ROMA - Il tradizionale messaggio
papale per la giornata della pace, a Capodanno 2003, è questa volta
incentrato sul ricordo dalla enciclica "Pacem in terris", di Papa Giovanni
XXIII, a quarant'anni dalla sua pubblicazione. Un atto magisteriale che
ha profondamente inciso nella cultura non solo ecclesiastica. Ricordo il
murale con il faccione di Papa Roncalli e le citazioni della "Pacem in
terris" sulle case di Orgosolo, in Sardegna. Una delle grandi intuizioni
che ha guidato la stesura dell'enciclica - secondo Giovanni Paolo II -
è stata quella per cui "la difesa e la promozione dei diritti umani
avrebbero cambiato il corso della storia". Dai diritti umani, infatti,
emergeva, fin da allora, una "nuova coscienza della dignità dell'uomo".
E su di un altro punto ancora la profezia giovannea precorse i tempi: "in
un mondo che stava diventando sempre più interdipendente e globale,
papa Giovanni suggerì che il concetto di bene comune doveva essere
elaborato in un orizzonte mondiale". Le istanze raccolte nella "Pacem in
terris" costituiscono per Giovanni Paolo II un'importante eredità,
che però va acclimata a questo inizio del nuovo millennio. Così
l'esigenza di un nuovo ordine internazionale deve fare i conti con la constatazione
diffusa dell'attuale disordine. Su che cosa fondare l'auspicato ordine
internazionale se non sulla riscoperta dei principi morali, che devono
presiedere alla ri-organizzazione della famiglia umana? E alla sfera etica,
ricorda papa Wojtyla, non sfugge (o non dovrebbe sfuggire) nemmeno la politica.
Anche quella giocata (o non giocata) sugli scenari internazionali. Ed il
Papa cita, a questo punto, il 'caso' drammatico della Terra Santa, dove
"l'effetto cumulativo di un esasperato rifiuto reciproco e di una catena
infinita di violenze e di vendette ha frantumato sinora ogni tentativo
di avviare un dialogo serio". La convinzione che deve farsi strada - suggerisce
il Pontefice - è quella che "una politica basata sul rispetto dei
diritti delle persone è più vantaggiosa della continuazione
dei conflitti in atto". La ricerca di soluzioni negoziate e l'impegno
a rispettare i patti sottoscritti - secondo Giovanni Paolo II - deve basarsi,
innanzi tutto, sul "rispetto della verità", che è poi anche
onestà nel fornire informazioni, trasparenza nelle procedure democratiche…
Tutto ciò che può favorire una volontà di intesa leale
e costruttiva.
Al cuore dell'"eredità" della
"Pacem in Terris", per concludere, sta la stessa fiducia incrollabile di
Papa Giovanni nel Dio della Pace, "il Dio misericordioso e compassionevole
che ci chiama alla fratellanza". Su quella fiducia poggiava il suo 'credere'
alla pace, il suo pontificato del dialogo ed il suo magistero di persuasione
indirizzato a tutti gli uomini di buona volontà.
d.p.a.