Abbiamo visto e rivisto più
volte le immagini delle violenze e dei pestaggi al "Partenio" di Avellino,
ed anche il tetto di plexiglass sfondato, dove ha trovato la morte un giovane
tifoso. Le abbiamo viste con orrore: un esplodere di violenza - come ha
affermato il giudice - in qualche misura preordinata: come si fa a presentarsi
allo stadio attrezzati di spranghe e passamontagna?
La psicanalisi ci ricorda che c'è
un potenziale di violenza nascosto fra le pieghe della psiche di ciascuno
di noi. Ma ci vuole qualcosa, un detonatore, che la faccia esplodere.
Come può uno sport, e la
passione sportiva che l'accompagna, fungere da detonatore? E' difficile
immaginare e valutare che cosa sia passato per la testa dei tifosi violenti
accorsi al "Partenio". Forse una visione dello sport che, al di fuori di
ogni controllo della ragione, mitizza i propri divi e demonizza gli avversari;
che immagina negli schieramenti delle opposte tifoserie affluite in uno
stadio il terreno per una lotta contro tutti e contro tutto; che si accanisce
contro chi - il malcapitato poliziotto - rappresenta l'ultimo residuo di
legalità…
Sì, forse si tratta davvero
di un tragico scambio di valori. Gli uni prendono il posto degli altri.
Miti ed idolatrie, alimentate dalle competizione sportiva, sconvolgono
una valutazione ordinata della vita, nella quale tante cose passano (devono
passare) avanti allo sport. Che cosa 'vale' davvero?
Naturalmente non è tutto
lì. C'è chi cerca nello sport semplicemente quello che lo
sport può dare: distensione, una sana competizione, momenti di aggregazione
e di crescita per i giovani, vissuti in allegra e divertente compagnia.
Anche se si tratta di uno sport cosiddetto minore, fuori da pericolosi
vortici miliardari. Anche noi, al "Risveglio", cercheremo di informarne
i lettori.
Rientrando da Siracusa, lo scorso
sabato, ho potuto incontrare durante il viaggio in aereo le squadre
della Roma (con immancabile autografo richiesto e ottenuto da Totti) e
del Paternò (C/1). Curioso l'incontro con quest'ultimo. Sulle poltrone
dell'aeroporto, ho assistito a una furibonda scenata del mister ai suoi
giocatori. Alla fine hanno chiesto scusa a me (che non c'entravo niente)
per avere un po' trasceso. Dopo lo sfogo, si è sdrammatizzato il
tutto, e ci si è congedati in allegria. Ho promesso che avrei
tifato per loro, e che non avrei riportato le parolacce che si erano detti.
piero agrano