un massmediologo. |
| 22/04/02 - Verona - Elementi di
nonviolenza: la figura di Alexander Langer
«Elementi di nonviolenza: la figura di Alexander Langer».
"Tradire la propria parte" è il titolo del settimo incontro
del ciclo: "Elementi di Nonviolenza", organizzato dal
Movimento Nonviolento di Verona, dedicato alla figura di Alexander
Langer (insegnante, traduttore, giornalista, politico, leader del
movimento ecologista e nonviolento del Sudtirolo ed europeo, morto nel
1995). L'incontro si svolge lunedì 22 aprile presso la Casa per la
Nonviolenza in via Spagna 8 (vicino alla Basilica di San Zeno, tel.
045 8009803), con i seguenti orari: dalle ore 18 alle 19,30, lettura
collettiva di testi di Langer e proiezione di un filmato originale
dalle ore 21 alle 23,00, incontro dibattito con Edi Rabini, di
Bolzano, amico e collaboratore di Langer. |
| 23/04/02 - Verona - La
mediazione culturale a scuola
Ishtar, associazione di donne italiane e straniere, e il Circolo della
Rosa vi invitano a partecipare ad un incontro conbRosanna Fogliata,
psicologa, Lilia Begnoni, maestra nella Scuola Materna di Villafranca
e Dinha Rodriguez Dos Santos, mediatrice culturale sul tema : «La
mediazione culturale a scuola nel rapporto con le famiglie straniere:
l'esperienza di Villafranca», martedì 23 aprile 2002, ore 18, presso
il Circolo della Rosa, Via Santa Felicita 13, Verona. |
| 23/04/02 - Verona, S.Marino B.A
- Anniversario della Liberazione / 3
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età
contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile,
per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario
della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune
iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. Due
gli appuntamenti odierni: Martedì 23 aprile - ore 21,00 - a cura di
Iversrec e Va - Circoscrizione Scuola media "E. Meneghetti",
Verona: «Per non dimenticare. Chi era Egidio Meneghetti?» incontro
per la conoscenza e la memoria del nostro passato, con la
partecipazione di Chiara Saonara (Istituto Veneto per la storia della
Resistenza e dell’età contemporanea) e Gian Paolo Marchi (Università
di Verona). Martedì 23 aprile - ore 10,00 Scuola media "B.
Barbarani", S. Martino Buon Albergo - Incontro con gli studenti
delle classi terze e presentazione del libro di Delfina Borgato «Non
si poteva dire di no» a cura di Manuela Tommasi (Iversrec, 2002).
Saranno presenti il Sindaco di San Martino Buon Albergo, Mario Lo
nardi, il Direttore dell’Iversrec, l’Autrice e la Curatrice.
L’attore Guido Ruzzenenti leggerà brani del volume. A questa
iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli appuntamenti previsti per
la ricorrenza del 25 aprile 2002, partecipano: Comitato Laico
Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona; Circolo Pink Centro di Cultura ed
Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e Transgender Verona; CISL Verona;
UIL Verona; Giovani Comunisti Verona; Donne in Nero Verona; La
Prosivendola libreria; Società Letteraria; Rifondazione Comunista
Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC Consiglio Provinciale di
Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta per Verona; Associazione
Filorosso; casa editrice Ombre Corte; Antigone Onlus per i diritti e
le garanzie nel sistema penale. |
| 23/04/02 - Soave (VR) -
Costituita l'Associazione "Comitato per l'Ulivo"
In data 12 aprile 2002 su iniziativa di un gruppo di cittadini si è
costituita l’ Associazione “COMITATO PER L’ULIVO di Soave” il
cui scopo è promuovere momenti di riflessione e di programmazione di
iniziative per la comunità ed i cittadini di Soave avendo come
riferimento i contenuti e gli obiettivi ideali dell’ ULIVO. Il
Comitato è aperto al contributo di tutti i cittadini che desiderano
condividerne gli scopi statutari. L’ Associazione ha eletto
Coordinatore del Comitato Roberto Zampieri, segretario Fossati
Giovanni, tesoriere Melegari Maria Grazia. Il prossimo incontro
pubblico del Comitato si terrà in sala civica(accanto all'enoteca
"Il Drago") martedì 23 alle ore 20,30. Per informazioni:
0456190184 – 3471116088 - 3482511321 |
| 23/04/02 - Vicenza - Quale
futuro per il servizio civile?
Martedì 23 aprile - VICENZA ore 15.00 - LOC (Lega Obiettori di
Coscienza) - Casa per la Pace - Ufficio Servizio Civile, organizza un
incontro sul tema: «Quale futuro per il servizio civile?» L'incontro
si terrà presso la Sala Monte dei Pegni, a Vicenza. |
| 24/04/02 - Verona - Testimoni da
Haiti
Da uno dei paesi più poveri del mondo, da un Mar dei Caraibi del
quale non possono certo godere le bellezze, dal paese del tristemente
famoso "papà Doc" e dei suoi "ton ton macoutes",
tre giovani giungono in Italia, a Verona, a parlare del loro mondo e
delle loro speranze. La Rete Radié Resch, Associazione di solidarietà
internazionale, sostiene a Dofiné, in Haiti, una piccola scuola
popolare di montagna, fuori da ogni strada, dove non c’è luce né
telefono; in questa scuola i pronipoti degli schiavi africani imparano
la lettura e la scrittura, l’agricoltura ed i lavori di
falegnameria; e cercano di capire come è fatto il mondo, quali
ingiustizie e violenze hanno subito e rischiano di continuare a subire
i più poveri. Jean Bonnelus, Merandieu Cesu e Osanna Philippe
incontreranno gli amici della Rete e gli altri interessati la sera di
mercoledì 24 aprile, alle 21, alla Casa per la Nonviolenza, in via
Spagna 8 (Verona), vicino a San Zeno. (a cura del Gruppo RETE RADIE’
RESCH di Verona, tel. 045 918510) |
| 24/04/02 - Verona, S.Marino B.A,
Caprino Veronese - Anniversario della Liberazione / 4
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età
contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile,
per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario
della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune
iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. Le
gli incontri odierni: Mercoledì 24 aprile - ore 17,30 - a cura di
Iversrec e Circolo "Pink" Sala Barbieri di Palazzo Giuliari,
Università di Verona - Presentazione del libro «Le ragioni di un
silenzio. La persecuzione degli omosessuali durante il nazismo e il
fascismo», a cura del Circolo Pink di Verona (Ombre Corte, 2002). Ne
discutono: on. Niki Vendola (parlamentare RC), Gianfranco Goretti
(storico), Frediano Sessi (saggista) e Maurizio Zangarini (Direttore
Iversec). Mercoledì 24 aprile - ore 20,30 Teatro "Peroni",
S. Martino Buon Albergo Presentazione del libro di Delfina Borgato «Non
si poteva dire di no» a cura di Manuela Tommasi (Iversrec, 2002).
Saranno presenti il Sindaco di San Martino Buon Albergo, il Direttore
dell’Iversrec, l’Autrice e la Curatrice. Seguirà il concerto
della "Meshuge Kletzmer Band" di Verona con la
partecipazione dell’attore Andrea De Manicor. Mercoledì 24 aprile -
ore 20,30 Palazzo Carlotti, Caprino Veronese Presentazione del libro
«Da Caprino a Ebensee. Danilo Veronesi, un martire del nazismo», a
cura di Vasco Senatore Gondola, (Comune di Caprino, 2002). A questa
iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli appuntamenti previsti per
la ricorrenza del 25 aprile 2002, partecipano: Comitato Laico
Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona; Circolo Pink Centro di Cultura ed
Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e Transgender Verona; CISL Verona;
UIL Verona; Giovani Comunisti Verona; Donne in Nero Verona; La
Prosivendola libreria; Società Letteraria; Rifondazione Comunista
Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC Consiglio Provinciale di
Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta per Verona; Associazione
Filorosso; casa editrice Ombre Corte; Antigone Onlus per i diritti e
le garanzie nel sistema penale. |
| 25/04/02 - Verona - Anniversario
della Liberazione / 5
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età
contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile,
per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario
della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune
iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. Tre
gli appuntamenti in programma: Giovedì 25 aprile ore 9.00 Verona -
Manifestazione ufficiale per la ricorrenza della Liberazione con
corteo che da Piazza delle Poste raggiungerà la Sinagoga e Piazza Brà.
Alle ore 10,30, nella Sala Arazzi del Comune di Verona, verranno
tenuti i discorsi da parte del Sindaco di Verona e del prof. Vittore
Bocchetta. Seguirà la deposizione di corone al monumento al
partigiano. Giovedì 25 aprile - ore 15,00 - a cura di Iversrec e
Libreria "Prosivendola" Piazzetta Pescheria, Verona:
"La liberazione e il riscatto": festa in piazza con la
partecipazione di attori e gruppi musicali. Sono previsti interventi
di Vittore Bocchetta, del Provveditore agli Studi, del Sindaco di
Verona. Giovedì 25 aprile - ore 18,00 - per iniziativa del Circolo
"Pink" e Cesar K. Piazza Brà, Verona . Commemorazione delle
altre vittime della persecuzione nazista e fascista; davanti il
monumento ai deportati si ricordano Sinti e Rom, politici, Testimoni
di Geova, omosessuali, anarchici e “le vite indegne di essere
vissute”. A questa iniziativa, che vuole ricordare alcuni degli
appuntamenti previsti per la ricorrenza del 25 aprile 2002,
partecipano: Comitato Laico Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona;
Circolo Pink Centro di Cultura ed Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e
Transgender Verona; CISL Verona; UIL Verona; Giovani Comunisti Verona;
Donne in Nero Verona; La Prosivendola libreria; Società Letteraria;
Rifondazione Comunista Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC
Consiglio Provinciale di Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta
per Verona; Associazione Filorosso; casa editrice Ombre Corte;
Antigone Onlus per i diritti e le garanzie nel sistema penale.
25/04/02 - Verona - Inizia la Festa dei Giovani Comunisti
25/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte
catena (Borgo Trento). I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette
giorni di musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari
gruppi, associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa
di diritti, bisogni, memorie situazioni…. Giovedì 25 aprile:
giornata della Liberazione la dedichiamo quest’anno in solidarietà
al popolo palestinese; mostre e filmati; coordina l’associazione
DONNE IN NERO. Ore 21.00 in concerto: IRIS (Pop Rock) |
| 26/04/02 - Lonigo (VI) -
Equofest 2002
Si terrà presso il convento di S.Daniele (Lonigo - Vi) con inizio
alle ore 21, «Equofest 2002». Dateci la possibilità di farvi
conoscere i prodotti del commercio equo e solidale e capirete anche
Voi che un contadino del terzo Mondo per coltivare la propria terra
non ha bisogno di essere vittima degli usurai delle multinazionali, e
che una bambina, per poter mangiare, non debba essere costretta a
prostituirsi. La realtà del commercio equo e solidale può entrare
nella nostra quotidianità. Vi aspettiamo al teatro del Convento di
S.Daniele dove potrete assaggiare gratuitamente il... frutto della
vostra umanità... con la straordinaria partecipazione di Frà Micheal. |
| 26/04/02 - Nogara (VR) - Villa
Marogna
«Nogara nel Rinascimento: dalla corte alla villa» è il titolo del
ciclo di incontri organizzato dall'Assessorato alla Cultura di Nogara
(VR) e dalla locale Biblioteca comunale, che ospita tutti gli
appuntamenti. Questa sera si terrà l'ultimo incontro in programma,
alle ore 21, che sarà tenuto dalla dottoressa Micaela Panarotto
(Conservatrice dei beni culturali). Il tema: "Villa Marogna:
architettura cinquecentesca nella bassa veronese". |
| 26/04/02 - Verona - Conferenza
sull'informazione radiofonica
26/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte
catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di
musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi,
associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di
diritti, bisogni, memorie situazioni…. Venerdì 26 aprile: giornata
dell’Informazione - Ore18.00 Conferenza sull’informazione
radiofonica:”in – onda” Intervengono: Radio Popolare (Vr) e
(Mi), Radio Kappa Centrale (Bo), Radio Onda D’urto (Bs) e Radio
Sherwood (Pd) - Ore 20.00 Cena di autofinanziamento (per prenotarsi
popolareverona@libero.it oppure 349 6654912) e tesseramento Radio
Popolare (Vr) - Ore 21.00 musica: DJ RADIO POPOLARE: Mr.Tambourine man
e dj La febbre. |
| 27/04/02 - Verona - Anniversario
della Liberazione / 6
L’Istituto veronese per la storia della Resistenza e dell’età
contemporanea organizza, in occasione della ricorrenza del 25 aprile,
per ribadire il valore storico, civile e politico dell’anniversario
della Liberazione, momento fondante della Repubblica italiana, alcune
iniziative pubbliche che avranno luogo a Verona e nella Provincia. In
data odierna: SABATO 27 aprile - ore 21,00 - per iniziativa dei
Giovani Comunisti di Verona Giardini di Ponte Catena Verona Dibattito
«Contro i revisionismi e per la memoria delle vittime del nazismo e
del fascism». Intervengono: Circolo Pink, Circolo Baldo Garda, Casa
ed. Giustizia e Libertà. A questa iniziativa, che vuole ricordare
alcuni degli appuntamenti previsti per la ricorrenza del 25 aprile
2002, partecipano: Comitato Laico Antirazzista - Cesar K; CGIL Verona;
Circolo Pink Centro di Cultura ed Iniziativa Gay/Lesbica/Bisessuale e
Transgender Verona; CISL Verona; UIL Verona; Giovani Comunisti Verona;
Donne in Nero Verona; La Prosivendola libreria; Società Letteraria;
Rifondazione Comunista Verona; Rete Lilliput Verona; Gruppo RC
Consiglio Provinciale di Verona; Comitato Passalacqua e Santa Marta
per Verona; Associazione Filorosso; casa editrice Ombre Corte;
Antigone Onlus per i diritti e le garanzie nel sistema penale. |
| 27/04/02 - Verona - Prosegue la
Festa dei Giovani Comunisti
27/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte
catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di
musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi,
associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di
diritti, bisogni, memorie situazioni…. Sabato 27 aprile: giornata
della Resistenza e memoria - Ore16,30 Conferenza e presentazione di
libri; intervengono Circolo Pink, Casa ed. Gielle - Giustizia e Libertà,
Circolo R.C.- “Baldo-Garda”. Ore 21.00 Concerto: ARBIBAND
(Rock-Blues). |
| 28/04/02 - Verona - Lo stragismo
28/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte
catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di
musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi,
associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di
diritti, bisogni, memorie situazioni…. Domenica 28 aprile: giornata
sullo stragismo Ore 20,45 testo teatrale di R. Magazzini e S. Paiusco:
“2otto80, Stazione di Bologna:OMISSIS”. Ore 23.15 Cinema:
“ACRATAS” (la storia di un anarchico italiano in Uruguay) regia di
V. Martinez – 73 min. Ore 00.15 Dibattito con J. L. Tagliaferro e
laboratorio ASILO POLITICO |
| 29/04/02 - Verona - No al
razzismo
29/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte
catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di
musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi,
associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di
diritti, bisogni, memorie situazioni…. Lunedì 29 aprile: giornata
sul razzismo. Mostra e dibattito: “Dal razzismo storico al razzismo
democratico. La legge Bossi – Fini e il contesto veronese” in
collaborazione con il Collettivo Porcospino e il coordinamento Cesar K
- Ore 21.00 in concerto: TABASCO (Funk) |
| 30/04/02 - Verona - Scuola e
privatizzazione
30/04/02 – Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte
catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di
musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi,
associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di
diritti, bisogni, memorie situazioni…. Martedì 30 aprile: giornata
sulla scuola e privatizzazione; Ore 16.00 si esibiscono alcuni gruppi
musicali studenteschi; Ore 18.00 assemblea: “La riforma Moratti, i
buoni scuola, i saperi.Il movimento e la realtà veronese.” In
collaborazione con il Coordinamento degli Studenti Veronesi; Ore 21.00
in concerto: REGGADELICA (Post Reggae). |
| 01/05/02 - Verona - Giornata del
lavoro
01/05/02 –Verona, Festa dei Giovani Comunisti, giardini di Ponte
catena. I Giovani Comunisti di Verona organizzano sette giorni di
musica, incontri e dibattiti in collaborazione con i vari gruppi,
associazioni e movimenti che operano sul territorio in difesa di
diritti, bisogni, memorie situazioni…. Mercoledì 1 aprile: giornata
del lavoro; Ore 12.30: pranzo: è l’ultimo giorno, facciamo un po’
il punto della situazione: articolo 18, movimento, Verona; Ore 21.00
in concerto: SGORGO (SKA) |
| 01/05/02 - Velo Veronese - La
Rogazione
Da alcuni anni a Velo , come ad Asiago, abbiamo riscoperto la forma
antica e poetica della Rogazione, un tempo molto diffusa in tutta la
Lessinia. La Rogazione è una preghiera lungo le strade, i prati, i
sentieri, i boschi, del territorio di Velo, per ringraziare Dio della
vita sulle montagne. Lungo il cammino, che abbraccia tutto il
territorio di Velo, ci soffermeremo davanti ai capitelli, alle croci,
alle colonnette di pietra e agli affreschi sulle case. Passeremo sui
prati e nei campi dove verranno posti i rami d'ulivo della Domenica
delle Palme come segno della benedizione di Dio. Attraverseremo
cantando le corti delle nostre contrade e sosteremo per pregare nelle
chiesette e negli oratori. Tra le contrade troveremo la gente ad
offrirci un po' di ristoro. Il percorso ha inizio dalla piazza del
paese alle ore 7.00 di mercoledì 1° maggio. Il rientro è previsto
nel tardo pomeriggio. |
| 03/05/02 - Verona - Il mito
sumero della Dea Inanna
ISTHAR, Associazione donne italiane e straniere, invita socie, amiche
e amici venerdì 3 maggio 2002 alle ore 19, presso la Chiesa Valdese
via Duomo. Patricia Zanco legge «Il mito sumero della Dea Inanna» .
Dopo la lettura la serata prosegue presso il Circolo della Rosa, via
Santa Felicita 13. |
| 03/05/02 - Sommacampagna (VR) -
Riflessi di Pace/3
Il Comitato per l'Educazione alla Mondialità, l'Università del tempo
libero, la Biblioteca comunale, il Gruppo teatrale
"L'Incontro" e l'Associazione Culturale "Lanternamagica"
sono i promotori del palinsesto "Riflessi di Pace".
L'appuntamento odierno, presso il Cinema Teatro "Virtus",
alle ore 21, sarà uno spettacolo musicale con poesie interpretate da
Grazia De Marchi. Ingresso a pagamento. |
| 04/05/2002 - Nogara (VR) - LA
GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI?/3 - INCONTRO CON MARCO TRAVAGLIO, ELIO
VELTRI E PETER GOMEZ
All’interno del ciclo di incontri «LA GIUSTIZIA E' UGUALE PER TUTTI
?» organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Nogara
(Verona) e dalla Biblioteca Comunale di Nogara "Elisa Masini"
sabato 4 maggio alle ore 16 presso il Teatro Comunale di Nogara (via
Roma, 1) si terrà la presentazione del libro di ELIO VELTRI "Le
toghe rosse" (Baldini & Castaldi) e dell'ultimo libro di
MARCO TRAVAGLIO, GIANNI BARBACETTO E PETER GOMEZ «C'era una volta
Mani Pulite» (Feltrinelli). Interverranno: MARCO TRAVAGLIO
Giornalista de "la Repubblica"; PETER GOMEZ (giornalista de
L'Espresso); ELIO VELTRI, Presidente dell'Associazione
"Democrazia e Legalità"; PAOLO ANDREOLI, Sindaco di Nogara.
Tutti sono invitati. Per informazioni http://digilander.iol.it/biblionogara
; biblionogara@libero.it . |
| 04/05/2002 - Fumane (VR) -
Presentazione del romanzo «Allearsi con vento»
L’Islam è entrato nelle nostre case, nei nostri pensieri, nella
nostra narrativa. Ecco i prossimi incontri con Gaetano Bellorio,
autore del romanzo Allearsi col vento (Paoline 2001) che affronta temi
e nodi dell’islam e dell’ebraismo. Sabato 4 maggio presso il
Comune di Fumane, in sala UVE, alle ore 20,30. |
| 04/05/2002 - Verona - Ventennale
del Gruppo Futura/2
In occasione del proprio ventennale, il "Gruppo Futura"
gruppo volontariato solidarietà handicap, con sede in via Saliceto, 3
Verona, organizza, sabato 4 maggio 2002 - ore 9.00, TAVOLA ROTONDA
“VOLONTARIATO ED HANDICAP:REALTA’ E PROSPETTIVE”.
L’appuntamento si svolgerà presso il TEATRO CANOSSA Via Albertini 4
Verona (Borgo Trieste). |
| 05/05/2002 - Verona - Ventennale
del Gruppo Futura/3
In occasione del proprio ventennale, il "Gruppo Futura"
gruppo volontariato solidarietà handicap, con sede in via Saliceto 3,
Verona organizza, domenica 5 maggio 2002 - ore 17.00, «LA CICALA E LA
FORMICA» spettacolo di burattini curato dal Teatro Mondo Piccino -
Autori: Marco Campedelli, Elisabetta Zampini. L’appuntamento si
svolgerà presso il TEATRO CANOSSA Via Albertini 4 Verona (Borgo
Trieste). Ingresso libero con offerta (il ricavato verrà devoluto
alle attività del Gruppo Futura). |
| 06/05/2002 - Verona - Sostegno a
distanza e alle persone detenute
SOSTEGNO A DISTANZA BAMBINI del mondo impoverito E PERSONE DETENUTE
nelle nostre carceri. Presentazione e dibattito con la partecipazione
di Don Agostino Nguyen Van Du, sacerdote vietnamita. Lunedì 6 maggio
2002 ore 20,45 presso Sala conferenze del Convento San Bernardino (P.zza
San Francesco – Verona). L’Associazione La Fraternità di Verona e
l’Associazione Promozione Infanzia Bisognosa del Mondo Impoverito (A.P.I.Bi.M.I.)
di Volano (TN) hanno avviato un progetto congiunto. L’iniziativa
prevede il sostegno a distanza di un bambino bisognoso unitamente al
sostegno morale di una persona detenuta. Il bambino in difficoltà può
essere anche nella nostra società. |
| 07/05/2002 - Bussolengo (VR) -
Popolinfesta: «David Maria Turoldo POETA DELLA PACE»
MARTEDI’ 7 MAGGIO - Chiesa di S. Valentino (Bussolengo) - ore 20,45,
«David Maria Turoldo POETA DELLA PACE». ”Io voglio sapere se la
Pace è possibile / se la giustizia è possibile se l’Idea è più
forte della forza” . Testimonianza di don Luigi Adami - Poesie –
Musiche del quartetto d’archi “Boggian” |
| 07- 09/05/2002 - Verona -
Convegno promosso dalla Fesmi
La non violenza possibile: una sfida per la missione’. È il tema
del convegno promosso dalla Fesmi (Federazione della stampa
missionaria italiana) che si svolgerà a Verona, presso il Centro
unitario missionario (Cum), dal 7al 9 maggio prossimi. L’iniziativa
è un’occasione privilegiata per riflettere sul tema della ‘non
violenza’, con l’aiuto di esperti i cui apporti saranno elaborati
ed arricchiti in un’attività di dibattito e di laboratorio.
“L’escalation bellica afgana, che ha fatto seguito alla tragedia
delle ‘Twin Towers’ e del Pentagono, come anche i numerosi focolai
di tensione in numerosi Paesi del Sud del mondo, esige da parte dei
missionari un’attenzione privilegiata per un rinnovato annuncio del
Vangelo della Pace”, ha commentato padre Ottavio Raimondo,
segretario nazionale della Fesmi. Tra i partecipanti al convegno
figurano i teologi Tissa Balasuriya dello Sri Lanka e don Gianni
Colzani. Per ulteriori informazioni: raggio@rivistaraggio.org - sermis@emi.it |
| 09/05/2002 - Sona (VR) -
Presentazione del romanzo «Allearsi con vento»
L’Islam è entrato nelle nostre case, nei nostri pensieri, nella
nostra narrativa. Ecco i prossimi incontri con Gaetano Bellorio,
autore del romanzo Allearsi col vento (Paoline 2001) che affronta temi
e nodi dell’islam e dell’ebraismo. Giovedì 9 maggio, Comune di
Sona, Sala Consiliare, ore 20,30, nell’ambito del progetto
“Leggere 2002. |
| 10/05/2002 - Verona - Gaetano
Bellorio: «Allearsi con vento»
L’Islam è entrato nelle nostre case, nei nostri pensieri, nella
nostra narrativa. Ecco i prossimi incontri con Gaetano Bellorio,
autore del romanzo Allearsi col vento (Paoline 2001) che affronta temi
e nodi dell’islam e dell’ebraismo. Venerdì 10 maggio, ore 18.00,
Cisl Scuola, sala Pastore, in Lungadige Galtarossa presso la sede
provinciale della Cisl di Verona. (Questo incontro è rivolto, in modo
particolare, ai docenti). Coadiuveranno l’autore i lettori del
progetto “Leggere in famiglia” ed Elisa Zoppei. |
| 12/05/2002 - Padova - Carcere:
salviamo gli affetti
GIORNATA DI STUDI sul tema “Carcere: Salviamo gli affetti”.
L’affettività e le relazioni famigliari nella vita delle persone
detenute. L’incontro si terrà presso la Casa di Reclusione di
Padova – Venerdì 10 maggio 2002. Inizio ore 9,30. Per prenotarsi:
ornif@iol.it . Informazioni: www.ristretti.it |
| 12/05/2002 - Bussolengo (VR) -
Popolinfesta: «RASSEGNA DI CORI AFRICANI»
DOMENICA 12 MAGGIO Anniversario del Gruppo cattolico ghanese “S.
Valentino”. S. Messa nella parrocchiale di S.Maria Maggiore (Bussolengo)
ore 12,15. “RASSEGNA DI CORI AFRICANI” Piazza 26 Aprile ore 16,00
[In caso di maltempo presso il teatro di S.Maria Maggiore] |
| 16 - 20/05/02 - Torino - Salone
del libro
Salone del Libro di Torino, dal 16 al 20 maggio 2002. |
| 17/05/02 - Sommacampagna (VR) -
Riflessi di Pace/4
Il Comitato per l'Educazione alla Mondialità, l'Università del tempo
libero, la Biblioteca comunale, il Gruppo teatrale
"L'Incontro" e l'Associazione Culturale "Lanternamagica"
sono i promotori dell'ultimo appuntamento inserito all'interno del
palinsesto "Riflessi di Pace". Presso il Cinema Teatro
"Virtus", alle ore 21, il Gruppo Teatrale
"L'Incontro" metterà in scena "Dirittidiversinversi".
Ingresso a pagamento. |
| 31 maggio - 1 giugno 2002 - Vago
di Lavagno (VR) - 1° Meeting "Regnum Dei"
31 maggio – 1 giugno 2002 - 1° MEETING “REGNUM DEI” arte e
preghiera all’Oasi San Giacomo (Vago di Lavagno – Verona) 1°
Meeting all’Oasi San Giacomo di Vago di Lavagno (Verona), casa di
incontri dell’Opera Don Calabria. Il 31 maggio e 1 giugno vedremo
coinvolti, nel particolare momento di arte e preghiera, artisti,
sportivi, laici, religiosi e quant’altro possa servire a
testimoniare pace, amore e fratellanza come Gesù insegna. La
manifestazione avrà inizio il 31 maggio alle ore 9.30 con un
incontro-dibattito sostenuto da Don Antonio Mazzi che tratterà il
“Disagio Giovanile”, compagno di viaggio di Don Mazzi, in questo
contesto, sarà il popolare cantautore cristiano Roberto Bignoli
(autorevolmente riconosciuto anche all’estero dove ha ricevuto
numerosi premi). Interverrà il gruppo “Jazz & Fuoco” in uno
spettacolo unico al mondo fatto di musica, favole e momenti
pirotecnici. La sera del 31 maggio, alle ore 21.00, si esibirà il
gruppo gospel “ Venice Gospel Ensemble & Vg’s Out” diretto
dal M° Luca Pitteri (Saranno Famosi – Italia 1). Giorno 1 giugno il
Prof. Emilio Gandini (Presidente Nazionale delle scuole professionali
cattoliche), relazionerà sulle problematiche giovanili. Artisti e
sportivi daranno la loro testimonianza. Giusto una pausa pranzo e si
riprenderà con un bel momento di incontro tra giovani provenienti da
varie parrocchie. Si esibiranno Giovani artisti e Gruppi canori.
Parteciperà il “Circolo della Danza” con un gruppo di giovani
ballerine dirette da Milena Spera. La Santa Messa delle ore 18.00 avrà
la singolarità di essere animata da tutti i cantautori di Dio che
aderiscono al Meeting. Alle ore 21.00, dopo una performance del gruppo
“Jazz & Fuoco”, Concerto dei “Cantautori di Dio”. Avremo
di scena Giuseppe Cionfoli, Michele Paulicelli (ForzaVeniteGente),
Paolo Migani, Claudio Venturi, P. Sergio Tommasi, Jordan Sax, Rino
Davoli, Gigi Giordano, Mario Migliarese, Don Giuseppe Moscati, Don
Paolo Auricchio e altri. I due incontri mattutini saranno preceduti da
un breve percorso Storico-Culturale sull’Oasi San Giacomo e sul
Colle del Grigliano. Aspettiamo numerose adesioni da gruppi
parrocchiali,oratori,scuole e da chiunque abbia voglia di esibirsi e
incontrarsi con giovani e non di altre parrocchie, altre realtà, ma
dello stesso ideale: Gesù. Contatti: Oasi San Giacomo Vago di Lavagno
– Verona - Tel. 045.99.18.66 - Fax 045.99.15.48 Spaziofioritomariano@libero.it
Organizzazione e Direzione Artistica : Rino Davoli: 338/5882169 rinodavoli@libero.it |
ANNIVERSARIO
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20 APRILE
2002
NONO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI don Tonino Bello
Oggi 20 aprile ricorre il nono anniversario della morte di don Tonino
Bello, la cui profezia di servizio alla pace sentiamo più che mai
attuale. Negli anni del suo ministero episcopale, indossando il grembiule
come unico abito liturgico, ci ha testimoniato con la vita che il sale del
Vangelo è in quel "farsi prossimo" a coloro che vivono povertà
e oppressione, esclusione e violenza. Dal mare di Puglia più volte si è
sporto per raggiungere i Paesi del Mediterraneo percorsi da tragici
rigurgiti di violenza e di guerra. Fu così per i Balcani e per l'Iraq,
fino a promuovere e partecipare all'azione di pace che nel dicembre del 92
portò 500 persone nel cuore del conflitto a Sarajevo. Da quella cattedra
scomoda ma autorevole della sofferenza sua e delle vittime del conflitto,
rivolse un appello ai credenti e a tutte le persone di buona volontà ad
unire i propri sforzi per la pace: "Allora io vorrei - diceva - che
tutti quanti potessimo stimolare le nostre comunità, noi credenti
soprattutto, stimolare i nostri vescovi ad essere più audaci, a puntare
di più sulla Parola del Vangelo". Sentendoci interpellati fortemente
da quel richiamo lo rinnoviamo perché una folta delegazione raggiunga nei
prossimi giorni la Palestina. In maniera particolare vorremmo invitare i
vescovi delle comunità cristiane italiane ad esprimere con la propria
presenza di silenzio e di preghiera a Gerusalemme nient'altro che la
propria prossimità alle donne e agli uomini che abitano oggi la stessa
terra che fu del Cristo. Tale iniziativa si pone in continuità con quella
che Pax Christi International ha promosso nei giorni scorsi e che ha visto
la partecipazione di numerosi rappresentanti di Chiese cristiane d'Europa.
(Segreteria «Pax Christi» Nazionale).
Tonino Bello,
osare la pace
di Sergio Paronetto
A circa dieci anni dall'inizio della terribile guerra nei Balcani, sento
la necessità di ri-cordare (cioè di richiamare al cuore) la
partecipazione di don Tonino Bello alla marcia verso Sarajevo (dicembre
1992). La sua presenza inerme e crocifissa, tormentata dall'incalzare del
male che dopo pochi mesi lo porterà alla morte, si fa prossima a chi
soffre per la guerra in Bosnia. Per lui, il viaggio a Sarajevo testimonia
sia la fede nella nonviolenza evangelica che il modello nonviolento di
difesa popolare. Lascio a lui la parola. "Io penso che queste forme
di utopia, di sogno dobbiamo promuoverle, altrimenti le nostre comunità
che cosa sono? Sono soltanto le notaie dello status quo e non le
sentinelle profetiche che annunciano cieli nuovi, terra nuova, aria nuova,
mondi nuovi, tempi nuovi. Quanta fatica si fa in Italia a far capire che
la soluzione dei conflitti non avverrà mai con la guerra, ma avverrà con
il dialogo, col trattato; si fa fatica in Italia, abbiamo fatto fatica
anche qui, anche con i rappresentanti religiosi, perché è difficile
questa idea della difesa nonviolenta, della soluzione pacifica dei
conflitti. Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà.
Quante idee un giorno fioriranno. Ormai, lo sapete, la difesa popolare
nonviolenta, la nonviolenza attiva è diventata un trattato scientifico.
Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati! Dovremmo
promuovere anche un'azione intellettuale di questo genere, che le nazioni,
l'ONU si attrezzino di eserciti di obiettori di coscienza, di nonviolenti
che promuovano un'educazione alla pace, la spiritualità della pace, le
tecniche della strategia nonviolenta.Parecchie mentalità cederanno a
questa idea nuova che arriva , il domani è questo. Racconteremo a tanti
di questa impresa.Ricorderemo il gesto di una donna serba che offre il
pranzo a dieci croati! Come pure ci porteremo nell'immaginario nostro
quello che abbiamo visto insieme a monsignor Bettazzi e altri amici: il
signore che abitava accanto ci ha invitati a casa sua a partecipare al
banchetto di commemorazione del padre. E ci ha detto: 'io sono serbo, mia
moglie è croata, queste sono le mie cognate musulmane'. Mangiavano
insieme. Io ho pensato alla convivialità delle differenze: questa è la
pace". Per l'occasione, don Tonino ricorda la proposta che Francesco
d'Assisi portava con sé nel 1219, partito da Ancona con i crociati ma
sostenuto dall'idea di parlare al Sultano, di convincere i soldati a non
combattere e di frapporsi senza armi tra crociati e saraceni. Con animo
francescano, egli ripropone in forme aggiornate la stessa logica: "è
intervenuta una ONU popolare della base, che è penetrata, con rischi
inauditi, nel cuore della guerra, per portare un messaggio di solidarietà
ai popoli martoriati, e per stimolare le istituzioni a una ingerenza che
è già possibile utilizzare in termini nonviolenti". A questa ONU è
affidata un messaggio: "che la pace va osata". Il 1993 è il suo
anno ultimo. La morte lo coglie "contempl-attivo" cioè pensoso,
operoso, orante. Segue varie iniziative: - le giornate degli ammalati, ai
quali ricorda una bella preghiera di Charles de Foucauld; - la cura dei
seminaristi e dei sacerdoti diocesani, cui propone una "teologia
della bellezza" e il grido di Isaia: "beati i piedi di coloro
che annunciano la pace"; - i corsi sulla nonviolenza come educazione
a rapporti umani basati sulla "contemplazione del volto"; - i
convegni su mafie, legalità e democrazia, orientati a promuovere "la
stagione degli uomini liberi" tramite una nuova progettualità
politica. L'ultimo discorso contiene l'apertura a una totalità. L' 8
aprile, giovedì di Pasqua, "giorno del torchio e dello
Spirito", durante e dopo la Messa "crismale", l'amarezza
per lo spettacolo delle guerre, della fame e dell'illegalità si
accompagna alla celebrazione della speranza. Ad ogni elencazione delle
varie forme di violenza affianca i gesti e le ipotesi che tessono la trama
della pace. Non c'è inverno senza primavera: "non vedete quanti
fiori spuntano sulle piante dei nostri giardini?". La sofferenza del
turbamento per i mali più devastanti si trasforma in capacità di
visione: " non vedete quanta gente lavora per il Regno di Dio? Non vi
accorgete di quanta gente, pure apparentemente fuori dai nostri perimetri
cristiani (atei, miscredenti) assume la solidarietà, la gratuità, la
lotta per la pace come criteri supremi della propria vita morale?".
In ogni caso, "in questa situazione di marasma generalizzato, abbiamo
il dovere di chiederci quali compiti oggi lo Spirito Santo ci affida per
rendere più felice la gente.Oggi come non mai, si sta prendendo coscienza
dell'origine e del destino 'unico' dell'umanità. Ne deriva che devono
cambiare, decisamente, i nostri rapporti con l'altro, non solo con i
terzomondiali ma anche con chi abita al pianerottolo di fronte.Tanti
auguri, popolo di Dio.Cantate la speranza. E se io non potrò immergermi
nel vostro concerto posso darvene ancora l'intonazione". "Mi
raccomando, domani non contristatevi per nessuna amarezza di casa vostra o
per qualsiasi altra amarezza. Non contristate la vostra vita. 'Davanti al
Risorto non è lecito stare se non in piedi', dicevano i padri della
chiesa.Vedrete come, tra poco, la fioritura della primavera spirituale
inonderà il mondo perché andiamo verso momenti splendidi della storia.
Non andiamo verso la catastrofe. Ricordatevelo. Queste non sono
allucinazioni di uno che delira per la febbre. No, non è vero, andiamo in
alto. Andiamo verso punti risolutori della storia, verso il punto omega.non
verso la fine, ma verso l'inizio. Quindi, gioite! Il Signore vi renda
felici nel cuore, le vostre amicizie siano sincere. Non barattate mai
l'onestà con un pugno di lenticchie. Vorrei dirvi tante cose.Vi abbraccio
tutti ad uno ad uno.Vorrei dire a tutti, ad uno ad uno, guardandolo negli
occhi: 'Ti voglio bene'; così come, non potendo adesso stringere la mano
a ciascuno, venendo vicino a voi personalmente, vorrei dire: 'Ti voglio
bene'". (Sergio Paronetto)
OCCHI NUOVI
di don TONINO BELLO
Nella preghiera eucaristica ricorre una frase che sembra mettere in crisi
certi moduli di linguaggio entrati ormai nell'uso corrente, come ad
esempio l'espressione “nuove povertà”. La frase è questa:
"Signore, donaci occhi per vedere le necessità e le sofferenze dei
fratelli...”. Essa ci suggerisce tre cose. Anzitutto che, a fare
problema, più che le “nuove povertà”, sono gli “occhi nuovi” che
ci mancano. Molte povertà sono “provocate” proprio da questa carestia
di occhi nuovi che sappiano vedere. Gli occhi che abbiamo sono troppo
antichi. Fuori uso. Sofferenti di cataratte. Appesantiti dalle diottrie.
Resi strabici dall'egoismo. Fatti miopi dal tornaconto. Si sono ormai
abituati a scorrere indifferenti sui problemi della gente. Sono avvezzi a
catturare più che a donare. Sono troppo lusingati da ciò che “rende”
in termini di produttività. Sono così vittime di quel male oscuro
dell'accaparramento, che selezionano ogni cosa sulla base dell'interesse
personale. A stringere, ci accorgiamo che la colpa di tante nuove povertà
sono questi occhi vecchi che ci portiamo addosso. Di qui, la necessità di
implorare “occhi nuovi”. Se il Signore ci favorirà questo trapianto,
il malinconico elenco delle povertà si decurterà all'improvviso, e ci
accorgeremo che, a rimanere in lista d'attesa, saranno quasi solo le
povertà di sempre. Ed ecco la seconda cosa che ci viene suggerita dalla
preghiera della Messa. Oltre alle miserie nuove “provocate” dagli
occhi antichi, ce ne sono delle altre che dagli occhi sono
“tollerate”. Miserie, cioè, che è arduo sconfiggere alla radice, ma
che sono egualmente imputabili al nostro egoismo, se non ci si adopera
perché vengano almeno tamponate lungo il loro percorso degenerativo. Sono
nuove anch'esse, nel senso che oggi i mezzi di comunicazione ce le
sbattono in prima pagina con una immediatezza crudele che prima non si
sospettava neppure. Basterà pensare alle vittime dei cataclismi della
storia e della geografia. Ai popoli che abitano in zone colpite
sistematicamente dalla siccità. Agli scampati da quelle bibliche
maledizioni della terra che ogni tanto si rivolta contro l'uomo. Alle
turbe dei bambini denutriti. Ai cortei di gente mutilata per mancanza di
medicine e di assistenza. Anche per queste povertà ci vogliono occhi
nuovi. Che non spingano, cioè, la mano a voltar pagina o a cambiare
canale, quando lo spettacolo inquietante di certe situazioni viene a
rovinare il sonno o a disturbare la digestione. E infine ci sono le nuove
povertà che dai nostri occhi, pur lucidi di pianto, per pigrizia o per
paura vengono “rimosse”. Ci provocano a nobili sentimenti di commossa
solidarietà, ma nella allucinante ed iniqua matrice che le partorisce non
sappiamo ancora penetrare. La preghiera della Messa sembra pertanto voler
implorare: “Donaci, Signore, occhi nuovi per vedere le cause ultime
delle sofferenze di tanti nostri fratelli, perché possiamo esser capaci
di “aggredirle”. Si tratta di quelle nuove povertà che sono frutto di
combinazioni incrociate tra le leggi perverse del mercato, gli impianti
idolatrici di certe rivoluzioni tecnologiche, e l'olocausto dei valori
ambientali, sull'altare sacrilego della produzione. Ecco allora la folla
dei nuovi poveri, dagli accenti casalinghi e planetari. Sono, da una
parte, i terzomondiali estromessi dalla loro terra. I popoli della fame
uccisi dai detentori dell'opulenza. Le tribù decimate dai calcoli
economici delle superpotenze. Le genti angariate dal debito estero. Ma
sono anche i fratelli destinati a rimanere per sempre privi
dell'essenziale: la salute, la casa, il lavoro, la partecipazione. Sono i
pensionati con redditi bassissimi. Sono i lavoratori che, pur ammazzandosi
di fatica, sono condannati a vivere sott'acqua e a non emergere mai a
livelli di dignità. Di fronte a questa gente non basta più commuoversi.
Non basta medicare le ustioni a chi ha gli abiti in fiamme. I soli
sentimenti assistenziali potrebbero perfino ritardare la soluzione del
problema. Occorre chiedere “occhi nuovi”. “Donaci occhi per vedere
le necessità e le sofferenze dei fratelli. Occhi nuovi, Signore. Non
cataloghi esaustivi di miserie, per così dire, alla moda. Perché, fino a
quando aggiorneremo i prontuari allestiti dalle nostre superficiali
esuberanze elemosiniere e non aggiorneremo gli occhi, si troveranno sempre
pretestuosi motivi per dare assoluzioni sommarie alla nostra imperdonabile
inerzia. Donaci occhi nuovi, Signore”. (+ don TONINO, Vescovo)
AI SUOI AMICI
IL SIGNORE DA’ IL PANE NEL SONNO
di don TONINO BELLO
Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto
camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti ,non è perché abbiamo percorso un
lungo tragitto, o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei.
È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole
nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra
caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando
sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici
dell’abbandono fiducioso in te. Forse mai, come in questo crepuscolo
dell’anno, sentiamo nostre le parole di Pietro: “Abbiamo faticato
tutta la notte, e non abbiamo preso nulla”. Ad ogni modo, vogliamo
ringraziarti ugualmente. Perché, facendoci contemplare la povertà del
raccolto, ci aiuti a capire che senza di te non possiamo far nulla. Ci
agitiamo soltanto. Grazie, perché obbligandoci a prendere atto Dei nostri
bilanci deficitari, ci fai comprendere che, se non sei tu che costruisci
la casa, invano vi faticano i costruttori. E che, se tu non custodisci la
città, invano veglia il custode. E che alzarsi di buon mattino, come
facciamo noi, o andare tardi a riposare per assolvere ai mille impegni
giornalieri, o mangiare pane di sudore, come ci succede ormai spesso, non
è un investimento redditizio se ci manchi tu. Il Salmo 127, avvertendoci
che, il pane, tu ai tuoi amici lo dai nel sonno, ci rivela la più
incredibile legge economica, che lega il minimo sforzo al massimo
rendimento. Ma bisogna esserti amici. Bisogna godere della tua comunione.
Bisogna vivere una vita interiore profonda. Se no, il nostro è solo un
tragico sussulto di smanie operative, forse anche intelligenti, ma
assolutamente sterili sul piano spirituale. Grazie, Signore, perché, se
ci fai sperimentare la povertà della mietitura e ci fai vivere con dolore
il tempo delle vacche magre, tu dimostri di volerci veramente bene, poiché
ci distogli dalle nostre presunzioni corrose dal tarlo
dell’efficientismo, raffreni i nostri desideri di onnipotenza, e non ci
esponi al ridicolo di fronte alla storia: anzi, di fronte alla cronaca. Ma
ci sono altri motivi, Signore, che, al termine dell’anno, esigono il
nostro rendimento di grazie. Grazie, perché ci conservi nel tuo amore.
Perché ancora non ti è venuto il voltastomaco per i nostri peccati.
Perché continui ad aver fiducia in noi, pur vedendo che tantissime altre
persone ti darebbero forse ben diverse soddisfazioni. Grazie, perché non
solo ci sopporti, ma ci dai ad intendere che non sai fare a meno di noi.
Perché ci infondi il coraggio di celebrare i santi misteri, anche quando
la coscienza della nostra miseria ci fa sentire delle nullità e ci fa
sprofondare nella vergogna. Grazie, perché ci sai mettere sulla bocca le
parole giuste, anche quando il nostro cuore è lontano da te. Perché
adoperi infinite tenerezze, preservandoci da impietosi rossori, e non
facendoci mancare il rispetto dei fedeli, la comprensione dei
collaboratori, la fiducia dei poveri. Grazie, perché continui a
custodirci gelosamente, anzi, a nasconderci , come fa la madre con i figli
più discoli. Perché sei un amico veramente unico, e ti sei lasciato così
sedurre dall’amore che ci porti, che non ti regge l’animo di
smascherarci dinanzi alla gente, e non fai venir meno agli occhi degli
uomini i motivi per i quali, nonostante tutto, continuiamo a essere
reverendi . Grazie, Signore, perché non finisci di scommettere su di noi.
Perché non ci avvilisci per le nostre inettitudini. Perché, al tuo
sguardo, non c’è bancarotta che tenga. Perché, a dispetto delle
letture deficitarie delle nostre contabilità, non ci fai disperare. Anzi,
ci metti nell’anima un così vivo desiderio di ricupero, che già
vediamo il nuovo anno come spazio della Speranza e tempo propizio per
sanare i nostri dissesti. Spogliaci, Signore, d’ogni ombra di arroganza.
Rivestici dei panni della misericordia e della dolcezza Donaci un futuro
gravido di grazia e di luce E di incontenibile amore per la vita. Aiutaci
a spendere per te Tutto quello che abbiamo e che siamo. E la Vergine tua
madre ci intenerisca il cuore. Fino alle lacrime.
Cosa è la speranza
E’ difficile parlare di speranza.
Bisogna far capire invece che la speranza è parente stretta del realismo,
la tensione di chi, incamminandosi su una strada,
ne ha già percorso un tratto
e orienta i suoi passi, con amore e trepidazione,
verso il traguardo non ancora raggiunto.
E’ impegno robusto
che non ha da spartire nulla con la fuga.
Perché chi spera non fugge.
Si incarna nella storia, non si aliena.
Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore,
non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente,
non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
Cambia la storia, non la subisce.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti,
non la gloria del navigatore solitario.
Tonino Bello
Bibliografia di Antonio Bello -
Edizioni La Meridiana, Tel. 0803346971, e-mail: edizioni@lameridiana.it -
www.lameridiana.it propone: «In confidenza di padre - Confessioni di un
vescovo», 2001, pag. 88, euro 5,16; «Sui sentieri di Isaia», 1999, pag.
192, euro 8,26; «Nelle vene della storia - lettera a Gesù», 1997, pag.
32, euro 3,10; «La carezza di Dio - lettera a Giuseppe», 1997, pag. 32,
euro 3,10; «Quella notte a Efeso - lettera a Maria», 1997, pag. 32, euro
3,10; «Affliggere i consolati - lo scandalo dell'Eucarestia», 2000, pag.
70, euro 5,17; «Oltre il futuro - Perché sia Natale», 1995, pag. 48,
euro 5,16; «Ti voglio bene - I giorni della Pasqua», 1994, pag. 78, euro
5,17; «Senza misura», 1993, pag. 100, euro 6,20; «Pietre di scarto»,
1993, pag. 80, euro 5,17; «Parole d'amore», 1993, pag. 78, euro 5,17; «Ad
Abramo e alla sua discendenza», 2000, pag. 164, euro 8,26; «Al pozzo di
Sichar - Appunti sulle alterità», 1996, pag. 24, euro 1,55; «Dissipare
l'ombra di Caino - Appunti sulla nonviolenza», 1996, pag. 32, euro 1,55;
«A tutte le donne - Rosario meditato», 1996, pag. 24, euro 1,55; «Da
mezzogiorno alle tre - Riflessioni sulla Via Crucis», 1996, pag. 32, euro
1,55; «Coraggio! - Lettera agli ammalati», 1996, pag. 16, euro 1,55.
MASS
MEDIA
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SITI DA VISITARE
1) Agenzia di Stampa Missionaria www.misna.org
2) www.altravicenza.it è
il sito di Altravicenza, che ha sede presso la Casa per la Pace di
Vicenza.
3) Notiziario femminile www.femmis.org
4) Rete Lilliput: www.retelilliput.org
5) Il sito dell'Associazione no profit «Progetti Alternativi per
L'energia e l'ambiente» www.paea.it
6) Terre Libere, altre forme di comunicazione www.terrelibere.it
7) Da Monteforte d'Alpone... www.stilelibero.org
8) Agenzia di stampa: www.consumietici.it
9) Informazioni, relazioni, riflessioni... crmvillage.it
10) Giovani e missione... www.giovaniemissione.it
11) L'importante network italiano dell'informazione ecologica: WWW.PROMISELAND.IT
12) Pedagogisti on line: www.educare.it
13) Il telegiornale didattico delle notizie ITALIANE recitato in Inglese: www.eudida.it
INFORMAZIONI
E RIFLESSIONI
(Nazionale)
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Giustizia
all'italiana
di David Willey
Il recente rapporto dell'Alta commissione Onu per i diritti umani contiene
gravi critiche all'Italia. Però nessuno ne parla. Il rapporto interinale
sullo stato della giustizia italiana redatto dal relatore speciale delle
Nazioni Unite sull'indipendenza dei giudici e degli avvocati, pubblicato
la settimana scorsa a Ginevra, dovrebbe turbare chiunque abbia a cuore lo
stato di diritto in questo Paese. Eppure è stato completamente ignorato
dai media italiani.
Il mese scorso Param Cumaraswamy, l'avvocato malese che lavora per la
Commissione dell'Onu per i diritti umani e che sta indagando sulla
"fragile condizione dello stato di diritto in molti paesi del
mondo", ha trascorso cinque giorni in Italia per incontrare diversi
esponenti del mondo della giustizia. Ha avuto colloqui con numerose
personalità, tra cui il ministro della Giustizia Roberto Castelli, il
procuratore capo di Milano Francesco Saverio Borrelli, ma anche con
avvocati e funzionari dei tribunali. Cumaraswamy ha dichiarato di
condividere le preoccupazioni per gli attacchi del potere politico a
quello giudiziario e per il conflitto di interessi tra uomini di legge e
legislatori, alcuni dei quali continuano a esercitare la professione
forense.
L'estensore del rapporto ha detto di trovare del tutto motivato il fatto
che giudici e pubblici ministeri italiani sentano la propria indipendenza
minacciata dal governo. Ha anche affermato che i continui rinvii del
processo per corruzione al primo ministro e magnate dei mass media Silvio
Berlusconi, come anche in altri casi, hanno seminato il disincanto
nell'opinione pubblica italiana rispetto al sistema giudiziario.
Cumaraswamy ha aggiunto che nessuna parte politica è immune da un uso
abusivo dei procedimenti giudiziari. Berlusconi e altri accusano i giudici
di osteggiarli per motivi politici, ma "le sentenze dei tribunali
vanno rispettate da tutti. Sebbene queste sentenze possano essere
commentate e persino criticate, i giudici che le emettono non devono
essere attaccati né calunniati da individui o istituzioni. Se le sentenze
vengono giudicate scorrette occorre adottare le appropriate procedure
d'appello".
Cumaraswamy ha inoltre ricordato un caso molto noto, quello in cui uno
degli imputati, Cesare Previti, ministro della Difesa del primo governo
Berlusconi e da molti anni tra gli avvocati del premier, ha insistito per
far rinviare le udienze adducendo i suoi doveri di parlamentare ed è così
riuscito a fermare il suo processo. Anche le modifiche apportate alle
leggi dal governo Berlusconi, ha affermato Cumaraswamy, minacciano di far
deragliare il corso della giustizia. le richieste di trasferimento dei
processi a tribunali diversi da quello di Milano danno luogo a ritardi che
impediscono che sia fatta giustizia, poiché i termini per la prescrizione
scadono prima della fine del procedimento.
Personalmente sono al corrente del caso di un celebre notaio romano che ha
defraudato un cliente della somma di centomila euro: dopo averla ricevuta
per pagare l'imposta su una transazione immobiliare, l'ha trattenuta senza
versarla al fisco. Ebbene, ogni tentativo di recuperare la somma è stato
frustrato dal rinvio del processo fino alla scadenza dei termini di
prescrizione. Pur essendo stato condannato a una pena detentiva per altri
capi d'imputazione, il notaio è ancora a piede libero e continua a
esercitare la professione.
Certo, l'Italia non è lo Zimbabwe, paese che non ha voluto la visita di
Cumaraswamy. In ogni caso, le serie critiche mosse allo stato della
giustizia italiana da un esperto d'alto rango delle Nazioni unite meritano
una risposta. Finora gli unici commenti del ministro Castelli sono stati
che il relatore ha reso omaggio alla tradizionale indipendenza del potere
giudiziario in Italia e che il governo ha accettato dia avviare una
riforma generale del sistema della giustizia. Quel che palazzo Chigi farà
in concreto continuerà a essere seguito con attenzione dalla stampa
estera, oltre che dall'Alta commissione dell'ONU per i diritti umani.
(David Willey è corrispondente della BBC da Roma da trent'anni. E'
professore onorario alla facoltà di Legge della Warwick University. Ha
scritto God's Politician (Faber&Faber, 1992) su Giovanni Paolo II.)
Rosy Bindi:
«La sanità di oggi? Soltanto pasticci»
Coerenza e programmazione. Sono due dei mattoni sui quali deve poggiare la
sanità del futuro, una sanità che invece la maggioranza di governo sta
costruendo a colpi di «inganni» e «pasticci». Non ha usato mezzi
termini l’ex ministro Rosy Bindi nel suo appassionato intervento che ha
concluso la conferenza, organizzata dall’Ulivo, sul tema «Rilanciare la
sanità pubblica veronese per un futuro all’altezza delle tradizioni».
Un incontro sollecitato anche dal documento degli 11 primari veronesi
ospedalieri e universitari che recentemente hanno stigmatizzato le
decisioni che la Regione intende prendere in tema di sanità. All’appuntamenno,
coordinato dal senatore Luigi Viviani e introdotto da Ottavio Contolini
del gruppo sanità dell’Ulivo, hanno preso parte anche Gustavo
Franchetto, vicepresidente del Consiglio regionale; Margherita Miotto
della commissione Sanità della Regione, Roberto Buttura e Luigi De Mori
del gruppo Sanità dell’Ulivo.
Una visione complessiva della situazione italiana, quella dell’onorevole
della Margherita dalla quale è emerso uno scenario preoccupato e
preoccupante, proprio perché - ha detto Bindi - il governo dice di voler
«qualificare la sanità, renderla più efficiente, liberarla dagli errori
compiuti dal centro-sinistra, affrancarla dalle ultime vecchiezze,
rilanciare il diritto alla salute», salvo poi mettere in atto tutta una
serie di misure (vedi i ticket) che vanno nella direzione del privilegio
per pochi e della privatizzazione spinta.
«Obiettivi questi», ha continuato l’ex ministro della Sanità, «che
la maggioranza intende perseguire con provvedimenti opposti a quelli presi
sin qui. Se ciò fosse possibile, si potrebbe anche parlarne, ma una terza
via non esiste. Il Sistema sanitario nazionale è ancorato ad alcune
coerenze, all’interno delle quali sono sicuramente necessari dei
cambiamenti». L’importante è che essi vengano realizzati, laddove
necessario, con l’unico fine di tutelare al meglio la salute pubblica e
non, come invece accade, «per coprire la loro cattiva gestione della
sanità».
L’attuale ministero, secondo Bindi, sta commettendo una serie di
evidenti errori. L’ultimo, in ordine cronologico è l’opportunità -
per i medici - di esercitare la libera professione senza alcun vincolo e
il ripristino dei contratti a tempo limitato. Un colpo di spugna alla
precedente riforma con il quale, dunque, si cancella il principio di
esclusività del rapporto di lavoro. Non si capisce perché però - ha
detto l’ex ministro - un’azienda pubblica che abbia delle ottime
professionalità le debba condividere con le strutture private. Non è
certo in questo modo, comunque, che si risolve l’annosa questione delle
liste d’attesa.
Un piano sanitario degno di questo nome, ha continuato si poggia almeno su
un paio di concetti: la sostenibilità del sistema, che oggi non è
garantita e per la quale ci si deve battere magari ricorrendo anche a
misure impopolari se l’obiettivo è una qualificazione del Sistema
sanitario nazionale, usufruibile da tutti. Un altro aspetto fondamentale
dal quale non si può prescindere è la programmazione sui vari livelli di
responsabilità. E allora è necessario capire «come si intenderà far
fronte a un futuro, non così lontano, nel quale il 25% della popolazione
avrà superato l’età a rischio-non autosufficienza e avrà bisogno di
strumenti adeguati» nel nome di un’integrazione tra società e sanità
che non può essere sottovalutata. Così come non si può permettere «che
la maggioranza distrugga i migliori frutti della sanità del Veneto,
quelli che furono seminati ancora ai tempi della migliore Dc».
Oggi, invece - lo hanno ben ricordato sia Miotto che De Mori (quest’ultimo
snocciolando una serie di dati interessanti) - la Regione procede a colpi
di riduzione di posti-letto (le strutture pubbliche veronesi potrebbero
perderne 610 mentre le realtà private solo 65), di tagli che creano
ulteriori problemi senza risolvere quelli cronici, come le lunghe file
davanti ai Pronto Soccorso. Certo è che, come ha rilevato Buttura, negli
anni a venire si dovrà tenere sia del costante invecchiamento della
popolazione sia del fattore immigrazione: due elementi che impongono
scelte nel segno della qualità e della qualità degli investimenti in
tecnologie, strutture e personale. Personale che a, tutti i livelli, deve
puntare sulla formazione e l’aggiornamento. Un’altra sfida da vincere
è quella di un’opportuna integrazione socio-sanitaria, che eviti
sprechi e sperperi e non porti a un finto federalismo il quale, lungi dal
salvaguardare i diritti, rischi di creare cittadini di serie A e serie B.
I temi cruciali e i timori, insomma, sono tantissimi. Ma a che punto è il
piano sanitario in Regione? Franchetto ha spiegato che le audizioni in V
commissione regionale, quella della Sanità, sono ormai ultimate. Sono
stati ascoltati enti locali e dirigenti di aziende ospedaliere e Ulss. Da
questi colloqui è emerso che il piano sanitario non piace perché va a
toccare una serie di presidi sanitari ed ospedalieri che si ritiene
abbiano tuttora un ruolo importante nei territori. Forti critiche
riguardano poi i tagli di posti-letti in strutture come quelle di Verona,
già sature in alcune divisioni come la Medicina e la Geriatria. Il tutto
senza che che vi siano strutture alternative sul territorio. I dubbi
stanno facendo breccia anche in una parte della maggioranza, al punto che
proprio domani i capigruppo in Regione si riuniranno per trovare una
soluzione.
Sboccia la
Margherita in Val d'Illasi
E’ da poco fiorito un nuovo movimento politico nella Val d’Illasi.
Grazie ad un gruppo di amici, che si richiamano alla tradizione
cristiano-democratica, ai valori liberal-democratici e laico-riformisti,
è nato il primo circolo della Margherita. Di riferimento per l’intera
Val d’Illasi, collegato con l’omonimo movimento nazionale, il circolo
è aperto a tutti coloro che vorranno aderirvi, apportando le loro idee,
il proprio contributo ed una viva partecipazione. Chiamando i numeri
045982319, 3357843144, o tramite fax, allo 045982766, oppure, scrivendo al
seguente indirizzo di posta elettronica: “margherita_valdillasi@hotmail.com”
(trattino basso ’_’) si potrà aderire e\o avere tutte le informazioni
sulle attività del circolo.
INFORMAZIONI
E RIFLESSIONI
(Internazionale)
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MARCIA
COLORATA DI 1000 RAGAZZI DI TUTTO IL MONDO:"SENZA FORESTE NON C'E'
FUTURO"
17 aprile 2002 -
Colorata protesta di Greenpeace questa mattina all'Aja. Oltre un migliaio
di ragazzi aderenti alla campagna "Kids for forests" hanno
marciato per la citta', cantando ed esponendo striscioni, maschere di
cartapesta e mappamondi con le foreste che scompaiono. Molti erano vestiti
da animali della foresta e volevano richiamare l'attenzione dei ministri
riuniti per la Conferenza delle parti della Convenzione sulla
biodiversita' (CBD). I ragazzi provengono da 19 paesi, tra cui l'Italia, e
consegneranno 240.000 firme per la tutela delle foreste al presidente
dell'assemblea, Geke Faber.
Greenpeace chiede che i ministri escano dall'aula per incontrare i
ragazzi. Il presidente francese Jacques Chirac e il ministro per
l'ambiente tedesco, Juergen Trittin, hanno preso degli impegni precisi per
tutelare le foreste primarie. "Il governo italiano dovrebbe fare la
sua parte- spiega Sergio Baffoni, responsabile campagna foreste, che si
trova ora all'Aja siamo delusi perché il ministro Matteoli non prendera'
parte alla conferenza. E' tempo di agire adesso, se vogliamo salvare
gorilla e scimpanze' che abitano le foreste centroafricane
dall'estinzione". Domani sapremo se i ministri presenti all'Aia
accoglieranno le richieste di Greenpeace e dei ragazzi di tutto il mondo,
prendendo impegni precisi per salvare le foreste primarie. I "Kids
for forests" hanno aperto all'Aja l'Ambasciata delle Foreste, presso
il centro in cui si tengono i lavori della Convenzione sulla Biodiversita'.
I ragazzi presenti distribuiscono informazioni sulle foreste e sulla loro
distruzione incontrollata. Ai delegati che si impegnano per le causa delle
foreste consegneranno un passaporto di ambasciatori delle foreste. Un
cartello all'ingresso dell'ambasciata avverte: "Si prega di lasciare
fuori le motoseghe".
"Tutti i paesi hanno ambasciate per proteggere i propri
interessi" ha detto Marta Fagioli, 12 anni, di Urbino. "Le
foreste primarie hanno bisogno di noi e noi siamo qui per proteggere i
diritti dei popoli e degli animali che le abitano". "Nonostante
le diversita' culturali e religiose, saremo accomunati da una
consapevolezza comune: insieme a Greenpeace, chiederemo ai Governi di
tutto il mondo di salvare le foreste primarie dal taglio illegale, perché
riteniamo che esse rappresentano un patrimonio di tutta l'umanita' e non
un'occasione di speculazione economica per pochi" ha aggiunto
Marianna Lani, 12 anni, di Roma. "Ho fatto un viaggio lunghissimo per
parlare con chi prende le decisioni" ha detto Stephanie Mayronne, 17
anni, da Vancouver (Canada). "E ora vogliamo essere presi sul serio e
ascoltati. Non abbiamo ancora diritti di voto, ma siamo cittadini del
mondo e abbiamo la nostra opinione. Tra 10 anni ne avro' 27 e voglio che
per allora non siano estinti il gorilla, l'orangutang, la tigre."
Il decalogo
d'Israele. Ovvero, ecco come non si è fatta la pace
di JEFF HALPER *
Come prima cosa, crei grandi aspettative. Strette di mano di fronte alla
Casa bianca. Una retorica di pace («Basta con la guerra. Basta con i
bagni di sangue»). Elezioni, il diritto di avere una propria bandiera.
Poi, incontri segreti, vertici, cene, trattati di pace, accordi quadro,
promesse, benefici futuri sbandierati di fronte a bocche affamate. Altre
strette di mano, altri «gesti». Poi crei un quadro di pace che ti
garantisca una superiorità negoziale. Prendi leggi internazionali,
convenzioni dei diritti umani, risoluzioni dell'Onu e, per dare la giusta
misura, arruoli come «mediatore» il tuo alleato strategico, la maggiore
potenza mondiale, la stessa che ti rifornisce di armi.Poi, mentre ad Oslo,
Washington, Parigi, il Cairo, Wye Plantation, Stoccolma, Amman, Camp
David, Sharm el Sheik parli di pace, crei una situazione sul campo che ti
garantisca un controllo permanente e pregiudichi la riuscita dei
negoziati.
Nei 7 anni seguiti alla firma degli accordi di Oslo fai in modo di:
1 Smembrare la West Bank in tre aree «A, B e C», dando all'Autorità
palestinese pieno controllo di solo il 18% di territorio e un controllo
formale del 61%; dividere la piccola striscia di Gaza in «aree gialle,
bianche, blu e verdi», fornendo a 6000 coloni il controllo del 40% del
territorio e confinando un milione di palestinesi nella porzione restante;
separare completamente Gerusalemme est dalla società palestinese.
2 Espropriare 200 chilometri quadrati di fattorie e pascoli ai legittimi
proprietari palestinesi per costruire i tuoi insediamenti, le tue
autostrade, le tue infrastrutture.
3 Sradicare circa 80mila ulivi e altri alberi da frutto che si trovano
sulla strada dei tuoi progetti di costruzione, gettando nella miseria i
contadini e trasformandoli in lavoratori a giornata per il tuo mercato del
lavoro.
4 Costruire circa 30 nuovi insediamenti, fra cui intere città come Kiryat
Sefer e Tel Zion, oltre alle decine già esistenti nei Territori occupati
su cui stai già negoziando, e costruire 90mila nuove unità abitative a
Gerusalemme est solo per la tua popolazione.
5 Demolire più di 1.200 case dello stesso popolo con cui stai trattando
la pace.
6 Raddoppiare la tua popolazione di coloni portandola fino a 400mila unità,
decidendo senza accordo con la controparte che il 90% degli insediamenti
rimarranno comunque sotto la tua sovranità.
7 Avviare la costruzione di 480 chilometri di autostrade e «strade di
congiungimento» tra i tuoi insediamenti, trasformando il futuro
territorio del tuo partner di pace in un arcipelago di minuscole isole
disconnesse e impedendo di fatto la nascita di un'economia autonoma e
competitiva.
8 Imporre un «blocco» permanente per impedire a coloro a cui hai
sottratto la terra di trovare lavoro nel tuo sistema economico, perché
hai scoperto che i lavoratori rumeni e thailandesi sono meno costosi e più
docili. Nel far ciò, impedisci loro di entrare a Gerusalemme, dove sono
ubicati i luoghi a loro più sacri.
9 Sfruttare le loro risorse naturali in modo unilaterale, drenando il 25%
dell'acqua del tuo paese dalle falde acquifere dei tuoi vicini, lasciati a
morire di sete per mesi.
10 Distruggere le loro campagne e i loro territori, soffocando il loro
ambiente con massicci insediamenti e autostrade per i tuoi deserti urbani
e industriali. Poi aspetti che la tua occupazione diventi irreversibile e
completa, che le due economie siano definitivamente sotto il tuo controllo
- con tutte le reti elettriche, le autostrade e le infrastrutture urbane.
Poi annunci che la tua concezione di pace è «separazione», e rinchiudi
i tuoi vicini in un pugno di piccoli isolotti, spazzando via ogni residua
speranza che essi avevano in un futuro migliore, in un paese degno di
questo nome e in un'identità effettiva. Continui a rafforzare il tuo
controllo, riducendo lo spazio vitale, umiliandoli e molestandoli finché
non esplode la rivolta. Poi racconti al mondo la tua versione dei fatti:
quanto hai cercato di negoziare, quanto sei stato «generoso», quanto
volevi la pace, e quanto sei dispiaciuto che «loro» non l'hanno voluta.
Racconti come «loro» hanno lanciato pietre contro le tue buone
intenzioni, come «loro» non sono partner leali per fare la pace, come «loro»
non sono pronti per la pace. Così, finché non si decidono a porre fine
alle violenze e a ritornare a qualche tavolo negoziale che ti permetta
innanzitutto di consolidare il tuo controllo, dovrai ricorrere alla forza
- forza difensiva naturalmente, perché sono «loro» gli aggressori. Le
armi americane più all'avanguardia, i cecchini e i blocchi, la
distruzione di migliaia di ettari di terra agricola e di centinaia di
case...Fintanto che non recepiranno il messaggio.
* Jeff Halper insegna antropologia alla
Ben Gurion University in Israele. E' coordinatore del "Movimento
israeliano contro le demolizioni" (Icahd) e direttore della rivista
critica "News from within", pubblicata dall'Alternative
Information Center. Un mese fa è stato arrestato dalla polizia israeliana
mentre protestava contro la demolizioni di 58 case a Rafah da parte dei
tank di Sharon.
L'asse del
male
di Ignacio Ramonet
Tre fronti. I cittadini devono sapere che la globalizzazione liberista
attacca oramai la società su tre fronti. Il primo, centrale in quanto
riguarda l'umanità nel suo insieme, è quello dell'economia. Questo
fronte è sottoposto alla guida di quello che sarebbe davvero il caso di
chiamare l'Asse del male (1), costituito dal Fondo monetario
internazionale (Fmi), dalla Banca mondiale e dall'Organizzazione mondiale
del commercio (Wto). Un asse malefico che continua ad imporre al mondo la
dittatura del mercato, la preminenza del settore privato e il culto del
profitto, provocando sull'intero pianeta guasti terrificanti: dal
megafallimento fraudolento della Enron alla crisi monetaria in Turchia,
dal catastrofico tracollo dell'Argentina alle devastazioni ecologiche un
po' ovunque... E la prossima conferenza internazionale sul finanziamento
dello sviluppo, che si terrà a Monterrey in Messico dal 18 al 22 marzo,
rischia di aggravare ulteriormente il disastro generale, affidando al
settore privato la funzione di principale attore dello sviluppo dei paesi
del Sud (2). È particolarmente scandaloso che i capi di stato e di
governo, e segnatamente quelli dell'Unione europea, rifiutino di adottare
una serie di misure indispensabili a favore dello sviluppo, che sono le
sole in grado di salvare dalla miseria due terzi dell'umanità. Sono da
porre in rilievo dieci misure essenziali: annullare totalmente il debito
dei paesi poveri; adottare per il debito di tutti i paesi del Sud un
sistema di regolamento equo e lungimirante; definire le garanzie affinché
i futuri finanziamenti siano fondati su impegni soddisfacenti e i fondi
vengano utilizzati per uno sviluppo sostenibile; ottenere dai paesi ricchi
l'impegno a dedicare almeno lo 0,7% della propria ricchezza al
finanziamento dello sviluppo; riequilibrare i termini degli scambi tra
Nord e Sud; garantire la sovranità alimentare in ogni paese; controllare
i movimenti irrazionali dei capitali; vietare il segreto bancario;
dichiarare fuori legge i paradisi fiscali, e infine imporre una tassazione
internazionale sulle transazioni finanziarie.Il secondo fronte,
clandestino, silenzioso, invisibile, è quello ideologico. Con la
collaborazione attiva di molte università, di prestigiosi istituti di
ricerca (Heritage Foundation, American Enterprise Institute, Cato
Institute) grandi media (Cnn, The Financial Times, Wall Street Journal,
The Economist, imitati in Francia e altrove da una folla di giornalisti
asserviti) è stata creata una vera e propria industria della persuasione,
volta a convincere gli abitanti del pianeta che la globalizzazione
liberista porterà alla fine la felicità universale. Grazie al potere
dell'informazione, gli ideologi hanno così costruito, con la complicità
passiva dei sudditi, ciò che potremo definire un delizioso dispotismo
(3). Questa manipolazione è stata ufficialmente rilanciata dopo l'11
settembre con la creazione, da parte del Pentagono, di un'istituzione
squisitamente orwelliana: l'Office for strategic influence (l'Ufficio per
l'influenza strategica), esplicitamente incaricato di diffondere false
informazioni per «influenzare l'opinione pubblica e i dirigenti politici,
sia nei paesi amici che in quelli nemici (4)». Come negli anni più bui
del maccartismo e della guerra fredda, sotto il controllo del ministero
americano della difesa si è così costituito una sorta di ministero della
disinformazione e della propaganda, incaricato di stabilire la verità
ufficiale, come nelle dittature più grottesche. Tanto scandalosa era
questa circostanza che alla fine di febbraio il segretario alla difesa
americano ha dovuto dichiarare che l'Ufficio in questione era stato
ufficialmente chiuso. Il terzo fronte, che finora non esisteva, è
militare. È stato aperto all'indomani del trauma dell'11 settembre
scorso, allo scopo di dotare la globalizzazione liberista di un apparato
di sicurezza in piena regola. Gli Stati uniti, che un tempo erano tentati
di affidare questa missione all'Organizzazione dell'Atlantico del Nord
(Nato), hanno deciso di assumersi questa missione da soli, dotandosi di
mezzi considerevoli per esercitarla con un'efficacia a dir poco
impressionante (si legga qui di fianco l'articolo di Paul-Marie de La
Gorce). La recente guerra in Afghanistan contro il regime dei taliban e la
rete al Qaeda ha convinto Washington dell'inutilità di chiedere, per
missioni di questa portata, una collaborazione militare di livello non
minimale ai principali alleati strategici, cioè al Regno unito e alla
Francia, o anche alla stessa Nato (5). Questo atteggiamento sprezzante ha
avuto una recente conferma quando Washington ha annunciato, senza aver
consultato i suoi alleati, un imminente attacco contro l'Iraq. Le proteste
delle cancellerie europee, peraltro sempre più flebili, non hanno per
nulla impressionato l'amministrazione americana. La funzione dei vassalli
è quella di inchinarsi; e l'America aspira oramai a esercitare un dominio
politico assoluto. «Gli Stati uniti sono, in qualche modo, il primo stato
proto-mondiale - ha constatato William Pfaff - . Hanno la capacità di
porsi alla testa di una visione moderna dell'Impero universale, un impero
spontaneo i cui membri si sottopongono volontariamente alla sua autorità
(6)». Un impero che aspira a realizzare nei fatti la globalizzazione
liberista. Tutti gli oppositori, tutti i dissidenti, tutti i resistenti a
questo punto devono sapere che saranno combattuti su questi tre fronti:
economico, ideologico e militare. E che l'epoca del rispetto dei diritti
umani sembra ormai giunta al termine, come dimostra lo scandalo delle
gabbie di Guantanamo, dove diversi cittadini europei sono sequestrati in
una sorta di bagno penale tropicale... L'asse del Male (Fmi, Banca
mondiale, Wto) aveva finora dissimulato il suo vero volto. Ora lo
conosciamo.
Note: (1) Nel suo discorso sullo stato dell'Unione, il 29 gennaio scorso,
il presidente degli Stati uniti George W. Bush ha parlato di un «asse del
Male», che secondo la sua opinione sarebbe costituito dall'Iran,
dall'Iraq e dalla Corea del Nord. (2) Si legga «Progetto di conclusione e
decisioni della Conferenza internazionale sul finanziamento dello sviluppo»,
Nazioni Unite, Assemblea generale, 30 gennaio 2002, documento A/AC.257/L.13;
(3) Si legga Ignacio Ramonet, Propagandes silencieuses, Galilée, Parigi,
2000. (4) International Herald Tribune, 20 febbraio 2002; (5) Si legga
Ignacio Ramonet, Guerres du XXIème siècle, Galilée, Parigi, 2002; (6)
International Herald Tribune, 7 gennaio 2002
L'ultimo
golpe
di GIANNI MINA'
«Cercano un Pinochet per farmi fuori», aveva dichiarato recentemente il
presidente venezuelano Hugo Chavez. Ed ha indovinato la previsione. Perché
in un paese latinoamericano e ricco di petrolio come il Venezuela, il
potere di un presidente della Federcameras, la Confindustria locale, che
si è insediato al suo posto, dopo un golpe «democratico», può essere
più contundente e definitivo di quello dell'esercito. D'altro canto, è
vero che sono stati i colleghi militari dello stesso Chavez, ex tenente
colonnello, a costringerlo alle dimissioni e ad accompagnarlo, su ordine
del nuovo capo delle Forze armate, Efrain Vasquez, nella principale base
militare di Caracas dove è detenuto, ma è anche vero che, fin dal
dicembre scorso, era Pedro Carmona Estanga, il leader della potente
Federcameras, a dirigere le operazioni che avrebbero dovuto, in breve
tempo, atterrare questo caudillo populista che si rifaceva a Simon Bolivar
e cercava in America Latina un modello economico alternativo a quello
voluto dagli Stati Uniti. La defenestrazione di Chavez, eletto nel 1998
con un clamoroso plebiscito di voti ha molti padrini. In primo luogo
l'oligarchia nazionale, ultimamente preoccupata per la «ley de tierras»
che stabilisce che i latifondi con più di cinquemila ettari lasciati
inoperosi dai proprietari possono essere confiscati ed assegnati ai
piccoli contadini.
In secondo luogo i manager nazionali e internazionali delle industrie di
idrocarburi, furibondi per la legge che stabiliva come l'estrazione e la
prima lavorazione del petrolio poteva essere realizzata solo da società
in cui lo stato avesse almeno il 51% del capitale. Per di più, alzando la
tassazione sui guadagni che riguardavano le altre fasi. Erano tentativi
dettati da realtà economiche medievali come quella dell'1% della
popolazione proprietaria del 60% della terra coltivabile; o come quella di
un paese forte di un passato agricolo notevole e ricchissimo di acque e di
un clima invidiabile, costretto a importare il 75% delle derrate
alimentari per una popolazione di 23 milioni di abitanti per l'80% poveri
e con un tasso di disoccupazione del 15%. Il limite di Chavez che con
tempra populista inviava l'esercito a fare lavori sociali per alleviare i
problemi di prima necessità della popolazione, era quello di muoversi
spesso come un elefante in un negozio di cristalli. E non mi riferisco
tanto alla sua ostentata amicizia con Fidel Castro o alla sua
dichiarazione di sostegno ai movimenti no-global che spaventavano molte
false democrazie del continente latinoamericano, quanto ai suoi discorsi,
al suo linguaggio che lasciava perplesso anche un intellettuale moderato
come Carlos Fuentes, lo scrittore messicano che, su El Pais, ha scritto
che «nella testa di Chavez c'era solo spazzatura e che il Venezuela era
atteso da momenti molto difficili». Il Venezuela, infatti, era atteso da
passaggi obbligati estremamente delicati, ma non tanto per Chavez, quanto
per quella «maledizione del petrolio» che, magari, rende un presidente
come Carlos Andres Peres uno degli uomini più ricchi del mondo, ma
accompagna verso sciagure molti dei paesi sottosviluppati che hanno la
ventura di avere in quantità la ricchezza dell'oro nero. Chavez ha
decretato il suo attuale destino quando ha deciso di cambiare la politica
del Venezuela sul petrolio non solo rifiutando l'uscita dall'Opec,
ipotizzata dai corrotti presidenti che lo avevano preceduto, ma si è
battuto per la difesa del prezzo del petrolio e della sua stabilizzazione,
portando proprio un connazionale, Alì Rodriguez alla presidenza
dell'Organizzazione dei paesi produttori di idrocarburi. Sfrontatamente, a
chi lo criticava per questa politica, rispondeva che «un barile di oro
nero costa meno di una Coca Cola» e inoltre che «i paesi occidentali
imponevano tasse del 50% mentre una parte importante dei prezzi finali al
consumatore era dovuta agli esagerati guadagni degli intermediari».
Queste scelte significavano contrastare l'attuale politica degli Stati
Uniti sull'energia che va dalla guerra in Afghanistan (in futuro
territorio di transito per i gasodotti provenienti dalle cinque
repubbliche musulmane ex sovietiche come Tagichistan, Kazachistan, ecc.),
al Plan Colombia deciso ufficialmente per contrastare il narcotraffico, ma
in realtà voluto dal governo di Washington per controllare, anche
militarmente, le risorse petrolifere (ma soprattutto l'enorme patrimonio
biogenetico, unico al mondo) di nazioni come Colombia, Bolivia, Ecuador
dove la presenza dei marines è più numerosa che in Afghanistan. Non a
caso, la Comunità Europea che doveva essere coinvolta finanziariamente
nell'operazione, ha declinato l'offerta giudicando il piano «eccessivamente
militare».
La preoccupazione per quello che succede in Palestina ha offerto
probabilmente l'occasione propizia per defenestrare il fastidioso Chavez
senza tanti contraccolpi diplomatici. Un Chavez che non solo vendeva il
petrolio a prezzi politici ai paesi caraibici, non solo diceva no all'Alca
e sì al Mercosur nella lotta in corso in molti paesi dell'America Latina
per affrancarsi dalle imposizioni dell'economia nordamericana e dalle
ricette del Fondo monetario internazionale, ma aveva preso questa strada
senza poter essere accusato delle solite nequizie dei militari al potere
nel continente. Lo ha tradito, però, la sua demagogia, il suo esagerato
populismo, l'involuzione autoritaria che il suo governo negli ultimi mesi
stava prendendo per reagire agli attacchi della grande economia
speculativa. Ma più di tutto lo ha atterrato l'illusione di poter fare
una politica sconveniente agli Stati Uniti e alle multinazionali
dell'energia.
APPELLO DA
RAMALLAH
Sono Adila Laïdi, la direttrice del centro culturale Khalil Sakakini di
Ramallah (http://www.sakakini.org ). Assediata a casa mia Ramallah, invio
questa testimonianza ai giornalisti, amici ed altre persone per chiedere
loro di ritrasmettere questo messaggio ad altre persone. Spero che non
alimenterà una catena di posta elettronica per suscitare la pietà, non
chiediamo preghiere o regali, ma piuttosto degli atti. Facciamo la nostra
parte resistendo o restando fermi nelle avversità e chiediamo al mondo di
fare la sua parte in nome dell'umanità alla quale apparteniamo tutti. Non
vogliamo diventare i pellerossa del mondo arabo, vogliamo semplicemente
vivere liberi su questa terra, in pace e dignità. Comincerò con un
rapido panorama sulla situazione "in diretta" e poi vi darò 9
proposte che vorremmo vedere concretizzarsi nei mass media ed altrove nel
mondo. Innanzitutto questa sera, domenica, abbiamo sentito da molte fonti
che soldati israeliani hanno ucciso a sangue freddo 30 poliziotti
palestinesi negli edifici della via Irssal a Ramallah dove si erano
rifugiati. Ciò fa seguito all'esecuzione di 5 poliziotti palestinesi
uccisi con un colpo alla testa ed i cui corpi sono stati gettati nella
via, dove sono rimasti per ore, venerdì. Si impedisce alle ambulanze di
arrivare a destinazione e gli Israeliani sono entrati con la forza in un
ospedale (ad Arabcare) ed hanno sparato su un altro (Nazer Maternity
Hospital). Se continuerà così, sarà un'altra Cecenia o un’altra
Sarajevo. Per quel che mi concerne, sono confinata in casa da venerdì
mattina, come le decine di migliaia di abitanti di Ramallah ed El-Bireh,
senza vedere la possibilità che ciò finisca presto. Non abbiamo avuto
l'elettricità per un giorno intero, ma grazie a Dio oggi, domenica, la
corrente è stata ripristinata. L'esercito israeliano è penetrato ieri
nel villaggio (Kobar) di uno dei nostri dipendenti del centro Sakakini. Ha
distrutto le sue cose e arrestato il suo fratello più giovane con 30
altri giovani del villaggio. La donna delle pulizie del nostro centro vive
in una casa con il bagno all'esterno. Per tre giorni, gli Israeliani sono
stati presso la sua porta impedendo qualsiasi uscita. Quando il maggiore
della famiglia è scivolato fuori per andare alle bagno, lo hanno preso e
picchiato. Suo padre, un insegnante, ha provato ad intervenire, gli
Israeliani lo hanno picchiato ed arrestato. Uno di membri del consiglio
del nostro centro è stato fermato con tutti gli impiegati del palazzo di
uffici dove lavorava giovedì sera tardi. A tutti sono stati bendati gli
occhi e legate le mani e sono stati trattenuti in una stanza per 16 ore.
Gli israeliani hanno distrutto i mobili dell’ufficio e preso gli hard
disk dei computer. Tutti si sono sentiti sollevati quando si sono resi
conto che gli Israeliani se n’erano andati alla ricerca di una preda più
interessante… Mio cognato, sua moglie ed i loro 3 bambini di meno di 10
anni non hanno né telefono né elettricità da venerdì e non possono
andare ospitati da qualcun altro perché gli si sparerebbe addosso. Il
padre della mia vicina di casa ha 70 anni ed abita vicino agli uffici di
Arafat. Gli Israeliani hanno fatto irruzione da lui venerdì, hanno rotto
tutto a colpi di bastone (TV, lavandino, mobili, ecc..) quindi hanno
rubato il suo denaro. Si dice anche che soldati israeliani siano penetrati
nelle banche, in uffici di cambio e in gioiellerie e che abbaino rubato
denaro e gioielli. A Bireh, hanno arrestato sabato 150 uomini dai 16 ai 45
anni, dopo avere intimato loro di uscire, e li hanno raccolti nella città
vecchia di Ramallah. La sola stazione di TV locale privata (Watan TV) che
trasmetteva le notizie ogni ora è stata presa venerdì dagli Israeliani
che ora diffondono solo pellicole pornografiche. I giornalisti hanno
dovuto lasciare Ramallah oggi domenica. Troverete ora 9 proposte e
richieste modeste ed utopistiche: 1 - si tratta di un lungo assedio, per
favore fate delle pressioni continue, diffondete i nostri resoconti e
lanciate appelli per azioni continue; 2 - il direttore amministrativo e
responsabile delle finanze del centro, la signora Manal Issa ha raccolto
varie testimonianze di bambini figli di suoi collaboratori che descrivono
le loro condizioni di vita sotto l’assedio e dei disegni che ha
scannerizzato. Ci si può procurare queste testimonianze in Arabo
scrivendo a issamanal@yahoo.com. Io le tradurrò domani in inglese e ve le
trasmetterò. Chiedo alle persone che ricevono questa mail per spedizione
diretta o per inoltro di chiederci copie di queste testimonianze e
diffonderle quanto più possibile. (NdT: Ho tradotto anche le
testimonianze, che trovate di seguito. Si possono stampare e diffondere!);
3 – fate pressione sulla Comunità internazionale e sui governanti per
far togliere l’assedio di cui siamo vittime. Abbiamo bisogno di decine e
di centinaia di lettere alla Casa Bianca: president@whitehouse.gov e
vice.president@whitehouse.gov ; 4 - se non volete farlo, almeno scrivete
ai grandi giornali americani sull’assedio; 5 - occorrono manifestazioni
quotidiane dinanzi alle ambasciate israeliane; 6 - occorrono appelli degli
artisti arabi agli artisti dell'Europa dell'ovest perché facciano
concerti, manifestazioni ed appelli ai governanti per far togliere
l’assedio di cui siamo vittime. 7 - abbiamo bisogno che gli artisti
dell'Europa dell'ovest agiscano e creino eventi per chiedere la rimozione
dell’assedio di cui siamo vittime. 8 - se lavorate per un giornale,
dedicate una sezione alle notizie quotidiane o settimanali sull’assedio,
fate delle interviste ai testimoni della repressione o dell’assedio,
diffondete le testimonianze dei bambini e le informazioni che provengono
dagli ospedali. 9 - potete ottenere informazioni sulla situazione
sanitaria disastrosa chiamando l'ospedale di Ramallah per parlare al dott.
Atari (direttore) o al vice-ministro della salute (dr Munther Sharif) che
si trova lì, al numero (972 2) 298 2220. 10 – dateci i vostri
suggerimenti su cosa fare e diteci cosa vi occorre per aiutarci. Grazie al
Muharraq Club, alle TV di Bahrein ed al Nadwat Al Thaqafa del Dubai che
hanno già ascoltato il nostro appello. Grazie a tutte ed a tutti,
speriamo di avere presto vostre notizie. (Adila Laïdi)
ZOOM
ASSOCIAZIONI
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PERUGIA-ASSISI:
IN MARCIA... PER LA PACE
Il Circolo “Fagiani nel Mondo” di VERONA sta pensando di organizzare
un pullman per partecipare alla marcia della Pace Perugia-Assisi il 12
maggio 2002. Chi fosse interessato contatti l'indirizzo: fagianinelmondo@libero.it
Per informazioni sulla Marcia leggere qui sotto: Il 12 maggio tutti alla
Perugia-Assisi, per la pace - Domenica 12 maggio 2002: Marcia
straordinaria Perugia-Assisi per la pace in Medio Oriente. Appello
all'Europa: Fermiamo l'escalation del terrore. Fermiamo la carneficina Si
svolgerà domenica 12 maggio e sarà un'edizione straordinaria, com'è
straordinariamente grave il momento che stiamo vivendo. Di fronte alla
drammatica evoluzione del conflitto Israelo-Palestinese e ai pericoli che
incombono, la Tavola della Pace ha deciso di convocare per domenica 12
maggio 2002 una edizione straordinaria della Marcia Perugia-Assisi per la
pace in Medio Oriente. "Un'impressionante fiume di sangue -si legge
nell'appello di convocazione- scorre sotto i nostri occhi alimentando
rappresaglie e vendette. Il peggio che tutti dicevano di voler scongiurare
è arrivato. Ma al peggio non c'è un limite naturale. Lo deve porre la
comunità internazionale, lo dobbiamo porre noi, lo deve porre l'Europa.
E' una nostra responsabilità." Con questa iniziativa la Tavola della
Pace intende rivolgere un pressante appello all'Europa e alle Nazioni
Unite: "Noi chiediamo all'Europa e all'Onu d'intervenire subito in
difesa dei più indifesi, della giustizia e della legalità
internazionale. Noi chiediamo all'Europa e all'Onu di inviare una forza di
interposizione capace di promuovere il cessate il fuoco e di assicurare la
protezione delle popolazioni civili. Noi chiediamo all'Europa e all'Onu di
assumere tutte le misure di pressione e sanzione diplomatica ed economica
necessarie per bloccare l'escalation e riprendere la via del negoziato per
la costruzione di una pace giusta e duratura." "Tutti sanno
-scrivono i promotori- che senza un deciso intervento dei responsabili
della politica internazionale sarà molto difficile spezzare la catena
della morte. Per questo noi cittadini europei, consapevoli delle nostre
responsabilità storiche, rivolgiamo un nuovo pressante appello
all'Europa: fermiamo la carneficina." La Marcia Perugia-Assisi del 12
maggio è promossa dalla Tavola della Pace: l'organismo che coordina il
lavoro di centinaia di associazioni, laiche e religiose impegnate in
Italia per la pace, i diritti umani e la solidarietà. Tra le prime
adesioni nazionali già raccolte ci sono quelle di CGIL, CISL, UIL, Agesci,
Acli, Pax Christi, Legambiente, Forum del III settore, Emergency, Mani
Tese, Arci, Associazione per la Pace, Focsiv, ICS, Lega per i diritti e la
liberazione dei popoli, Peacelink. Per maggiori informazioni: Tavola della
Pace - Ufficio Stampa, via della viola 1 (06100) Perugina tel. 335/6507723
- 075/5736890- fax 075/5739337 - email: info@perlapace.it
«LA PACE
PROMESSA» - ASSEMBLEA NAZIONALE 2002 DI PAX CHRISTI
Macerata 25-28
APRILE 2002
Programma: Giovedì 25 aprile: ore 16.00: accoglienza e sistemazioneore;
21.00:"chiacchere" e confronti tra i vari Punti Pace (la serata
è lasciata libera perché i vari Punti Pace possano esporre la loro
"carta d'identità", il loro operato...)
Venerdì 26 aprile: ore 8.45: meditazione e preghiera guidata da padre Mosè
Mora, comboniano; ore 9.45: apertura dei lavori da parte di d. Diego Bona;
ore 10.00:Globalizzazione e guerra nello scenario internazionale, con
particolare riferimento alla situazione mediorientale.
"Quali i possibili spazi per pace e nonviolenza?" Relatori:
Padre Benjamin, Luigi Sandri; Un medico che ha operato in Afghanistan ore
15.00: visita a Recanati, accompagnata da una riflessione di Sergio
Paronetto "Leopardi: il filo infinito della pace" ; ore 21.30:
Video: "Tempo di scelte. Dalla globalizzazione dei profitti alla
globalizzazione dei diritti" (Ed. Comboniani)
Sabato 27 aprile: ore 8.45: meditazione e preghiera guidata da padre Mosè
Mora; ore 9.45: Globalizzazione e guerra nello scenario latinoamericano e
africano.
Quali i possibili spazi per pace e nonviolenza dopo l'esperienza di Porto
Alegre? Relatori: Padre Mosè Mora; Carlo Gubitosa (Peacelink) Miriam
Giovenzana (Altreconomia) Paolo Cereda (Caritas Italiana) ore 15.00:
gruppi di lavoro 1. Pax Christi in azione: i movimenti del movimento
(facilita M.Antonietta Di Capita); 2. I possibili compagni di viaggio:
come camminare con Lilliput, Social Forum, Associazioni Cattoliche
(facilita Anna Scalori); 3. La situazione mediorientale: riflessioni e
possibili azioni concrete (facilita don Renato Sacco); 4. Sudan e Congo:
riflessioni e possibili azioni concrete (facilita Tonio Dell'Olio); 5. El
Salvador e Chiapas: riflessioni e possibili azioni concrete (facilita
Alberto Vitali) Verranno invitati a partecipare ai gruppi anche i relatori
della mattinata; ore 18.30: messa e saluto di don Diego Bona; ore 21.00:
momento di festa in piazza
Domenica 28 aprile: ore 8.45: meditazione e preghiera; ore 9.45:
presentazione, discussione e approvazione delle variazioni allo statuto e
del bilancio; ore 11.00: resoconto e discussione sui lavori di gruppo; ore
13.00: conclusioni
Note logistiche: L'Assemblea si svolgerà presso la Domus Letitiae, Via
Cincinelli n.4 - Macerata; tel. 0733/232738
Come arrivare:In treno: scendere alla stazione di Macerata e, andando
verso destra, dopo circa 30 mt. troverete la Domus Letitiae. In auto: con
la A14 uscire a Civitanova Marche e proseguire sulla superstrada per
Macerata. Uscire a Macerata-Corridonia e seguire le indicazioni per la
stazione ferroviaria. La quota di partecipazione, comprensiva delle spese
di segreteria, è di 90EUR in pensione completa.
Per iscrizioni e ulteriori informazioni rivolgersi a Pax Christi Italia -
segreteria nazionale Via Petronelli n.6 70052 Bisceglie (BA) Tel.:
080/395.35.07 Fax: 080/395.34.50 e-mail: segreteria@paxchristi.it http://www.paxchristi.it
TRENTO: TERRE DI
CONFINE
La Provincia Autonoma di Trento, il Forum Trentino per la pace e il Comune
di Trento, organizzano «Terre di Confine - FESTIVAL MUSICALE FRA NORD E
SUD DEL MONDO ALL'INSEGNA DEL RISPETTO E DELLA TOLLERANZA». Trento - dal
10 al 14 maggio 2002. A partire dalle ore 15.00 in tutte le giornate del
Festival Palazzetto dello Sport di Trento "Isole galleggianti":
percorso autogestito fra immagini, testimonianze e altro all'insegna del
rispetto e della tolleranza. Programma: Venerdì 10 Maggio 2002 - ore
10.30 presso “Le radici e le ali “ fiera dell’educazione
interculturale alla pace e alla mondialità - Centro Trentino Esposizioni,
via Bomporto. Apertura Festival "Terre di Confine". Proiezione
di "Linea di confine", film documentario sui CSI a Mostar con
letture in diretta di Massimo Zamboni e Davide Ferrario (ingresso libero).Palazzetto
dello Sport di Trento, dalle ore 17.00: Freedom: grande festa - concerto
di apertura con Banda do Pelò (Brasile), Cankisou (Repubblica Ceca),
Circo Fantasma (Italia), Acquaragia Drom (Italia-Rom), Radiodervish (Italia-Palestina),
Vetrozero (Italia), Acquaria e Gruppo Elettrogeno (Italia), Verdena
(Italia). A seguire: Marley Tribute: Bob Marley un artista al servizio
della pace, con Persiana Jones e D.J. Pio e Max from Doc records.
Biglietti: 11 euro. Sabato 11 maggio 2002 - ore 17.00 presso “Le radici
e le ali “ fiera dell’educazione interculturale alla pace e alla
mondialità - Centro Trentino Esposizioni, via Bonporto, incontro con
Mercedes Sosa, «Argentina: una testimonianza artistica, sociale e umana».
Parata "Fiesta Fiesta", spettacolo itinerante per le vie della
città dalle ore 14.30. Cankisou (Rep. Ceca), intervento presso il tendone
della Fiera Universitaria e presso la Fiera “Le radici e le ali “.
Teatro Sociale ore 21.00, Mercedes Sosa in concerto (biglietti: 25 euro).
Domenica 12 maggio 2002, a partire dalle ore 17.00 Palazzetto dello Sport
di Trento Marasma general con Caravan De Ville (Italia/Francia), Nuove
Tribu Zulù (Africa - Italia), Monaci tibetani di Gyudmed (Tibet),
Balkanija (Napoli - Sarajevo). Terre di confine in festa, ska, punk e
dintorni… con Roy Paci, Quattrocentocolpi, Vallanzaska, Derozer, Razzi
Totali, Porno Riviste. (Biglietti: 11 euro). Lunedì 13 maggio 2002ore
18.00 Parata “Marasma general”, spettacolo itinerante per le vie della
città. Martedì 14 maggio 2002, Palazzetto dello Sport ore 21.00 «Jovanotti
in concerto», special guest Tricarico (biglietti: 23,50 euro). Le serate
del festival saranno presentate da Gianni De Berardinis.
Verona: «I
colori della Madre»
L'associazione PACHAMAMA di Verona Ti invita a riscoprire insieme «I
COLORI DELLA MADRE il nero, il rosso, il bianco».Un percorso per rivivere
gli antichi simboli dei colori e ritrovare il loro significato autentico
dentro il nostro corpo e dentro l’anima. Un cammino alla sorgente del
femminile rappresentato dalla onnipresente Madre Creatrice in cui
attingiamo l’armonia perduta. Un sentiero che porta diritto alla vita
profonda, dove si realizza il contatto con la potenza generatrice della
Madre Terra. Ci guideranno in questa esperienza LETIZIA TOMASSONE -
ROBERTA CESCHI. IL NERO: Sabato 20 Aprile - IL ROSSO: Sabato 4 Maggio - IL
BIANCO: Sabato 18 Maggio, ore 16.00-19.00. Per informazione ed iscrizioni
rivolgersi direttamente in sede (Piazza Plebiscito, 13 AVESA - Verona) o
telefonare al N. 045 7725581 (è segreteria telefonica) – 3286668073
(ore serali).
Chiama
l'Africa: CAMPO DI LAVORO 2002, A PARMA
Chiama l’Africa organizza «CAMPO DI LAVORO 2002» a PARMA dal 27 LUGLIO
- 03 AGOSTO, primo turno e dal 03 AGOSTO -17 AGOSTO, secondo turno.
Un'esperienza di lavoro gratuito in comune e un'occasione per approfondire
la conoscenza dell’Africa. Un cammino di crescita personale finalizzato
a rafforzare il legame tra noi e i popoli africani. L'attività consisterà
nella raccolta e vendita di materiali usati - vestiario, mobili, libri,
giocattoli e oggetti vari - con la consapevolezza che possiamo trasformare
in risorsa tutto ciò che viene scartato dalla nostra società. In Africa,
come in molte altre parti del mondo, il recupero nelle discariche è fonte
di sopravivenza per milioni di persone. Età minima: 18 anni; Turni: uno
di una settimana (27 luglio-3 agosto) e uno di quindici giorni (3-17
agosto); Numero massimo di partecipanti per ogni turno: 20; Attività:
raccolta materiali usati presso le persone che ne avranno fatto richiesta;
selezione ed invio di una parte del materiale raccolto alle aziende di
riciclaggio; allestimento di un mercatino dell’usato e vendita di
oggettistica, mobili, libri, elettrodomestici, giocattoli; Formazione:
incontri sul tema "AFRICA dalla schiavitù degli aiuti alla libertà
dei diritti”;Tempo libero: tutti insieme in allegria; chi suona
strumenti facili da trasportare, chi ha familiarità con le barzellette,
ecc… porti il meglio del suo bagaglio; Quota di iscrizione: 30 euro a
persona; A carico dell’organizzazione: vitto, alloggio, assicurazione;
Viaggio di andata e ritorno: i partecipanti dovranno provvedere
autonomamente. Ricavato: sarà destinato a progetti e comunità locali
(informazioni dettagliate presso la segreteria) e al sostegno delle
attività di Chiama l'Africa in Italia. Consigli utili: Abbigliamento
idoneo al lavoro, scarpe comode, sacco a pelo, cambi di biancheria,
asciugamani, guanti da lavoro, costume da bagno, tessera sanitaria.
Iscrizioni: Richiedere il modulo alla segreteria del campo (si accettano
iscrizioni solo accompagnate da modulo compilato e firmato – fax. o
E-mail). SEGRETERIA: Chiama l’Africa - sede di Parma, strada Cavestro
14/A 43030 Vicomero (PR) tel 0521-314263 fax 0521-314269 e.mail: muungano@libero.it
L'associazione SOS Palestina e Terres des Hommes
cerca medici, giuristi e volontari per missioni di soccorso in Palestina
L'associazione Sos Palestina insieme a Terres des Hommes , il Medical
Relief Committees e la Red Crescent organizzano gruppi di medici e
paramedici che a rotazione possano prestare servizio volontario negli
ospedali e sulle ambulanze in Palestina. Ogni gruppo si tratterà minimo
15 giorni. Il programma finanziato parzialmente dalla Commissione Europea
e gestito da Terres des Hommes, Donne in Nero e Associazione per la pace,
ed avrà per intanto la durata di 6 mesi.
Il primo gruppo partirà tra pochi giorni. Il secondo gruppo partirà il
prossimo mese. Ai volontari verrà rimborsato il biglietto, avranno
l'assicurazione e l'alloggio, mentre non è previsto nessun compenso per
la prestazione che è volontaria. Con l'Associazione giuristi democratici,
sono in corso di preparazione delegazioni di giuristi, indispensabili per
la raccolta di dati sulla violazione dei diritti e i crimini di guerra.
Per questi non è prevista nessuna forma di rimborso.
Una terza area di intervento sulla quale si stanno preparando dei gruppi
di volontari sarà quella legata all'ambiente e alla distruzione delle
città e anche delle città storiche. Il Riwaq, un centro per la
preservazione dell'architettura, ha già preparato documentazione sulle
distruzione della città vecchia di Nablus e si è già interpellato l'Unesco.
Per questo genere di missioni sono ancora in via di definizione le modalità
intervento.Per informazioni e adesioni:Associazione per la Pace - Donne in
Nero - aderenti Action for peace email lmorgantini@europarl.eu.int
tel. 06-69950217 fax 06-69950200 email assopacexpalestina@tiscalinet.it
tel. 06-8841958 fax 06-8841749
Sei seminari per
incontrare le differenze
Sei seminari per incontrare le differenze. Li organizza la cooperativa
sociale Onlus Esoxena di Mestre - Venezia, dopo il corso di formazione per
mediatori linguistico-culturali esperti nell'area educativa e quello per
mediatori esperti nell'area socio-sanitaria. Al centro questa volta il
tema dell'immigrazione: l'obiettivo è infatti quello di approfondire e
stimolare il dibattito sui molteplici aspetti dell'inserimento del
soggetto migrante nel tessuto sociale italiano.
Con quest'iniziativa, Esoxena intende rispondere alle esigenze di quanti
lavorano nell'ambito dell'immigrazione (operatori sociali, culturali,
sanitari, formatori e insegnanti), delle aziende del territorio e di
quanti siano interessati ad ampliare le proprie conoscenze su questi temi,
anche nella prospettiva di metterle a frutto nel proprio settore.
I seminari SEI se si terranno per sei sabati, sempre con orario 9 - 13, a
partire dall'11 maggio e fino al 29 giugno, e saranno ospitati dal centro
culturale Santa Maria delle Grazie, in via Poerio 32 a Mestre. Ai
partecipanti verrà rilasciato un attestato di frequenza. Per ulteriori
informazioni è possibile contattare Paola Delise, della segreteria
organizzativa di Esoxena, tel. 041.981836, fax 041.5054519, e-mail p.delise@esoxena.it
. Adesioni entro il 6 maggio 2002.
PAROLE
IN LIBERTA'
di Vincenzo Andraous (vincenzo.andraous@cdg.it- Tel. 0382 3814417)
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Vincenzo Andraous è nato a Catania
il 28-10-1954, una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più
grande, detenuto nel carcere di Pavia, ristretto da ventinove anni e
condannato all’ergastolo “FINE PENA MAI”. Da otto anni usufruisce di
permessi premio e lavoro esterno in art.21, da due anni e mezzo è in
regime di semilibertà svolgendo attività di tutor-educatore presso la
Comunità “Casa del Giovane “di Pavia. Per dieci anni è stato uno
degli animatori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in
attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con
Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali
di tutta la penisola, Circa venti le collaborazioni a tesi di laurea in
psicologia e sociologia; E’titolare di alcune rubriche mensili su
riviste e giornali, laici e cattolici; altresì su alcuni periodici on
line di informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di
vescovadi italiani; ha conseguito circa 80 premi letterari; ha pubblicato
sette libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la
propria autobiografia; “Non mi inganno” edito da Ibiskos di Empoli;
“Per una Principessa in jeans” edito da Ibiskos di Empoli;
“Samarcanda” edito da Cultura 2000 di Siracusa; “Avrei voluto
sedurre la luna“ edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Carcere è
società” edito da Vicolo del Pavone di Piacenza; “Autobiografia di un
assassino-dal buio alla rinascita” edito da Liberal di Firenze; “Oltre
il carcere” edito dal Centro Stampa della “Casa del Giovane” di
Pavia.
IL NODO
SCORSOIO
Mi sono accorto solo oggi dell’arrivo delle rondini. Debbo avere perso
il tempo, a seguito dell’uno-due scritto e pubblicato da Oriana Fallaci.
Ho dimenticato l’arrivo di un tempo nuovo, ma ho ritrovato davvero il
senso da dare alle parole. Perché le immagini denudate di ogni fiction,
che scorrono sul video, il sangue disegnato dietro le parole scritte sui
quotidiani, confermano che la storia è persino diventata replicante di se
stessa. Non c’è colpa per il colpevole, non c’è giustizia per la
vittima, non c’è neppure inizio né fine per alcuno, c’è solamente
sangue e distruzione. Manifestazioni, girotondi, trasmissioni e films in
programmazione, di qua, di là, adagiate sulla riva opposta della ragione:
Arafat, Sharon, Palestinesi, Israeliani, Bibbia o Corano, spada o pistola,
kamikaze o esercito, l’imbarazzo non è in mio figlio che muore, ma
nella scelta, che obbliga, che impone, che costringe e restringe ogni
azione di coscienza, fino al punto da conservare il solito metro di
distanza che ci separa dall’incontro con la disperazione degli altri.
Oriana Fallaci si vergogna di tante cose, e la vergogna è un’emozione
secondaria perché complessa, che risente dei contraccolpi, degli urti,
delle sofferenze sofferte. Per questo ha ragione a sentirsi così, a non
voler rimanere in mezzo al guado, ha ragione di cambiare idea. Ha ragione
ad essere indignata, ha ragione in tutto ciò che ha detto ieri, e oggi
rinnova con vigore. Ha ragione per la sua storia, per la sua intelligenza,
per la sua continua e mai esausta ricerca di giustizia in questo terra
rapinata del valore della vita. Ha ragione a non intendere una battaglia
di interessi, con una guerra di principi, ha ragione da vendere a uscire
dal silenzio comodo, e prendere posizione dalla parte dei giusti, di
coloro che non hanno più pace né Fede in cui credere. Ha ragione a
sentirsi piegata da tante autorevoli personalità che non sanno più
condurre né parlare alle genti, se non per indurre a dormire o peggio a
inciampare. Ha ragione Oriana Fallaci. Ha ragione a scrivere il colore del
sangue, ha ragione di raccontare questo mondo che non sa più migliorare.
Ha ragione, perché chi muore non ha più diritto neppure di essere
sconvolto. Ma io penso alla Chiesa, al Papa, ai tanti suoi martiri, e agli
ostaggi ancora e fortunatamente in vita. Per ora. A Dio con tante croci,
chiodi, spine, e una sola Fede che è amore e non politica. Ai cristiani,
mussulmani, ebrei, senza bandiere né privilegi, soltanto popoli custodi
della propria dignità-identità, dei propri diritti e dei propri doveri.
Penso ai morti, tanti, troppi, crescono nelle fosse scavate a misura,.
Morti senza onore dei vincitori, perché non c’è sconfitta più pesante
dell’omicidio. Alle donne, ai bambini, nudi o travestiti di futuro,
tutti derubati di sogni e di speranze, La Fallaci ha ragione, eppure c’è
distanza, ci sono metri da accorciare per sentirmi a lei vicino, in questa
sua condanna odierna, e non trapassata. Vergogna, c’è vergogna per ciò
che accade in terra di Palestina, di Israele, di ogni continente, che
brucia sinagoghe, ma anche ostelli, che innalza vessilli e barricate,
ideologie superate e povertà moderne. Vergogna, c’è vergogna, per la
richiesta di andare contro all’uno o contro all’altro, smentendo e
nascondendo ciò che accade, soprattutto ciò che è. Vergogna, c’è
vergogna, in chi non rispetta i domani, ancora tutti dentro al presente
che non esiste. In chi abbarbicato alle proprie inadempienze politiche e
umane, decide di optare per i plotoni di esecuzione, per le vendette
autorizzate, per le follie omicide assunte a regole auree. C’è vergogna
da gridare e da liberare nelle strade a mattatoi, nelle vie dedicate a
eroi sconosciuti. Per gli innocenti dilaniati, per il popolo tutto
incarcerato, per chi non mangia, non lavora, non sorride. Per chi
imbraccia il mitra e non sa dove mirare e sparare, perché ogni cosa è
diventata priva di valore. C’è vergogna, per chi arretra, per chi
avanza, per chi a 16 anni è spedito al creatore, e scatenerà ulteriore
punizione. Per chi difende, per chi attacca, e condiziona i più giovani,
fino a renderli meno liberi di quanto è dato immaginare. C’è vergogna,
nel bambino sforacchiato tra le braccia di suo padre, c’è vergogna nei
ragazzi saltati in aria a brandelli sparsi, c’è vergogna nel mio e nel
tuo giustificare, nel mio e nel tuo additare sempre quell’altro. C’è
vergogna nella scelta di stare da una parte o dall’altra, dalla parte di
chi ha pagato il dazio più grande alla storia, e dalla parte di chi anela
un po’ di giustizia e di terra inzuppata di sangue. C’è vergogna,
tanta vergogna per il potere che non è servizio né umana condivisione.
Per il mondo che si scandalizza, ma rimane avvinto al proprio sepolcro
imbiancato. C’è vergogna da vendere, allorché Dio, Gesù, Santi e
Profeti, sono branditi come clave per demolire case e monasteri, c’è
tanta vergogna se la Fede che ognuno professa è il mezzo e non il fine,
soprattutto è un abito dimesso più volte, e non è Fede come esperienza
di vita che primariamente educa all’amore. E mentre le pagine bianche
diventano custodi di segni traccianti, mi accorgo di essere anch’io
colpevole non solo per la dimenticanza dell’arrivo delle rondini, di
quella loro scia luminosa che è speranza, bensì di essermi lasciato
sedurre dalle parole, e non dalle miserie che ci portiamo addosso, tutti
nessuno escluso.
Letter@
scomod@
-----------------------------------------------------------------------------
Turoldo,
Balducci, Bello
di Ettore Masina
Riportiamo di seguito il suo intervento al convegno nazionale della Rete
Radiè Resch (Rimini, 12-14 aprile).
Mi avete chiesto di ricordare qui padre David Maria Turoldo (padre Davide
come noi amici lo chiamavamo) e padre Ernesto Balducci, nel decimo
anniversario della loro morte. Raccontò una volta padre Balducci che,
quand’era piccino, credeva che la notte, dopo che tutti erano andati a
dormire, nelle cucine delle case venissero i morti a riscaldarsi con le
ultime braci dei focolari. Preparando questo discorso, io ho avuto la
sensazione di capovolgere quella favola. e di essere io, vivo, a chiedere
a quei due morti un po’ del fuoco che di loro conserviamo. Credo che
questa espressione “del fuoco che di loro conserviamo” non sia
retorica, perché di ciascuno di loro possiamo dire, senza enfasi e quasi
sottovoce, come certo desidererebbero, quello che i due discepoli di
Emmaus, di cui parla la liturgia di domani, dissero del Cristo: e cioè
che “ci ardeva il cuore nel petto mentre conversava con noi e ci
spiegava le Scritture”. Dio sa quanto in questi terribili giorni avremmo
bisogno di quel calore. Voi però non mi avete affidato questo discorso
perché io parli di una nostra orfananza. Per quelli di noi che si
professano cristiani non esiste più, dopo la resurrezione di Gesù di
Nazareth, una invalicabile barriera fra i vivi e i morti. La fedeltà
dell’amore reciproco, nato dalle comuni speranze e dalle lotte comuni,
fa tendere insieme gli uni e gli altri verso il compimento della
Creazione. E se alcune parole di chi se n’è andato possono svanire nel
tempo o sbiadire nei significati contingenti di fronte all’irruzione di
realtà impreviste, così non è per le testimonianze in cui parole e
azioni si comprovarono a vicenda. Allora il ricordo dei morti rimane vivo
e questa realtà è colta intimamente anche da chi si rifiuta di dirsi
cristiano: tutti avvertiamo, infatti, cristiani o no, che nelle nostre
vicende vi sono state esperienze e incontri che hanno avuto (o potrebbero
avere avuto) dimensioni radicali, un mutamento di orizzonti che ha dato (o
avrebbe potuto dare) una nuova qualità alla nostra vita; e questo è
avvenuto non perché abbiamo incontrato guru o taumaturghi ma perché
accanto a noi, e un poco avanti a noi, si muovevano uomini e donne che,
talvolta incespicando e talvolta balbettando, ci mostravano la bellezza di
un cammino verso una società fraterna, solidale e giusta, ostinatamente
creduta possibile e ostinatamente perseguita - e conferivano così un
senso drammatico, ma anche gioioso, alla nostra esistenza costantemente
aggredita dai poveri miti egoistici del successo e del consumo. Cristiani
o no, sentiamo che questi uomini e queste donne, anche se morti,
continuano a vivere almeno nei nostri più vitali ricordi. Per addentrarmi
un poco nella loro storia, nella nostra storia, così come anch’essi
l’hanno costruita, io partirò quest’oggi da un testo quasi inedito di
padre Balducci. Vi entrerò come in una casa che è anche nostra, e ne
uscirò di tanto in tanto per qualche considerazione che a me sembra
pertinente. Un modo certamente ingenuo e meccanico, ma attento, ve lo
assicuro, a ridare voce ai nostri grandi amici. Morto padre Davide, due
mesi e 19 giorni prima di lui, dunque, elaborando quello che fu
probabilmente, uno dei suoi ultimi dolori, Balducci scrisse: “Quando
penso alla grazia di Dio che ci salva, non penso più, come mi avveniva
con vani sforzi della mente, a una potenza invisibile e indiscernibile,
penso sempre a volti di carne, a presenze umane che, per quanto mi
riguarda, hanno dato trasparenza ed efficacia all’invisibile regno di
Dio. La Grazia ha, insomma, nomi e cognomi. Ne ho di riservatissimi, ma
alcuni posso dirli perché di comune dominio: Giorgio La Pira, Primo
Mazzolari, Lorenzo Milani. Ora ne aggiungo un altro: David Maria Turoldo”.
E’ in questa prospettiva di fede, che può anche essere fede laica
(basta sostituire alla parola Grazia la parola Storia, ma con la S
maiuscola; e in tutti i casi è fede nella preziosità dell’uomo) è in
questa prospettiva che noi aggiungiamo oggi ai nomi che conserviamo come
determinanti nella nostra storia individuale e in quella della Rete Radiè
Resch (che non a caso porta un nome non astratto ma dolorosamente
personale), i nomi di padre Davide e di padre Balducci, ricordando gli
incontri avuti con loro sulle piazze dei nostri sogni e nell’intimo
delle nostre ferite consapevolezze. Noi sappiamo di essere stati amati da
loro: come gruppo di tanti individui che gli furono accanto, nel caso di
padre Davide, come Rete, più specificatamente, nel caso di Balducci: il
quale parlò di noi come di una delle “tante dimore della mia
speranza”, e, cito: “come una prefigurazione di quella cittadinanza
planetaria, senza la quale io cadrei per la vertigine, per la perdita
totale del mio vivere quotidiano e del mio vivere storico”. Ma ritorno
al testo balducciano, che continua così “I volti sono rivelativi, ha
scritto Levinas. Nella “communio sanctorum”, che è il segreto tessuto
di cui si nutrono le grandi amicizie nate dalla comune fede, padre David
Maria Turoldo è stato un “volto rivelativo”; la nostra solidarietà
è stata il tramite umanissimo con cui Dio ha tenuto viva la mia fedeltà,
anzi, oso dirlo, la nostra fedeltà”. La solidarietà come forza
necessaria e talvolta risolutiva dell’essere fedeli alla nostra identità
e insieme fedeli alle imprevedibili richieste del futuro, ecco una lezione
che Davide ed Ernesto ci hanno impartito ma che la storia stessa continua
a insegnarci: o si è popolo in cammino (e magari in sciopero generale o
in corteo o in girotondo, ma senza essere massa, e cioé guardandoci
l’un l’altro negli occhi e stringendoci le mani e aprendo le nostre
fila a chi è diverso da noi (e, tanto per parlare chiaro, più povero di
noi), o si rimane gli eredi non già dei grandi movimenti storici ma di un
opaco, ottuso funzionariato politico che li contornò e li inquinò, e che
appesta ancora oggi la vita nazionale con la vergogna di un apparente
buonsenso che è in realtà smania di omologazione da parte dei potenti e
desiderio di raccoglierne le briciole; o si è comunità fraterna, non
soltanto proclamata ma vissuta nella realtà concreta (affetti, aiuto
reciproco e gratuito, soldi, scambio di informazioni etc.), oppure,
nonostante i bla-bla-bla interminabili di certe serate di cosiddetta
amicizia, si rimane rinserrati nella fredda penombra di una solitudine
personale o famigliare, che non riesce più a dare vera gioia perché non
riesce più a vedere se la vita abbia un senso e, se sì, quale. La
necessità di isole di affetto solidale nasce non soltanto dall’intima
esigenza della socialità della persona, che i poteri forti cercano di
ridurre a individuo oppure a pulviscolo, ad atomo di folla, ma anche da un
fatto che non pochi di noi (e certamente Turoldo e Balducci) hanno provato
sulla loro pelle. Chi si pone in dialettica con il sistema nel quale siamo
costretti a vivere - un sistema che spinge al conformismo e alla
sottomissione - non è destinato a una facile esistenza. Su Turoldo gravò
una decisione presa dai gerarchi più evangelicamente mediocri della
Chiesa pacelliana: se ne andasse dove voleva ma non si fermasse mai a
lungo in qualche luogo, non potesse, come fu detto, “quagliare”.
Balducci fu esiliato da Firenze, a Frascati, poi in una parrocchia della
periferia borghese romana, poi a Fiesole come in un ridicolo confino di
polizia, per volere di un ridicolo cardinale di Santa Romana Chiesa A
moltissimi altri, alcuni dei quali stanno in questa sala, non mancarono
dolori, stroncamenti di carriere, eccetera; ed è un’esperienza che
purtroppo con i tempi che stiamo vivendo sembra profilarsi all’orizzonte
di altre vite: “Credere – ha scritto una volta padre Davide – è
entrare in conflitto”. Resistere non è facile neppure se, in piena
consonanza con Saverio Borrelli, ne gridiamo tre volte la necessità. La
nostra resistenza ha bisogno non soltanto di forme politiche organizzate
ma anche di isole di solidarietà nelle quali sentirci sostenuti dalla
comune progettualità e anche da quella tenerezza reciproca che deve
essere l’anima di ogni stare insieme. Allora, se si portano i pesi di
tutti, ma anche di tutti si spartiscono gioie e speranze, la comunità
diventa forza di imprevedibile entità, garanzia reciproca, reciproca
convalida di fedeltà agli ideali, a una qualità della vita che nasce
dall’incontro amoroso con l’altro e genera pace e vitalità. Possiamo
chiamare tutto questo “convivialità” per dire spezzare insieme il
pane e godere dello stesso vino, il pane e il vino del lavoro dell’uomo,
ma anche quelli della speranza e persino quelli mutati in strumento, in
sacramento di salvezza. Per molti di noi “Rete” ha sempre significato
anche questo. E abbiamo così scoperto che l’impegno che prendevamo nei
confronti dei poveri non generava soltanto dolorosa consapevolezza ma
anche imprevedibili occasioni di gioia, feste semplici nella loro gratuità
e creatività, ma pur sempre indimenticabili. Vi sono stati momenti in cui
avremmo potuto dire, come padre Davide, figlio di vignaioli: Amici, mi
sento un tino bollente di mosto dopo felice vendemmia:in attesa del
travaso. Torno al testo di Balducci su padre Davide, che così continua:
“Anche lui, come me, come molti della mia età, è entrato nel tirocinio
di monaco e di sacerdote venendo dal mondo degli ultimi, dell’umile
gente che abitava nelle Beatitudini con naturalezza, come si abita in
campagna o in montagna. E’ questa la prima fedeltà di Turoldo: la
fedeltà delle origini”. E Balducci traccia, senza saperlo, quello che
è anche. un autoritratto, a pochi giorni dalla propria morte: “Dietro
il suo piglio apparentemente aggressivo, c’è sempre stato il continente
della tenerezza, quella tenerezza fertile di sogni che è il grande
patrimonio dei poveri. Da quel continente vasto come il mondo dei poveri
(i quattro quinti dell’umanità), egli non si è mai staccato, convinto
che quello è il mondo di Dio. Era questo il suo modo di restare uomo
anche essendo un monaco, un prete, un intellettuale, un poeta. “ Noi
preti – scrisse ancora Balducci - non amiamo dircelo, ma il nostro
compito faticoso, appena usciti dal periodo di formazione, è spesso
quello di ritornare uomini, liberandoci dalla frattura fra la nostra
genuinità umana e le forme impresse in noi dall’impegno ascetico a
imitare i modelli. Il miracolo spirituale di Turoldo è stata la sua
umanità originaria, retaggio dell’umile gente, che gli ha reso
impossibile guardare il mondo dall’altra parte, dalla parte di coloro,
si tratti pure di ecclesiastici, che si sono integrati nella società. Il
mondo egli lo ha sempre visto con gli occhi dei poveri, che sono insieme
– ecco una verità importante – occhi disperati e festosi”.
L’amore per il mondo dei poveri, il mondo visto con gli occhi dei poveri
fu per Davide e per Ernesto non soltanto fedeltà alle radici ma profezia.
Profezia, spiegarono più volte, non vuol dire conoscere il futuro ma
sapere che il futuro non può rimanere incatenato al presente, che
l’uomo è vivo in proporzione della sua capacità di volere un futuro
diverso, in cui gli “ultimi” vedano riconosciuti i loro diritti e la
pace sia la festa dei poveri che hanno avuto giustizia: “L’uomo vero
– disse Balducci a un nostro convegno, aprile 1978 – l’uomo vero è
quello che rifiuta il presente e aspetta un’altra società, un mondo
diverso”. Nessuna conquista religiosa, nessuna affermazione sociale
della Chiesa fu mai importante per Turoldo e per Balducci, e neppure
sacra, quanto la realizzazione della giustizia, lo schiodamento dei poveri
dalle croci erette dal sistema dell’imperialismo capitalista. Davide
griderà che la sua fedeltà alla povera gente dalla quale è venuto esige
una giustizia senza la quale neppure il paradiso gli sarebbe bene accetto:
Dirà in una sua poesia: …nulla che non fosse male, mi rimase estraneo.
Ma fierezza mi conforta fino a credere che mi perdonerà. La fedeltà
mantenuta, l'istinto, Dio, di te non tradito, l'aver mai tagliato, con le
radici, mai rotto, con l'umile gente,o sceso a patti con l'Epulone, mai!
Prima ragione dei miei amari conflitti pur con la chiesa: ragione che mi
rende difficile accettare perfino una sorte felice: che mia madre e la
madre e il padre di Rigoberta e l'ultimo campesino e il negro di Soweto
siano in un paradiso dove giustizia non sia fatta... Quanto a Balducci, ci
spalancherà davanti ad ogni omelia il quadro della Terra ferita. Aveva
confidato una volta, in un altro suo testo poco noto, di avere visto nel
noviziato delle Piccole Sorelle, a Assisi, “un grande planisferio che
occupava quasi tutta la parete. Come meglio esprimere l’idea, che è poi
il programma dei figli del padre De Focauld, che la contemplazione va
vissuta lungo le vie del mondo? Da allora anch’io ho tolto dalla parete
della mia stanza da letto le immagini dei santi. Vi campeggia una grande
carta geografica, in modo che quando mi sveglio, ho sotto gli occhi tutti
i continenti. Evito così il pericolo di tenere troppo in su la mia anima
e l’avvezzo a camminare con i piedi per terra”. E Balducci aggiungeva
che andava “superata la stagione del cristianesimo intimista che ha
abituato troppi credenti a ritenersi universali solo perché, chiudendo
devotamente gli occhi, sentono di voler bene a tutti gli uomini, ricchi e
poveri, bianchi e neri, sfruttatori e sfruttati, a tutti, insomma.
Obbligati dalla fede ad affermare l’armonia e la pace, (…) saltano
asceticamente le contraddizioni della storia vissuta e si rifugiano nel
regno dei Cieli, dove Dio sarà tutto in tutto”. Vivere il vangelo nella
storia, significava per Turoldo e per Balducci accettare di contaminarsi e
vedere nella Chiesa un strumento messianico di servizio ai poveri, dunque
una comunità costretta non solo a rinunziare ad ogni pretesa di potere
mondano. ma anche a rinunziare a ogni pretesa di neutralità silenziosa.
Balducci guardava al suo maestro, Gesù di Nazareth, ricordando che egli
“ha manifestato l’amore dall’interno delle contraddizioni del mondo
e lo ha scontato con la morte proprio perché il suo amore per il mondo
era sempre anche un giudizio sul mondo”. Questo compromettersi nella
storia è il filo rosso mai interrotto nella trama della vita dei nostri
grandi amici ed è quello che ce li ha resi tali. Balducci ha detto una
volta che noi, la Rete, cercavamo di vivere e di diffondere
appassionatamente “la responsabilizzazione delle coscienze, senza di che
il mondo non cambia o, se cambia, cambia in peggio”, aggiungendo che noi
avevamo capito che “il senso di responsabilità non è l’esclusiva dei
cristiani, ché anzi, come ha riconosciuto il Concilio, noi siamo, oggi,
testimoni di un nuovo umanesimo nel quale l’uomo si definisce per il suo
senso di responsabilità dinanzi agli uomini e alla storia intera”.
Lasciatemi dire (spero senza commuovermi troppo) che questo umanesimo
nuovo noi lo abbiamo visto testimoniato tante volte in questa sala ormai
storica per noi, ma che uno dei ricordi più belli è proprio legato a
Balducci. Convegno del 1978., siedono insieme e ci ammaestrano con
fraterna consentaneità e con la serena severità di chi vive con la mente
e con il cuore le tragedie dell’umanità, Balducci e Lelio Basso, il
grande socialista che ci insegnò a farci grido di chi non ha voce. Credo
che molti di noi conservino ancora il ricordo del massiccio figlio di
minatori del Monte Amiata accanto al piccolo, scattante studioso di Rosa
Luxembourg, con il suo volto somigliante a quello di Lenin ma con il suo
appassionato interesse per il cristianesimo, anche se egli si proclamava
agnostico. Credo che molti, nel vedere insieme il sacerdote e il laico
(non so bene come definirlo: certo non posso dire “non credente”, dirò
“non religioso”), ripensarono allora – e ripensano oggi - alla
poesia scritta anni prima da Turoldo: Fratello ateo, nobilmente pensoso
alla ricerca di un Dio che io non so darti, attraversiamo insieme il
deserto. Di deserto in deserto andiamo oltre la foresta delle fedi liberi
e nudi verso il nudo Essere e là dove la Parola muore abbia fine il
nostro cammino. Ho citato il nome di Lelio Basso, accanto a quelli di
Balducci e di Turoldo, ma c’è un altro nome che non posso non citare.
La compromissione sui drammi della Terra guidò Balducci e Turoldo
all’amore filiale per grandi maestri come papa Giovanni e monsignor
Romero, che anche noi potemmo, come loro, amare soltanto da lontano: Ma un
altro santo ci fu vicino e anch’egli passò per questa sala, per
confermarci nella fedeltà alla causa dei poveri e per chiedere a quelli
fra noi che si dicono cattolici di essere Chiesa dei poveri e per i
poveri. Parlo, come avrete già compreso, di don Tonino Bello. Se la Rete
conserverà il ritmo biennale dei suoi convegni nazionali, l’anno
prossimo il nome di questo vescovo non potrà essere onorato da
un’assemblea come la nostra nel decennale della sua morte: 20 aprile
1993. Allora permettetemi di unirlo oggi, nel nostro ricordo e nella
nostra riconoscenza, a Turoldo e a Balducci, ai quali egli, vescovo, guardò
come a fratelli maggiori: e di chiedere alla segreteria della Rete che
siano ristampate e diffuse le parole che egli ci rivolse qui nel Convegno
del 1988. Dei tre profeti italiani della pace che per nostra desolazione
sono morti nel giro di 14 mesi, don Tonino Bello era il più mite ed
umile: non aveva la voce tonante né il torrente di poesia che sgorgavano
da Padre Davide; non aveva la cultura maestosa e acuminata di Balducci;
dei tre era il più prete, nel senso che a differenza degli altri due non
aveva frequentato università né prestigiosi circoli culturali; per la
maggior parte della sua vita aveva fatto il parroco della povera gente. Ma
il vescovo Tonino Bello sapeva parlare con il candore e il vigore di un
adolescente, anche a cinquant’anni compiuti: e trovare immagini feriali,
casalinghe, a tutti comprensibili, per tradurre il vangelo in parole
d’oggi. Si rivolgeva ai generali, contestandone i disegni e la retorica,
ma come a persone bisognose d’amore; levava la voce a difesa di suo
fratello (l’immigrato nordafricano, l’operaio cassintegrato, il
vecchio in fila per la pensione); a difesa di sua sorella: la donna del
Sud, ancora minacciata dal maschilismo. E alla fine questo piccolo
grandissimo vescovo ci donò il suo capolavoro evangelico: già minato dal
cancro (lo stesso che aveva ucciso padre Davide) questo walking dead,
questo condannato a morte, osò levarsi dal suo letto, fra l’orrore dei
medici curanti, imbarcarsi, viaggiare su strade gelide e insanguinate,
entrare in Sarajevo con una colonna di pacifisti per deporre nella città-martire
il sorriso della solidarietà. Esempio meraviglioso e scomodissimo perché
ha aperto dimensioni nuovi alle testimonianze dei pastori di uomini.
Voglio dirlo sottovoce ma con intimo strazio: perché nessuno dei vescovi
che gremirono il suo funerale è capace (almeno i più giovani e in buona
salute) di muoversi per Gerusalemme a portare l’abbraccio di pace a
monsignor Sabbah che piange il suo popolo straziato? Perché addirittura
non una delegazione di vescovi, presieduta magari dal grande cardinale
italiano che si dichiara cittadino di Gerusalemme, che pensa di andarci a
vivere, che a Gerusalemme si è comprato la tomba? Dice padre Camillo De
Piaz che fu intimo amico di padre Davide: “Padre Davide non avrebbe
taciuto”. Sì, è vero, padre Davide non avrebbe taciuto né avrebbe
taciuto Balducci davanti a questo atroce quadro in cui si contempla per la
prima volta, mi pare, in tutta la sua crudeltà la potenza del capitalismo
globalizzato: L’emissario dell’Impero, il rappresentante di un’ ONU
che sembra ormai un coro di voci bianche, il capo della Russia ammansita
(che celebra i propri massacri in Cecenia con l’aiuto dei consiglieri
militari americani) e infine i leaders dell’Unione europea, dunque,
tutti insieme, i rappresentanti dell’intera opinione pubblica
internazionale, intimano a un paese di meno di 5 milioni di abitanti di
rientrare nei propri confini, di cessare il massacro di un altro popolo; e
gli statisti del piccolo paese possono rispondere con arroganza:
“Lasciateci lavorare”, quasi stessero perfezionando un piano politico.
Che vergognosa, samguinosa commedia delle parti, quanti Ponzio Pilato in
doppio petto. La realtà è chiara e terribile: ancora una volta (ma
questa volta senza maschera) a decidere è la Borsa di New York, la lobby
filo-israeliana che governa tanta parte delle multinazionali e circonda e
domina un Dobliù Bush, politicamente microcefalo e perverso sul piano
etico. Eventi profetati da Turoldo e da Balducci. Turoldo vide distendersi
sulla terra che amava ciò che egli definì “il discorso devastatore del
mercadante” e ne soffrì soprattutto per le “anime spente” che
generava; arrivò a paragonare il suo male alla spietata legge del
Mercato, scrisse che il suo cancro era il simbolo de “i paesi
capitalisti che mangiano tutto e non distribuiscono ai paesi poveri”.
Non si concesse mai di distogliere gli occhi dalle speranze cadute, le
contemplò ad occhi aperti. Così Balducci che considerò la guerra del
Golfo - guerra aperta del Nord contro il Sud - e i primi lividi bagliori
dei conflitti balcanici come un tornante della storia che ci inseriva, più
disarmati che mai, in una crisi planetaria. “Ogni illusione sulle
magnifiche sorti progressive si è spenta – scrisse Ernesto due
settimane prima della sua morte, avvenuta per estenuazione delle forze
generosamente spese per l’animazione di tanti gruppi -. Ogni giorno ho
notizia di popoli che attorno a me precipitano nella morte, bambini che,
appena nati, senza ancora avere aperto gli occhi alla vita, si ripiegano
nell’inerzia oceanica della morte (…). L’aggressività intrinseca
alla stessa tecnologia (…) ha assottigliato le risorse energetiche e lo
ha fatto con tracotanza faustiana e dunque con criminale follìa. Sono
certo che nella psiche collettiva questa estrema precarietà del futuro ha
generato un collasso della gioia di vivere e, di riflesso, una spinta
all’aggressività endemica”. E però, coraggiosi nell’affrontare la
realtà, Turoldo e Balducci e Tonino Bello furono eroici nella
testardaggine della speranza. Lasciatemi sottolineare, qui e ora, questo
concetto. Abbiamo ascoltato ieri una relazione brillante ed esaustiva ma
nella quale ogni riferimento alla speranza sembrava del tutto marginale.
Stamattina abbiamo udito interventi che ci hanno mostrato la tragedia di
un popolo che, a tre ore di aereo da noi, agonizza sotto il maglio di
un’enorme macchina militare che pare inarrestabile mentre decine di
migliaia di bambini crescono senza sapere cosa voglia dire “speranza”.
Io voglio portare qui la mia certezza, convinto che essa sia stata anche
la certezza di Turoldo, di Balducci, di Tonino Bello. E questa certezza è
la seguente: vi sono momenti nella storia in cui la speranza - le regioni
e le ragioni della speranza – non sono visibili. Allora dobbiamo essere
capaci di leggerla come in filigrana nel futuro, di cercarla nelle crepe
della realtà, negli interstizi della storia, là dove mai il cosiddetto
buonsenso e il cosiddetto realismo posano lo sguardo: e dunque anche i noi
stessi: in ciascuno di noi e in noi-insieme... Noi possiamo, e dunque
dobbiamo, essere generatori di speranza. Come generiamo amori, figli,
poesie, pane e futuro per le nostre creature o anche – più
semplicemente - non ci arrendiamo al conformismo che ci assale da mille
strade, cola come una broda velenosa dall’eloquio di Berlusconi, dalle
televisioni ridotte a megafoni di banalità, ma prima ancora dalla soave
aggressione del consumismo, come ogni giorno, magari senza parlare,
rinnoviamo il nostro atto d’amore con la donna o l’uomo con cui
abbiamo scelto di vivere, così dobbiamo ogni mattina rinnovare il nostro
patto d’amore con la speranza. Credo fortemente che ogni mattina
dobbiamo dire che c’è ancora speranza nel mondo perché in noi (“in
me”, deve dire ciascuno di noi), non può essere distrutta la
convinzione che la storia non può finire nel pianto della Pacha Mama che
vede distruggere le sue creature, che la storia non può finire sino a che
non sarà riscattata, ovunque, la dignità dell’uomo, della donna, del
bambino. Credo fermamente che ogni giorno dobbiamo cercare di fare
emergere dalla nostra pochezza quell’homo absconditus di cui spesso
parlava Balducci: l’uomo che Dio ha preparato dentro di noi e che potrà
un giorno, se noi sapremo aprirgli la strada fra le nostre debolezze e le
nostre paure, vivere in armonia con la Creazione. E’ questo il senso
della vita, l’unico che può darci e conservarci una giovinezza che non
ha niente a che fare con le rughe e con i malanni. Questo è il lascito, a
me pare, di Turoldo, di Balducci e di Tonino Bello, faticatori della
Parola di Dio e della causa dei poveri: soltanto la caparbietà e la
creatività della speranza danno valore alla vita. Scriveva Balducci in
una pagina vergata due settimane prima della sua morte: “Mi accorgo con
gioia di avere a mia disposizione un tempo da vivere e da riempire di
significati”. Che questa gioia ci tocchi tutti, risieda in noi e nei
nostri figli. (Ettore Masina)
e-m@il
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Domani (12/4/02) sarà a Verona il
ministro della giustizia Castelli per presentare, tra l'altro, la proposta
di istituzione della corte d'appello a Verona. Nel dibattito delle ultime
settimane anche sul giornale locale tutti si sono dichiarati d'accordo su
questa proposta, nessuno si è ricordato di dire che la prima pdl in
questo senso è stata depositata da me ancora nella scorsa legislatura
(1996) e in questa nel giugno 2001, mentre quella di cui si parla (Giorgetti)
è di marzo 2002. Solo per amore di verità e perchè nella nostra città
non c'è agenzia informativa disponibile a riconoscere una 'primogenitura'
a Rifondazione Comunista.
Grazie per l'attenzione. On. Tiziana Valpiana
p@role @ltre
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La nuvola e la duna
Una nuvola giovane faceva la sua prima cavalcata nei cieli, con un branco
di nuvoloni goffi e bizzarri. Quando passarono sopra al grande deserto del
Sahara, le altre nuvole più esperte, la incitarono: "Corri, corri!
Se ti fermi qui, sei perduta!" La nuvola però come tutti i giovani,
era curiosa e si lasciò scivolare in fondo al branco delle nuvole, così
simili ad una mandria di bisonti sgroppanti. "Che cosa
fai?Muoviti!", le ringhiò dietro il vento, cercando di spingerla. Ma
la nuvoletta aveva visto le dune di sabbia dorata: uno spettacolo
affascinante. E planò leggera leggera. Le dune sembravano nuvole d'oro
accarezzate dal vento. Una di esse le sorrise. "Ciao", le disse.
Era una duna molto graziosa, appena formata dal vento, che le scompigliava
la luccicante chioma. "Ciao io mi chiamo Ola",si presentò la
nuvola. " Io Una", replicò la duna. "Com'è la tua vita
laggiù?", domandò la nuvola curiosa. "Be' sole e vento. Fa' un
po' caldo, ma ci si arrangia. E la tua?". "Sole e vento, grandi
corse nel cielo". "La mia vita è molto breve", disse le
duna. "Quando tornerà il gran vento forse sparirò!". "Ti
dispiace?". "Un po'.Mi sembra di non servire a niente".
"Anch'io mi trasformerò presto in pioggia e cadrò. E' il mio
destino". La duna esitò un attimo, poi disse: "Lo sai che noi
chiamiamo la pioggia paradiso?". "Non sapevo di essere così
importante!", rise la nuvola. "Ho sentito raccontare da alcune
vecchie dune quanto sia bella la pioggia ", disse la piccola duna.
"Con la pioggia noi ci copriamo di cose meravigliose che si chiamano
fiori". "Oh, è vero. Li ho visti". "Io probabilmente
non li vedrò mai...", concluse mestamente la duna. La nuvola riflettè
un attimo, poi disse: "Potrei pioverti addosso io!". "Ma
morirai!". "Tu però fiorirai", disse la nuvola, e si lasciò
cadere, diventando pioggia iridescente. Il giorno dopo la piccola duna era
fiorita.
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