Fari puntati sulla famiglia. Da alcuni
decenni se ne parla, più per denunciare limiti e crisi che per riconoscerne
i valori. Eppure da una famiglia si viene e di famiglia si vive, almeno
per la grande maggioranza degli umani. Sulla famiglia si appuntano ancora
attese e speranze notevoli.
L’invito per una “festa degli sposi”,
rivolto dall’Ufficio Diocesano per la Pastorale familiare, è un’occasione
per puntare l’obiettivo sull’universo famiglia. Un universo spesso descritto
come segnato da una profonda crisi. Alcuni dati di rilevazioni effettuate
qualche tempo fa nell’eporediese e raccolte dal Consultorio familiare di
via Cuniberti, ad Ivrea, sembrano convergere sulla descrizione di una coppia
e di una famiglia fragile, spesso soggetta alla rottura.
“Casomai”
Il titolo di un recente film di
D’Alatri suggerisce una parola-chiave: casomai. Questa congiunzione introduce
un’eventualità che giustifica la messa in crisi, se non la smentita
e la cancellazione di un progetto: casomai non ci amiamo più, casomai
non andiamo più d’accordo... Casomai è la parola simbolo
della cultura della reversibilità delle scelte. Si agisce pensando
che, tanto, casomai, si può tornare indietro, si può rimettere
tutto in discussione, si può azzerare e ripartire da capo.
Ne deriva che la provvisorietà
sembra prendere il posto della definitività. Anche se non lo si
ammette, si avverte l’imbarazzo di fronte all’impegno ad amarsi “per tutta
la vita”. Ma non è proprio l’amore, nella sua dimensione di pienezza,
ad invocare e ad esigere una “totalità nel tempo” e non invece un
amore “a tempo”, a scadenza?
La famiglia soggetto sociale?
Osservano i sociologi: non è
solo un problema di debolezza culturale, della scarsa presa di alcuni valori
sulla coscienza degli individui. La famiglia soffre anche, nella nostra
società, di una debolezza sociale. Si fa fatica a riconoscerle un
ruolo autentico di “soggetto sociale”, quale “relazione comunitaria, soggetto
di diritti e di funzioni, titolare di una propria cittadinanza”. Una famiglia
quale interlocutore attivo, per la politica, e non solo referente assistenziale.
Le politiche condotte avanti da anni - secondo il sociologo Pierpaolo Donati
- improntate ad un certo lib/lab (un mix di liberismo e di laburismo, per
cui si cerca di allargare il più possibile l’ambito delle libertà
private (lib) e nello stesso tempo si cerca di controllare l’uguaglianza
delle opportunità offerte (lab), sono più assistenzialistiche
che promozionali. Dietro alla volontà di “sostenere le responsabilità
familiari” (come si esprime la legge 328/2000), si cela, a parere di Donati,
una politica ancora di stampo assistenziale, che si occupa della famiglia
solo quando è in condizione bisognosa, incapace di costruire un
“welfare della famiglia” che non sia semplicemente assimilato ad una politica
contro la povertà. Il welfare che si vuole, invece, non è
calato dall’alto, da parte dello stato, ma implica un intreccio fra società
civile e stato, secondo il principio della sussidiarietà. Non si
limita a puntellare un’emergenza, ma promuove e difende attivamente un
valore sociale.
Mission impossible?
Una famiglia solida e duratura è,
dunque, una mission impossible? Be’, non esattamente. Piuttosto sembra
che i giovani si accostino al progetto famiglia con tante riserve, e con
il desiderio di “aggiustare” a proprio uso e consumo il modello tradizionale.
Eppure vi sono segnali che non ci
si arrende ad una visione sociale e ad un insieme di politiche insufficienti
o di basso profilo. Ne è prova il Forum delle associazioni familiari.
Costituito il 5 novembre 1993, il Forum raggruppa attualmente 36 associazioni
e 20 comitati regionali, coinvolgendo altresì una trentina di organizzazioni
interessate, nei loro programmi, alla famiglia (Acli, Coldiretti, Azione
cattolica, Agesci adulti, Famiglie Nuove...).
Cosa fa il Forum? In questi anni
si è attivato come interlocutore delle istituzioni e dei movimenti
politici, per portare all’attenzione dei politici e dell’ opinione pubblica
le esigenze della famiglia come soggetto sociale, auspicando politiche
(in campo fiscale, etico-normativo, assistenziale...) adeguate. Nel recente
incontro di Napoli (22 settembre), in cui il Forum ha rinnovato le proprie
cariche elettive e a cui ha partecipato anche l’eporediese dott. Giancarlo
Marcone, il card. Giordano ha preso atto che “nella concretezza delle azioni
si nega il ruolo sociale della famiglia, che teoricamente nessuno osa negare”,
ed ha rilanciato al Forum l’idea di “creare un soggetto civile che metta
al centro del proprio impegno la difesa dei diritti naturali” della famiglia.
Alla luce della fede
In tema di famiglia non sono mancati
dichiarazioni e pronunciamenti del magistero ecclesiastico. Anzi, prima
e dopo la Familiaris consortio sono stati abbondanti. Ma, forse, scarsamente
incisivi, a giudicare dai risultati. In realtà non è sempre
facile distinguere un appello ed una proposta che si muovono nell’ambito
della fede, ed un magistero etico rivolto, in forma dialogante, anche a
non credenti. Eppure la distinzione è necessaria, e richiede l’adozione
di registri e di approcci differenti. Ma quanti, fra gli sposi che chiedono
il matrimonio in chiesa ed ascoltano (ma le ascoltano?) le nostre prediche
sono credenti? Quanti si lasciano davvero guidare da una mentalità
di fede? Un matrimonio stabile può essere (e lo è) un bene
sociale; un matrimonio indissolubile fa appello ad una “fedeltà”
che risale a Dio e solo in una visione di fede può essere totalmente
compresa e difesa. Alla “sacramentalità” del matrimonio, alla sua
capacità di “raccontare” e di rappresentare l’Amore di Dio, è
dedicato l’articolo di Silvia, titolare con il marito dell’Ufficio della
Pastorale familiare della vicina Diocesi di Aosta. Silvia ne scrisse molto
bene, in una tesi di Magistero di cui fui relatore al nostro ISSR. Le ho
chiesto di verificare se di quelle cose è ancora convinta...
Progettualità di coppia
Il dépliant illustrativo
dell’incontro “di festa e di riflessione” propone un tema interessante:
la progettualità di coppia. Essa è un “facilitatore potente”
della progettualità personale. Che cosa significa?
Che ogni soggetto, fin dall’adolescenza,
sia capace di costruire progetti, è persino ovvio. Il progetto di
coppia, però, non è solo la somma “sudata” di progetti individuali,
ma, se non capisco male, una volta adottato e maturato insieme, e condiviso
in profondità, è capace di sostenere e di riorientare progetti
individuali, sempre soggetti a stanchezze o deviazioni.
Festeggiare l’amore
Insieme dunque, domenica 13 ottobre,
per festeggiare l’amore nuziale e familiare. Per dirsi che è una
cosa grande, e che la sfida lanciata da una cultura che frantuma progetti
a lunga gittata può essere assunta e vinta. L’invito, mi fanno osservare
Eugenia e Raffaele, dell’Ufficio per la Pastorale familiare di Ivrea, è
rivolto “a tutte le coppie, alle famiglie giovani e meno giovani”.
A quando, invece, iniziative e momenti
di incontro proposti a quanti vivono una situazione critica o fallimentare
del loro matrimonio?
don piero agrano