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I1YGQ

Alla Conquista della IONOSFERA

 

HAARP ovvero: come sostituire gli effetti del sole dalla Terra

Immaginiamo per un momento che oggi sulla Terra possa ancora esistere una regione con degli uomini primitivi che nulla sappiano sul funzionamento delle eclissi e noi andassimo a prevedere puntualmente degli oscuramenti, come accadeva del resto nell’antichità. Evidentemente saremmo giudicati delle persone potenti, con delle conoscenze particolarmente importanti.

Pensiamo a cosa potrebbe invece accadere nel mondo moderno se da qualche parte alcuni scienziati riuscissero ad interferire efficacemente sulla ionosfera in modo da compromettere seriamente tutte o in parte le comunicazioni terrestri. Questa eventualità non è del tutto infondata dal momento che in Alaska, esattamente in una località nei pressi di Gakona, esiste dall’inizio degli anni ‘90 un Centro per lo studio delle caratteristiche e il comportamento della fascia ionosferica, esso è denominato dalla sigla Haarp, cioè: Higt frequency active auroral research program. Come scopo si prefigge, a detta dei responsabili, di meglio comprendere il funzionamento dei meccanismi che agiscono sulle comunicazioni per migliorarle ed approntare altresì migliori sistemi di sorveglianza nell’ambito civile e militare.

Ad onor del vero questo non è l’unico posto in cui si fa codesto tipo di ricerca, altri centri sono disseminati un po’ in tutto il mondo, ma quello situato in Alaska è sicuramente il più importante e discusso.

Lo studio sulla propagazione è indubbiamente entusiasmante, notevoli perturbazioni solari si possono osservare anche nella fase più bassa del ciclo, come avvenuto lo scorso 13 maggio 2005. Pur essendo noto il fenomeno del vento solare e il meccanismo d’azione che influenza l’attività geomagnetica terrestre, a tutt’oggi ancora molto resta scoprire.

 

Com’è ormai noto e i radioamatori ben sanno, per aver dato nel loro piccolo non pochi contributi alla ricerca, le fasce che fanno parte dell’atmosfera sono: dal livello del mare e fino a 16 km la troposfera, dai 16 ai 48 la stratosfera con i noti problemi dell’ozono, oltre 48 e fino ai 300 km la ionosfera. E’ su quest’ultima fascia, appunto, che si concentra l’interesse degli scienziati, considerando le implicazioni dirette sulle comunicazioni in generale.

Il fatto stesso che si sia impegnato anche il Pentagono attraverso l’Air Force Research Laboratory e l’Office of Naval Research, oltre a varie università statunitensi, a detta di qualcuno getta un’ombra di sospetto sulle più o meno dichiarate attività del Centro. Tanto che, pare, nel 2002 il Parlamento russo inviò all’Onu una risoluzione con la richiesta di sospendere l’attività della Haarp.

Naturalmente i militari assicurano di non influire minimamente sulla salute del nostro pianeta con i loro esperimenti che, al confronto con l’azione solare, risulterebbe appena come un solletico, ma alcuni autorevoli scienziati e varie associazioni di ambientalisti non sono dello stesso avviso. In particolare essi sostengono che tali esperimenti potrebbero portare a danneggiare o comunque a modificare artificialmente la struttura stessa della ionosfera.

Sicuramente sarà un po’ eccessivo parlare di rischi per l’umanità causati da tali esperimenti; cambiamenti di clima, gravi modificazioni molecolari, cataclismi e crepe atmosferiche, come paventato da associazioni verdi, ma è pur vero che qualche cosa sono riusciti a modificare, dal momento che è stato provocato un fenomeno perfettamente documentato, una sorta di “effetto neon” ben visibile da terra e di cui parleremo.

 

In questo Centro, oltre alle apparecchiature per il rilevamento dei dati, dispongono di un trasmettitore con 48 antenne per una potenza di 960 Kw. E’ previsto un potenziamento fino a 180 antenne con una potenza massima di 3600 Kw. A detta degli oppositori di queste ricerche, si tratta di  una emissione in grado di concentrarsi sulla ionosfera e di riscaldarla, pertanto capace di rimbalzare sulla terra e colpire qualsiasi elemento.  Altri sostengono invece che raggi così potenti di onde radio potrebbero comportarsi come una gigantesca stufa e causare una spaccatura della ionosfera stessa, con la conseguenza di rimuovere lo strato protettivo e di creare un varco, lasciando passare radiazioni nocive che arriverebbero fino al suolo. Sono comunque tutte congetture, ragionamenti teorici e nulla di scientificamente provato.

Com’è avvenuto l’esperimento suddetto? Hanno inviato le onde radio nel pieno di una aurora boreale, (ricorrente nella zona) cioè allorché gli elettroni presenti in una nuvola di gas cadendo dallo spazio eccitano molecole di ionosfera provocando il fenomeno luminoso naturale. Le onde hanno quindi raggiunto l’atmosfera andando ad eccitare gli elettroni del plasma e poi, scontrandosi con i gas atmosferici, hanno prodotto l’effetto luminoso simile a quello che si verifica nel tubo di un neon.

Un giorno forse si arriverà con questo sistema ad illuminare le città nelle ore notturne, magari una luce fievole come una notte di luna piena, realisticamente si è portati ad immaginare in futuro uno sfruttamento più militare che civile di tali ricerche: come il disturbo delle trasmissioni del nemico, comunicazioni più affidabili per alcuni servizi strategici, ecc.

Il mondo dei radioamatori non è contrario ad esperimenti che contribuiscano ad arricchire il bagaglio di conoscenze tecniche e scientifiche nel campo della propagazione delle onde radio, purché vengano eseguiti in sicurezza e salvaguardando la salute degli uomini. E in ogni caso, che le conoscenze che si acquisiranno vengano messe a disposizione della comunità umana.

I1YGQ  Domenico Bianco

 

Bibliografia: I raggi cosmici – Bruno Rossi (Piccola biblioteca Einaudi)

http://www.haarp.alaska.edu/

http://www.nexusitalia.com/

La Stampa 6 febbraio 2005 articolo di Paolo Mastrolilli