Carissimo Direttore,
leggo sul Risveglio che con il documento
firmato dal Presidente di Pax Christi e da me come Presidente del centro
Studi per la pace, si sia provocata… una diminuzione dei tuoi lettori,
e Ti ringrazio per quanto hai già risposto.
Mi dispiace che si sia potuto pensare
a posizioni specificamente politiche prese da due vescovi; ma se un tempo
Pio XI diceva che la Chiesa entra in politica "quando questa tocca l'altare",
dopo il Concilio dobbiamo precisare "quando questa tocca l'uomo". Non credo
si possa pensare che il Papa ce l'abbia con Bush quando insiste perché
non faccia la guerra in Iraq, o ce l'abbia con Sharon e Arafat quando chiede
si riprendano tentativi di accordi in Israele!
Poiché la tentazione istintiva
della parte "sviluppata" del mondo - che è poi la quinta parte dell'umanità
- è di programmare il futuro secondo i propri interessi, emarginando
praticamente il resto, cioè i quattro quinti dell'umanità,
e, entro quella minoranza più sviluppata, la tentazione è
quella di pensare alla parte più fortunata e sicura della nazione,
credo che un invito a pensare alla parte meno fortunata (del mondo e delle
singole nazioni) costituisca un dovere preciso della Chiesa (di tutte le
Chiese!). Giovanni Paolo II nella Enciclica "Sollicitudo rei socialis"
parlava di "strutture di peccato" che oggi incombono sull'umanità
per l'egoismo dei potenti. Ed aggiungeva che il nome attuale della pace
è proprio la solidarietà. Che è poi il criterio che
il Vangelo dà per chi vuole entrare nel regno dei cieli: (v. Matteo,
25,31 sgg), che è di venire incontro agli affamati, agli stranieri,
ai carcerati, agli ammalati.
Richiamare concretamente alla
solidarietà non è "far politica" o combattere certi uomini
politici; è anzi aiutarli a ritrovare l'ispirazione evangelica ed
un concreto ed efficace atteggiamento di servizio verso tutti gli uomini,
proprio a cominciare dai meno fortunati.
Grazie. Auguri a tutti. Anche a
quelli che potessi avere… scandalizzato. E me ne dispiace.
+ luigi bettazzi