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    Dubravka Ugrešic "Vietato leggere" Edizioni Nottetempo" 
     
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
       
    Parla di libri Dubravka Ugreši?: di chi li scrive, di chi li legge, di chi li pubblica, di chi li vende, di chi li compra, di chi ne parla, di chi li cataloga, delle donne che li hanno imparati a memoria per salvarli, degli uomini che li hanno bruciati e bombardati. 
    Dubravka Ugreši?, saggista e romanziera, è nata in Croazia e dal 1993 vive tra Olanda e Stati Uniti. Conosce profondamente il mondo dei libri e gli strani mondi che lo circondano, la produzione editoriale e il livello sempre più basso, perché, ormai, “i libri si dividono tra quelli che ‘vanno’ e quelli che ‘non vanno’, perché i libri sono semplicemente un prodotto dell’industria editoriale” e “l’eccessiva produzione e il loro eccessivo ‘gonfiaggio’ ottengono come risultato la rinuncia alla lettura”. Scrivono tutti, ognuno ritiene di avere una storia importante da raccontare e gli strumenti per scriverla e pubblicare. 
    “Io stessa, essendo diventata scrittrice, difficilmente avrò l’opportunità di diventare prima o poi calciatrice, mentre invece qualsiasi calciatore può con facilità conquistare il ‘mio campo’ – la letteratura”: libri sempre meno letterari e più merce, un’invasione di manuali - su qualsiasi argomento, dal giardinaggio alla dieta, dalla scoperta di sé all’arte di essere felici in una settimana -, la difficoltà di trovare buoni libri in questa montagna di carta e l’invasione di ogni categoria sociale nel mondo dei libri (libri, non letteratura, ma sono quelli più pubblicizzati e comprati). 
    I brevi scritti che compongono il libro coniugano attenzione e approfondimento all’ironia e alla vivacità. L’autrice parte dalla sua attività di scrittrice per analizzare il mondo, diviso tra globalizzazione e localismo, ricorda gli anni trascorsi nella ex Jugoslavia, la guerra, l’indipendenza degli stati che sono nati; l’assurdità di continuare a scrivere in una lingua pressoché unica ma adesso, nei vari stati, si chiama croato, serbo, bosniaco; i dittatori e gli strani personaggi che hanno popolato la nuova politica. Ricordando la vecchia frase che dice che le brave ragazze vanno in paradiso e quelle cattive dovunque, l’autrice scrive che “quando all’inizio degli anni Novanta il presidente croato ha euforicamente definito la Croazia indipendente un ‘paradiso in terra’ ho subito saputo cosa dovevo fare”. 
    Il tema dell’esilio si incrocia continuamente con i temi letterari, visto che lo scrittore esule è continuamente chiamato a parlare della sua condizione di esule molto più che di quella di scrittore. La banalizzazione e l’impoverimento della letteratura, le mode, le trovate – spesso di pessimo gusto – volte a stupire e a creare nuovi generi per vendere di più, l’immagine che molti scrittori si creano sapendo che sarà la loro fotografia in quarta di copertina ad attirare nuovi lettori, sono i temi cari all’autrice, quelli che rendono il suo libro interessante e prezioso. 
           
    gabriella bona 
      
 
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