DECRETO SBLOCCA-CENTRALI

Il 1 febbraio 2002 è stato approvato dal Consiglio dei ministri il decreto per accelerare le procedure di costruzione delle nuove centrali. La maggior parte dei provvedimenti sono affinamenti del decreto Bersani varato nella precedente legislatura, ma rimasto poi bloccato da contenziosi incrociati fra stato-regioni-enel. Il decreto è stato duramente contestato dalle Regioni, secondo le quali il provvedimento scavalca le loro competenze.
Il testo è costituito da un articolo unico.
Le centrali di potenza superiore a 300Mw sono dichiarate opere di utilità pubblica e soggette ad un'unica approvazione del Ministero delle Attività Produttive.
I comuni saranno consultati durante l'iter, ridotto a 180 giorni, poi l'autorizzazione del Ministero è sufficiente per procedere alla costruzione della centrale.
"L’autorizzazione, per la quale nei tempi previsti per il procedimento deve essere sentito l’ente locale competente, ha effetto di variante degli strumenti urbanistici e del piano regolatore portuale, se le modificazioni relative sono state previste ed evidenziate nel progetto approvato."
Attualmente sono 137 i progetti di nuove centrali all'esame del Ministero, di cui 27
con la procedura di Via (valutazione di impatto ambientale) in fase più avanzata.
E-gazette riporta successivamente, l'11 febbraio, una nota dell'Aper, l'Associazione dei produttori di energia da fonti rinnovabili, in cui si manifesta la contrarietà dell'associazione per l'esclusione degli impianti rinnovabili di potenza inferiore ai 300 Kw dal decreto sblocca centrali. Le centraline a fonti rinnovabili hanno sempre incontrato ostacoli autorizzativi, anche prima dei recenti provvedimenti di delega agli enti locali in materia di piccoli impianti. Si chiede che venga riconosciuta la priorità nella produzione di energia agli impianti a basso impatto ambientale con un provvedimento analogo.

                                              leggi nostro intervento luglio 2001 e sett 2001
                                              leggi articolo del Sole24Ore del 2 febbraio 2002
                                              leggi articolo di Repubblica del 2 febbraio 2002

Il Sole 24 ore.com http://www.ilsole24ore.com/
Il Governo ha varato il decreto che accelera la costruzione dei nuovi impianti e cancella gli "stranded cost"
Sbloccate le centrali elettriche
"Le bollette potranno scendere del 3-4%" - Più poteri al ministero ma rimane la concertazione con le Regioni
Federico Rendina
ROMA - Un decreto sblocca decreto. Missione impervia. Ma Antonio Marzano, ministro delle Attività produttive, ce l'ha fatta. Il Consiglio dei ministri ha approvato il suo progetto per disincagliare i contenziosi incrociati che stanno bloccano tutti i principali passaggi della liberalizzazione energetica: il vecchio decreto "sblocca centrali" caduto nel pantano dei veti posti dalle regioni, il contenzioso sui meccanismi disposti dall'Authority per l'energia sulle aste Cip6, la polemica a colpi di ricorsi al Tar sul rimborso all'Enel degli stranded cost. Marzano aveva promesso un atto d'imperio, sotto forma di un nuovo decreto che semplifica ulteriormente i meccanismi che riguardano le questioni incagliate, ma soprattutto affida il timone di tutto ciò al ministero. Non solo. Marzano e i suoi strateghi ne approfittano per oliare ancora un po' gli stessi meccanismi di riferimento della liberalizzazione. [… un provvedimento…] Che si muove lungo un doppio chiarissimo binario: procedure ulteriormente semplificate e comunque governate direttamente dal ministero, e quindi dal Governo "che riprende così l'iniziativa in materia di politica energetica, finora nelle mani contrapposte di Autorità e Enel", incalza il ministro. Enti locali esautorati? Non proprio. Nell'ultima stesura del decreto è stato infatti sancito che il definitivo via libera alle nuove centrali sarà comunque dato dal ministero "d'intesa con le Regioni interessate" e il sottosegretario alle Attività produttive, Giovanni Dell'Elce, ha parallelamente avviato un "tavolo permanente di consultazione" tra tutti i protagonisti per rafforzare il confronto. Intanto le "questioni decisive per il Governo della nostra politica energetica potranno trovare una rapida soluzione" confida, soddisfatto, Marzano. Che ne approfitta per rilanciare l'allarme più volte evidenziato dagli analisti e dallo stesso gestore indipendente della rete elettrica: se nel frattempo non verranno costruite nuove centrali tra appena tre anni una "crisi California" potrebbe affacciarsi anche per il nostro Paese. Una crisi che rischia di profilarsi, in pratica, già nei prossimi mesi "visto che per costruire una nuova centrale servono almeno due anni e mezzo". Detto e fatto. Il decreto approvato ieri mattina dal Consiglio dei ministri si compone di un articolo unico in cinque commi, che accelera davvero la costruzione di nuovi impianti, dando più "forza" al decreto sblocca centrali già varato, con l'obiettivo di garantire il completamento dell'iter autorizzativo entro 180 giorni. Il trucco? Le relative opere vengono d'ora in poi considerate "di pubblica utilità" e perciò soggette ad una procedura ulteriormente abbreviata, gestita direttamente dal ministero. […]
Sabato 02 Febbraio 2002 

La Repubblica
SABATO, 02 FEBBRAIO 2002
Pagina 31 - Economia
L'ENERGIA
Secondo il ministro Marzano la tariffa potrebbe scendere del 5%. Il tetto antitrust per Enel fissato al 50%
Nuove centrali e sconti in bolletta il governo vara il decreto elettricità
FABIO MASSIMO SIGNORETTI
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ROMA — Via libera alla nuova riforma del mercato elettrico. Ieri, infatti, il consiglio dei ministri ha varato un decreto messo a punto dal ministro delle Attività Produttive, Antonio Marzano, il quale stabilisce che le nuove centrali elettriche sono opere di pubblica utilità e quindi libera il decreto "sbloccacentrali" dal giogo della Conferenza StatoRegioni. […]
Non si tratta di una vera e propria rivoluzione, perché la maggior parte dei provvedimenti sono affinamenti del decreto Bersani varato nella precedente legislatura. Ma, secondo Marzano, una volta andato in porto tutto il pacchetto, gli effetti saranno sensibili. In particolare, la nuova riforma riduce a 180 giorni i tempi di autorizzazione per la costruzione delle nuove centrali (che saranno soggette ad un'unica autorizzazione concessa dal ministero delle Attività Produttive, d'intesa però con la Regione interessata), e dovrebbe far aumentare entro tre anni di altri 15mila Megawatt la potenza prodotta in Italia, limitando il rischio di futuri black out; […], favorendo una riduzione delle bollette elettriche per le famiglie di un 34%, cui va aggiunto il calo dell'1% già registrato, per un risparmio totale stimato del 5%, compensando l'Enel con l'annullamento della penale per gli impianti idroelettrici; […].
"Con questo decreto ha spiegato il ministro Marzano il governo riprende in mano la politica energetica, rimasta finora nelle mani dell'Enel e dell'Authority. Il consiglio dei ministri ha riconosciuto che la responsabilità della politica energetica spetta al governo". Il provvedimento è stato ben accolto dalla Borsa. I titoli legati all'energia hanno infatti chiuso in rialzo: Enel ha guadagnato lo 0,33%, Aem Milano lo 0,80%, Amga lo 0,82%, Eni l'1,12%, Aem Torino il 3,43%, Cofide il 3,95% e Cir il 5,82%. Critica invece l'opposizione. L'ex ministro dell'Industria e responsabile economico della Margherita, Enrico Letta (autore del primo decreto sblocca centrali) ha infatti sottolineato che il decreto "è una norma che serve a sbloccare un annuncio fatto nei mesi scorsi. Le finalità sono condivisibili, ma gli strumenti sono sbagliati". E fonti di mercato sono scettiche sulla reale possibilità che le bollette elettriche possano scendere del 5% perché l'annullamento della penale a carico dell'Enel sulla rendita idroelettrica in pratica controbilancerebbe i vantaggi derivanti dalla cancellazione degli stranded costs.