TORINO - E' stata presentata la periodica
indagine congiunturale sullo stato di salute dell'artigianato piemontese,
realizzata dall'Osservatorio Regionale dell'Artigianato.
"L'indagine relativa al secondo
semestre 2001- spiega l'assessore Giovanni Carlo Laratore - va analizzata
tenendo presente il difficile contesto socio-economico internazionale:
i primi sintomi di crisi, manifestatisi già all'inizio dell'anno
scorso, si sono intensificati a causa degli attentati terroristici dell'11
settembre e del conflitto che ne è scaturito. La flessione della
domanda interna negli Stati Uniti e il conseguente calo delle importazioni
americane sono stati i fattori chiave di un globale rallentamento economico,
con ripercussioni sul mercato europeo e sulle economie emergenti dei paesi
asiatici e sudamericani".
In Italia, nel corso del 2001 il
tasso di crescita tendenziale del PIL ha subito una progressiva contrazione
e a farne le spese è stato soprattutto il settore industriale. In
particolare, il rallentamento ha coinvolto i trasporti (-17,5%), la meccanica
di precisione (-3,1%), la chimica, ma anche le lavorazioni in metallo,
plastica, legno e la produzione di calzature. Al contrario, i servizi hanno
confermato la loro tendenza espansiva. Nel terzo trimestre 2001 le esportazioni
sono scese del 3,3% rispetto ai rilevamenti dell'anno precedente e a sostenere
la dinamica economica sono rimasti i soli consumi, sebbene anch'essi in
progressiva diminuzione.
Le indicazioni provenienti dall'economia
piemontese sono in linea con il quadro generale: la produzione industriale,
in evidente rallentamento già dal secondo trimestre, nel terzo ha
sfondato quota -3%. La flessione si è manifestata in primo luogo
nei trasporti, senza risparmiare la produzione tessile e le lavorazioni
in metallo. Altri importanti settori (alimentare, elettronica, meccanica
strumentale) hanno invece confermato un andamento positivo. Un discorso
a parte merita l'occupazione che, pur registrando un saldo annuo positivo,
ha risentito del clima congiunturale incerto ridimensionando la parabola
ascendente degli ultimi due anni. Il tasso annuo di disoccupazione si è
infatti ridotto di oltre un punto percentuale, attestandosi intorno al
5%.
Come si colloca l'artigianato piemontese
in questo clima di particolare instabilità?
Molte le questioni aperte: le criticità
dell'economia locale ed extra-locale si riflettono sulle attese dell'imprenditoria
minore? I consuntivi realizzati nel secondo semestre del 2001 rispecchiano
l'andamento complessivo? È rilevabile una correzione in senso negativo
delle previsioni per il 2002? E ancora, quale rapporto intercorre tra le
previsioni, gli effettivi risultati conseguiti dalle imprese e l'influenza
del clima generale?
"I dati relativi alle caratteristiche
strutturali delle imprese artigiane - spiega Laratore - confermano alcune
importanti tendenze di lungo periodo. Cresce infatti la scolarità
dei titolari (più diplomati, meno possessori di sola licenza media
inferiore) e aumentano le imprese 'complesse' (con dipendenti) a discapito
di quelle 'cellulari' (costituite dal solo titolare). E proprio lo sviluppo
dimensionale è il fenomeno di maggior risonanza. Per la prima volta
le imprese complesse rappresentano metà del campione d'indagine.
In particolare, rispetto all'anno scorso si verifica un incremento delle
aziende che contano più di tre addetti, con picchi di crescita relativa
per quelle che ne impiegano più di dieci".
I risultati dell'indagine sottolineano
la crescente dinamicità delle imprese localizzate nelle province
di Cuneo, Vercelli, Biella e Verbania, mentre ad Asti e Alessandria la
situazione appare notevolmente peggiorata. Novara e Torino restano in difficoltà,
pur migliorando rispetto all'ultima rilevazione. A Torino i saldi di domanda
e fatturato sono ancora negativi, ma passano dal -17 di sei mesi fa a,
rispettivamente, -13 e -10. Il valore relativo all'occupazione si ribalta
da -1,6 a +2 e la percentuale delle imprese che investono rimane stazionaria
intorno al 35%. Ciononostante i giudizi formulati dagli artigiani torinesi
sull'economia regionale sono tutt'altro che rassicuranti, e il saldo scende
da 0 a -7. A Novara c'è meno ottimismo, anche se la quota di imprese
che ha effettuato investimenti è leggermente cresciuta e il fatturato
è salito da -17 a un risultato di perfetto equilibrio.
p.m.