Salsiccia
"Lucanica" la salsiccia lucana
Il termine “Lucanica” è sempre stato sinonimo di salsiccia fin dai tempi di Cicerone e Marziale che ne ricordano l’introduzione a Roma ad opera di schiave lucane. Da allora, sebbene il nome fugasse ogni dubbio, in tanti hanno conteso alla Basilicata l’origine di tale prodotto: dai milanesi, che ne fanno risalire la ricetta alle mani della regina longobarda Teodolinda, ai veneti, fino ai popoli delle regioni alpine del Trentino.
Ora il Consorzio della Lucanica di Palazzo San Gervasio vuole ottenere l’Igp per questo prodotto tipico. La zona di produzione comprende 16 comuni della provincia di Potenza , tra cui ovviamente Picerno, Tito, Bella, Muro Lucano, Brienza, Sasso di Castalda,Palazzo San Gervasio,Venosa ecc.
La Lucanica ha la caratteristica forma ad U, un peso che va da 250 a 500 grammi e la lunghezza di 40-70 cm. L’aroma principale è quello dei semi di finocchio selvatico, associato ad altre spezie e al pepe. È prevista una varietà piccante, con l’uso del peperoncino. Ottenuta dai tagli di maiale come spalla disossata, pancetta, punta di filetto e trito di prosciutto, questo prodotto è preparato solo in budelli naturali di suino.
Dopo la preparazione c’è la fase dell’asciugatura (2-7 giorni), seguita dalla stagionatura, di almeno 21 giorni. La Lucanica potrà essere commercializzata sfusa o confezionata sottovuoto o in atmosfera modificata; intera, in tranci o affattata.
Qui di seguito il lungo viaggio storico di questa prelibatezza.
I Lucani,entrati in collisione con Taranto che volevano sottomettere, affrontarono Alessandro I d’Epiro, detto “il Molosso”, zio di Alessandro Magno, richiamato nel 323 a.C. in aiuto dei Tarantini. Alessandro, dopo aver cacciato i Lucani dalle città ioniche e restituito Heraclea ai Tarantini, conquistò l’Apulia; quindi giunse sotto le mura di Poseidonia (Paestum). Qui i Lucani ed i loro alleati Sanniti affrontarono la falange macedone e ne uscirono completamente sconfitti. Alessandro, vittorioso, catturò numerosi ostaggi fra le famiglie aristocratiche lucane deportandone molte in Epiro. Queste famiglie, deportate con gli agi ed il rispetto riconosciuto al loro rango, si integrarono perfettamente nel territorio ellenistico ove trasmisero anche la loro preziosa sapienza culinaria. La luganega divenne quindi in tutto il territorio ellenistico il “loukaniko” o “loukanika” che ancora oggi possiamo gustare sulle tavole delle taverne greche. Il loukaniko venne Inserito da Timachida di Rodi (in greco Τιμαχίδας I-II sec.a.C) nel suo ricettario e, riconosciuto come piatto greco a tutti gli effetti, fu trasmesso da tutti i cuochi formati nella sua Accademia in Rodi alle migliori famiglie aristocratiche greche.
Il Principe Arnaldo Zamperetti da Cornedo, (X-XI sec d.C), medico, storico, viaggiatore, mecenate, trovandosi a Rodi in missione diplomatica come ambasciatore della Serenissima Repubblica di Venezia, tradusse “Diverse sorte di banchetti”, gli 11 volumi di Timachida , trovati in una ricca biblioteca dell'epoca e portò nel territorio veneto anche l’arte del famoso Loukaniko o Loukanika che, ritornata finalmente sulla nostra penisola dopo 15 secoli, divenne e rimase la Luganega.