IVREA - LA PRESENTAZIONE DI MONSIGNOR
ROLLA IL PROSSIMO 24 MAGGIO Gli ebrei e la
Bibbia cristiana Il documento della Pontificia
Commissione biblica
IVREA - il recente documento della
Pontificia Commissione biblica dal significativo titolo: “Il popolo ebraico
e le sue Sacre Scritture nella Bibbia cristiana”, affronta in termini nuovi
una questione antica e controversa: il rapporto fra Cristianesimo
ed Ebraismo.
Perché in termini nuovi?
Perché oggi il problema non consiste tanto nel mettere in luce le
differenze, quanto di sottolineare la continuità nel segno di quel
rapporto che Giovanni Paolo II, nel corso della sua storica visita alla
Sinagoga romana, ha definito come una relazione fra fratelli nell’ambito
di una stessa fede, se non di una stessa pratica.
Alla luce di questo clima che ha
sottolineato le identità più che le differenze, i rapporti
fra Cristianesimo ed Ebraismo vanno modificandosi, nel senso che si stanno
avvicinando sempre più a quelli fra cristiani ed ebrei, in cui le
rispettive peculiarità religiose non sono di ostacolo ad un atteggiamento
autenticamente fraterno.
Che da un punto di vista storico,
il Cristianesimo abbia preso le mosse dall’Ebraismo appare oggi sempre
più chiaro. Non solo gli è debitore di una teologia basata
sul Dio unico creatore e reggitore dell’universo, ma anche di una concezione
dell’uomo nei suoi rapporti con la divinità. Comune è poi
la visione finalistica della storia come ritorno dell’umanità, in
tutte le sue espressioni, a Dio alla fine dei giorni. In effetti, come
afferma lo studioso ebreo Nerman Salomon “Praticamente tutte le parole
dell’elenco cristiano, tranne il gruppo strettamente cristologico, possono
benissimo trovare ospitalità in una conversazione ebraica, pur con
sfumature diverse”.
Ovviamente la stessa cosa si potrebbe
dire per quasi tutti i termini ebraici nell’ambito della pratica cristiana.
Come potrebbe essere diversamente,
d’altra parte, data l’appartenenza totale, riconosciuta e rivendicata di
Gesù e di Paolo alla grande tradizione religiosa ebraica?
La differenza dunque si situa essenzialmente
a livello della Cristologia e cioé dell’incarnazione dell’unico
Dio, che, come tale, nulla perde della sua unicità, ma che è
un dato di fede più che storico, che consente tuttavia ai cristiani
di ricuperare il senso di una spirituale appartenenza al nuovo Israele
in vista del ritorno (o per gli Ebrei, della venuta) del Signore.
Di questi temi il documento pontificio
si fa autorevole interprete con una novità di linguaggio e di argomenti
che stupisce e commuove.
In questo quadro la “Commissione
diocesana per l’ecumenismo e il dialogo”, in collaborazione con l’Associazione
Amici del Libro, ha richiesto all’autorevole biblista diocesano monsignor
Armando Rolla di presentare le novità del documento in una pubblica
conferenza che terrà ad Ivrea, venerdì 24 maggio, alle 21,
nella sala conferenze dell’Antica Sinagoga, in via IV Martiri.
Si raccomanda una numerosa partecipazione.