Orchestra Baobab

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20 luglio 2002 - ORE 21.30
ORCHESTRA BAOBAB
Parco Villa Raimondi - INGRESSO LIBERO

Orchestra Baobab

Formatasi all'inizio degli anni '70, l'Orchestra Baobab rivoluzionò la musica africana unendo quello che allora si chiamava "varieté" (ritmi cubani, pop, bolero, morna, melodie occidentali in generale) alla vasta musica popolare del suo paese. Il tutto suonato con strumenti moderni, elettronici.

Famosa in Francia (della quale fino al 1960 il Senegal è stata una colonia), l'orchestra si sciolse alla metà degli anni '80. Nel 1989 Nick Gold, boss dell'etichetta inglese World Circuit, volle riproporre l'esperienza della Baobab e ristampò Pirates Choice, l'album più famoso e piratato del gruppo, uno dei classici della musica pop africana del ventesimo secolo. Poi Gold si impegnò su Cuba, creò con Ry Cooder il progetto Buena Vista e vi fu totalmente risucchiato. Ma il produttore non aveva fatto i conti con la tenacia di una donna, la scrittrice inglese Jenny Cathcart, la quale aveva lavorato per un periodo nell'ufficio di Youssou N'Dour a Dakar e avendo conosciuto alcuni degli ex musicisti della Baobab, aveva deciso che i tempi erano maturi per una riunione della band.

Gold seguì il suggerimento della Cathcart e pubblicato una nuova ristampa di Pirates Choice, ma questa volta doppia, con 6 brani in più. Una meraviglia.

L'operazione Orchestra Baobab ricorda per certi versi quella di Buena Vista. Gold e la Cathcart si sono messi alla ricerca dei musicisti (che oggi hanno in media 55 anni) e li convincono a tornare in scena dopo più di tre lustri. Durante il primo concerto, nel maggio scorso al Barbican Centre di Londra, Nick Gold decide che l'Orchestra Baobab vada rivelata al mondo intero. E guidato dalla stessa energia usata con gli anziano cubani, trascina i (molto meno anziani) senegalesi in una sala d'incisione. Che è lo studio Xippi di Dakar, di proprietà di Youssou N'Dour, dove la Baobab ha appena terminato di registrare il nuovo disco: vecchi successi suonati con lo spirito di oggi e anche qualche canzone inedita.

Tra i nuovi brani c'è Sidi Anta Ndiaye, cantata e prodotta da Youssou N'Dour, proposta in prima assoluta giorni fa, nel club parigino New Morning. A sorpresa N'Dour è salito sul palco ed ha cantato in mezzo ai compassati signori Baobab vestiti in grigio, in giacca e cravatta, come una vecchia orchestra da night club.

FORMAZIONE
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MONTAGA KOITE - batteria.

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THIERNO KOITE - sax, flauto.

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CHARLEY NDIAYE - basso.

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BALLA SIDIBE - percussioni.

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ASSAND MBOUP - voce.

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ISSA CISSOKHO - sax tenore.

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NDIOUGA DIENG - voce.

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RUDOLPHE GOMIS - voce.

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BARTHELEMY ATTISO - chitarra lead.

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LAFTI BENGELONE - chitarra.

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Appuntatevi nella mente questo nome, perché l'Orchestra Baobab potrebbe ripetere il trionfo del Buena Vista Social Club. Il condizionale è ovviamente d'obbligo, visto che la sfera di cristallo è di competenza esclusiva del mago Otelma, ma i presupposti del successo ci sono tutti. A cominciare dal produttore, Nick Gold, che è lo stesso di Buena Vista, per finire a Youssou N'Dour, il grande chanteur di Dakar che è da tempo il nume tutelare del Baobab. E nel bel mezzo c'è ovviamente lei, questa scintillante orchestra senegalese, già famosa agli inizi dei Settanta (quando rivoluzionò l'intera musica africana miscugliando il "varieté" - cioè il mix di ritmi cubani, pop, morna e melodie occidentali - con il folklore dell'Africa occidentale) e poi caduta nell'oblìo verso la metà degli Ottanta: anni troppo "cool", per reggere un caleidoscopio di suoni e colori come quelli proposti dai nostri undici eroi. Ma ora, per fortuna, è giunto il momento di risvegliarsi dal grande sonno. E questo disco doppio, registrato nel 1989 e completamente "ripulito" ora, lo dimostra ad abundantiam. Ascoltatelo con attenzione, perché è una gioia per le orecchie e per il cuore. E godetevi anche il libriccino allegato al cidì: contiene alcune meravigliose fotografie del grande Malick Sidibé.
* http://www.mybestlife.com/ita_anima/Baobab.htm *

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Orchestra Baobab - Pirates Choice - Ryko/World Circuit 2001 (2 CD): Una ristampa di due dischi del 1989 e del 1990, rimasterizzati per l'occasione, di una delle band più famose del Senegal che prende il nome da un locale nel quale si esibiva. Un disco eccezionale per la qualità della registrazione e per il tipo sound che ha solo in parte a che fare con la dance africana, vista la notevole propensione alla musica cubana e ai ritmi afrocaraibici. Il doppio disco infatti contiene alcune performance rimasterizzate e in aggiunta sei tracce recuperate dalle loro esibizioni e session storiche del 1982. Una registrazione di alta qualità unita alle esecuzioni della leggendaria orchestra fanno di questo doppio un piccolo capolavoro d'ascolto. Pagine musicali tra rumba e calipso dai suoni e colori che si mischiano a quelli africani dell'origine, leggere e fascianti nelle loro aperture a contaminazioni dei vari stili contenuti nel disco. Inoltre la tecnica dei musicisti rende ancora più gradevole il lavoro.
* http://www.suono.it/recensioni/342/(Rock)%20Orchestra%20Baobab%20-%20Pirates%20Choice.htm *

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This legendary African/Latin band was formed in 1970 to play inauguration of Dakar's Baobob Club, the brainchild of then Senegalese government ministers Adrien Senghor, Ousmane Diagne and Dame Drame. Latin pop had been a dominant musical force in Dakar since the 1940s, and while Baobob would take steps towards the creation of a more uniquely Senegalese sound, they mostly hewed close to the son, pachanga, and cha cha cha styles that were so popular in West and Central Africa at the time. In keeping with that vision perhaps, the band's original leaders, Baro N'Diaye (saxophone) and Sidathe Ly (bass), chose a lineup that avoided any overriding ethnic or even national identity. Guitarist Barthelemy Attisso came from Togo, and vocalist Rudolphe Gomis from Guinea-Bissau. Vocalist/percussionist/guitarist Balla Sidibe from Senegal's turbulent Cassamance region, where a Manding independence movement was already underway. 

All these players, and many more Baobob stalwarets, came from the Star Band, which had long reigned supreme at the popular Miami Club. Recruited from the National Troupe, singer Laye M'Boup brought Wolof vocals to the new group, but as he was not always dependable to be on the scene, the band later called in the young and mostly unknown Thione Seck as a backup. Thione was eventually replaced by his young brother, Mapenda. N'Diouga Dieng also sang beautiful Wolof songs with Orchestra Baobob. Another celebrated Baobob singer, Medoune Diallo, brought the sound of the Toucouleur people of the north (the ethnic group of Baaba Maal). Saxophonist Issa Cissoko learned from Dexter Johnson, and soon, he too was spirited away from the Star Band to add another Manding element to Baobob's sound. Over the band's initial 12-year run, the lineup included percussionists from Mali, a guitarist with Moroccan ancestry, and a clarinet player from Nigeria. 

By 1975, the year that Laye M'Boup died in a car crash, Baobob was not only among the three top bands in Senegal, but it had a regional following, not unlike Bembeya Jazz in Sekou Toure's Guinea. Baobob played ceremonial concerts, including one for the nomination of Abdou Diouf as Prime Minister, as well as countless glamorous receptions and benefits. When the Baobob Club closed in 1979, the band moved to a nightclub called Ngalam. At their height in 1982--the year that Pirate's Choice was recorded--Baobob was one of the most respected and best paid bands in the West Africa. 

That same year, though, 23-year-old Youssou N'Dour shook up the scene and ushered in a powerful wave of driving, percussive mbalax music, a sound that cut closer to the bone of modern Senegalese reality and quickly dated Baobob's relaxed, Latin offerings. An attempt to update Baobob's sound to follow the mbalax trend failed in 1985, and two years later the group disbanded, not to play again until their unexpected reunion in 2001. 

Today, the Baobob sound can be appreciated in a historic context, as a complement and a component of the mbalax sound, not as competition. Lucky for the world, a number of Baobob's original members are still around and keen to play again. Orchestra Baobob is expected to record and release a new album in 2002. 
* http://www.afropop.org/explore/band_info/ID/78/Orchestra%20Baobab/ *

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L'ARENA - Lunedì 22 Luglio 2002 - Musica delle radici. Pubblico in delirio per l'esibizione dell'orchestra senegalese a Villa Raimondi. Caldi racconti sotto il Baobab. Splendido il «frullato» di musiche caraibiche e ritmi africani I dieci signori di Dakar sanno ancora suonare come trent'anni fa.
di Giampaolo Rizzetto.

D i solito i complimenti si fanno alla fine, ma questa volta vogliamo derogare dalle regole. E i complimenti li facciamo all'assessore alla cultura e vicesindaco Vittoria Di Biase, che conosciamo come persona dolcissima e di straordinaria disponibilità fuori dal ...«palazzo» ma che, quando si mette in testa un'idea o un progetto a livello istituzionale, è dura e testarda come un mulo. C'erano, onestamente, molte perplessità sulla «reunion» (avvenuta l'anno scorso) della mitica Orchestra senegalese Baobab. Nato agli inizi del '70 ed ospite acclamato dell'omonimo club di Dakar, il combo di Thione Seck aveva conosciuto sette/otto anni di gloria e furore (di cui restano le folgoranti tracce in uno dei dischi africani più venduto in Occidente «Pirates Choice») , per poi scomparire, dopo lutti e dolorose defezioni all'interno della band, alla fine degli anni Ottanta. Ognuno per la propria strada, ognuno con il proprio bagaglio di esperienza e sogni artistici, ma soprattutto con la voglia (leggi il tenorista Issa Cissokho, il percussionista Balla Sidibe, il «cantautore» Thione Seck, il vocalist Rudolphe Gomez, etc.) di flirtare nei quattro angoli del mondo con l'«elettro dance» dell'Occidente e di dimenticare il denso e antico frullato caraibico-africano. Ed invece il miracolo si è avverato. Come i «guerrieri» di «Buena Vista Social Club», tirati fuori dall'oblio dalla santa triade Ry Cooder, Wim Wenders e Nick Gold, anche l'Orchestra Baobab grazie all'«etoile» Youssou N'Dour, si è risvegliata dal torpore, ha buttato via i grigi vestiti, le giacche e le brutte cravatte di questi ultimi tempi dove i singoli elementi, per poter sopravvivere, suonavano in feste private, ma soprattutto ha riannodato i fili di un tappeto costruito circa trent'anni fa. Operazione, dunque, coraggiosissima quella dell'assessore alla cultura e vicesindaco Vittoria Di Biase, ma geniale dopo un'ora e mezza di spettacolo che va collocato tra le gemme ormai infinite della longeva e consolidata rassegna «Musica delle radici». I dieci signori, nati all'ombra del Baobab e sotto i riflettori delle navi da crociera cubane che qui, tra Dakar e Saint Louis, attraccavano per... esportare belle e annoiate signore americane, musicisti e dischi dei Caraibi (la famosa etichetta GV) hanno,infatti,risposto alla grande nel parco di Villa Raimondi, preso letteralmente d'assalto da compatrioti, curiosi e gente del luogo e finalmente illuminato da luna 
e stelle. L'hanno realizzato con quella salsa alla saheliana (rumba e poliritmia, mambo e spezie pop, swing e patrimonio indigeno) che ancora oggi domina nelle sale da ballo della capitale,dove l'incontro è un roteare vorticoso di gambe e braccia nel vuoto; l'hanno evidenziato su testi esplosivi e al tempo stesso melodici in lingua wolof, mandingo e in uno spagnolo senza senso; l'hanno disegnato, infine, attraverso micidiali fraseggi nasali, radici scavate da migliaia di cantastorie aristocratici (i «griots» e onde sonore che conoscono le secche scariche delle percussioni, il borbottio sommesso e spericolato dei fiati, il suono rotondo e coinvolgente delle ballate. In un'ora e mezzo abbiamo sentito tutto l'orgoglio del Sahel, dove inizia la «vera» Africa, la voglia di «riafricanizzare», come ha detto il grande Manu Dibango, «tutto il vasto patrimonio del mondo» e di «dimostrare», parole del menestrello del Mali Mory Kante, «che i balli moderni più importanti, dalla salsa alla breackdance, sono stati inventati da noi...». 
Ed in effetti i menestrelli mandingo e wolof, presenti a Villa Raimondi, ci hanno parlato di storie universali (gelosia e amore, sofferenze sociali e spettri di morte, fughe verso il mare e avvilenti gerarchie, bellezze dell'universo e decomposizione, etc.) ma subito ci hanno ricordato che sul pianeta c'è anche un unico ritmo: quello dell'Atena nera che come scrive lo studioso Martin Bernal, «chiede di sminuire l'arroganza culturale europea e di discutere un po' di più con "Mother Africa" e i suoi figli ribelli». 

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